Capitolo 20 - Wawing goodbye (Pt. 7)
-Beh, intanto chi è il fortunato- Martino lo guardò di nuovo con un sorrisetto malizioso – Anche se ho una mia teoria-.
-Non voglio saperla- borbottò Pietro, piccato.
Era quasi del tutto sicuro che Martino non facesse rientrare se stesso in quella teoria – anche se c'era una piccola percentuale di probabilità che potesse prenderlo in giro in quel modo-, ma in parte sarebbe stato meglio così che vederlo azzeccare la possibile risposta.
-E allora dimmelo tu chi è- lo incalzò di nuovo, sfarfallando le lunghe ciglia. Sembrava elettrizzato, curioso e allegro. Pietro quasi sospettò che credesse di trovarsi al centro di una delle tante serie tv di cui parlava a ruota libera in continuazione, nel momento topico di una rivelazione che avrebbe cambiato le carte in tavola.
E in un certo senso era proprio così, perché era piuttosto convinto che ammettere ciò che si stava tenendo dentro da un mese avrebbe cambiato un bel po' di cose.
Pietro sospirò a fondo, buttando giù in un unico lungo sorso quel che rimaneva del suo prosecco. Rimise il calice sul tavolino con un tonfo sordo, sperando che la sua mente ovattata dall'alcool reagisse con meno panico a ciò a cui stava per dare inizio.
-Alessio-.
Pietro lo aveva sussurrato a voce davvero bassa, e quando dopo aver pronunciato quel nome seguì solo silenzio, quasi temette che Martino non l'avesse sentito. Aveva tenuto abbassati gli occhi fino a quel momento, e si costrinse ad azzardare ad alzare il viso, timoroso: si ritrovò davanti il ghigno sardonico dell'altro, che era forse l'ultima delle reazioni che si era aspettato.
-Ma dai, non si era assolutamente capito-.
Di fronte ai suoi occhi improvvisamente sgranati, Martino scoppiò a ridere fragorosamente. Pietro non si stupì quando qualcuno ai tavolini vicini si girò nella loro direzione con fare confuso, ma non aveva tempo per star dietro anche al disorientamento altrui.
-L'avevi capito?- farfugliò con voce acuta, la fronte aggrottata e la voce piena d'ansia.
Martino lo guardò quasi incredulo:
-Da mesi, tipo?- rispose semplicemente, facendo sprofondare Pietro – Te si legge in faccia. Ce l'hai scritto a caratteri cubitali sulla fronte, proprio qua: "Alessio, fammi tuo"-.
Pietro non perse tempo, e nonostante il rossore che gli bruciava le guance, stavolta fu lui a sporgersi sopra il tavolo e tirargli una pacca sulla spalla. Sperò si avergli fatto almeno un po' male.
-Ma smettila!- quasi strillò, sentendosi in imbarazzo come un ragazzino delle medie che confessava all'amico la sua prima cotta della vita – Si nota così tanto?-.
Per un attimo si sentì abbracciare dal panico. Se Martino l'aveva capito solo dal modo in cui a volte gli aveva parlato di Alessio, senza nemmeno mai vederli interagire, non osava pensare quanto potesse essere palese per chi li conosceva bene entrambi. Quasi ringraziò il fatto che Caterina, Nicola, Giulia e Filippo fossero tutti occupati in ben altre cose, e che di certo in quel periodo non stavano badando alla vita amorosa né di Alessio né sua.
-Abbastanza, direi- Martino rise ancora, rosso in viso per il troppo ridere – Ero sicuro che alla mia proposta de conosce altra gente avresti risposto di no. Non per me, ma per lui-.
In fondo aveva ragione, ponderò Pietro. Forse gli avrebbe comunque detto di no, e forse se non avesse ammesso a se stesso quel che provava, non sarebbero nemmeno finiti gli incontri più fisici che aveva con Martino, ma non poteva negare che più acquisiva consapevolezza di quel che sentiva ancora per Alessio, più gli era passata la voglia di fare qualsiasi cosa con chiunque altro non fosse lui.
L'unico problema era che non era proprio del tutto sicuro che Alessio potesse essere dello stesso parere.
-Tanto non è così semplice- si lasciò sfuggire, a mezza voce.
-Hai detto che te sei innamorato di nuovo- iniziò Martino, vago – In che senso?-.
Pietro sospirò di nuovo. Non si era preparato a quella parte, né credeva sarebbe mai stato preparato, ma forse aveva sufficiente alcool in corpo per riuscire a parlarne senza sprofondare troppo.
-Ero già stato innamorato di lui. Anni fa, ai tempi dell'università- ammise, lo sguardo rivolto altrove – O forse è iniziata anche prima, quando eravamo al liceo ... Non lo so-.
-Ti va di raccontarmelo meglio?-.
Gli venne in mente quando l'aveva raccontato a qualcuno la prima volta. Era stato con Alberto, il suo vecchio amico del liceo che ormai non vedeva da anni. La seconda volta la ricordava forse ancor meglio della prima, e d'altro canto non credeva si sarebbe mai potuto dimenticare qualcosa legato così strettamente a Fernando. Anche lui, come Martino, aveva saputo leggere Pietro senza che lui dovesse dire niente. Aveva capito di lui e di Alessio così in fretta e in modo così naturale che all'epoca l'aveva fatto finire nel panico.
Con Martino, perlomeno, era stato tutto molto più tranquillo. Quasi voluto.
Era una situazione diversa. Lui era diverso, era cresciuto, e lo era anche Alessio.
Stavolta non aveva nulla da tenersi dentro a forza, per nascondere se stesso e ciò che provava. Fu per quello che iniziò a raccontare tutto a Martino trovando le parole a poco a poco, con i ricordi che gli invadevano la mente e che lo riportavano ad anni bui che ora sentiva lontanissimi da sé.
Gli raccontò tutto.
Quando finì si sentì svuotato, ma non in senso negativo. Era come sentirsi un libro ed essere stato appena letto da cima a fondo.
Si sentiva la gola talmente secca che si chiese per quanto tempo doveva aver parlato.
-Ammazza oh, quanta drammaticità- Martino lo disse quasi tra sé e sé, impressionato – Però non eri evidentemente pronto neanche te, eh. Non so quanto sareste durati, se per qualche miracolo vi foste messi insieme all'epoca. Magari 'na settimana-.
Pietro lo guardò scettico:
-Quanto ottimismo-.
Era consapevole, però, che Martino non aveva tutti i torti, e che probabilmente ci aveva visto piuttosto bene. Per quanto anni prima aveva sperato che le cose tra lui e Alessio potessero andare diversamente, era stata una speranza utopistica. Lui doveva ancora affrontare e capire se stesso, e dubitava che Alessio, così proiettato nell'iniziare la carriera tanto desiderata, sarebbe potuto essere un sostegno sufficiente per un processo del genere.
-Da quel che m'hai detto avete avuto diversi tira e molla già come amici- proseguì Martino, stavolta più serio – Figurati in una relazione più complicata che cazzo potevate combinare-.
"Probabilmente ora non ci parleremmo da anni".
Martino annuì, guardandolo intensamente:
-Però me pari più tranquillo, adesso-.
-Sembrerebbe esserlo anche lui- mormorò Pietro di rimando.
Aveva pensato a lungo a quel che gli aveva detto Alessio quel giorno al mare, quando lui si era reso conto ed aveva pienamente accettato i suoi sentimenti. Stavolta era disposto a lasciar posto nella sua vita anche ad altro che non fosse il lavoro e l'ambizione ... Ma era un posto che poteva occupare anche lui?
Non credeva che Alessio si stesse frequentando con qualcuno. Gli aveva detto di no a Los Angeles, e dubitava che qualcosa fosse cambiato in quei mesi. Ma non poteva nemmeno essere del tutto sicuro che non gli avesse mentito.
Sì, le cose erano diverse e più tranquille, però rimaneva sempre il dubbio che Alessio provasse lo stesso che provava lui. Su quello non poteva certo costringerlo.
-Ma poi, spiegami sta cosa ... - Martino lo distrasse dalle sue elucubrazioni, la fronte aggrottata in confusione – Vi siete già baciati, no?-.
Pietro annuì ancora prima di rispondere, percependo di nuovo un brivido lungo la schiena – come la prima volta che l'aveva raccontato, diversi minuti prima- al ricordo della sera in cui avevano festeggiato Caterina appena laureatasi alla triennale.
-Sì, ma ormai sono piuttosto convinto che davvero non se lo ricordi- sospirò, gli occhi abbassati – O gli sarebbe venuto il dubbio che non sono esattamente etero-.
Cercò di non soffermarsi troppo sul ricordo di quel bacio, anche se gli risultò difficile. Potevano essere passati anni interi da quel momento, ma riusciva ancora a riportare alla mente ogni più piccolo dettaglio di quel momento – la luce soffusa, la musica che gli riempiva le orecchie, i sospiri e le labbra di Alessio. Il fatto che, se non fossero stati interrotti, probabilmente non si sarebbero fermati ai baci.
-Questa sì che è sfiga-.
Martino aveva ancora la stessa espressione contratta di prima, come se stesse cercando di elaborare qualcosa che ancora gli sfuggiva:
-Quindi dovresti fare coming out anche con lui-.
Pietro annuì:
-In pratica devo partire da zero-.
Lo disse con ironia, ma stava solo nascondendo una certa sconsolatezza che probabilmente Martino riuscì a recepire comunque: lo guardò con fare comprensivo, un sorriso dolce che sottintendeva parole di incoraggiamento.
-Non so che fare, in realtà. Anche se stavolta sono più tranquillo, non so comunque da dove partire- Pietro buttò fuori l'aria in uno sbuffo rassegnato – Anche se ora siamo entrambi single, rimane sempre il fatto che è mio amico, e se non mi ricambiasse ... -.
Si bloccò per diversi secondi, perché anche solo immaginare quello scenario gli mozzava il respiro.
-Beh, inutile dire che lo perderei di sicuro-.
"E stavolta per davvero e definitivamente".
Gli venne quasi voglia di piangere istericamente. Conosceva già la sensazione di tenere a distanza Alessio, e in nessuno dei casi poteva affermare di aver passato quei periodi in pace, né con se stesso né con lui. Ma se avesse rischiato tutto – e dichiararsi ad Alessio e venire rifiutato era davvero rischiare grosso-, stavolta non ci sarebbero stati modi di riparare. Ci sarebbe stato troppo imbarazzo per restare amici, troppa imparità tra i sentimenti provati, troppe cose che avrebbero incrinato il loro rapporto.
E poi non poteva neanche escludere del tutto che Alessio potesse incontrare qualcuno e iniziare a frequentarlo nel periodo che gli sarebbe servito per decidersi a fare qualche passo, a ponderare la situazione. A quel punto sarebbe stato Pietro stesso ad allontanarsi, probabilmente. E che scusa avrebbe potuto offrirgli, se Alessio gli avesse chiesto spiegazioni? Non poteva certo dirgli "Scusa, ma sono innamorato di te e mi sento troppo miserabile per vederti con qualcun altro". Avrebbe dovuto mettere la felicità di Alessio prima della sua, ma senza poter perdere del tutto la testa.
E poi avrebbe rovinato anche il loro gruppo. Detestava anche solo l'idea di dare ancora più pensieri a Giulia, Filippo, Nicola e Caterina, più di quanti non ne avessero già.
La mano di Martino lo riportò alla realtà del tavolo del bar di Venezia dove erano seduti ormai da più di un'ora. Alzò lo sguardo per vederlo sportosi sopra il tavolo, il braccio allungato per poter posare la mano sopra la sua. Martino gliela strinse appena, e Pietro non poté fare a meno di ricambiare la stretta.
-Pensa ad una cosa alla volta, intanto. Non partire così pessimista-.
Forse sarebbero state parole che gli avrebbe detto anche Fernando, se al posto di Martino ci fosse stato lui. O forse gli avrebbe detto di non pensare più a niente e di buttarsi e basta, che aspettare ed andare cauti serviva solo a bruciarsi le mille possibilità che poteva avere davanti a sé.
In questo, solo in parte, Martino era un po' diverso: era sì appassionato e vivace, ma non disdegnava la calma quando pensava potesse dare maggiori frutti.
-Ho 'na mezza idea-.
Martino gli teneva ancora la mano da sopra il tavolo, ma ora la sua espressione confortante era rimpiazzata da una pensierosa.
Pietro fu preso dalla curiosità:
-Sentiamo-.
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