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Capitolo 34

Luke's point of vew.
È passata ormai più di una settimana da quando sono stato cacciato via dalla casa della mia ragazza.

I nostri incontri si sono limitati alle ore di lezione e alle furtive videochiamate.

Suo padre sta facendo di tutto per farle cambiare sezione e corsi, in modo tale che neanche più in classe avrei l'onore di vederla.

Per fortuna so che non è sola...

Lei e Talia si tengono compagnia a vicenda, sostenendosi come buone amiche e in fin dei conti, Talia sostiene un po' anche me.

Ma io non posso continuare così...ho bisogno di vedere Annabeth, di abbracciarla e di proteggerla senza temere che possa essere picchiata.

Ho bisogno di camminare tenendo la sua mano e di sniffare il suo dolce profumo.

Ho bisogno di accarezzarle i lunghi capelli, morbidi al tatto e di vederla sorridere con quegli occhioni dolci.

Durante questi giorni lontano da lei, non ho fatto altro che pensare a come risolvere la situazione e l'unica cosa, legale, che mi viene in mente è parlare con suo padre.

Oramai è Dicembre, fra qualche giorno ci sarà il suo compleanno e poi Natale e voglio essere libero di festeggiare con lei.

Ecco perché sto correndo sulla mia moto verso quella casa in cui non sono ben accetto...

Talia ha portato Annabeth al centro commerciale, in modo tale che io possa affrontare suo padre senza che lei si preoccupi.

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"Chi è?" Risponde la voce roca al citofono, dopo che io ho bussato.

"Salve signore, sono Luke, io..."

"Che vuoi ragazzino? Vai via!" Mi interrompe.

"No aspetti, la prego. Ho bisogno di parlarle. Solo qualche minuto del suo tempo" lo supplico.

Mi apre il portoncino e percorro la gratinata ormai a me nota.
In fondo non è iniziato malissimo.

"Che hai da dirmi?" Mi chiede sull'uscio della porta.

"Signore, io sono innamorato di sua figlia. Forse lei considererà il nostro comportamento sbagliato, e credo sia normale dato il suo ruolo di genitore, ma la prego, mi lasci stare con sua figlia per renderla felice".

"Basta la sua famiglia a renderla felice, non ha bisogno di te..."

"Ma io faccio parte della sua famiglia, signore. Ne sono innamorato e vorrei che lei vivesse contenta almeno quanto lo vuole lei, ma non credo che farci stare distanti la renda tanto contenta."

"Lo è stata fino ad ora, se non te ne rendi conto conoscerti le ha creato problemi..."

"Ma se in un grande puzzle manca qualche pezzo centrale, non potrebbe mai essere esposto in una galleria d'arte..."

"Basta colorare i pezzi mancanti..."

"Non sarebbe lo stesso, sembrerebbe incompleto. Vede signore, il pezzo mancante per sua figlia sono io e Annabeth è il mio intero puzzle. Senza di lei per me nulla ha più senso, se solo io potessi abbracciarla, il mio cuore batterebbe felice."

"Ma il suo cuore batte felice anche senza di te" controbatte.

"Signore, lei è la persona che ha nascosto i pezzi del puzzle, i miei e quelli di Annabeth...la prego, con tutto me stesso, di riportarli alla luce e di renderci felici".

"Sono tornataaa" sento gridare dall'ingresso, dal quale ci eravamo allontanati.
Ora mi spiego la miriade di messaggi che sta inondando il mio cellulare, che vibrava in tasca all'impazzata: forse Talia voleva avvertirmi...

Quando mi vede si blocca, si gela, spalanca gli occhi celesti e un sorriso le compare sul volto.

Dopo qualche istante mi corre incontro e mi abbraccia, un tocco desiderato, sofferto, addirittura sognato.

Un abbraccio interminabile, dolce ma al contempo pieno di passione.

"Adesso basta con questa sceneggiata!" Ci rimprovera l'uomo.

"Papà ti prego..."

"No Annabeth, adesso basta. Il ragazzo qui, dovrebbe fare lo scrittore, ci sa fare con le parole, ma non mi lascio abbindolare da una stupida cotta."

"Una stupida cotta?" Inizia la mia ragazza, quasi urlando. "Tu, se non ti sei scordato, ti sei sposato con la 'stupida cotta' e hai avuto dei figli sempre a causa della tua 'stupida cotta'. E se fosse Benji? Se in questa situazione non ci stessi io? Se Benji fosse andato a parlare con il padre della ragazza che ama? Come la mettiamo? Non saresti stato orgoglioso di lui e del suo coraggio?"

"Non mettere in mezzo tuo fratello..."

"Si invece, non riesci a capire. La TUA stupida cotta è diventata la tua vita e nessuno ti ha impedito di viverla!"

Non so come, ma è riuscita a farlo tacere.
Questo silenzio mi sta soffocando.

"Papà" interviene Benji, che non avevo neanche sentito arrivare "dai, lasciali in pace" gli sussurra posando una sua mano sulla spalla dell'uomo.

"Andate via, tutti" sussurra.

Faccio per rispondergli, ma Annabeth mi prende la mano e la stringe.

"Papà sei sicuro? Starò via fin quando tu non accetterai il nostro amore, starò con Luke..." gli dice.

"Cosa?" Chiede sorpreso.

"Hai capito. Pacco regalo: entrambi, io e Luke. Prendere o lasciare" risponde con audacia.

"Via..." ripete il padre.

Saliamo per le scale in tutta velocità. Vedo Annabeth prendere un borsone e riempirlo con i primi abiti che trova.

Non posso credere che lei abbia fatto una scelta tra me e suo padre e che abbia scelto me.

Scrive un bigliettino per la madre, credo, che riesco a leggere di sfuggita, soffermandomi sulle ultime parole

"Chiamami, ti voglio bene, tantissimo."

"Benji" dice chiudendo il borsone.

"Che stai facendo?" Continua a ripetergli il fratello da tanto ormai.

"Ci vediamo domani mattina a scuola, ti voglio bene..."

"Annabeth non fare scherzi, resta a casa" sembra terrorizzato.

"A domani fratellino"

E detto ciò riprende la mia mano e corre fuori da quella casa che l'ha vista crescere...

Annabeth's point of vew.
Non mi sono ben resa conto di quello che stavo facendo fin quando non ho stretto forte Luke sulla sua moto e ho visto la mia casa diventar sempre più piccola.

Una scarica di adrenalina mi ha invaso il corpo e mi ha portata a fare una scelta...

"Ho scelto te" sussurro all'orecchio di Luke.

"Avrei fatto lo stesso...Ma Annabeth, sei sicura? Quella è la tua famiglia, io non avrei voluto che succedesse una cosa del genere..."

"Amore, io ti amo davvero in un modo inspiegabile, anche quando ti odio, perché mi fai sentire vulnerabile, piccola. Ma quando poi ricordo che la persona pronta a difendermi sei tu, l'odio diventa amore immenso e la paura di crescere si trasforma in adrenalina pura...farei qualsiasi cosa per poter stare al tuo fianco. E poi non ho detto addio alla mia famiglia, tornerò da loro non appena le acque si saranno calmate"

Mi fermo un attimo con la mente per pensare alle parole della nostra canzone preferita:
Darling don't be afraid I've loved you for a thousand years, I'll love you for a thousand more.

"Hai, hai presente l'imprinting?" Mi chiede rompendo il silenzio.

"Si certo..."

"Avere l'imprinting con una persona significa che dal momento in cui la vedi ogni cosa cambia. Tutto, a un tratto non è la gravità che ti tiene attaccato al pianeta, è lei. Nient'altro ha importanza... Per lei faresti qualunque cosa, sei disposto ad essere qualunque cosa di cui lei ha bisogno, un protettore, un amante, un amico.
Vedi Annabeth, credo di aver avuto l'imprinting". Dice accostando con la moto.

"Anche io" gli rispondo levando il casco. "Con te" aggiungo.

Mi bacia.
Un bacio travolgente, passionale.
Un bacio desiderato e voluto.
Sono pronta a fare qualsiasi cosa per il suo amore e sono pronta a sentirmi amata da lui...

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