Capitolo 18 - God bless America (Pt. 10)
-Cazzo. Non ci voleva-.
L'ombrello che li aveva riparati fino a quel momento era andato fuori uso nel giro di pochissimi secondi, quando una folata di vento particolarmente improvvisa e violenta aveva fatto girare le stecche, esponendo sia lui che Alessio alla pioggia battente.
Si erano rifugiati in pochi secondi in cima alle scalinate di uno dei palazzi della via, l'ingresso rientrante che lasciava loro un po' di spazio per avere la testa al riparo. Alessio teneva ancora l'ombrello ormai rotto tra le mani, facendo ancora qualche tentativo per rimetterlo in sesto. Pietro dubitava ci sarebbe riuscito.
-Non ora di certo- mormorò, piuttosto sconsolato.
Alessio sospirò veementemente, rialzando il capo e guardandosi intorno con cipiglio innervosito.
-Che facciamo?- chiese subito dopo – Aspettiamo che passi?-.
Pietro non aveva idea per quanto tempo avrebbe piovuto ancora. Sapeva solo che al MoMA avevano trascorso almeno tre ore, e quando quindici minuti prima erano usciti, pioveva esattamente con la stessa intensità di quando erano entrati.
-Va avanti così da ieri, dubito smetterà di piovere nei prossimi cinque minuti per farci un favore- disse infine, scrollando le spalle. Si sentiva infreddolito e con i capelli umidi, stanco di quella maledetta pioggia.
-Quindi?- Alessio ripeté di nuovo, stavolta con tono esasperato – Corriamo alla prima fermata della metro? Fermiamo un taxi?-.
Erano entrambe opzioni che non erano del tutto fattibili. Pietro non aveva idea di quanto distasse la metro dal punto in cui erano, e fermare un taxi equivaleva comunque a restare sul ciglio del marciapiede per rendersi visibili, e sarebbero potuti passare interi minuti prima che qualcuno si fermasse. Interi minuti sotto la pioggia.
Si sporse appena per guardarsi intorno: erano in una strada piuttosto ampia, una zona nevralgica di Manhattan, piena di negozi. Acuì lo sguardo, individuando un locale che avrebbe potuto ospitarli per un po' di ore, nella speranza che nel frattempo la pioggia calasse o smettesse di scendere.
-Là c'è una specie di pub, credo. Potremmo entrare- lo indicò ad Alessio con il braccio – Dobbiamo comunque cenare-.
Alessio si sporse a sua volta, seguendo con lo sguardo il luogo che Pietro gli stava indicando. Era proprio davanti a loro, dall'altra parte della strada. Avrebbero dovuto attraversarla, ma correndo potevano farcela in poco tempo.
Alessio sembrava pensarla allo stesso modo:
-Va bene, basta che non restiamo qui fuori per molto ancora-.
-Sembra di stare proprio in uno di quei vecchi pub americani-.
Pietro avrebbe dato ragione ad Alessio in toto, anche se più che pub l'avrebbe definito più puntualmente saloon. Se la loro prima cena passata ad In-N-Out gli aveva dato la sensazione di essere tornato indietro nel tempo, in uno dei tipici diner anni Cinquanta, lì dentro si aveva una sensazione simile ma diversa. Le panche e i tavoli in legno, spartani ma funzionali nell'atmosfera, esattamente come il lungo bancone dove c'erano diverse persone sedute sugli alti sgabelli, gli davano davvero l'impressione di aver appena messo piede in un vecchio saloon dei tempi della corsa all'oro.
L'unica cosa a ricordargli che in realtà erano nella New York del ventunesimo secolo era la band che stava suonando su una piattaforma in fondo al locale, con strumenti fin troppo nuovi e moderni per poter essere scambiati per strumenti di decenni prima.
-Dove mangi hamburger enormi, ti riempi lo stomaco di patatine fritte, e ti ascolti un po' di musica country?- rincarò la dose Pietro, ridendo dall'altra parte del loro tavolo, facendo ridere Alessio a sua volta.
-Con la sola differenza che questa non è musica country, ma soul- lo corresse lui, con gentilezza. Aveva ragione, si rese conto Pietro, che ancora non aveva prestato troppa attenzione alla musica dal vivo. Tra le luci soffuse e giallognole del pub c'era più un'atmosfera jazz che altro.
Annuì, guardandosi ancora una volta intorno. Gli piaceva quel posto, in fin dei conti.
-Ma il concetto non cambia molto-.
-Già- convenne Alessio, afferrando finalmente il menu ed iniziando a sfogliarlo – Cibo spazzatura e buona musica dal vivo ... Tutto perfettamente bilanciato-.
Pietro lo guardò fintamente stupito:
-Perfettamente bilanciato? Chi cazzo sei, Thanos [1]?-.
Sapeva che Alessio avrebbe capito la battuta, ed infatti lo ascoltò ridere nemmeno un attimo dopo. Rise anche lui, sentendosi leggero. Si lasciò cullare per pochi secondi dalla musica, rendendosi conto che in effetti neanche quella non era affatto male. Si sentì trascinato un po' come stava succedendo per le poche persone, a coppie o da soli, che in piedi in fondo al locale stavano ballando sulle note che riempivano l'ambiente.
In un qualche modo tutto quello scenario si sposava bene con il posto, con l'umore di quella serata, forse addirittura anche con New York stessa.
What you been up to, my baby?
All of the guys tell me lies, but you don't
You just crack another beer
And pretend that you're still here
This is how to disappear
This is how to disappear
Si decise di sfogliare il menu a sua volta, ormai affamato. Allungò una mano verso l'altro menu rimasto al loro tavolo, rendendosi conto che era esattamente come aveva previsto lui stesso: la lista di hamburger era infinita, anche se, come scoprì sfogliando qualche altra pagina, era accompagnata anche da qualche altro piatto. In qualsiasi caso sapeva già che la digestione che lo aspettava quella sera sarebbe stata tutto fuorché facile e veloce.
-Fa strano che ormai stiamo per ripartire-.
"Puoi dirlo forte".
-Ti eri abituato allo stile americano?- gli chiese scherzosamente Pietro, sperando di non far trasparire troppo i reali sentimenti che stava provando al pensiero che quella, probabilmente, sarebbe davvero potuta essere la loro ultima sera in terra statunitense.
Sentì un vuoto tremendo all'altezza del petto, non perché non desiderasse tornare in Italia, ma perché l'atmosfera di spensieratezza alla quale si era abituato sarebbe stata qualcosa che gli sarebbe mancata.
-Un po'- ammise Alessio, con un mezzo sorriso distante – Anche se non invidio molto chi ci rimarrà a vivere. Non credo faccia molto per me come posto, in realtà. Non sul lungo termine-.
-È stata una bella avventura, però-.
Forse, si ritrovò a pensare Pietro, era stata anche più di una semplice avventura.
Rimase però in silenzio, gli occhi abbassati sul suo menu, occhi che però non stavano più leggendo nessuna delle parole stampate, né stavano osservando alcuna delle figure sulle pagine.
Avrebbe seriamente avuto bisogno di qualcosa di alcolico per riuscire a sopportare la malinconia che sembrava star influenzando anche Alessio, oltre che anche lui stesso.
-Già-.
I know he's in over his head
He moves mountains and pounds them to ground again
I watched the guys getting high as they fight
For the things that they hold dear
To forget the things they fear
This is how to disappear
This is how to disappear
Passarono alcuni minuti in silenzio, silenzio relativo e che Pietro occupò perlopiù prestando unicamente attenzione alla band e alle melodie che stava ancora suonando. Arrivò anche un cameriere per prendere le loro ordinazioni, e quando se ne andò fu allora che Alessio si schiarì la gola, con fare casuale:
-Immagino abbiano già cominciato a pubblicare i tuoi articoli, giusto?-.
Pietro annuì subito, prima ancora di parlare:
-Sì, li hanno pubblicati man mano che li scrivevo- disse, prima di arrossire per il dettaglio che stava per aggiungere – Sembra siano piaciuti-.
Lo disse a mezza voce, forse nemmeno troppo udibile, ma ebbe la certezza che Alessio aveva perfettamente capito ciò che aveva appena detto quando sorrise, gli occhi abbassati altrove, in maniera morbida e a tratti dolce che fece pensare a Pietro che tra loro fosse Alessio quello ad essere più soddisfatto di quell'aspetto.
-La cosa non mi sorprende- commentò infine, muovendosi appena sulla panca dove sedeva.
Quasi senza pensarci, Pietro si buttò sulla domanda che gli era ronzata in testa non solo per tutta la settimana passata a Los Angeles, ma da mesi, da quando aveva iniziato a lavorare al giornale:
-Leggi i miei articoli, per caso?-.
Forse non gli aveva mai posto quella domanda perché non aveva idea di come avrebbe potuto reagire sia ad una risposta affermativa che ad una negativa. In quel momento, però, la curiosità e la voglia di sapere avevano preso il sopravvento sopra qualunque altro timore.
Alessio tacque per qualche secondo, e Pietro ebbe l'impressione che fosse lui, stavolta, a star arrossendo.
-Beh ... A volte capita che passi davanti a qualche edicola, o per Venezia o a Piove di Sacco- iniziò a dire, esitante – E quindi ... -.
Pietro completò per lui, un po' spiazzato:
-E quindi li leggi-.
Alessio non lo negò.
-Non credevo lo facessi-.
Pietro abbassò lo sguardo, e fu quasi sollevato quando, un momento dopo, il cameriere che aveva preso le loro ordinazioni arrivò con i loro hamburger fumanti e le birre, sopra ad un vassoio così colmo e così probabilmente pesante che Pietro quasi si stupì di vederlo volteggiare per il pub senza alcun problema nel tenerlo in equilibrio.
Si sentì sollevato nel dover tardare, anche se magari di poco, l'avanzare di quella conversazione. Forse, rifletté tra sé e sé, non era stato del tutto pronto a sentirsi dire da Alessio stesso che leggeva i suoi articoli, quando fino ad un attimo prima si cullava nel dubbio che nessuno dei suoi amici – tantomeno proprio Alessio- avesse anche solo il tempo materiale di recuperare un quotidiano cittadino e mettersi a spulciarlo per trovare i suoi pezzi.
Non poté proseguire con la sua analisi sulle implicazioni di quella informazione perché Alessio, prima ancora di mordere il suo hamburger, gli si rivolse di nuovo:
-Perché ti fa così strano?-.
Aveva riso debolmente subito dopo quella sua domanda, forse per rendere meno evidente la sua malcelata agitazione.
Pietro alzò le spalle, senza sapere bene cosa dire e puntando sulla prima cosa che gli venne in mente:
-Mi fa strano che ti metti a leggere il quotidiano in formato cartaceo quando non lo fa quasi più nessuno- farfugliò, sperando di risultare convincente – Puoi anche leggere la versione digitale-.
Fu un tentativo migliore che dirgli che si sentiva terribilmente in soggezione al solo pensiero di sapere Alessio a leggere i suoi pezzi. Quello se lo sarebbe tenuto per sé, ancora per un altro po'.
-Leggerò dal sito quelli che hai scritto in questi giorni- borbottò Alessio, le spalle un po' più rilassate rispetto a pochi attimi prima – È l'unico modo che ho per recuperarli-.
-Potevi chiedermi di leggerli in anteprima- disse istintivamente Pietro, consapevole che l'aveva detto in quel momento solo perché, ormai, non era più una cosa realizzabile. C'era solo una cosa che lo metteva più in soggezione di Alessio che leggeva quel che scriveva, ed era Alessio che leggeva quel che scriveva con lui nella stessa stanza, ad osservare ogni più piccola reazione della sua espressione nell'avanzare della lettura.
Alessio stavolta rise di gusto, e per un attimo Pietro si chiese se fosse più consapevole di quanto sospettasse del fatto che non gliel'aveva mai proposto per un determinato motivo.
-È più bello vederli pubblicati-.
Stavolta alzò lo sguardo su Pietro per dirlo, con un sorriso leggero:
-Hai fatto strada, ormai-.
"Sembra che l'abbiamo fatta entrambi".
Pietro ricambiò il sorriso:
-Così pare-.
Now it's been years since I left New York
I've got a kid and two cats in the yard
The California sun and the movie stars
I watch the skies getting light as I write
As I think about those years
As I whisper in your ear
I'm always going to be right here
No one's going anywhere*
[1] Per essere precisi la quote precisa di Thanos è "Perfettamente bilanciato, come tutto dovrebbe essere", ed è ovviamente tratta dal film "Avengers - Infinity War" (che i nostri protagonisti, essendo fan dell'MCU, avranno sicuramente guardato 😂)
* il copyright della canzone (Lana Del Rey - "How to disapear") appartiene esclusivamente alla cantante e ai suoi autori.
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