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Capitolo 11 - Ballad of the lonely hearts (Pt. 3)

Things get damaged, things get broken

I thought we'd manage

But words left unspoken left us so brittle

There was so little left to give

Quasi non si accorse di essere rimasto a ticchettare nervosamente con il piede a terra per diversi minuti, la sottile sensazione d'ansia che cominciava a scorrergli nelle vene.

Pietro lasciò vagare per un po' il proprio sguardo sulla gente che, in continuazione, entrava ed usciva dalla stazione di Santa Lucia. Per essere martedì pomeriggio il movimento di persone era frenetico, quasi caotico.

Gli venne l'improvvisa voglia di fumare una sigaretta, l'ultima che avrebbe potuto fumare prima di quasi quattro ore di viaggio fino a Roma, ma si trattenne: ormai dovevano mancare pochi minuti all'arrivo di Giada con i bambini.

Si guardò intorno ancora una volta, in attesa, sperando di dover attendere ancora poco. Anche se il buio non era ancora calato, cominciava a fare freddo.

Gli ci vollero solo pochi altri attimi prima di individuare coloro che stava aspettando: vide Giada dalla distanza, quando ancora mancavano diversi metri per raggiungerlo. Pietro non perse tempo, decidendo di andarle incontro: trascinò con sé il piccolo trolley con cui sarebbe dovuto partire, scendendo le gradinate davanti alla stazione.

Giada sembrava non essersi ancora accorta della sua presenza sempre più vicina, troppo intenta a dire qualcosa all'indirizzo di Giacomo – aggrappato saldamente al manubrio del passeggino di Giorgio-, il viso abbassato sul figlio primogenito e il passo lento.

A Pietro bastarono pochi lunghi passi per arrivare di fronte a lei, ma prima che potesse anche solo accennare a dire qualcosa, fu Giacomo a precederlo: gli rivolse un sorriso ancora perlopiù sdentato, ignorando quel che gli stava dicendo sua madre per esclamare un "Ciao, papà!" nella direzione di Pietro.

Giada alzò a sua volta il viso un attimo dopo, lanciandogli un cenno di saluto dopo essersi accorta di lui a pochi metri di distanza.

Quando Pietro annullò del tutto lo spazio, non attese oltre prima di chinarsi di fronte al passeggino, per essere alla stessa altezza dei figli. Giacomo si sfilò velocemente da Giada, correndo con passi ancora vagamente incerti verso Pietro, finendo dritto tra le sue braccia.

-Ciao, piccoli- Pietro allungò una mano verso il viso addormentato di Giorgio, avvolto nel cappottino e ben coperto da un'ulteriore coperta di lana – Come state?-.

Giacomo alzò il viso verso di lui, ancora sorridente:

-Bene!- disse, con una pronuncia piuttosto precisa. Stava facendo progressi incredibili nell'imparare a parlare, Pietro se ne stava rendendo conto sempre di più: nonostante non avesse ancora tre anni, riusciva ad esprimersi molto meglio e con molte più parole imparate rispetto a molti suoi coetanei.

Pietro si ritrovò a pensare, con una certa soddisfazione, che se Giacomo avesse continuato a mostrare quella sorta di talento un giorno avrebbe anche potuto seguire le sue orme.

-Bene? Sì?- replicò in risposta al figlio, scompigliandoli i capelli castani e facendolo ridere. Pietro sollevò il viso verso Giada: era rimasta in silenzio fino a quel momento, forse tenendosi un po' in disparte per non rovinare quel momento di saluto tra lui e i bambini. Sembrava stanca, a giudicare dalle occhiaie violacee, ma mostrava sempre la stessa attenzione nell'aspetto, con i capelli biondi sempre curati e gli occhi truccati leggermente.

-Tu come stai?- le chiese, risollevandosi e tenendo una mano di Giacomo.

Giada gli rivolse un sorriso scettico:

-Non c'è male, direi- rispose, forse minimizzando – Almeno essere in maternità vuol dire avere il tempo di sistemare la casa mentre loro dormono-.

Pietro annuì, comprensivo: Giada si era trasferita da pochi mesi, nella stessa zona in cui viveva prima della loro convivenza, ma faticava ancora a trovare il tempo per assemblare mobili e arredare come avrebbe voluto. D'altra parte, non dubitava fosse piuttosto difficile organizzare il proprio tempo con due bambini piccoli a cui badare.

-Hai bisogno di aiuto per qualcosa?- le chiese, gentilmente. Anche se ogni weekend era lui a tenere Giacomo e Giorgio, il dubbio che a Giada servisse comunque una mano non si era mai del tutto dissipato.

Lei ricambiò lo sguardo per qualche secondo rimanendo in silenzio, prima di scuotere debolmente il capo:

-No, credo di potercela fare-.

C'era forse un po' di orgoglio nella sua voce, come a voler sottintendere che fosse in grado di cavarsela benissimo da sola. Pietro era sicuro che Giada sarebbe sempre riuscita a badare a se stessa e ai bambini nel modo migliore, ma non poté fare a meno di chiedersi se il suo diniego fosse in qualche modo dovuto più al non voler apparire debole, che non alla mancanza di bisogno di aiuto effettivo.

Decise che non valeva la pena insistere oltre.

-Nel caso ti servisse lo sai che puoi chiamarmi- le ricordò, cercando di sorriderle.

Anche se a volte avvertiva tensione tra loro, Pietro era sicuro che le cose tra lui e Giada si stessero davvero risollevando. Non sarebbero mai tornate come prima – e non riusciva a non pensare che fosse un bene per entrambi-, ma perlomeno riuscivano a parlare quasi amichevolmente. Erano sforzi che stavano facendo principalmente per Giacomo e Giorgio, per dar loro una sorta di quotidiana serenità che non facesse troppo pesare il grande cambiamento che c'era già stato.

C'erano volte in cui vedeva qualcosa di diverso in Giacomo, da quando non vivevano più insieme. Era forse un velo di malinconia a cui nemmeno lui riusciva a dare ancora un significato profondo, per l'età ancora troppo giovane e la mancanza di situazioni con cui confrontare quel dolore. Eppure c'era, e Pietro non aveva fatto altro che ripromettersi di fare in modo di ridurlo al minimo, restando presente il più possibile.

Angels with silver wings

Shouldn't know suffering

I wish I could take the pain for you

-Grazie. Lo terrò a mente- la voce calma di Giada interruppe quel flusso di pensieri che avevano cominciato a riempirgli la mente – Sei agitato?-.

Doveva aver scambiato la sua espressione seria per ansia riguardo l'esame di Stato. Pietro scrollò le spalle:

-Ancora no- cercò di tranquillizzarla, anche se in realtà un po' di agitazione l'aveva eccome – Spero solo di non perdermi per Roma-.

Lo disse quasi ridendo, forse conscio fino in fondo solo in quel momento del viaggio che era in procinto di intraprendere. Non aveva mai messo piede a Roma, anche se era sempre stato curioso di visitarla, prima o poi; di certo non avrebbe mai pensato di andarci per la prima volta per qualcosa legato ad un possibile futuro lavoro. Si era ripromesso, nei giorni precedenti, di andarsene in giro per la città il più possibile, nel poco tempo libero che avrebbe avuto nei giorni in cui si sarebbe fermato.

Giada gli lanciò un sorriso appena accennato, vagamente imbarazzato:

-Ce la puoi fare. Cerca di non perdere la concentrazione-.

-Spero di no- mormorò Pietro in risposta.

Ripensò, per un attimo, a tutti i pomeriggi e le sere passate a studiare, a volte da solo ed altre con Alessio. C'erano stati momenti in cui si era chiesto se davvero potesse valer la pena fare quel salto nel vuoto, se cambiare lavoro a ventisette anni non fosse troppo rischioso.

Non aveva mai espresso a voce alta quei timori, troppo impaurito dal renderli troppo reali, ma in alcuni momenti era come se persino Alessio riuscisse a leggerglieli in faccia. Non era mai rimasto stupito dai suoi incoraggiamenti nel seguire quello che era il lavoro che avrebbe voluto fare per il resto della vita.

-Torni a fine settimana, vero?-.

Pietro sussultò appena, riscosso dalla voce di Giada che lo aveva appena riportato alla realtà. Sentì Giacomo aggrapparsi ancor più saldamente alla sua gamba, quasi avesse intuito la sua imminente partenza per qualche giorno.

-Sì, sabato mattina- confermò Pietro, con voce incerta – Se tutto va bene-.

Pietro si morse il labbro inferiore, un po' in imbarazzo: non era sua intenzione far trasparire la sua agitazione in quel momento, non con Giada e i bambini lì con lui, ma non ci era riuscito.

Quei pochi giorni che avrebbe passato a Roma potevano cambiargli la vita, in modo fin troppo letterale: era fin troppo certo che nulla sarebbe potuto andar bene fino in fondo, nonostante tutti gli sforzi compiuti.

Alzò gli occhi quando avvertì la mano di Giada essersi posata sulla sua spalla. Per un attimo rimase immobile, sorpreso: non ricordava nemmeno quando era stata l'ultima volta che c'era stato un contatto fisico tra di loro, anche casuale. Giada gli si era avvicinata giusto quel che bastava per allungare il braccio; gli rivolse un altro sorriso leggero, prima di allontanarsi di nuovo.

-Andrà tutto bene- mormorò, incoraggiante.

Pietro annuì, già meno imbarazzato rispetto a qualche secondo prima: forse, in fondo, le cose stavano pian piano tornando ad andare per il verso giusto.

Prima di poter dire qualsiasi cosa, fu di nuovo Giada a parlare:

-In effetti se non hai nulla da fare nel prossimo weekend, potresti venire a darmi una mano per montare un armadio. Così puoi vedere anche i bambini- gli propose, con semplicità.

Stavolta anche Pietro si ritrovò a sorridere, senza pensarci oltre:

-Va bene-.

Tirò fuori il cellulare dalla tasca del cappotto, sospirando pesantemente: non mancava molto alla partenza. Doveva cominciare ad avviarsi alla stazione e al binario, prima di rischiare di fare troppo tardi.

-Ora devo andare, il treno parte tra poco- annunciò con la voce carica di agitazione, riponendo il cellulare e sentendo già il proprio cuore stringersi all'idea di salutare Giacomo e Giorgio.

-Meglio che tu non lo perda- convenne Giada, annuendo.

Pietro non perse altro tempo: piegò ancora le gambe, tornando all'altezza di Giacomo, in piedi ora di fronte a lui, e a quella di Giorgio, ancora piuttosto assonnato nel passeggino. Allungò un braccio verso il suo figlio più piccolo, arrivando a stringergli una mano tra le sue dita; Giacomo, invece, agì di sua volontà, fiondandosi ad abbracciarlo di nuovo, intuendo che il momento dei saluti era giunto.

-Fate i bravi con la mamma, ok?- Pietro lo mormorò a bassa voce, stringendo il corpo delicato e ancora minuscolo di suo figlio – Ci vediamo presto-.

Era una promessa alla quale teneva più di qualsiasi altra cosa: per un attimo non pensò nemmeno più a Roma, all'esame per diventare giornalista, a nient'altro se non al giorno in cui, in quella stessa settimana, avrebbe potuto rivederli e abbracciarli ancora.

I pray you learn to trust

Have faith in both of us

And keep room in your hearts for two

(Depeche Mode - "Precious")*




*il copyright della canzone appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

L'ultima scena del capitolo vede protagonisti Pietro e la sua famiglia: Giada, infatti, lo ha raggiunto con i loro figli per salutarlo in vista della partenza per Roma. Insomma, sembra che nonostante momenti parecchio tesi e momenti di certo non facili, sia Pietro che Giada sono disposti a cercare di andare il più d'accordo possibile per il bene dei loro bambini. Non possiamo far altro che sperare per loro che le cose continuino a funzionare, perchè ovviamente il bene dei più piccoli viene al primo posto!

Concludiamo così anche questo capitolo, di nuovo di passaggio e che ci ha dato alcuni scorci sulla vita dei nostri protagonisti ... Rimarrà tutto ancora così calmo anche nei prossimi aggiornamenti? Chissà!

Ci rivediamo mercoledì prossimo con un nuovo appuntamento :)

Kiara & Greyjoy

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