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Capitolo 17 - Per dimenticare (Pt. 3)

-Tu stai barando-.

Pietro guardò ancora una volta le carte che teneva in mano, rendendosi conto che Martino stava definitivamente o barando o avendo una fortuna infinita.

Erano alla terza partita di Uno, ed era dalla prima che aveva cominciato a pentirsi di avergli proposto quel gioco dopo aver ritrovato il mazzo di carte in un cassetto del mobile sotto la televisione.

Era quasi anacronistico, a ventotto anni compiuti, ritrovarsi ad innervosirsi come non mai per delle partite ad Uno perse una in fila all'altra.

-Tu stai decisamente barando- ripeté ancora, sbuffando sonoramente. Si rassegnò, dopo un'ultima occhiata alle sue carte: non ce n'era nessuna che potesse garantirgli il successo per quel turno. Si limitò a pescarne una dal mazzo, tirando un sospiro di sollievo nel rendersi conto che l'uno rosso della carta era compatibile con l'uno blu sopra a tutte le carte finora estratte.

-Se sei sfigato non è colpa mia-.

Martino lo stava guardando con il sorriso più pacifico possibile, probabilmente consapevole che avrebbe vinto di nuovo senza fare troppa fatica. Gli rimanevano solo tre carte in mano, decisamente un vantaggio da non sottovalutare contro la decina che Pietro stava faticando a tenere, senza rischiare di farle cadere.

Risolsero la questione qualche mano più tardi, con Martino senza carte in mano e di nuovo trionfante.

-Ammetto che un po' sculato lo so' stato, ma te sei proprio 'na pippa, eh- commentò tra le risate, osservando Pietro che aveva appena lanciato le ultime carte rimanenti sul tavolino del salotto.

Si buttò indietro contro lo schienale del divano, passandosi le mani sulla faccia:

-Facciamo una pausa, va'- borbottò, cercando di nascondere la poca sportività con cui stava prendendo tutte quelle sconfitte – E non chiamarmi pippa, che posso sempre buttarti fuori da casa mia-.

-Me stai a minaccià?- lo incalzò Martino, con aria di sfida.

Aveva un'aria quasi infantile, visto da quella prospettiva, seduto a gambe incrociate sopra il tappeto che copriva il pavimento del salotto, i ricci rossi a cadergli disordinatamente sulla fronte e gli occhi verdi pieni di divertimento. Era un'immagine tenera, totalmente contrapposta a ricordi lascivi che Pietro aveva dei baci che avevano cominciato a scambiarsi quando si vedevano, senza chiedersene troppo i motivi.

-Può darsi-.

Martino rise ancora, mentre si alzava in piedi per andare a raggiungerlo sul divano. Pietro fece appena in tempo a recuperare il telecomando abbandonato lì accanto, prima che Martino si lasciasse cadere proprio in quel punto.

Non erano nemmeno le dieci di sera, la televisione che aveva continuato a rimanere accesa ed ignorata durante la loro sessione di gioco. Era rimasta su un canale all news, e Pietro non ci mise più che qualche secondo per iniziare a fare zapping, alla ricerca di qualcosa di più interessante.

-Oh, lascia lì!-.

Martino gli posò persino una mano sul polso per rafforzare le sue parole, quasi temesse che Pietro potesse cambiare canale a tradimento. Erano su uno dei canali di cinema, e sebbene il film che stavano mandando in quel momento sembrava già iniziato, Martino aveva negli occhi uno sguardo pieno d'entusiasmo che convinse anche Pietro a non andare avanti con il suo zapping.

-È bello sto film- commentò Martino, incrociando le gambe sopra il divano – Mai visto?-.

Pietro annuì, riconoscendo nella scena che stava passando in quel momento – una sequenza di Brad Pitt, impegnato a guidare per le strade di Hollywood con Bring a little lovin' in sottofondo a dare maggior vita al tutto-, forse una delle più iconiche del ritratto losangelino degli anni '60 che era Once upon a time in Hollywood.

-Sì, un paio di volte-.

Per un attimo si chiese se anche lui avrebbe attraversato quelle stesse strade di Los Angeles, quando sarebbe partito qualche settimana dopo. Non ci si era ancora soffermato con il pensiero, prima di quel momento, forse ancora rendendosi poco conto di ciò che lo stava aspettando.

-Sembra che andrò a Los Angeles il prossimo mese-.

Pietro lo disse quasi senza pensarci, come se stesse parlando più a se stesso che a Martino. Quando però calò il silenzio, e si girò verso l'altro, lo trovò a fissarlo con occhi sgranati ed increduli.

-Ma che davero?-.

Si ritrovò a ridere di fronte alla sincera sorpresa dell'altro. Annuì prima ancora di decidere cosa dirgli.

-Sì, davvero. Me l'ha proposto un mio amico- spiegò, schiarendosi la voce – Lui ci va per lavoro, e mi ha chiesto se volevo accompagnarlo-.

Martino alzò un sopracciglio, guardandolo con fare dubbioso:

-Ah, un amico- ripeté, con tono allusivo – Ma amico amico, o un amico particolare?-.

Non era una domanda proveniente da una persona gelosa, e questo Pietro riuscì ad intuirlo facilmente: era curiosità quella che aveva spinto Martino a chiederglielo, forse perché era la prima volta che gli nominava qualcuno dei suoi amici.

Cercò di apparire sciolto, sperando di non arrossire: era difficile inscatolare Alessio e tutto ciò che rappresentava nella sola parola di amico, ma poteva perlomeno pensare che fosse uno dei tanti aggettivi con cui poterlo descrivere.

-Un amico- confermò, a mezza voce – Ci conosciamo da quando eravamo ragazzini al liceo-.

Martino fischiò sonoramente:

-Un bel po' di tempo-.

"Fosse solo questione di tempo".

Pietro si limitò ad annuire in silenzio.

Non era stata del tutto sua intenzione finire per parlare di Alessio. Non quella sera, almeno, e non in quel modo. Non si era davvero chiesto se ne avrebbe mai parlato a Martino – senza nascondergli cos'altro fosse per lui Alessio-, ma in quel momento capì di non essere affatto pronto per farlo.

-Deve aver un buon lavoro per andare pure negli States- continuò l'altro, come se niente fosse. Non doveva ancora aver percepito il suo disagio, o forse stava solo cercando di spingerlo a parlare per poterlo comprendere.

Pietro si ritrovò ad alzare le spalle:

-Direi che non se la passa male. Ma se lo merita, il suo lavoro se l'è sudato-.

-Tipo ambizioso?-.

Annuì di nuovo, trovando quasi ironico definire Alessio solamente ambizioso. La sua era un'ambizione che era sfociata in puro egoismo per tantissimo tempo, ma preferì tacere quel dettaglio.

-Molto- disse ancora, lasciandosi sfuggire un sorriso malinconico – È quel tipo di persona che se si fissa su una cosa prima o poi ci arriverà. Senza l'aiuto di nessuno-.

-Sembra quasi che l'ammiri- mormorò Martino, osservandolo attentamente.

Pietro non si sarebbe definito con quell'aggettivo, non esattamente, ma preferì non correggerlo:

-Diciamo che avrebbe fatto bene anche a me essere così determinato- sussurrò, abbassando per qualche secondo lo sguardo – Anche se a volte la sua ambizione l'ha reso un po' cieco su altre cose-.

-Tipo?-.

Pietro si morse il labbro inferiore, consapevole di essersi lasciato sfuggire un po' troppo. Era spesso così con Martino: gli risultava così facile confidarsi, così naturale, che si accorgeva solo dopo di non essere del tutto volenteroso di affrontare certe parti della sua vita, certe cose che persino lui stesso, nel segreto della sua mente, faticava a processare.

Alessio era una di quelle cose. Lo sarebbe sempre stato, per quanto ritrovato potesse essere il loro rapporto.

-È un po' lunga da spiegare-.

Sapeva, pur avendo scostato lo sguardo, che Martino lo stava osservando. Non stava dicendo nulla, limitandosi a rimanere in silenzio, forse intuendo ci fosse molto altro dietro a quelle poche parole.

Per un attimo Pietro temette di essere sembrato troppo negativo nel delineare l'immagine di Alessio. Non aveva idea se lui e Martino si sarebbero mai incontrati, ma l'ultima cosa che voleva era farlo passare per qualcuno da cui prendere le distanze.

-Comunque è una brava persona- si affrettò ad aggiungere, passandosi la lingua sulle labbra insecchite per inumidirle –  È dolce a modo suo. Mi ha aiutato per un sacco di cose da quando ci conosciamo-.

Quando si voltò verso Martino lo vide annuire di fuggita, segno che lo stava ascoltando – che lo stava spronando a proseguire.

-Mi ha dato una mano enorme anche per preparare l'esame per diventare giornalista professionista- Pietro fu consapevole di non essere riuscito a trattenere il mezzo sorriso che gli piegò le labbra – Non so se l'avrei passato se non mi avesse aiutato a studiare e ripassare-.

Era fin troppo semplicistico quel modo di parlare di Alessio, ma sapeva che non sarebbe mai riuscito fino in fondo a trovare le parole adatte per farlo.

E forse se ne stava rendendo conto anche Martino, se la sua espressione riflessiva e incuriosita poteva esserne indice.

-Gli voglio bene-.

Pietro lo disse con convinzione. Era ciò che provava davvero – voleva bene ad Alessio-, per quanto, per un lungo attimo, provò la sensazione che quelle parole fossero un po' troppo strette.

-E so che lui ne vuole a me-.

"Solo in un modo diverso da come gliene ho voluto e come gliene voglio io".

Aveva sussurrato quelle parole come se si fosse ritrovato insicuro nel pronunciarle. Forse era un'insicurezza dovuta alla consapevolezza che le stesse parole dette per lui e per Alessio avevano significati e sfumature infinitamente diversi.

-Interessante- la voce di Martino interruppe il silenzio che si era creato per qualche secondo – È il primo amico di cui parli da quando ci conosciamo-.

Pietro annuì, gli occhi scuri persi nel vuoto davanti a sé.

-Forse perché nel bene e nel male è il più importante per me-.

Anche se non poteva vederlo in viso, e non poteva nemmeno sapere cosa stesse pensando, ebbe la sensazione netta che a quelle parole Martino avesse capito definitivamente cosa aveva sottinteso per tutto quel tempo.












NOTE DELLE AUTRICI
E alla fine qualcosa è successo 👀 tra Lorenzo e Giulia scatta il bacio, e che dire... Ve l'aspettavate? Siete contenti di questa svolta?😂 In qualsiasi caso, di certo qualche conseguenza ci sarà... Staremo a vedere cosa succederà!
Nelle scene successive, invece, ritroviamo Pietro e Martino di nuovo insieme, come spesso capita ultimamente... E giustamente finiscono per parlare anche di Alessio. Come finirà invece la loro serata?
Lo scopriremo nel prossimo appuntamento di mercoledí!
Kiara & Greyjoy

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