Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 14 - In mille pezzi (Pt. 2)

Giulia scosse debolmente il capo:

-È solo che ... -.

Non riuscì a concludere la frase, distratta dall'improvviso e totalmente inaspettato arrivo di Nicola. Era convinta che Caterina, a quell'ora della sera, fosse ancora a casa da sola, ma doveva essersi sbagliata fin dal principio: a giudicare dalla tuta che indossava, Nicola non sembrava affatto appena tornato a casa dall'ufficio. Si chiese, inevitabilmente, se avesse già ascoltato qualche stralcio della loro conversazione, o se fosse giunto lì solo per pura casualità.

La salutò subito, con un cenno del capo:

-Oh, ciao Giulia. Non credevo fossi tu ad aver suonato-.

-Ero io con le gemelle- Giulia replicò di nuovo, sentendosi vagamente stupida per non essere riuscita a rispondere in modo un po' meno ovvio. Nicola le raggiunse in pochi passi, proprio nel momento in cui Caterina si era girata nella sua direzione:

-Mi ha appena chiesto se possiamo tenergliele per la notte- disse, facendo un cenno con il capo nella direzione delle due bambine, inconsapevoli e totalmente distratte nel giocare con Francesco a pochi metri da loro.

Giulia immaginò che Nicola dovette sentirsi preso contropiede allo stesso modo in cui si era sentita Caterina, ma lo dette decisamente meno a vedere. Non vide tracce di sorpresa solcargli il viso, né allarmismo: si limitò a guardarla, annuendo tra sé e sé.

-Sì, certo che possiamo- le disse, con tranquillità – C'è qualche problema a casa?-.

Stavolta Giulia si sentì meno impreparata: gli attimi in cui Nicola era comparso e le aveva raggiunte, le erano stati preziosi per decidere cosa raccontare a quella possibile domanda.

-Devo solo parlare con Filippo. E vorrei farlo senza le bambine intorno-.

Nessun dettaglio che lasciasse trasparire più del dovuto, nessuna intonazione particolare che potesse far presagire qualcosa in positivo o in negativo, ma il volto di Nicola si fece ugualmente cereo e teso come se gli avesse appena dato la notizia peggiore che potesse aspettarsi.

Per un attimo Giulia si chiese se se lo stesse solamente immaginando, o se Nicola si fosse davvero turbato dalle sue parole.

-È qualcosa di grave?- fu Caterina a parlare di nuovo, accigliata. Doveva ricordare di quel che avevano parlato insieme ad Alessio nemmeno una settimana prima: per un attimo Giulia temette di aver lasciato capire troppe cose.

Scosse le spalle, scuotendo allo stesso modo anche il capo:

-Non lo so. Per ora non vorrei sbilanciarmi troppo-.

L'apprensione sul viso di Caterina non sparì nemmeno in parte:

-Queste sì che sono belle premesse- commentò debolmente, visibilmente amareggiata.

"E non sai nemmeno tutto il resto".

Giulia si morse il labbro inferiore, impedendosi di commentare o aggiungere altro: sapeva che ne avrebbe parlato a Caterina, qualsiasi sarebbe stato il responso di quella sera, ma non era quello il momento.

-Magari vi dirò di più quando avrò più certezze anche io- sospirò, lo sguardo di Nicola ancora fisso su di lei, il viso ancora pallido.

Decise di non fare domande, anche se quel particolare difficilmente se lo sarebbe scordato: erano sempre poche le volte in cui Nicola appariva evidentemente turbato, ed era sempre per qualche motivo preciso.

Distolse lo sguardo, puntandolo invece su Caterina, schiarendosi la voce:

-Devo andare ora- iniziò a dire, indicando poi gli zainetti con i quali le gemelle erano arrivate – Negli zaini delle bambine trovate tutto. Sia il pigiama che lo spazzolino, qualsiasi cosa possa servire per stasera-.

Caterina annuì, l'unica che sembrava averle dato davvero ascolto: Nicola era rimasto in totale silenzio, lo sguardo perso come la mente che sembrava essere totalmente altrove.

-Grazie ancora- si ritrovò a mormorare di nuovo Giulia, in un tentativo di ritardare ancora di pochi secondi il momento in cui avrebbe dovuto salutare le sue figlie.

Non aveva nemmeno idea se, quando sarebbero tornate a casa, avrebbero trovato i loro genitori ancora uniti come prima.

Caterina le si accostò, lo sguardo grave e l'espressione che tradiva ansia:

-Detto tra noi, mi stai facendo preoccupare-.

Giulia non riuscì a reprimere del tutto il sospiro appesantito che le sfuggì dalle labbra:

-Non potresti esserlo più di quanto lo sono io

*

Love you so bad, love you so bad

Mold a pretty lie for you

Love it's so mad, love it's so mad

Try to erase myself and make me your doll

Love you so bad, love you so bad

Mold a pretty lie for you

Love it's so mad, love it's so mad

Try to erase myself and make me your doll

(BTS - "Fake love")*

Appena messo piede in casa, la prima cosa ad accoglierla fu il silenzio. C'era un silenzio insolito, innaturale: l'appartamento non era animato dalle parole pronunciate ancora con qualche difficoltà da Caterina e Beatrice, non c'era la tv accesa della cucina che accompagnava lei e Filippo mentre preparavano la cena. Era un'atmosfera a tratti spettrale, che non fece altro che farla sentire ancora più vuota.

Giulia richiuse dietro di sé la porta d'ingresso, rimanendo ferma sulla soglia ancora per qualche secondo, il tempo che sarebbe servito a Filippo per avvertire la porta chiudersi e rendersi conto che era tornata a casa.

Come aveva previsto, lo vide sbucare fuori nel corridoio che dava anche sull'ingresso qualche attimo dopo: si era già cambiato con la tuta che usava di solito a casa, segno che doveva essere tornato dal lavoro già da un po'.

"Niente straordinari, stasera".

-Giulia, finalmente!- Filippo l'accolse con tono che nascondeva un po' d'apprensione – Sono tornato e non ti ho trovata in casa. Mi sono spaventato!-.

Mosse qualche passo verso di lei, il viso ancora visibilmente tirato per il nervosismo:

-Ti ho chiamato mille volte, ma non hai nemmeno risposto-.

-Ero occupata-.

Giulia posò con indifferenza la borsa sul mobile nell'ingresso, in attesa della prossima domanda di Filippo. Immaginava già quale potesse essere, ma non aveva alcuna intenzione di parlare più del dovuto: sentiva già la nausea salirle al solo provare a guardarlo.

-Dove sono le bambine?- Filippo la stava guardando confuso, a tratti paranoico.

-Da Caterina e Nicola- Giulia camminò verso la cucina, senza nemmeno badare se la stesse seguendo o meno – Staranno da loro per la notte-.

Anche se Filippo era dietro di lei, non faticò ad immaginare la sua espressione ora ancor più confusa di prima. Doveva aver capito che c'era qualcosa di diverso nell'aria, ma Giulia era piuttosto certa che non avesse alcun sospetto di cosa esattamente stava per succedere.

Filippo la seguì passo dopo passo, lasciandosi sfuggire un gemito sorpreso:

-Perché? E perché non mi hai detto nulla?-.

Arrivarono in cucina pochi passi dopo, e quando finalmente Giulia si voltò verso di lui, Filippo le si bloccò di fronte, a pochi metri, lo sguardo incerto e interrogativo.

-Dobbiamo parlare-.

Riuscì ad osservare il cambio d'espressione di Filippo in ogni sua sfumatura, dall'irrigidimento dei lineamenti, all'implicita paura che si era aggiunta al disorientamento di prima. Per un attimo Giulia dovette controllare la rabbia:

-E almeno se loro non sono qui potrò urlare senza aver paura di spaventarle-.

Il silenzio che calò era più pesante di quanto lei stessa si sarebbe immaginata. Ora riusciva a leggere tutto il panico che Filippo doveva provare il quell'esatto momento, passato a chiedersi cosa stava succedendo.

-Che stai dicendo?- le chiese in un filo di voce, a malapena udibile.

"Questo dovresti spiegarmelo tu".

Giulia lo guardò con indifferenza che sfociava nel gelo:

-Non c'è niente che devi dirmi?-.

La guardò ancor più confuso:

-Di che tipo?-.

-Non lo so, di qualsiasi tipo-.

Filippo era cereo in viso, come se sapesse, in fondo, dove Giulia voleva arrivare. Era sicura che se lo sentisse, che fosse perfettamente a conoscenza che lei sapeva: non gli aveva mai visto uno sguardo così atterrito, così sul filo del terrore.

Nonostante ciò, scosse di nuovo il capo in diniego:

-Non mi sembra-.

Giulia sentì la rabbia montarle, ma non lasciò scappare alcun indizio di ciò mentre domandava ancora:

-Non c'è niente che devi dirmi?-.

Filippo non abbassò lo sguardo nemmeno un secondo, nonostante apparisse teso: sembrava del tutto intenzionato a non cedere, nemmeno all'ennesima domanda.

-No- rispose ancora, in un filo di voce.

Era prevedibile, si ritrovò a pensare Giulia: poteva ancora giocarsela, quando ancora non c'erano prove a suo carico, provare a convincerla e salvarsi. Ed in fondo era ciò che anche lei sperava: sentirgli dire che non c'era nulla che doveva sapere, nulla che era successo, e nulla che li stesse per portare sulla via della rovina.

Non arretrò, però. Forse non era pronta al dolore che l'avrebbe invasa nel vedere tutte le sue speranze sfumare, ma la sincerità la doveva prima di tutto a se stessa, e poi alle sue figlie. Non poteva lasciar perdere.

Senza dire nulla superò Filippo, uscì dalla cucina e andò dritta in camera da letto, diretta al suo comodino. Al terzo cassetto, quello più in basso, sotto diverse scartoffie, tirò fuori la confezione di preservativi trovati la sera precedente. La prese in mano cercando di trattenersi dal schiacciarla e distruggerla, almeno fino a quando le sarebbe servita, e tornò di nuovo in cucina. Filippo non si era mosso: si era voltato nella sua direzione con sguardo ancor più disorientato, ma senza nemmeno domandarle cosa fosse andata a cercare.

La risposta, in ogni caso, l'avrebbe avuta dopo nemmeno un secondo: Giulia scaraventò sulla tavola la confezione di preservativi, seguendo gli occhi di Filippo che vi si posavano sopra.

Se possibile, lo vide impallidire ancor di più.

-Non c'è davvero niente che devi dirmi?- ripeté ancora, atona.

Ogni traccia di colore era svanita dal viso di Filippo, talmente cereo che Giulia non si sarebbe stupita affatto di vederlo svenire da un momento all'altro. Non articolò nemmeno una parola, gli occhi incollati all'unico oggetto presente sul tavolo della cucina, sprofondato in un silenzio catatonico da cui non sembrava voler uscire.

Giulia si avvicinò di qualche passo, stavolta non cercando nemmeno di nascondere tutta l'ira che si sentiva dentro:

-Ti prego, non dirmi che non sono tuoi, perché tentare di negare mi farebbe solo incazzare ancor più di quanto già non sono- sibilò a denti stretti, le braccia incrociate contro il petto per impedirsi di artigliare le spalle di Filippo e scuoterlo fino a spingerlo a parlare.

Continuò a rimanere in silenzio per un altro minuto, e Giulia percepiva già la propria pazienza venire sempre meno. Gli si avvicinò ulteriormente, una distanza talmente minima che in una qualsiasi altra situazione – una delle tante in cui si erano trovati da quando stavano insieme-, sarebbe stato estremamente facile avvicinare il proprio viso a quello di Filippo e baciarlo. In quel momento, invece, l'unica tentazione che aveva era quella di schiaffeggiarlo.

-Visto che non hai niente da dirmi, allora sono io che ho una domanda per te- disse ancora, sforzandosi di non far tremare la voce – Perché?-.




*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro