Capitolo 14
"Facciamo a chi arriva prima un spiaggia?" Propongo.
"D'accordo!".
Inizio a correre e cerco di bloccarlo mettendomi davanti a lui.
Jake mi prende per i fianchi e mi ributta in acqua. "Non é giusto!" Gli grido contro "Ti avevo chiesto di non farlo più!"
Lampo di genio!
"Aja" grido "non riesco a muovere la caviglia" buttandomi sulla sabbia.
Vedo Jake corrermi incontro "Amore, cazzo, cosa è successo, hai ancora la gamba indolenzita? Non dovevi correre" .
Ne approfitto di quando mi viene incontro preoccupato e si accovaccia accanto a me. Lo spingo e ricomincio la mia corsa verso il traguardo, non sentendo proprio alcun dolore alla gamba fino a poco fa, ferita. Forse questa passeggiata mi sta facendo bene per davvero!
"HO VINTOOO!" -Se pur con un piccolo imbroglio- gli sorrido.
"Hai fatto finta..." sussurra "HAI FATTO FINTA" alzando la voce. "MI SONO PREOCCUPATO A MORTE, CAZZO. NON FARLO PIÙ"
"Okay" gli rispondo con occhi dolci "Scusami" aggiungo, abbassando lo sguardo.
Si avvicina a me e mi bacia, facendo scendere lentamente le sue mani dal volto alla schiena, per poi muoversi in direzione del seno. Con molta non chalance gli scosto le braccia arrotolandole ai miei fianchi. *Finché sono sogni okay, ma non esageriamo*
Inizio ad accarezzargli i capelli e lui mi stringe più forte.
Le nostre labbra si schiudono in simbiosi come se fossero state create per incastrarsi le una nelle altre.
Un vento freddo mi muove i capelli bagnati e mi viene la pelle d'oca.
La mia bocca si allontana dalla sua e mi appoggio al suo petto muscoloso messo in risalto dalla maglia bagnata che gli aderisce addosso. Nota i brividi che mi percorrono il corpo, quindi si allontana da me per prendermi il giubbotto e appoggiarmelo sulle spalle bagnate.
"Mamma siamo tornati" avviso appena entro in soggiorno.
"Tesoro, preparati, è pronta la cena".
"Ehm, signora Johnson, potremmo un attimo asciugarci?" chiede Jake.
Mia madre ci raggiunge e, vedendoci tutti bagnati fradici, inizia a ridere "okay, okay. Veloci però".
"Jake, inizia a salire di sopra, prendo una tuta di mio padre e te la porto". Gli faccio cenno indicando le scale.
"Okay amore".
Quella parola ha su di me uno strano effetto, o forse è la persona che la pronuncia...
Vado in camera dei miei e senza neanche bussare, tanto so che è vuota, entro, apro l'armadio e prendo una vecchia tuta di papà, che ora non mette più perché troppo stretta.
Raggiungo l'altra estremità del corridoio e come prima, spalanco la porta.
Una schiena scolpita e leggermente abbronzata mi da il benvenuto, per poi essere sostituita da pettorali e un sorriso smagliante.
*Ehm...lui, in camera mia, mezzo nudo, con i capelli bagnati, vicino al mio letto. E poi ci sono io, troppo provocata da quell'ammasso di muscoli, potrei toccatlida un momento all'altro. Meglio darsela a gambe"
"Ehm...ecco...questa" sollevando la mano "è la tuta di papà e io ora...ehm permesso" dico facendolo spostare "mi vado a cambiare in bagno" prendo di tutta corsa il pigiama a pois blu e bianchi e corro via, senza dargli nemmeno il tempo di rispondere.
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Quella serata passò velocemente. Dopo cena Jake ritornò a casa, lasciandomi ritornare nel mio bellissimo mondo immaginario.
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