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Capitolo 15 - Euphoria (Pt. 2)

-A proposito del mio compleanno ... In quei giorni potrei non essere nemmeno qui-.

-A Venezia, intendi?-.

Alessio scosse il capo:

-In Italia, a dire il vero-.

Stavolta anche Pietro si fermò, corrugando la fronte per la curiosità, ma non gli servì neppure formulare la domanda: Alessio sembrò avergli letto il pensiero.

-Nella prima settimana di Aprile ci sarà una convention piuttosto interessante su alcune novità nel campo della cyber security. Mi hanno proposto di parteciparvi, visto che è anche la mia area di lavoro-.

-E dove sarà?- chiese ancora, sempre più curioso. La breve pausa che ne seguì lasciò Pietro sulle spine, lasciandolo a chiedersi in quale parte del mondo dovesse andare Alessio.

Lo scoprì un secondo dopo, quando l'altro si decise a parlare:

-Los Angeles-.

Pietro ringraziò se stesso per aver atteso di continuare a mangiare, perché in caso contrario si sarebbe sicuramente strozzato.

-Cosa? Negli Stati Uniti?- ripeté incredulo, gli occhi sgranati – Visto che ti hanno invitato ti pagano il viaggio, vero?-.

-All'incirca, sì- Alessio annuì, ridacchiando tra sé per la reazione appena ricevuta – Ho due posti prenotati, ma il mio dipendente con cui sarei dovuto andare sembra abbia troppa paura di prendere l'aereo per tutte quelle ore-.

-Quindi andrai da solo?-.

Pietro lo vide annuire di nuovo:

-È probabile-.

Per un po' Alessio rimase di nuovo in silenzio, prima di lanciargli un'occhiata di sottecchi, talmente veloce che per un attimo Pietro temette di essersela immaginata. Credendo che il discorso fosse finito lì, tornò a rivolgere le sue attenzioni a quel che rimaneva della sua pizza: aveva ancora fame, una fame che di certo quelle ultime fette non avrebbero saziato del tutto.

-Anche se ... -.

Pietro alzò gli occhi verso Alessio, una muta domanda nella sua espressione curiosa. Osservò il sopracciglio alzato di Alessio, la fronte aggrottata come se stesse riflettendo spasmodicamente su qualcosa.

Schioccò sonoramente la lingua, stavolta tornando a guardarlo apertamente:

-Tu non ti occupi di nuove tecnologie in redazione?-.

Pietro annuì, lasciando perdere la fetta di pizza che ancora aveva tra le dita:

-Sì, di solito sì-.

Al direttore era sembrata una buona idea piazzarlo in un campo che aveva a che fare con il suo vecchio lavoro: alla fine, aveva dovuto ammettere Pietro, le sue conoscenze pregresse erano davvero di aiuto nel dover riportare in modo più approfondito alcune notizie del mondo del progresso informatico e tecnologico.

-Potresti proporre al tuo caporedattore un pezzo sugli eventi della convention- Alessio buttò lì quelle parole con la miglior nonchalance, come se gli avesse appena chiesto cosa c'era per dolce a cena – Sarebbe una cosa piuttosto esclusiva-.

L'unica cosa che riuscì a fare Pietro, oltre a spalancare gli occhi e mollare definitivamente la pizza sul piatto, fu quella di stentare a credere a quel che aveva appena udito.

-Mi stai proponendo di venire con te? A Los Angeles?-.

Tutto ciò che ebbe in risposta, prima di qualsiasi altra parola, fu un sorriso scaltro di Alessio. Un sorriso che lasciava spazio a ben poche altre interpretazioni.

-Credo di sì-.

Alessio si sporse di più verso di lui, lo stesso sguardo di chi sapeva perfettamente di aver appena lanciato una bomba che difficilmente sarebbe stata ignorata.

-Che dici?- gli disse ancora, e per un attimo Pietro ebbe l'impressione che, se fosse stato in piedi, le gambe gli sarebbero mancate all'istante – Non vuoi andare alla scoperta dell'America?-.

*

It's my life

It's now or never

I ain't gonna live forever

I just want to live while I'm alive

Imprecò sottovoce, mentre richiudeva l'ennesimo cassetto della scrivania che occupava un angolo della stanza da letto, innervosito per non aver ancora trovato ciò che cercava.

Pietro sospirò a fondo, cercando di ricordare: aveva sicuramente una copia del contratto d'affitto dell'appartamento da qualche parte in casa, il problema era capire dove. Aveva iniziato da poco la ricerca, mettendocisi subito dopo cena, in quel giovedì sera in cui non aveva altro da fare.

Ricerca che, se non si fosse conclusa a breve, lo avrebbe fatto solamente finire ad andare a dormire con l'ansia, all'idea di aver perso quella maledetta copia, e con il nervoso, per aver dovuto aprire tutti i cassetti di tutti i mobili per rintracciarla.

Si mise il cuore in pace, pensando che, prima o poi, sarebbe venuta fuori. Aprì un secondo cassetto della scrivania, rovistandovi dentro ma capendo ben presto che non l'avrebbe trovata nemmeno lì, di certo non in mezzo a vecchi documenti di visite mediche più o meno recenti. Richiuse il cassetto con un gesto secco, passandosi una mano tra i capelli; cercò di reprimere l'ennesima imprecazione, pur sapendo che, in una casa deserta come la sua, nessun altro al di fuori di se stesso avrebbe potuto sentirlo.

Quando si decise a tuffarsi nel terzo cassetto avvertì la sensazione che sarebbe stato un altro tentativo a vuoto. C'erano scartoffie di ogni genere lì dentro – quasi si sorprese di come, inaspettatamente, fosse in pieno disordine-, ma di certo non c'era la copia del contratto. Fu sul punto di lasciar perdere anche quel cassetto, ma prima di richiuderlo l'occhio gli cadde su un angolo di foglio di colore viola: qualcosa che avrebbe richiamato l'attenzione di chiunque, in mezzo a quella massa di carte bianche ed anonime.

Pietro allungò una mano, afferrandone il lembo visibile e tirandolo fuori dal cumulo sotto cui si trovava: per un attimo corrugò la fronte, ma gli bastò poco per ricordare cosa fosse la cosa che aveva in mano.

Non era un foglio qualsiasi, ma un volantino. Il volantino del Celebrità, decorato con i colori dell'arcobaleno in pieno contrasto con lo sfondo viola.

Pietro se lo rigirò tra le mani: ricordava ancora abbastanza bene la sera autunnale in cui un tizio che distribuiva quei volantini gli aveva praticamente messo in mano quello che ora stava guardando. E ricordava anche – fin troppo bene, meglio di quel che gli sarebbe piaciuto ammettere- che genere di locale fosse il Celebrità. Non che fosse difficile intuirlo, dato l'enorme uso di arcobaleni nella grafica del volantino.

Non ricordava, però, il motivo per cui lo aveva conservato. Forse perché, in fondo, avrebbe sempre potuto avere una sua utilità.

Per un attimo ebbe la tentazione di buttarlo nel cestino accanto alla scrivania, ma si fermò. Negli ultimi mesi c'erano state troppe cose a cui pensare – trovare un equilibrio con Giada e i bambini, l'esame di Stato da preparare, rassegnare le dimissioni in ufficio e stabilirsi definitivamente in redazione-, decisamente troppe per anche solo prendere in considerazione l'idea di distrarsi.

Di distrarsi e provare nuove cose.

Ora, però, le cose erano cambiate. Si erano assestate, e se magari qualcosa poteva ancora migliorare, Pietro doveva ammettere che non poteva lamentarsi. La sua vita aveva preso una piega di quotidiana monotonia che gli era mancata: per quanto noiosa potesse essere, aveva bisogno di sentire quella tranquillità a cui era riuscito ad arrivare dopo anni di fatica.

Forse, in fondo, era arrivato il momento anche per il prossimo passo.

Si mise seduto sul pavimento, mordendosi il labbro inferiore. Ripensò a Fernando, come gli capitava spesso, quasi ogni giorno, anche solo per pochi minuti.

Fernando di sicuro avrebbe saputo dirgli cosa fare: lo avrebbe incoraggiato ad uscire dal guscio, a fare lo step successivo dopo aver preso coscienza di se stesso ed averlo detto almeno a Giada. Sì, Fernando lo avrebbe di sicuro spronato ad uscire in qualche locale, magari anche conoscere qualcuno; riusciva quasi a sentirlo, parlargli con euforico entusiasmo di quante possibilità avesse davanti a sé.

Pietro lasciò che le proprie labbra si piegassero in un sorriso malinconico. Se Fernando fosse stato lì con lui di sicuro si sarebbe offerto di accompagnarlo, di fargli da guida, ma ora era un compito che doveva affidare a se stesso. Doveva essere la sua stessa guida, e forse quello era il momento propizio per farlo.

Forse ritrovare quel volantino proprio in quel momento era un segno del destino, più che una semplice coincidenza. Gli piaceva pensarla così, come gli avrebbe detto Fernando.

Forse era ora di smettere di tenere la propria vita in standby e cominciare a viverla sul serio. Magari anche facendo esperienze sbagliate, ma di sicuro passando per altre che sarebbero state giuste.

Magari il Celebrità non era proprio il posto più adatto a lui, ma era un inizio, che poteva anche riservare delle sorprese.

L'importante era provare. Doveva iniziare a farlo, e per la prima volta provò la genuina voglia di mettersi alla prova.


"Morire non è nulla; tremendo è non vivere" - Victor Hugo

I just want to live while I'm alive

It's my life [1]

*

This is getting heavy, can you hear the bass boom? I'm ready

Life is sweet as honey, yeah, this beat cha-ching like money

Disco overload, I'm into that, I'm good to go

I'm diamond, you know I glow up

Hey, so let's go

Forse era troppo vecchio per quel genere di cose.

Pietro sbuffò sonoramente, passandosi le mani sul viso in un gesto di pura frustrazione.

Sarebbe sembrato un venerdì sera qualunque, se non fosse stato per il fatto che aveva cenato particolarmente presto – praticamente appena rientrato dal lavoro- e che, anziché riposarsi un po' sul divano davanti alla tv o al pc per guardare in streaming qualche serie, si trovava invece di fronte all'armadio spalancato. Non ricordava da quanto tempo fosse lì, a struggersi nello scegliere qualcosa da indossare – qualcosa di adatto ad un locale come il Celebrità, qualcosa che non lo facesse sembrare né troppo in tiro ma nemmeno sciatto.

Inspirò profondamente: sì, forse era un po' fuori dal target di un locale simile, probabilmente avrebbe alzato un po' la media d'età dei frequentatori, ma aveva tutte le possibilità per presentarsi al meglio. Cercò di ripeterselo come un mantra, consolandosi con il fatto che, in fin dei conti, non doveva rimorchiare nessuno: poteva vestirsi decentemente anche solo per andare a dare un'occhiata di perlustrazione.

Tornò a concentrarsi su ciò che aveva davanti, allungando una mano per separare alcune camicie dal resto degli abiti appesi. Ne scelse alcune e, afferrati gli appendini, le buttò in bella vista sul materasso. Non poteva certo contare sulla varietà di colori e toni – erano tutte perlopiù scure, dal blu al nero, persino una vinaccia che aveva dimenticato di avere-, ma ce n'erano almeno un paio che potevano fare al caso suo.

Non indossava camice così eleganti da troppo tempo. Di certo nell'ultimo anno non aveva avuto occasioni per usarle, ed era pronto a scommettere che fosse passato anche più di un anno dall'ultima occasione utile, che nemmeno ricordava.

Guardò a lungo la camicia indaco che aveva posato ad una estremità del letto, sentendosi spinto dopo poco a sollevarla. La tenne appoggiata contro il proprio busto, mentre si avviava davanti allo specchio accanto all'armadio: la fantasia paisley la rendeva meno monotona che se fosse stata in tinta unita, ma nemmeno troppo estrosa da dare nell'occhio. Era ciò che faceva per lui.

Sorrise tra sé e sé, un po' più sollevato: forse non sarebbe sembrato ridicolo in quel locale che si prospettava pieno di gente più giovane di lui, più giovane e meno spaesata di come si sarebbe sentito lui.



Erano da poco passate le nove. Fuori non sembrava ci fosse pericolo di pioggia, anche se portare un ombrello non doveva essere una precauzione esagerata.

Pietro si guardò intorno, in piedi al centro del salotto, chiedendosi cos'altro gli sarebbe potuto servire. Ormai l'ora adatta per uscire era arrivata: sarebbe uscito in tranquillità, avrebbe camminato per le calli fino al Tronchetto dove avrebbe recuperato l'auto. E poi sarebbe finalmente partito, in direzione di Mestre, verso qualcosa di così ignoto che non sapeva nemmeno cosa si sarebbe potuto aspettare.

"È solo un locale".

Sospirò affannosamente, cercando di restare con la mente lucida e non lasciarsi sopraffare dall'agitazione. Aveva già preparato tutto: il portafoglio in una delle tasche dei jeans neri, l'ombrello già pronto, il cappotto che lo attendeva vicino alla porta d'ingresso. Era ora di andare.

"Andrà tutto bene".

Arrivò di fronte alla porta d'ingresso, afferrando il cappotto dall'attaccapanni per infilarselo. Si sentiva teso come una corda di violino, per quanto gli sarebbe piaciuto negarlo. Ma era una tensione in qualche modo positiva, come se tutti i timori e le paure che ancora aveva fossero comunque meno forti dell'euforia che si sentiva addosso.

Euforia. Quella era la parola giusta: era la sensazione prevalente che gli scorreva nelle vene in quel momento.

Non aveva idea di cosa dovesse aspettarsi da quella sua prima sortita in un locale apertamente LGBTQA, ma l'avrebbe scoperto presto – era una sensazione così strana al pensiero che, un anno prima, ancora si torturava al pensiero che, prima o poi, avrebbe dovuto fare coming out con Giada.

Era acqua passata, ormai. Poteva ancora avere qualche dubbio, ma poteva dirsi pronto ad affrontare quel che lo aspettava.

La serata era sua, ed era del tutto intenzionato a viversela fino in fondo.

'Cause I, I, I'm in the stars tonight

So watch me bring the fire and set the night alight

Shining through the city with a little funk and soul

So I'ma light it up like dynamite [2]




[1] Bon Jovi - "It's my life"

[2] BTS - "Dynamite"

Il copyright delle canzoni appartiene esclusivamente alle rispettive band e autori.

NOTE DELLE AUTRICI

Continua la conversazione tra Pietro e Alessio nel punto in cui ci siamo interrotti settimana scorsa. Scopriamo così che il motivo che potrebbe, molto probabilmente, portare Alessio lontano nel giorno del suo compleanno è un viaggio. Ma non un viaggio qualunque... ma un viaggio di lavoro negli States! Quale migliore occasione per invitare, con un effetto sorpresa da Oscar, il buon Pietro ad unirsi a lui? Lo farà veramente, oppure no? Se sì, assisteremo in diretta al loro viaggio o dello stesso rimarrà solo un racconto da raccontare a figli, nipoti e parenti tutti?Cambia poi la scena, ma il buon Pietro rimane a farci compagnia. E così, direttamente da qualche universo parallelo, riappare un volantino che era andato perduto, un volantino che lo spinge ad uscire dalla sua comfort zone. Che cosa ne uscirà da questa avventura?A venerdì per scoprirlo!

Kiara & Greyjoy

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