Capitolo 19 - Blue side (Pt. 4)
Ripresero a camminare un po' meno adagio, imboccando una strada meno affollata di quanto non lo era la piazza che si erano appena lasciati alle spalle.
-Nel senso che frequento un centro LGBTQA a Venezia ... Organizzo cose. Tipo le manifestazioni, riunioni, corsi- Martino gesticolò freneticamente con le mani, mentre continuava a spiegare – Cose così. Un sacco di cose diverse, in realtà. Non è un lavoro da poco-.
Pietro rimase ammutolito. Non sapeva se potersi definire effettivamente sorpreso nello scoprire quel lato della vita di Martino: da quando lo conosceva non ne aveva mai fatto cenno, anche se capiva da molte cose come fosse parecchio preparato – non solo a livello di esperienze personali, ma di teoria e studi veri e propri- su quel che girava attorno al tema queer. E forse aveva anche accennato a qualche riunione su vari temi, qualche manifestazione a cui aveva partecipato, ma mai gli era venuto il sospetto che Martino non fosse solo partecipante ma anche organizzatore.
Con una punta di vergogna si rese conto che non si era mai nemmeno informato della presenza di centri simili in quelle zone.
-Non ne avevo idea ne facessi parte-.
-Ora lo sai- Martino gli sorrise, segno evidente che stava prendendo quella conversazione in assoluta tranquillità – Dovresti fare un giro, prima o poi. Secondo me te piacerebbe. Ti farei conoscere anche un sacco di gente-.
-Prima o poi- ripeté vago Pietro, a mezza voce. Non aveva avuto il cuore di rispondere un secco no, anche se era stato il suo primo istinto.
Si era frenato sia per non deludere Martino, ma anche per poter dare tempo a se stesso per pensarci meglio. Se in quel momento aveva ancora stampate nella mente le immagini dell'aggressione di neanche dieci minuti prima, che gli impedivano di riflettere del tutto lucidamente, ciò non significava che non avrebbe fatto bene a ripensarci in un momento più tranquillo. In fondo, in quegli ultimi mesi, aveva imparato una cosa: fare piccoli passi, ma non imporsi paletti a prescindere solo per paura.
Martino sembrò capirlo, e rise piano:
-Tipo domenica?- lo incalzò, pur lasciando trapelare una vena di ironia nella voce. Lo stava evidentemente prendendo in giro, anche se Pietro era piuttosto sicuro che un sottile filo di speranza ci fosse comunque.
In qualsiasi caso, stavolta scosse il capo subito:
-Anche volendo non potrei. Ho già un impegno-.
-Oh, vai dai tuoi figli?- gli chiese Martino.
-Anche- Pietro si strinse nelle spalle, già aspettandosi parecchie domande da parte dell'altro non appena avrebbe aggiunto il resto – Però poi dovrei vedere un amico. Quello con cui sono andato a Los Angeles-.
Fece finta di nulla, ma vide subito il guizzo che fece il sopracciglio di Martino, alto sulla fronte mentre lo osservava con attenzione, un mezzo sorriso che gli si stava dipingendo sulle labbra:
-Alessio, giusto?-.
-Sì- annuì Pietro, per nulla sorpreso che Martino ormai ricordasse il nome. Erano bastati i suoi racconti sul viaggio negli Stati Uniti per farglielo ricordare a sufficienza, anche se aveva l'impressione che non fosse solo per quel motivo che ormai aveva il nome di Alessio stampato nella memoria.
Fu proprio ripensando alle settimane seguite al ritorno in Italia, ai momenti infiniti in cui aveva torturato Martino con le mille impressioni che aveva avuto di Los Angeles e New York, che si ricordò improvvisamente di una cosa:
-Visto che fai l'attivista... - iniziò a dire, già catturando l'attenzione dell'altro – Lo sapevi anche tu del casino successo con il proprietario del Coachella?-.
-Sì. Ma lo sa anche chi non fa parte della comunità- Martino rise divertito non appena vide la faccia inespressiva di Pietro – Mi sa che eri rimasto solo tu a non saperlo-.
Pietro sbuffò sonoramente:
-Beh, ci sono rimasto male, ok? Sono ancora sotto shock-.
Martino rise ancora, piuttosto divertito. Per qualche secondo, quando la sua risata era già scemata, non disse nulla; continuarono a camminare, nelle poche zone d'ombra che la strada donava loro. Pietro per qualche attimo si pentì di non aver proposito di fermarsi nella piazza, anche se il pensiero che i due omofobi avrebbero potuto rincarare la dose, se lui e Martino si fossero trattenuti lì oltre il tempo necessario, ancora gli ronzava in testa.
-Te l'ha data Alessio la notizia?-.
Per un secondo Pietro credette di essersi solo immaginato la domanda, troppo distratto nei suoi pensieri per rendersi conto che Martino era girato verso di lui, in attesa evidente di una risposta.
-Sì, quando eravamo a Los Angeles- ammise.
-Prima o poi me lo devi presentare. So' curioso- Martino lo disse con un sorriso e con un tono piuttosto allegro – Ho l'impressione che mi starà simpatico-.
Pietro fu enormemente grato per il fatto che in quel momento non avesse nulla da bere a portata di mano: era sicuro che se l'avesse sentito mentre stava sorseggiando qualcosa, avrebbe sputato tutto o finito per soffocarsi.
Non seppe bene come prendere quelle parole di Martino, e tutto quello che gli riuscì di fare fu arrossire in maniera fin troppo evidente e pensare a qualcosa, qualsiasi cosa, con cui rispondere.
-Non credo esistano due persone più diverse di voi due- farfugliò, rendendosi conto solo dopo che quel tentativo di fargli cambiare idea non era molto funzionale.
-E che vordì? Anche io e te siamo parecchio diversi, eppure ... - Martino gli tirò una pacca amichevole sulla spalla, ridendo appena – Ma Alessio è ... -.
-Non è etero-.
Pietro lo aveva interrotto ancora prima di scoprire quale fosse la domanda che Martino gli stava ponendo, ma ormai era in ballo e nonostante il suo viso sempre più in fiamme, cercò di proseguire:
-Cioè ... Gli piacciono anche gli uomini- gracchiò, consapevole dello sguardo avveduto che Martino gli stava rivolgendo, e che lo confondeva – Non so come si definisca, non ha mai usato un'etichetta specifica, però ecco ... È aperto a tutto-.
"Tranne che a me, forse".
Sperò che Martino non gli domandasse come mai non avesse mai pensato di fare coming out con Alessio, visto la sua probabile maggior comprensione. Sperò di non sentirgli fare quella domanda perché la risposta sarebbe stata troppo lunga, troppo dolorosa, e troppo articolata anche solo per essere pensata.
Per sua fortuna, Martino non glielo chiese:
-Grazie per l'informazione, anche se non era esattamente quello che te stavo per dommandà- disse, ridendo di nuovo – Stavo per chiederti se è tuo coetaneo-.
Pietro ebbe la seria tentazione di buttarsi in mezzo alla strada e aspettare la prima auto che avrebbe potuto tirarlo sotto.
-Ha un anno più di me- mormorò, scostando lo sguardo.
Sapeva che Martino si stava trattenendo a stento dal ridergli di nuovo in faccia: non c'era bisogno di guardarlo per capirlo.
-Quindi siete coetanei-.
Pietro si limitò ad annuire, pregando che quella conversazione finisse il prima possibile.
-Attenderò con ansia il giorno in cui me lo farai conoscere-.
E sebbene a Martino avesse raccontato solo l'essenziale di Alessio – forse solo qualche dettaglio in più per quanto successo durante il viaggio di Aprile-, Pietro ebbe la netta sensazione che Martino avesse intuito ben di più di quanto stesse facendo trapelare – o di quanto lui stesso aveva sperato.
NOTE DELLE AUTRICI
E dopo un primo aggiornamento in quel di Verona, torniamo ora nelle lande veneziane ... O meglio, mestrine, con Pietro e Martino.
Il pomeriggio non è iniziato nel migliore dei modi, a causa di alcuni tipi evidentemente rimasti al Medioevo in fatto di mentalità ... A cui, giustamente Martino ha risposto con prontezza.
E proprio in questo capitolo scopriamo qualcosa di più su Martino, oltre al fatto che è davvero curioso di conoscere Alessio. Possiamo solo immaginare quanto Pietro abbia parlato di lui 🤣
Chissà se verrà mai accontentato ... Intanto vi diamo appuntamento a mercoledì prossimo con un nuovo aggiornamento!
Kiara & Greyjoy
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