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Capitolo 2 - Keep the faith (Pt. 2)

-Non sai quanto mi piacerebbe rivedere tuo figlio, ora che è cresciuto-.

Pietro osservò il sorriso mesto di Fernando, mentre parlava con aria così pensierosa che gli sembrò quasi si stesse rivolgendo a se stesso.

-Me lo immagino un po' come la tua fotocopia, solo un po' ringiovanita- aggiunse, a voce un po' più alta, rialzando gli occhi scuri.

Pietro rise appena, pensando che, pur inconsapevolmente, Fernando non ci era andato poi così tanto distante.

-Magari un giorno te lo presento di nuovo- disse, riportando alla mente un altro ricordo, quello del giorno in cui Fernando aveva conosciuto Giacomo ancora neonato – Probabilmente non si ricorda di te dall'ultima volta ... Era giusto un po' piccolo-.

Fernando annuì, in una tacita conferma:

-Già-.

Pietro prese un lungo sorso di birra fresca, nel tentativo di prendere tempo. Era da quando aveva rivisto Fernando, nell'esatto momento in cui l'aveva abbracciato e tenuto stretto, che sapeva che non sarebbe riuscito a tenersi dentro la notizia di quel che stava avvenendo nella sua vita.

Non aveva idea di come l'avrebbe presa: le cose erano cambiate rispetto a quando Giada era rimasta incinta la prima volta, e anche Fernando era cambiato. Lui stesso non era più lo stesso, su questo non ci pioveva.

Era qualcosa che gli voleva dire, nonostante tutto; sarebbe stato il primo a saperlo, e sarebbe passato ancora un po' di tempo prima che la notizia si spargesse – Giada cominciava a fidarsi poco dei suoi trentasette anni, e aspettare il terzo mese prima di annunciarlo a parenti ed amici era l'unica cosa che le importava.

-Sembra che avrà un fratello, ad Agosto- si ritrovò a mormorare piano Pietro, con più serenità di quella che si era aspettato da se stesso – O una sorella, chi lo sa-.

Fernando sgranò gli occhi, guardandolo sorpreso:

-Sul serio?-.

Pietro annuì, di colpo sul chi vive; il nodo d'agitazione che sentiva in gola si sciolse dopo qualche secondo, quando Fernando si lasciò andare ad un sorriso contento:

-Congratulazioni, caspita!- si sporse sopra il tavolo per lasciare una pacca sulla spalla di Pietro – Sei felice della notizia?-.

Quella era una domanda a cui rispondere era più complicato di quel che poteva sembrare.

-Sì, non lo sembro?- replicò Pietro, conscio che quel tentativo di sviare non avrebbe mai potuto funzionare appieno con Fernando: condivideva con Alessio la capacità di capire cosa gli passasse per la mente in qualsiasi momento, in qualsiasi occasione. Era come se le sue difese venissero meno ogni volta che veniva scrutato dai loro occhi.

-Non lo so-.

Fernando abbassò per un attimo lo sguardo, le mani lasciate intorno al suo boccale, ormai pieno solo per metà. Sembrava in preda ai suoi pensieri, e Pietro riuscì a percepire che, inevitabilmente, l'atmosfera si era fatta più seria e meno svagata.

-Fatico ancora un po' a credere che mettere su famiglia con Giada sia la cosa che vuoi davvero. Ma se senti di essere sufficientemente felice così ... -.

Pietro tacque per un attimo, gli occhi abbassati sul tavolo. Fernando era stato interrotto da un accesso di tosse particolarmente violento che spinse Pietro ad alzare gli occhi, chiedendosi se gli fosse andato di traverso qualcosa; il volto cereo di Fernando era ancora contratto dallo sforzo di tossire, un fazzoletto tirato fuori e messo davanti alla bocca.

Quando riuscì finalmente a calmarsi, Pietro si fece coraggio:

-Le cose sono un po' cambiate- mormorò, le mani giunte in grembo sotto il tavolino.

Erano cambiate, per davvero ... Ma in peggio. Pietro tacque su quel particolare: Fernando non gli sembrava nella miglior forma possibile, né così sereno come tentava di apparire. Fargli sapere anche quel lato della sua vita attuale, quello più difficile anche solo da spiegare, sarebbe equivalso solo a farlo tornare a casa ancor più in apprensione.

Pietro trattenne a stento un sospiro stanco, esasperato.

Si era talmente abituato a vivere in quella bolla di finzione che ora, nel rischiare di farla scoppiare, quasi si sentiva terrorizzato.

E non poteva caricare di nuovo anche le spalle di Fernando con i suoi problemi. Era lui che aveva scelto quella strada, senza distrarsi un attimo dal sentiero principale.

Era la norma, ormai, fare finta che andasse tutto bene. Forse anche Giada ci si era abituata: non sembrava nemmeno più delusa ogni volta che tra di loro non riuscivano ad andare oltre qualche bacio, qualche carezza più spinta e qualche contatto intimo. Era stato così anche la settimana prima: ormai non c'era neppure più il bisogno di accampare scuse per certe défaillance, tanto erano diventate ricorrenti.

A Pietro non importava neppure più il giudizio di Giada. Era arrivato ad un punto tale in cui la strada si biforcava inevitabilmente: cedere alle paure, o avere fede in sé e sperare che, prima o poi, tutto sarebbe finito.

Era quella fede che lo stava facendo andare avanti, ogni singolo giorno.

Fernando annuì piano, un sorriso appena presente sulle sue labbra ma sincero:

-Buon per te. Davvero, Pietro: se sei contento tu, lo sono anche io-.

Pietro gli sorrise di cuore: era come sentirsi dire che, finalmente, anche qualcun altro credeva in lui.

-Grazie-.

Per un attimo nessuno di loro disse altro. Pietro non ne sentiva l'esigenza, né percepiva quell'improvviso silenzio con la pesantezza con cui l'avrebbe percepito in qualsiasi altra situazione: sapeva che non c'era bisogno di aggiungere altro. Era consapevole che, in fondo, il punto era proprio quello: che nonostante la lontananza, gli sporadici incontri e le idee completamente diverse, Fernando era lì per lui. Ci sarebbe stato sempre.

Per un attimo sentì alcune lacrime agli angoli degli occhi, ma cercò di ricacciarle indietro come meglio poté. Gli sorrise ancora, poco prima di avvicinare il boccale di birra per mandar giù un altro sorso generoso.

-E tu?- gli chiese qualche secondo dopo, schiarendosi la voce – Che mi dici?-.

Fernando alzò le spalle, d'un tratto meno sorridente:

-Non è cambiato molto negli ultimi sei mesi- mormorò, con una sorta d'esitazione che mal gli si addiceva. Pietro aggrottò la fronte, confuso:

-A me sembri un po' cambiato-.

Era la prima volta che glielo faceva notare, anche se non poteva dire che Fernando fosse cambiato davvero e solo negli ultimi sei mesi in cui non l'aveva visto. Era stato un cambiamento graduale, da un anno e mezzo a quella parte, e che ancora non era del tutto percepibile.

La differenza stava nei piccoli dettagli, nei gesti meno entusiasti e nei sorrisi meno calorosi che, invece, appartenevano al Fernando che Pietro aveva conosciuto alla laurea di Giulia.

-Forse sono più disilluso-.

Fernando abbassò gli occhi per un lungo attimo durante il quale, esitante, Pietro non era riuscito a scrollarsi di dosso la sensazione che ci fosse molto di più dietro a quelle parole vaghe. Sembrava che Fernando volesse chiudere quella conversazione il prima possibile, ma Pietro fece comunque un tentativo:

-Ne vuoi parlare?-.

Cercò di avvicinarsi a lui più che potè, da sopra il tavolo, come a volergli dimostrare ancor di più la sua vicinanza. Non era sicuro di poter aiutare sul serio Fernando – non parlavano seriamente da troppo tempo, e Fernando eludeva le domande su di sé troppo facilmente per lasciar trasparire qualcosa che andasse oltre la superficie-, ma era almeno sicuro di volerci provare. Per una volta avrebbe volentieri ricambiato tutti i favori che aveva ricevuto da quando si conoscevano; aveva voglia di ascoltarlo, non solo di parlargli di quanto la sua vita fosse un intero casino.

-Va tutto bene, non preoccuparti- Fernando gesticolò appena, per niente meno determinato di fronte allo sguardo pieno di scetticismo che Pietro gli rivolse.

-Sul serio, sto bene-.

Fernando allungò il braccio da sopra il tavolo, raggiungendo la mano che Pietro aveva lasciato mollemente sulla superficie; il palmo di Fernando aderì al suo dorso in un contatto d'affetto che, per qualche secondo, riuscì a rincuorare Pietro.

Abbassò gli occhi per un secondo, un sorriso lieve che gli si stava dipingendo sulle labbra, lo stesso sorriso che gli si ghiacciò nel momento in cui osservò la manica lievemente sollevata di Fernando, nello sforzo di tendere il braccio verso di lui.

C'era uno strano rossore sul polso – una macchia color vinaccia che rovinava la pelle leggermente ambrata di Fernando-, che era rimasto coperto dal bordo della manica fino a quel momento.

Forse era solo una bruciatura che Fernando doveva essersi procurato cucinando, anche se non ne aveva molto l'aria.

"È solo un neo. Deve essere solo un neo".

-Ne sei sicuro?-.

Pietro rialzò gli occhi, percependo la propria voce più profonda e più inquieta di quel che si sarebbe immaginato. C'erano mille spiegazioni diverse che potevano ricondurre a quegli sfoghi, e non voleva sembrare troppo paranoico; c'era qualcosa, però, una sensazione irrazionale che invece non lo lasciava respirare.

Fernando aggrottò la fronte, stringendogli un po' di più la mano:

-Ehi, non devi farti prendere dall'ansia anche per me, ok?-.

Lo disse sorridendo, lo stesso sorriso forzato che Pietro aveva imparato a riconoscere e a distinguere da quelli sinceri.

Lasciò vagare gli occhi su tutta la figura di Fernando, sulle poche parti di pelle lasciate scoperte dai vestiti invernali e dalla sciarpa che aveva ancora intorno al collo. Era proprio lì, appena sotto il mento, quasi nascosta dal tessuto morbido della sciarpa, che gli parve di vedere lo stesso livido rosso, fin troppo simile a quello sul polso.

Non riusciva a vederlo distintamente, e non aveva l'assoluta certezza che fosse una macchia simile alla prima; quasi in un tentativo di autoconvincimento, Pietro liquidò la cosa come autosuggestione. Doveva essere solo un neo, nulla di cui aver paura – o almeno, era questo che voleva credere.

Alzò gli occhi sul viso di Fernando, ricambiando la stretta della sua mano.

-Ma se ci fosse qualcosa che non va me lo diresti, vero?-.

Sperò con tutto sé stesso che Fernando gli dicesse di sì.

Sperò che, prima o poi, si fidasse di nuovo abbastanza per parlare con lui; non voleva vedere Fernando seguire la sua stessa strada e vederlo fare forza unicamente su di sé.

Avrebbe voluto dirglielo a voce, dirgli che almeno lui doveva avere fiducia e fidarsi di chi gli stava accanto.

-Sì, certo-.

Fernando abbassò appena gli occhi, prima di sciogliere lentamente la presa della mano e cercare di tornare a sorridere più convintamente di prima.

Quel tentativo di farlo restare tranquillo fece stringere il cuore di Pietro ancora una volta, nella maniera più dolorosa possibile.

-Ma ora piantala con queste paranoie. È il tuo compleanno, e stai per diventare di nuovo padre: dobbiamo festeggiare- Fernando alzò il suo boccale a mezz'aria, in una tacita proposta di brindisi – E non accetterò proteste-.

Pietro si arrese: alzò a sua volta il suo boccale, ormai più vuoto che pieno, facendolo scontrare con quello di Fernando. Il tintinnio di vetro accompagnò la sua incertezza e il suo domandarsi se, prima o poi, ci sarebbe stato sul serio qualcosa da festeggiare. 





NOTE DELLE AUTRICI

Continua la conversazione tra Pietro e Fernando iniziata nell'aggiornamento precedente. Una conversazione che ha mantenuto, fin dall'inizio, un tono mai eccessivamente gioioso, tono che ha sempre caratterizzato lo spagnolo. A questo si è aggiunta, poco dopo, una sensazione poco serena da parte di Pietro, preoccupato per la macchia intravista sul corpo dell'amico. Fernando, però, con estrema e sospettosa velocità, sposta l'attenzione nuovamente sull'amico.Pietro fa bene ad essere preoccupato o sta ingigantendo il tutto? Voi cosa avreste fatto al suo posto?Un capitolo piuttosto breve questo capitolo 2, ma non preoccupatevi... Verrà ampiamente compensato dai prossimi, che saranno invece più lunghi!Quindi... A mercoledì con l'inizio del capitolo 3!

Kiara & Greyjoy

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