Capitolo 21 - Ocean eyes (Pt. 5)
-Hai ancora nausea?-.
Giulia annuì lentamente, mentre si stendeva nuovamente sul divano, cercando di ignorare la testa che le pulsava e il sapore acido e disgustoso che aveva in bocca.
Sentiva lo sguardo di Lorenzo dardeggiare su di lei, ma cercò di ignorare anche quella sensazione. Avrebbe voluto essere invisibile, in quel momento, sparire ed essere inglobata nel divano per non dover più sopportare quegli occhi che la stavano osservando in silenzio.
Sospirò pesantemente, odiando profondamente il senso di nausea che la stava tormentando da un paio di giorni, insieme al mal di testa e all'indolenzimento in tutto il corpo. Sembrava avesse appena percorso a piedi un'intera montagna, quando invece aveva passato le ultime giornate a fare la spola dal letto al bagno, che fosse a casa a Venezia o da Lorenzo, come quel mercoledì.
Forse decidere di prendersi un giorno di ferie per festeggiare il suo compleanno – o meglio, il giorno dopo quello del suo compleanno- le sarebbe dovuto servire più per restarsene a casa a riposare, piuttosto che andare fino a Padova in quelle condizioni.
-Forse dovresti prendere qualcosa- parlò ancora Lorenzo, che se ne stava ostinatamente in piedi davanti al divano nel suo salotto – Dovrei avere delle pastiglie che fanno al caso tuo-.
Giulia annuì, senza lasciar trasparire la sua rassegnazione:
-Sì, forse con una andrà meglio-.
Non disse nient'altro a Lorenzo, non prima che lui sparisse chissà in che angolo della casa per recuperarle il blister di pastiglie che le aveva appena suggerito. E Giulia non fece nulla per fermarlo, anche se cominciava seriamente a pensare che non sarebbe mai bastata solo una pastiglia contro la nausea a farla stare meglio.
Tacque, tenendosi ogni dubbio – che stavano diventando sempre più certezza- per se stessa.
Non c'era bisogno che Lorenzo sapesse, non subito.
Ascoltò i suoi passi farsi sempre più vicino dopo alcuni minuti d'assenza. Quando comparve nel suo campo visivo stava tenendo in una mano una pastiglia bianca piuttosto piccola e un bicchiere d'acqua nell'altra.
-Ecco- le mormorò, porgendole entrambe le cose, una alla volta.
Giulia buttò giù il medicinale con un sorso veloce d'acqua, sperando perlomeno di non dover vomitare ancora per quella giornata.
-Grazie- borbottò, rimettendosi completamente stesa – Deve essermisi fermata la digestione, qualcosa del genere ... Ogni tanto mi capita-.
L'unico problema era che ormai, dopo alcuni giorni, era piuttosto sicura che non potesse essere sempre la digestione. Ma Lorenzo non sapeva di ieri e del giorno prima ancora, e non c'era bisogno che lo sapesse in quel momento.
-Certo, sarà sicuramente per quel motivo- le disse, sorridendole incoraggiante – Forse dovresti riposare prima di prendere il treno-.
Giulia annuì:
-Potrebbe aiutare anche bere qualcosa di caldo-.
-Vado a farti una tisana- Lorenzo non perse tempo, e Giulia quasi rimase stupita nel vederlo così premuroso – Tu stenditi qui e poi te la porto-.
Giulia fece esattamente come le aveva detto. Rimase stesa lì, chiedendosi per l'ennesima volta da quando aveva avuto il primo giorno di ritardo se le sarebbe convenuto decidersi a comprare un test di gravidanza.
*
Quella di essersi fregata con le sue stesse mani era una sensazione di gran lunga più sgradevole della nausea che l'accompagnava gran parte del giorno – e a una settimana da quando era comparsa, già la stava odiando profondamente.
Sospirò tenendo una mano sulla fronte, gli occhi chiusi per la stanchezza, sia fisica che mentale. Era stata dura al lavoro, e quel venerdì sera era ancora ben lontano dal finire: doveva solo trovare la forza psicologica per uscire di nuovo di casa e andarsene a far la spesa, ed era una cosa che non poteva in alcun modo evitare, non se non voleva morire di fame.
"Magari è solo lo stress".
Giulia non aveva alcun dubbio di essere stressata in quei giorni. L'unico dubbio era se fosse venuto prima lo stress, e che ora il suo corpo stesse reagendo a quello, o fosse venuto prima il ritardo e poi lo stress che il suo ciclo mancato le stava procurando.
Era consapevole che se fossero passati altri giorni in quello stato avrebbe dovuto agire, ed era altrettanto consapevole che in quel momento non aveva alcuna voglia di parlarne con qualcuno. A che sarebbe servito rendere tutto ancor più reale di quanto già non fosse?
Per un attimo pensò a Caterina, la sua migliore amica, che però in quel frangente aveva anche il difetto di essere la sorella di Lorenzo. Giulia non aveva alcun dubbio che di certo non sarebbe andata a dire al fratello dei suoi sospetti, ma cosa serviva farla agitare prima di avere qualche certezza? Sarebbe servito solo a farla sentire ancor più tesa, in un periodo come quello in cui stava iniziando a muoversi per vedere uno psicologo. No, non poteva dirglielo. Non così.
Giulia si decise ad alzarsi dal divano del salotto: avrebbe fatto meglio ad andare, prima di incrociare Filippo nel rientrare con le gemelle, dopo esserle andato a prendere all'asilo.
Fece appena in tempo a recuperare il cellulare abbandonato sul tavolino di fronte al divano, prima di udire la chiave girare nella serratura della porta d'ingresso, e la serratura scattare subito dopo. Quando Giulia fu in piedi era già pronta ad accogliere Caterina e Beatrice con un abbraccio – e ad ignorare l'evidente anticipo con cui Filippo era arrivato a casa.
Fu proprio lui ad entrare, subito seguito dalle bambine, quel giorno vestite in colori vivaci e con i capelli scarmigliati, reduci dalla passeggiata tra le calli di Venezia.
-Oh, ciao- Filippo fu il primo a salutarla, mentre richiudeva la porta ed aiutava le gemelle a togliere dalle spalle gli zainetti che usavano per le loro giornate all'asilo.
-Ciao- lo salutò di rimando Giulia, prima di chinarsi appena in tempo prima che Caterina e Beatrice le arrivassero addosso – Ehi, piccole! Com'è andata all'asilo? Vi siete divertite?-.
Accarezzò ad entrambe i capelli, osservandole e notando quanto sempre di più stessero presentando lineamenti diversi. Caterina era un po' la versione femminile e ancora bambina di Filippo, ma Beatrice aveva preso soprattutto da lei i tratti del viso. Entrambe avevano ereditato i suoi occhi verdi, e Giulia cercò di non pensare a quanto probabile sarebbe stato che li avrebbe ereditati anche il probabile figlio che aspettava da Lorenzo.
-Sì- le bambine risposero timidamente, probabilmente stanche dalla lunga giornata.
-Avete fame?- chiese ancora Giulia, rimettendosi in piedi – Andate a mangiare uno yogurt con papà. Io torno subito-.
Le guardò avviarsi insieme verso la cucina, il cuore che un po' le si strinse nel rendersi conto quanto già fossero cresciute in così pochi anni.
-Stavi uscendo?-.
Mentre era distratta Filippo le si era avvicinato, ma Giulia non provò il bisogno di allontanarsi da lui come lo avrebbe provato mesi prima. Per quanto destabilizzante fosse stata la loro conversazione sulla separazione a Luglio, in un certo senso era stata un apripista per una nuova fase. Le era ancora difficile ammetterlo, ma provava molta meno rabbia nei suoi confronti rispetto a prima.
-C'è la spesa da fare- rispose semplicemente.
-Posso andare io, se vuoi-.
L'offerta di Filippo la tentò, ma aveva bisogno di stare da sola per pensare, e per quanto le dispiacesse l'idea di perdere ore preziose per stare con le sue figlie, Giulia era consapevole che non avrebbe potuto trovare quella tranquillità che le serviva restando lì.
Scosse il capo, ormai decisa:
-No, va bene così-.
Filippo la guardò scettico:
-Sicura? È che ... -.
Si bloccò esitante, mordendosi il labbro inferiore come se fosse totalmente indeciso se dire o meno ciò che stava pensando.
-Cosa?- Giulia lo incalzò, un sopracciglio alzato in attesa.
Passarono altri secondi prima che Filippo si decidesse a parlare, ancora con quella nota d'insicurezza:
-Mi sembri piuttosto pallida- mormorò, alzando lo sguardo su di lei dopo averlo tenuto basso fino a quel momento – Ho sentito che vomitavi stamattina-.
"Cazzo".
Giulia fu sicura di essere sbiancata ulteriormente. Si chiese quanto potesse aver intuito Filippo, ma se l'aveva sentita solo quella mattina poteva benissimo rifilargli qualche altra scusa esattamente come a Lorenzo.
-Sicura di star bene?- le chiese ancora, con apprensione.
Giulia scrollò le spalle:
-Sarà un'influenza stagionale, nulla di che- disse, cercando di risultare persuasiva – Sto bene, davvero-.
Filippo annuì, anche se non sembrava del tutto convinto di ciò che gli aveva appena detto. Dopo un paio di secondi sospirò, preoccupato:
-Però se inizi a sentirti poco bene torna a casa, per favore. La spesa posso farla io domani mattina-.
Era sinceramente in pensiero per lei, questo Giulia lo capiva, ma preferì ignorare il tuffo che fece il suo cuore nel rendersene conto.
-Ok- mormorò – Provo ad andare ora-.
Si avviò alla porta alla velocità della luce, sentendosi ancora lo sguardo di Filippo addosso, mentre la seguiva con gli occhi.
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