Capitolo 21 - Ocean eyes (Pt. 3)
-Come fai a preferire il sushi alla pizza non lo capirò mai-.
Pietro si fermò ad osservare Alessio mentre tirava fuori uno dopo l'altro i contenitori di plastica nera e trasparente dalla borsa che il corriere gli aveva lasciato pochi minuti prima. Li stava mettendo più o meno in ordine sopra la tavola – prima degli involtini alle verdure accompagnati dalle chele di granchio fritte, poi era stata la volta dei nigiri, ed ora stavano arrivando gli uramaki e gli hossomaki, come Alessio ci teneva a fargli sapere-, sotto agli occhi attenti di Pietro. Lui si era limitato a prendere dalle mani del corriere il suo cartone con dentro la pizza calda che aveva deciso di ordinare, e che avrebbe già cominciato a mangiare volentieri se non fosse stata per la sua ostinazione nell'aspettare che anche Alessio fosse pronto a sedersi.
-Non è vero che lo preferisco-.
Alessio spostò la sportina con un sospiro, finalmente sedendosi a sua volta, e continuando a lanciare occhiate sporadiche a Pietro.
-Non sempre. Stasera sì, però- aggiunse, prima di sporgersi verso di lui così improvvisamente che Pietro fu sul punto di sobbalzare – Potrei barattare una fetta della tua pizza con un uramaki-.
"Ecco dove stava l'inganno".
Pietro scosse teatralmente il capo:
-Scordatelo, non cederò mai-.
Era serio, anche se forse doveva ammettere che gli uramaki – o come diavolo si chiamavano- non avevano un aspetto malvagio. Non era mai stato particolarmente interessato al cibo giapponese, ma forse cominciava ad esserne almeno un po' incuriosito.
-Come sei crudele- Alessio sbuffò a mezza voce, recuperando le bacchette e staccandole con un movimento deciso.
Ci fu un attimo di silenzio durante il quale il suo mutamento fu evidente, nonostante la repentinità con cui avvenne. Pietro lo colse nello sguardo abbassato, Alessio che si impegnava nell'intingere nella salsa di soia il primo nigiri che gli era capitato sottomano – ma sempre continuando ad evitare il suo sguardo.
Pietro decise di non invadere il suo silenzio. Non aveva idea a cosa potesse essere dovuta quell'esitazione, ma decise di attendere. E Alessio parlò dopo almeno un minuto, gli occhi azzurri sempre rivolti altrove:
-Era da un po' che non ti fermavi qua a cena, vero?-.
-Forse un mese. Qualcosa del genere-.
Pietro credeva fosse un po' più di un mese, ma la memoria non gli venne in soccorso. In qualsiasi caso ignorò quel dubbio, per soffermarsi invece sul sorriso amaro che Alessio aveva ora dipinto in viso.
-Un po' mi sento in colpa ad averti chiesto di venire-.
Prima ancora di cercare di capire dove volesse andare a parare, Pietro parlò di nuovo:
-Perché?-.
Alessio sembrò soppesare per diversi secondi le parole che avrebbe dovuto usare in risposta. Teneva strette tra le dita le bacchette, il nigiri intinto nella soia incastrato tra di esse e sul punto di ricadere sul piatto ancora immacolato.
-Perché se non fossi stato qui, magari saresti potuto andare da Giada e stare con Giacomo e Giorgio- disse, a mezza voce, gli occhi ancora abbassati – Già non li vedi spesso ... -.
Prima ancora che potesse finire, Pietro scosse il capo:
-Giada aveva un po' da fare stasera, quindi non sarei comunque andato- disse subito, rimandando il primo morso alla fetta di pizza che teneva in mano – Ci andrò domani, e anche domenica. E magari anche un'altra sera infrasettimanale, visto che questo venerdì è saltato-.
Non stava mentendo, e sperò che la sua convinzione e la sincerità fossero palesi anche ad Alessio. E poi, anche se Giada non avesse avuto impegni, avrebbe comunque cercato di essere lì per dargli una mano.
-Se ti ho detto di sì era perché potevo-.
Alessio annuì, il viso che stava già riprendendo un po' di colore:
-Ti ricambierò il favore, prima o poi. Se hai bisogno di qualcuno che guardi Giacomo e Giorgio quando stanno da te-.
Pietro rise sommessamente:
-Me lo terrò a mente-.
-Suona più come una minaccia che altro- lo prese in giro Alessio. Sembrava essere tornato a suo agio ora, il sorriso divertito che gli piegava all'insù le labbra, mentre continuava ad afferrare con le bacchette un pezzo di sushi alla volta.
-Magari lo è-.
Pietro aveva quasi finito di mangiare la sua prima fetta di pizza, quando avvertì il ginocchio di Alessio sfiorare il suo sotto la tavola. Un contatto probabilmente casuale, ma anche quando il toccarsi delle loro ginocchia ebbe fine poteva percepire il calore della sua pelle, le loro gambe ugualmente vicine.
-Però sono serio, se hai bisogno di una mano puoi chiamarmi- la voce di Alessio stavolta risultò tranquilla, rassicurante mentre glielo ripeteva.
-Lo so- Pietro combatté contro la tentazione di allungare una mano verso una di Alessio, intrecciarne le dita e stringerle tra le sue – Ma stasera serviva a te, e sono qui-.
"Sarò sempre qui, se lo vorrai".
Osservò Alessio guardarlo di rimando con quei suoi occhi azzurri – lo stesso colore che avevano ereditato sia Christian che Federica-, che sembravano quasi poter leggere ciò che stava pensando oltre a quel che gli aveva appena detto.
-Anche se in questo momento vorrei disconoscerti per aver preferito il sushi alla pizza-.
A quelle parole, Alessio scoppiò a ridere all'istante:
-Mi adori troppo, quindi non lo faresti mai-.
"No".
Pietro trovò difficile fingere indifferenza – non in senso negativo, solo come se quelle parole non gli stessero facendo l'effetto che invece avevano-, provare a non dare ad Alessio qualche dubbio che stava prendendo quella sua innocua provocazione come qualcosa di più.
Ma aveva ragione, anche se forse non se ne rendeva conto fino in fondo, ed in ogni senso, nemmeno lui.
"Non lo farei mai".
Il sorriso che rivolse ad Alessio non fu né rilassato né sincero. Fu sicuro che anche lui lo avesse percepito, forse perché era un sorriso così falso e forzato che non aveva raggiunto neanche lontanamente i suoi occhi, ma Alessio non gli disse nulla. Si limitò a sorridergli di rimando, ma il suo era un sorriso vero – uno di quelli che gli illuminavano gli occhi e che facevano intravedere delle fossette, uno di quei sorrisi divertiti ed allegri e spensierati che Pietro avrebbe sempre voluto vedere sul suo viso.
Era un sorriso che nell'ultimo anno aveva preso sempre più posto sulle sue labbra, e Pietro non era mai riuscito a dirgli quanto lo facesse sentire bene saperlo sorridente nel modo più sincero possibile.
E non era nemmeno l'unica cosa che non gli aveva mai detto.
It's my fate
Don't smile to me
Light on me
Because I can't get closer to you
There's no name you can call me
You know that I can't
Show you me
Give you me
I can't show you a ruined part of myself
Once again I put a mask on and go to see you
But I still want you
-Già- mormorò a voce così bassa che fu quasi del tutto sicuro che Alessio non lo avesse nemmeno udito.
Abbassò gli occhi l'attimo dopo, puntandoli sulla sua pizza. La fame era del tutto passata, ma si sforzò di continuare a mangiare: sarebbe stato da stupidi lasciare che certi istinti – come quello di dire tutto ad Alessio in quel preciso istante- influenzassero una serata che, fino a quel momento, era stata perfetta.
"Fa questo passo e poi, se vedi che la situazione lo permette ... Perché non dirgli chiaramente quello che provi?".
Per la prima volta da quando ne avevano parlato due mesi prima, Pietro si ritrovò a dubitare delle parole di Martino.
Perché diavolo doveva aspettare?
Perché fare le cose in quell'ordine, quando Alessio era già lì, solo con lui, e avrebbe potuto dirgli tutto e togliersi il peso del dubbio?
Forse sarebbe stato più facile di quel che aveva sempre pensato. Gli sarebbe bastato alzare gli occhi, girarsi verso di lui e dirgli che doveva parlargli di una cosa. Ed Alessio lo avrebbe ascoltato, avrebbe atteso con pazienza anche se molto probabilmente sarebbe stato molto tentato di chiedergli cosa doveva dirgli.
E Pietro finalmente glielo avrebbe detto.
"Sono innamorato di te".
-È buona la pizza?-.
Pietro si riscosse a fatica dall'immagine che la sua mente aveva creato. Anche nella realtà Alessio lo stava guardando, ma era stato lui stesso a parlare per primo. Stavolta Pietro vi lesse confusione nella sua espressione, forse spaesato per l'improvviso silenzio che si era creato.
Pietro deglutì a fatica, la gola chiusa.
Avrebbe potuto parlare in quel momento, prendere quella chance che Alessio gli aveva offerto e dirglielo.
"Ma lo perderei".
Non capì subito da dove venne quel nuovo pensiero, così opposto ai precedenti.
Seppe solo che il coraggio che lo aveva animato fino ad un attimo prima scomparve così come era apparso, all'improvviso, frenato dal timore dell'ignoto.
Alzò gli occhi per un attimo fugace per incrociare quelli in attesa di Alessio.
-Sì, ottima-.
Bloomed in a garden of loneliness
A flower that resembles you
I wanted to give it to you
After I take off this foolish mask
But I know
I can't do that forever
I have to hide
Because I'm a monster *
E se anche ci fosse stato un ultimo rimasuglio dell'istinto che lo aveva quasi spinto a varcare la linea sottile della sincerità, tutto sfumò definitivamente nel momento stesso in cui suonò di nuovo il campanello. Alessio scambiò con lui un'occhiata confusa, prima di alzarsi dalla sua sedia:
-Vado a vedere chi è- borbottò, impacciato mentre cominciava già ad allontanarsi – Non ho idea di chi possa essere, visto che non aspetto nessuno-.
*il copyright della canzone (BTS - "The truth untold") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Anche in questo doppio aggiornamento ritroviamo Pietro, piuttosto preso dai ritrovati sentimenti decisamente molto romantici nei confronti di Alessio. Ed è proprio durante una serata a casa di quest'ultimo, in questa atmosfera molto intima e famigliare, che Pietro viene colto da certe tentazioni ... Come dichiararsi senza troppi giri di parole al suo amato!
Le sue intenzioni, però, e forse per fortuna, vengono interrotte dal campanello che viene suonato ... Chi sarà alla porta?
Ma soprattutto: come proseguirà questa serata? Pietro si farà prendere dall'impeto amoroso o deciderà di seguire il suggerimento datogli precedentemente da Martino, e giocarsela con più calma?
Lo scopriremo mercoledì prossimo!
Kiara & Greyjoy
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