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41) Interrogatorio

Akko...

Sento le sue mani stringermi la felpa, tutto ciò che riuscivo a sentire erano i suoi intensi sentimenti che con quel lungo abbraccio cercava disperatamente di farmi recapitare, il suo respiro sul mio collo, il suo corpo caldo al contatto con il mio, il battere veloce del suo cuore, e il giardino che fino a poco fa trovavo affascinante, ora era scomparso e non aveva più importanza per nessuna delle due prese entrambe da intense tempeste di sentimenti che ci trascinano da un angolo all'altro del nostro essere.

Presa dall'abbraccio poso la testa sulla sua spalla e stringo forte i suoi vestiti, rimaniamo in silenzio per qualche fugace istante.

Scusa...

Lentamente scioglie l'abbraccio e mi guarda negli occhi con uno sguardo non più di rimprovero, bensì più gentile.

Per cosa ti stai scusando?

Per averti fatta preoccupare, ma ti dirò tutto, dammi solo un altro po' di tempo per accertarmi di alcune cose.

Le rispondo con aria più decisa in modo tale da infondere sicurezza in lei, così annuisce, e di certo non mi aspetto che ora abbia smesso di preoccuparsi, ma per lo meno ha la certezza che si potrà venire a capo del problema, qualunque esso sia.
Il mio scopo è quello di scoprire chi è mio padre e cosa è accaduto, e vorrei farlo questa sera, ma mia madre non proferirà parola, naturalmente io nella migliore delle ipotesi spero che mi dica tutto, d'altra parte mi sembra molto difficile che accada per cui spero per qualche indizio.

Va bene, prenditi il tuo tempo, ma non fare nulla di avventato come organizzare qualcuno dei tuoi fantasiosi piani.

Afferma con tono di rimprovero, ma non troppo severo.

Ehi! Cosa hanno i miei piani che non vanno?!

Protesto io mettendo il broncio giocosamente, e ciò provocò una piccola risata da parte di Diana.

No seriamente, i miei piani sono i migliori.

Si si, come dici tu.

Dice finendo di ridere, e da lì le preoccupazioni, i dubbi e le tensioni sollevate dal mio breve momento di collasso sparirono nel nulla e continuiamo la nostra passeggiata scherzando e ridendo, fin quando non usciamo di lì, ci fermiamo in un bar per una merenda, e poi arriva il momento di salutarci.

Ci vediamo domani a scuola allora.

Si e... Forse domani riesco a dirti quello che so, su mio padre intendo. Raggiungimi a lavoro e in un momento di pausa te lo dirò.

Decido all'ultimo, credo di avere la forza necessaria per raccontarle tutto, anche se non dovessi scoprire nulla questa sera non importa, tanto ormai ha capito che mio padre c'entra qualcosa con il mio atteggiamento di questi ultimi giorni, è inutile  continuare a nasconderglielo.
In seguito alle mie parole Diana ha cercato di rassicurarmi dicendo che se non volevo o non me la sentivo, non avrei dovuto dirglielo per forza, ma oramai ho deciso.
Così ci dividiamo e torno a casa, la quale però è ancora vuota, mia madre sta a lavoro, per cui ozio un po' sul divano con una certa ansia, non si può dire che sia proprio intensa, è quasi un filo di ansia, ma scommetto che sparirà una volta provato a chiederlo a mia madre.
Quando si fanno le sette comincio a preparare la cena, e di lì a poco sento il campanello suonare e ovviamente è mia madre.
Prepariamo insieme la cena, e pensavo di aspettare un po' prima di iniziare l'interrogatorio, magari a cena, ma la curiosità e quel filo di ansia mi spingono a farlo subito.

Quindi... chi è in realtà mio padre? Perché è cambiato e perché è andato via?

Emette un sospiro profondo, e per qualche istante non parla, e si sente solo il suono del coltello che taglia una carota.

Sapevo che me l'avresti chiesto, del resto dalla nostra discussione è passato poco tempo, ma la mia risposta è sempre la stessa.

Immaginavo avrebbe risposto una cosa simile.

Ma dai! Giuro che non ne parlo con nessuno.

Prima cosa, non so quanto io mi possa fidare di te, seconda cosa non è qualcosa che posso dire... In realtà non so molto neanche io. Prendila come qualcosa di top secret.

Non capisco perché esagerare, mio padre era un uomo giapponese normale, nella media, al massimo non vuole spezzarmi il cuore dicendo qualcosa come "Se ne è andato perché mi ha tradita".

Ti ripeto che non sono più una bambina. Qualsiasi verità la accetterò senza mezze misure, senza fare storie.

Dico con convinzione, del resto non può continuare a dirmi che sono una bimba dopo che sono riuscita a trovarmi un lavoro e portare qualche soldo a casa, sono abbastanza autonoma ormai.

Continuo a dirti che non posso dirti nemmeno quello che io so, anche se è molto poco.

Allora rispondi a questa domanda, che lavoro professava prima della partenza per l'Inghilterra? Ossia il lavoro per la quale è stato richiesto.

Cerco di raggirarla a mio favore, mirando a qualche indizio.

Solo... Un uomo d'ufficio.

E perché l'Inghilterra? Dal Giappone poi!

Stavo per aggiungere "Perché arrivare ad abbandonare la propria famiglia", ma mi sono fermata prima poiché insistendo troppo non avrei ottenuto molto.

La sede dell'azienda per cui lavorava è stata spostata qui, fine.

Sembra plausibile, potrei quasi crederci, se non fosse che fino a due minuti fa ha detto che persino il suo lavoro è una cosa "top secret", inoltre prima di rispondere ha aspettato un po', e non mi guarda negli occhi quando parla.

Allora cosa è segreto?!

Esclamo spazientita, non sono una persona granché paziente, soprattutto quando la cosa mi riguarda parecchio, e la voglio sapere a tutti i costi.

Quanto sei difficile... Perché non glielo vai a chiedere direttamente, visto che ci tieni tanto?

Dice con un'aria quasi di sfida, e questa volta mi guarda dritta negli occhi.

Se sapessi dove abita, sarei già partita.

Rispondo a tono alla sua provocazione, sa benissimo che lo farei, mi conosce, è mia madre d'altronde, e sa anche che non so dove sia mio padre e che vorrei saperlo, quindi questo suo comportamento lo trovo ingiusto.

Mah, il suo nuovo lavoro richiede molto viaggio, si sposterà sempre, magari ora sta in una metropoli al nord dell'Inghilterra, o in questa città.

Alla sua ultima frase mi venne un'illuminazione, e se davvero si trovasse qui? Magari non è solo una coincidenza che in questo periodo ripenso a lui... Sembra molto superstizioso, ma non così impossibile, credo.

Grazie mamma, questo mi basta!

Se sei felice tu...

O per lo meno mi ha dato una nuova speranza, forse mi sto aggrappando a illusioni e sogni irraggiungibili, ma per ora questo è tutto ciò che posso fare, e mi rende quel poco felice che mi basta per sopravvivere senza essere assalita dai dubbi in eterno, in sostanza ho uno scopo che coincide con i miei interessi che mi tiene occupata. 

Il giorno a seguire, una volta terminate le lezioni vado a lavoro, ma Diana non è ancora qui, ora che ci penso non le ho dato un orario preciso, quindi potrebbe venire in ogni momento, meglio non pensarci e concentrarsi sul lavoro. Finalmente verso le 18 la vedo entrare e sedersi al suo solito posto vicino alla grande vetrata, e ne approfitto di un momento in cui non c'è molto lavoro da svolgere per sedermi davanti a Diana e parlare, e dopo esserci salutate mi chiede di raccontarle la storia che le avevo promesso, e così inizio.

... Ma alla fine non mi ha detto granché, anzi proprio nulla! Però penso di essere motivata, ho cominciato a pensare che magari si trova in questa città a lavorare, è abbastanza grande come metropoli quindi ha senso!

Esclamo piena di speranze.

E' quasi impo...

Stava per dire quasi come un sussurro, ma io presa dai miei pensieri la interrompo e continuo a parlare.

Sarebbe davvero fantastico, vero?!

Si, ma... Non sei arrabbiata con lui?

Ci penso un attimo, ma rispondo quasi subito.

Mah, lo ero, ma in questo periodo mi vengono in  mente solo bei ricordi di lui, per cui ho pensato che ci debba essere qualcosa sotto, in caso non fosse così me ne farò una ragione immagino.

Nonostante cercasse di nasconderlo aveva uno sguardo un po' preoccupato, ma in quel momento non me ne ero accorta, o forse non volevo accorgermene. 



Salveee, scusate se sono scomparsa per un po' :,) Ma ora sono tornata, l'importante è che il capitolo è uscito, vero? :D
Spero vi piaccia l'andamento della storia, a presto byee~

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