Capitolo 31
Come ogni mattina la madre di Talia non è in casa, impegnata nel suo lavoro.
Perfetto.
Entro con facilità dalla finestra socchiusa lasciandomi alle spalle un bellissimo ragazzo che sarebbe pronto a riempirmi di baci.
In questo momento la felicità della mia amica è più importante.
Sento la porta d'ingresso aprirsi e quando sento dei passi leggeri e veloci capisco di chi si tratta.
Dopo aver chiuso la finestra e aver nascosto la chiave nei mie jeans, mi nascondo dietro la porta in modo tale da essere pronta e chiuderla dentro. Si spaventerà, ma dettagli.
Tutto va secondo i piani.
"O cazzo" grida.
"Tranquilla" mi avvicino a lei "sono io"
"Cazzo Annabeth. Che ci fai qua? Non ho voglia di sapere il tuo mondo quanto sia felice!"
Quelle parole mi colpiscono dritte al cuore e mi fanno un male cane, che lei non può immaginare.
Davvero crede che la morte di Daniel non abbia avuto conseguenze sul mio stato d'animo? Davvero crede che la mia vita sia tutta rose e fiori?
Lo crede.
Ma non sa.
Non sa quanto mi manchi quel ragazzo.
Non sa che inferno stia passando con i miei genitori che non accettano il mio amore per Luke.
Non sa le porte in faccia che ho ricevuto da mio padre che, se sa che lui è con me, non mi fa uscire.
Non conosce la quantità di lacrime che ho versato.
Non sa perché non vuole sapere.
"Talia, non immagino quello che tu stai passando e non oso nemmeno immaginarlo. Ma cazzo! Smettila di fare la stronza egoista. Se allontani il mondo non permetti a chi ti ama, a me o a tua madre, di starti vicino! Non sai niente della mia vita attuale, non sai se sono ancora vergine o se mi drogo. Perché? Perché sei occupata a mandare il mondo a fanculo e a piangere. Piangi e piangi. Dannatamente. Non fai altro. Smettila!"
Le sputo addosso tutto quello che avevo da dirle. Forse in modo troppo brusco ma stavo per scoppiare. Dovevo farlo e se le cose dovessero restare così, almeno non avrò rimorsi.
"Vai via" mi supplica "ti prego..."
Le lancio la chiave della finestra sul letto e, dopo essermi sfogata abbastanza, lascio la mia migliore amica persa nei suoi pensieri.
"Talia, l'ultima cosa. Ricorda che ti voglio bene...tanto..." le dico stringendola a me in un abbraccio non ricambiato.
Per fortuna il ragazzo dai ricci più belli del mondo è ancora fuori ad aspettarmi.
Non capisco come Talia non l'abbia visto...
"Tutto bene? Ho sentito urlare..." mi chiede cingendomi le spalle.
"Io..." non riesco a concludere la frase, che scoppio in un pianto liberatorio, per liberarmi di quelle lacrime che da tanto tempo mi riempivano gli occhi.
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Luke accosta con la moto fuori casa mia, sapendo che i miei genitori non sono a casa e non possono sgridarmi per la sua presenza. Mi stringe in un abbraccio e fa salire delicatamente la mano calda sotto la mia maglietta. Il contatto con la sua pelle causa in me un brivido, un brivido che potrebbe farmi sciogliere.
"Luke io..." inizio.
"Tranquilla Annabeth, non voglio altro che il tuo amore, almeno fino a quando sarai disposta a concedermi solo quello". La sua premura non finirà mai di sorprendermi; è pronto a rispettare quel limite che io ho imposto, anche se non condividendolo.
"Entriamo" gli sussuro.
Scende dalla moto spenta e stringendomi la mano, mi segue.
Appena entrati in casa riprende a baciarmi, prima delicatamente e poi con più furore, con più passione, come se desiderasse me più di qualsiasi altra cosa. Mi appoggio con la schiena al portoncino in legno e inizio a muovere il mio corpo verso il suo, impulsivamente, in un modo che non credevo possibile.
"Amore...non farmi questo, non posso regolarmi se fai questo" quasi geme.
Ma il mio corpo non si ferma, continua, con ancora più foga.
La mia testa dice di fermarmi, all'istante, il mio corpo e il mio cuore mi costringono a continuare.
Le sue labbra si spostano dalle mie, scendendo sul collo, lasciandomi un piccolo succhiotto che mi fa sobbalzare.
Mi accarezza la schiena con le mani, facendole salire e scendere verso il fondoschiena, quasi non sapesse come comportarsi. Forse non ha capito le mie intenzioni.
Voglio essere sua, più di quanto già non sia. Ho bisogno di lui, di sentirlo vicino, di tenerlo stretto a me. "Luke" sussurro.
"Amore se non vuoi, posso capirti" mi dice fermandosi.
Di tutta risposta affondo le mani nei suoi ricci e inizio a tirarglieli delicatamente, alla ricerca delle sua labbra.
Il mio bacino contro il suo, la mia lingua incastrata la sua, le sue mani e le mie che si muovono all'unisono. Diventa tutto una danza di cui sembra conoscere a memoria i passi, anche se non li ho mai ballati prima. Un canto, una melodia, mi fa girare la testa e il suo tocco caldo rende l'atmosfera bollente...piacevole, tanto.
Mentre continuiamo a ballare insieme mi sento sollevare e istintivamente accerchio i suoi fianchi con le mie gambe. Iniziamo a muoverci fino a raggiungere il divano in pelle nera. Un silenzio inizialmente scosso solo dai nostri sussurri che desiderano l'altro, invocandone il nome.
Mi ritrovo sopra di lui, dirigo io il gioco, e inizio levandomi la maglietta. Ripeto il gesto su di lui, provando ad essere il più sensuale possibile.
Lui fa in modo di sganciarmi il reggiseno e io scendo con le mani fino alla sua cintura. Lo sento sotto di me, mio, caldo. Sento il suo cuore battere veloce quasi quanto il mio. Lo sento sussurrare il mio nome ed è il suono più bello di sempre. Vorrei che tutto ciò non finisse mai, vorrei poter restare così per sempre, magari anche senza continuare la nostra danza, solo per sentirlo vicino, per sentirmi protetta....
"Luke io..."
"Ti amo Annabeth..."
E dopo un respiro di sollievo gli rispondo "anche io"....
Inizio ad abbassargli i jeans attillati, fino a sfilarglieli del tutto mentre le sue mani continuano il loro percorso verso il mio inguine. Continuano inarrestate, con una delicatezza tale che io non mi permetterei mai di contrastare.
Gli facilito il lavoro sfilandomi i pantaloni e restando solo in intimo su di lui...
Ma il nostro silenzio viene interrotto, da un fracasso, un rumore, che non mi sarei mai aspettata di sentire. Una porta sbatte e dei passi si avvicinano.
Non sento voci, tranne quella di Luke che, fermatosi all'improvviso mi ripete "ricorda solo che ti amo".
Poi qualcuno mi tira i capelli mentre il mio ragazzo grida di smetterla. Credo di aver capito di chi si tratti, riconosco questa presa. E a porre fine ai miei dubbi è la vista di quel volto, arrabbiato e deluso, che con un ghigno continua ad offendermi chiamandomi in modi impensabili. E poi un tonfo...la mano, la sua, quella di mio padre, che con forza, arriva sulla mia guancia, oscurandomi la vista e lasciandomi il segno...
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