Capitolo 22 - Cruel world (Pt. 3)
Forse fu il modo in cui Caterina glielo disse – posando a sua volta una sua mano su quella con cui Giulia le cingeva ancora il polso-, in modo paziente e calmo, che convinse Giulia a farlo.
"Tornerà e ne parleremo" pensò, mentre lasciava andare il polso di Caterina, e dopo qualche secondo la osservava allontanarsi velocemente verso il bagno, "Le dirò tutto. Le devo dire tutto".
Giulia camminò meccanicamente verso la cucina. Le sembrò di udire dei rumori provenire dal salotto – forse era Francesco che giocava, dato che non udì la voce di Nicola-, ma il resto dell'appartamento era silenzioso. Accese la luce della cucina e andò verso le sedie attorno al tavolo, scostandone una per sedersi. Si sentiva ancora tremare, nonostante nella casa ci fosse decisamente più caldo che fuori.
I passi di Caterina si fecero sempre più udibili dopo un minuto appena. Doveva aver cercato un asciugamano pulito in fretta e furia per tornare lì il prima possibile.
-Ecco- le disse non appena arrivò ad affiancarla, porgendoglielo – Asciugati un po'-.
-Grazie- sussurrò Giulia, prendendo l'asciugamano di spugna tra le mani, passandoselo subito sui capelli umidi – È successo un casino-.
-Con Filippo?- le chiese Caterina. Era ovvio che pensasse a lui prima di chiunque altro, e forse sarebbe stato di gran lunga più facile parlare con lei di lui, ma Giulia dovette scuotere il capo in diniego.
In altre circostanze avrebbe dovuto recuperare coraggio sufficiente per dire la verità, ma in quella situazione il terrore e il vuoto che si sentiva dentro erano troppo grandi, troppo complicati da gestire, per poter pensare di cercare parole più delicate.
-Con Lorenzo- mormorò, sentendo già le lacrime affiorarle agli occhi – Ero da lui, prima. Dovevo dirgli una cosa-.
Si voltò verso Caterina. Aveva immaginato che nel momento in cui avrebbe dovuto confessarle ciò che aveva scoperto qualche giorno prima avrebbe faticato a guardarla in faccia, ad incrociarne gli occhi. Ma la realtà era che stava cercando il suo sguardo, forse per trovare nei suoi occhi una qualsiasi sorta di rassicurazione che, nonostante tutto, le cose sarebbero migliorate.
-Non so come la prenderai, ma devo dirtelo. Almeno a te-.
-Sta tranquilla- Caterina cercò di sorriderle, anche se era evidente che sembrava ancor più in ansia di prima, dopo aver scoperto che c'entrava Lorenzo – Non succederà niente-.
Solo poche ore prima Giulia si trovava in un altro appartamento, in un'altra cucina, seduta ad un tavolo come lo era ora. Ed aveva Lorenzo davanti a sé, mentre stavolta c'era sua sorella ad ascoltarla – la sua migliore amica da una vita-, e l'unica cosa in cui sperava era un finale diverso.
-Sono incinta-.
Osservò gli occhi di Caterina farsi sgranati nell'immediato, senza però dire nulla.
-L'ho scoperto qualche giorno fa. Non so neanche come sia successo, però lo sono- Giulia non le dette il tempo di digerire la notizia, continuando a parlare in fretta, mangiandosi le parole – E sono andata a Padova per dirlo a Lorenzo oggi, ma ... -.
Stavolta non ce la fece a trattenere il singhiozzo che le squassò il corpo mentre ripercorreva con la mente gli ultimi eventi.
Pianse per alcuni minuti, senza freni, i singhiozzi udibili probabilmente anche nel resto dell'appartamento, accompagnati dal silenzio scioccato di Caterina. Giulia aveva azzardato un paio di volte a guardarla: non era rabbia ciò che leggeva sul suo viso, quanto puro shock. Sembrava le avesse dato la notizia più difficile a cui credere di sempre.
Giulia cercò di calmarsi, ma le fu arduo: si fece più silenziosa a sua volta, ma le lacrime ancora scendevano dai suoi occhi, ed aveva smesso persino di asciugarsi i capelli per portarsi invece le mani al viso.
Fu in quel momento che avvertì Caterina farsi più vicina, e quando alzò lo sguardo nella sua direzione, la vide osservarla con pura apprensione:
-Sei incinta?- le chiese, in un filo di voce – Hai fatto il test?-.
Giulia annuì semplicemente.
-Cazzo-.
Caterina si mise una mano sulla fronte, per qualche attimo il suo sguardo finì perso nel vuoto di fronte a sé. Sospirò profondamente prima di tornare a voltarsi verso Giulia:
-Che ti ha detto?-.
Quella era la domanda più difficile di tutte, ma Giulia sapeva che sarebbe arrivata. Era venuta lì per quel motivo, per ciò che Lorenzo le aveva detto.
Dirlo a Caterina, però, da una parte le sembrava ingiusto: come avrebbe guardato suo fratello da quel momento in poi? L'avrebbe detestato? Avrebbe cercato di prendere le parti di entrambi per farli giungere ad un punto d'incontro?
Non voleva pensare che avrebbe odiato lei, tra loro due. Era una paura irrazionale, che Giulia non avrebbe avuto in una situazione di maggior lucidità, ma si rese conto che un secondo rifiuto nella stessa giornata avrebbe fatto troppo male. Eppure doveva rischiare, perché lasciare all'oscuro Caterina sarebbe stato altrettanto scorretto.
-Non lo vuole- gracchiò, con voce roca e spezzata – Mi ha detto che devo abortire. Che è l'unica soluzione che accetterà-.
Caterina la osservò agghiacciata, senza dire nulla.
-Ma non so se voglio farlo, non credo- aggiunse Giulia – È una mia scelta se abortire o no-.
-Certo che lo è- stavolta Caterina non esitò a parlare – Devi essere tu a decidere, e andrà bene sia se vorrai tenerlo sia se vorrai interrompere la gravidanza-.
Si interruppe come se fosse indecisa se dire qualcos'altro, e Giulia si chiese cosa le stesse passando per la testa in quel momento.
-È solo che ... - Caterina scosse il capo, incredula – È un po' uno shock saperlo. Non mi aspettavo una cosa del genere-.
-Anche per me- ammise Giulia a mezza voce.
-Però forse è ancora più uno shock sapere che mio fratello abbia reagito così-.
Non era difficile credere che Caterina stesse dicendo la verità: appariva sconvolta, forse come Giulia non l'aveva mai vista. Doveva essere dura anche per lei venire a sapere di quella situazione tutt'altro che semplice.
Caterina sospirò a fondo, torturandosi le mani:
-Ma che hai fatto dopo che te l'ha detto?-.
-Sono praticamente scappata da casa sua- Giulia non esitò a rispondere, i ricordi delle ore precedenti che si mescolavano alla desolazione che sentiva dentro di sé – E pioveva, e non sapevo come tornare alla stazione... Ho aspettato un autobus e ci sono arrivata, per fortuna. È stato orribile lo stesso, però-.
-E sei venuta direttamente qui- concluse per lei Caterina.
-Non posso tornare a casa- Giulia lo disse di getto, ancora prima di pensare alle implicazioni delle sue parole – Filippo ... -.
-Già-.
Osservò Caterina annuire, in silenzio per alcuni secondi, in attesa che dicesse qualcos'altro. Passò quasi un minuto prima che si decidesse a tornare con gli occhi su Giulia, l'espressione più determinata rispetto a prima:
-Puoi rimanere qui, se vuoi, per stasera-.
Caterina la guardò in attesa, ma Giulia aveva esaurito le parole, ed anche le energie. Sapeva solo che, per come era iniziata quella giornata, forse poteva finire un po' meno peggio.
-Nicola si sta facendo una doccia, e Francesco è di là in salotto- proseguì Caterina – Cercherò una qualche scusa per spiegare come mai resti qui stasera. Almeno a cena non faranno troppe domande-.
"Di certo non ne faranno quante ne farà Filippo quando tornerò a casa domani".
Non aveva idea di cosa si sarebbe potuta inventare Caterina, né aveva suggerimenti da darle, ma sapeva che si poteva fidare.
-Va bene-.
Ci fu un lungo attimo di silenzio durante il quale Caterina si era alzata dalla sedia, risistemandole l'asciugamano che le era scivolato sulle spalle come a ricordarle che aveva ancora i capelli troppo umidi. A Giulia sembrò quasi di uscire da uno stato di trance dopo quel tocco.
Riportò le mani all'asciugamano, tornando a frizionare le ciocche.
-Se vuoi posso provare a parlare con Lorenzo nei prossimi giorni-.
Quelle parole, invece, Giulia non se le era aspettate per niente. Si girò lentamente verso Caterina, immobilizzandosi nei gesti, alzando gli occhi verso di lei: appariva seria in volto, rabbuiata e preoccupata, ma dalla sua voce era facile intuire che fosse piuttosto sicura di quel che diceva.
-Lo faresti?- le chiese Giulia, senza ben capire lei stessa se fosse più una domanda sorpresa o una speranzosa.
"Speranza di cosa, poi?".
Forse Caterina poteva anche provarci, ma qualcosa le diceva di non farsi troppe aspettative. Non dopo quella giornata.
Caterina sembrava pensarla uguale, d'altro canto:
-Non so quanto mi ascolterebbe, ma tentar non nuoce- disse, posandole una mano su una spalla – Magari gli serve un po' di tempo per digerire la notizia-.
"Un po' come serve a te, come serve a me, e come servirà a Filippo".
Sapeva che il velato scetticismo con cui Caterina le aveva rivolto quell'ultima frase era giustificato, ma non voleva nemmeno perdere anche l'ultimo briciolo di speranza che Lorenzo, perlomeno, non finisse per odiare lei e il figlio in arrivo.
Forse valeva la pena tentare.
*
E cosa mi lasci di te?
E di me tu cosa prendi?
Scegli una canzone, scegli il mio silenzio
Scelgo di non rivederti
"Non hai avuto nemmeno un secondo di dubbio?"
(Tiziano Ferro - "Accetto miracoli")*
Ci sono parole che anche dopo anni tornano a perseguitarti, assumendo una luce così diversa dall'originale da sembrare quasi visibili per la prima volta.
Giulia lasciò andare un lungo sospiro, tirandosi su le coperte fin sotto al mento. Il salotto era buio e illuminato a malapena dalla luce debole dei lampioni all'esterno, che filtrava dalle finestre. Aveva preferito non abbassare le persiane, anche se Nicola si era premurato di chiederle se preferisse il buio completo per riposare – oltre a mille altre cose per darle il massimo del conforto. Ma Giulia stava bene così, stesa e avvolta nelle coperte che Caterina le aveva portato e sistemato sul divano letto – quello che sarebbe stato il posto in cui avrebbe dormito per quella sera.
Dopo una doccia calda ed una cena perlomeno ricca, sebbene in parte taciturna, Giulia si sentiva un po' meglio. Dal lato fisico sicuramente era così.
Ma c'era una voce dentro di lei, la voce appartenente ad un ricordo, che continuava a tartassarla, a non lasciarla in pace. Era stato così sin da dopo la conversazione avuta con Caterina, sia negli attimi di solitudine che in quelli passati in compagnia.
Era riuscita ad ignorarla in parte prima e durante la cena, quando Nicola si era reso conto della sua presenza in casa – guardandola da capo a piedi, probabilmente chiedendosi cosa potesse essere successo di così grave da spingerla ad uscire sotto la pioggia riducendosi a quel modo-, e quando poi Caterina gli aveva detto che sarebbe rimasta lì anche per la notte. Giulia si era sentita estremamente sollevata quando Caterina aveva preso in mano la situazione, dicendo solo vagamente che non se la sentiva di rientrare a casa. Lei non aveva dovuto aggiungere nulla per far sì che Nicola non chiedesse null'altro.
E poi, dopo la cena, ci aveva pensato anche Francesco a distrarla, invitandola a giocare con lui sul pavimento del salotto. Giulia aveva accettato, nonostante le fitte che provava ogni volta che lo osservava, ricordandosi di ciò che avrebbe dovuto rivivere nei mesi che la attendevano.
Ma ora che era di nuovo da sola, nel buio del salotto quando erano le dieci appena passate, non aveva più scampo. Francesco era crollato per il sonno mezz'ora prima, ed anche lei aveva ceduto alla stanchezza del suo fisico.
E stava cedendo anche ai ricordi.
"Nemmeno per un attimo ti sei domandata di aver fatto la cosa migliore per te?".
Le parole che Lorenzo le aveva rivolto la sera del suo matrimonio erano cristalline come se le avesse appena pronunciate. Come se gliele avesse sputate in faccia quel giorno stesso.
Giulia sbuffò tra sé e sé: era quando lo aveva baciato la prima volta che si sarebbe dovuta porre quelle domande, non quando aveva sposato Filippo. Sposare lui non era mai stato qualcosa di cui si era pentita, nemmeno dopo l'ultimo anno.
Si pentiva di aver ceduto a Lorenzo, di aver creduto di poter trovare una spalla su cui sorreggersi nel momento più difficile della sua vita.
L'aveva ingannata nel modo più meschino che potesse esistere, e la cosa ancor peggiore era che a subirne le conseguenze sarebbe stata unicamente lei.
Caterina avrebbe potuto tentare quanto voleva a parlargli, ma in cuor suo Giulia sapeva che non sarebbe servito a niente. Lorenzo aveva già deciso.
Provò un moto di rabbia nel ripensare ancora una volta a come fosse stato lui stesso ad insinuare che il suo matrimonio con Filippo potesse non essere la scelta giusta. Forse le cose non erano andate a finire nel modo sperato, ma Filippo l'aveva resa felice per anni interi. Di certo non le aveva voltato le spalle al primo ostacolo che si era presentato.
Ma Lorenzo se ne era solo approfittato, ora lo capiva chiaramente: aveva aspettato di vederla vulnerabile e debole per avvicinarsi di nuovo a lei, e stavolta averla per sé. Era stato solo un gioco di possesso, che nulla aveva a che vedere con l'amore.
Non c'era mai stata nemmeno una briciola dell'amore che c'era stato con Filippo.
E fu proprio su Filippo che calò il suo pensiero. S'immaginò come sarebbe stato l'indomani, nel tornare a casa probabilmente con la tempesta di disperazione che provava dipinta in viso. Le avrebbe chiesto qualcosa? Avrebbe provato ad avvicinarsi a lei?
In qualsiasi caso, Giulia sapeva che avrebbe dovuto parlargli. Presto o tardi avrebbe dovuto farlo, anche se ancora non aveva idea del come, o quale sarebbe stata la sua reazione.
Fece per chiudere gli occhi, in un tentativo di smettere di pensare a quello che l'attendeva, ma i passi di Caterina e Nicola al di là della porta scorrevole chiusa che delimitava il salotto la distrassero, le loro voci sussurrate che la misero in guarda.
Dovevano star avviandosi anche loro verso la camera da letto, passando per forza davanti a dove si trovava lei.
-Ma davvero sta bene?-.
Era stato Nicola a domandarlo, e Giulia non ebbe alcun dubbio sulla persona a cui si stava riferendo. Aveva parlato a bassa voce, forse pensando che lei stesse dormendo e non volendola disturbare, o forse nel tentativo di non farsi udire.
Caterina ci mise qualche secondo a rispondere:
-Ha avuto qualche problema, per quello è venuta qua-.
Si era tenuta nuovamente vaga, e Giulia la ringraziò mentalmente ancora una volta.
-Con Filippo?-.
-Non credo di potertelo dire- la voce di Caterina si fece più distante, ma era ancora a malapena udibile – Però fidati di me. Ho la situazione sotto controllo-.
A quella frase Giulia sorrise ironica. Stavolta Caterina aveva chiaramente mentito, ma una parte di lei volle sperare che avesse comunque in parte ragione.
-Aveva un'aria stravolta- disse ancora una volta Nicola.
-Non è stata una giornata facile, per nessuno-.
La luce del corridoio venne spenta, ed anche la mezza luna luminosa che si intravedeva da sotto la porta del salotto sparì.
-Ma domani forse andrà meglio-.
Un tempo anche Giulia l'avrebbe pensato, l'avrebbe detto. Ma un tempo non era quella giornata. Non riusciva a pensarlo, non quando si sentiva così sola nel mondo crudele in cui si ritrovava catapultata, in cui era intrappolata senza riuscire a vedere alcuna via di fuga.
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Alla fine, in men che non si dica, Giulia ha vuotato il sacco con l'amica e, che dire... First reaction: shock!!!
Lo stupore è enorme ma, nonostante ciò, Caterina si dimostra super disponibile a parlare con il fratello di questa situazione alquanto delicata, il primo gesto da brava zietta insomma!Caterina non si tira indietro nemmeno con Nicola. La mora cerca infatti di fare un po' da filtro in questa incursione improvvisa di Giulia a casa loro. Avrà convinto il biondo con la sue spiegazioni generiche?Ma soprattutto, le cose si risolveranno davvero per il meglio come auspica Caterina? Vedremo a breve il confronto tra i fratelli Maccaferri? E Giulia deciderà di tenere il bambino oppure no?Mille dubbi aleggiano dopo la fine di questo capitolo, quindi non resta che tornare venerdì prossimo con l'inizio di un nuovo capitolo per iniziare a trovare qualche risposta!
Kiara & Greyjoy
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