1 - IL MESSAGGIO (2)
Entrarono nell'appartamento dove Max, incallito e convinto scapolo, abitava da solo.
Accese subito la tv sintonizzandosi su Sky TG24. L'immagine della palla viola sopra la torre degli Asinelli riempì subito lo schermo: era uno dei video di Facebook.
«È incredibile! È successo da cinque minuti e già ne stanno parlando» disse Max, con un tono sarcastico e amaro insieme.
Riccardo accennò un sorriso ironico. «Siamo nell'era dei social amico mio!»
«Vedete la palla che gira sopra la torre. Sembra si agganci tramite una luce, ma il video si interrompe qui.»
La giornalista parlava con un tono meccanico, deglutendo spesso, gli occhi incollati al foglio che teneva in mano, dove, evidentemente, erano stati buttati giù due commenti al volo. Sembrava terrorizzata e sotto shock, nonostante fosse in uno studio lontano dal luogo del disastro. La didascalia, in basso sullo schermo, diceva "ULTIM'ORA. TERRORE A BOLOGNA. FORTI ESPLOSIONI PROVOCATE DA MACCHINE PROVENIENTI DAL CIELO."
«Abbiamo un altro video, sempre da Facebook, che mostrerebbe il crollo della più piccola delle famose torri di Bologna, la Garisenda.»
Poteva essere il video che non avevano fatto in tempo a vedere, oppure un altro simile. Senza dubbio ne erano stati girati parecchi, da angolazioni diverse, ma tutti terribilmente uguali.
Le immagini cambiarono, così come la didascalia che ora recitava "ULTIM'ORA. BOLOGNA, PROBABILE CROLLO DELLA TORRE GARISENDA. SI TEMONO MOLTE VITTIME." Il video era molto confuso.
«Aah! Hanno solo dei video postati dalla gente, ancora...»
«Papà, su Facebook ce ne sono tantissimi.»
Riccardo vide sul telefono della figlia una lista infinita di post, corredati da video e commenti, il più delle volte sempre gli stessi condivisi più volte. In tv ne stavano passando un altro, simile al precedente, in cui si sarebbe dovuto intuire il crollo della torre.
«Scusate, scusate. Ci giungono le prime immagini di Bologna in diretta dal nostro elicottero che sta sorvolando il centro. Oh, mio Dio!»
«MERDA!!!» Max si mise le mani nei capelli, facendo cadere il telecomando. Riccardo si sedette sul divano, col cuore sprofondato sotto i piedi; Veronica lanciò un grido.
Il centro di Bologna era un cumulo di macerie. Non c'erano più le torri e i palazzi adiacenti, ma un enorme cratere che aveva inghiottito tutta la zona intorno; palazzo Re Enzo era disintegrato, così come il Nettuno. La basilica era stata spazzata via e con lei tutto quello che c'era intorno. Piazza Maggiore non esisteva più. Quello che era uno dei più bei centri storici d'Italia, forse anche d'Europa, adesso era una fumante e desolata landa di macerie, accatastate una sopra l'altra. E quasi sicuramente, sotto quelle macerie, giacevano centinaia, se non migliaia di vittime.
«...le immagini sono terribili. Secondo le prime fonti, un mostro meccanico avrebbe aperto il fuoco su palazzi e persone. Non si sa l'origine di questo presunto robot, ma non sembrerebbe del nostro mondo...»
La didascalia era cambiata di nuovo. "ULTIM'ORA. COMPLETAMENTE DISTRUTTO IL CENTRO DI BOLOGNA DA UN MISTERIOSO ROBOT ALIENO. CENTINAIA I MORTI."
«Traggono già le conclusioni. Che disastro, Dio Santo! Ma... mi chiedo... come possono far volare degli elicotteri sopra una zona appena distrutta da una specie di robot. Se dovesse ritornare?» Max si stava infervorando. «I giornalisti... Arrivano nelle disgrazie come le api sul miele! E, più che altro... Dove caspita è questo presunto mostro?»
«Noi l'abbiamo visto Max... il robot, o quello che era. L'hai vista anche tu la torre, sospesa in aria, prima...»
«Sinceramente, non so cosa ho visto.»
«Un robot, un mostro... come può essere vero? Ste robe succedono solo nei film.»
«...forze militari stanno raggiungendo la zona. Attualmente c'è molta incertezza su quello che è successo e nessuna traccia del presunto mostro.»
«Appunto!»
«Sì, scusate... Mi dicono che c'è un nuovo video amatoriale che mostrerebbe in parte il responsabile dell'accaduto...»
«Responsabile dell'accaduto! Come cazzo parla sta qua?» Max sembrava non controllare più i suoi pensieri, in evidente stato di shock mascherato da quell'atteggiamento da finto duro.
La scena che comparve sullo schermo, era la stessa vista da Riccardo, solo molto più vicina. Si distingueva bene la palla che si alzava di scatto, portandosi dietro l'Asinelli, e i quattro pannelli che si agganciavano a mo' di braccia e gambe, attirati, sembrava, da quella misteriosa luce arancione. Riccardo era senza parole e, stranamente, anche Max. La giornalista commentava con la voce tremante.
«Potete vedere l'assemblaggio del... mostro... mio Dio! Sembra stia usando la torre come corpo. Il video è molto disturbato dalle scosse che la macchina sta provocando. Vedete il colore viola che si spande su tutta la superficie della torre, che già risplendeva di luce arancione. Non si distingue cosa tenga incollata la torre agli strani oggetti, l'intensità della luce nasconde l'eventuale meccanismo. Mi informano che la nostra redazione sta provando a mettersi in contatto con uno dei più famosi fisici italiani che potrebbe spiegare cosa è avvenuto. Vi ricordiamo che le immagini che state vedendo sono amatoriali. Dalla macchina ora sembra uscire del vento perché, vedete, il fumo si dirada all'improvviso. E poi ricade a terra. Qui il video si interrompe. Preghiamo che l'autore sia sano e salvo...»
«Ha postato il video, cretina. Io mi chiedo ancora: come fai a preoccuparti di riprendere una roba del genere mentre ti sta accadendo sopra la testa! Anche il fisico chiamano! Bah!»
«Da dove riprendeva seconde te?» chiese Riccardo.
«Era di spalle al coso, vicino ma non vicinissimo. Secondo me era all'inizio di via Mazzini, alla vecchia porta, o comunque nei paraggi.»
«Sì, lo credo anch'io. Che tragedia!»
Riccardo era terrorizzato, ma cercò di regalare due occhi calmi alla figlia, che comunque non lo stava guardando. Era china sul cellulare.
«Stanno mettendo altri video...» disse, mentre il dito ballava sullo schermo. «C'è quello che hanno appena trasmesso e molti altri simili, anche dall'altro lato della città.»
«Fa' vedere.»
Riccardo si sedette al suo fianco e Max li raggiunse. La scena era la stessa, ma vista di fronte. L'autore era lontano, ma la grandezza di quegli oggetti, più lo zoom dello schermo, li rendeva vicini.
«Cazzo è quella cosa che si è aperta in faccia?» chiese Max, strabuzzando gli occhi. «Una bocca?»
«È la fessura da cui è uscito il vento che ha spazzato via il fumo» rispose Veronica. «Lo stanno facendo vedere anche in tv.»
«...vedete questa fessura, da cui fuoriesce il vento...»
«Scusate, cambio canale. Sta qua sembra stia leggendo un manuale d'istruzione!»
Max cominciò a scorrere gli altri canali: parlavano tutti della tragedia di Bologna. Su un canale in particolare stavano intervistando una ragazza, coperta di polvere grigia, con una striscia di sangue che le colava dalla testa. «Ero alla Lego quando abbiamo sentito il fischio. Ci ha spaccato la testa. Poi è esplosa la vetrina. Un bambino... è stato colpito dai vetri... è morto... Siamo fuggiti verso Piazza VIII Agosto. Era un delirio...»
«Prima i video di Facebook, adesso accalappiano i sopravvissuti, veri e presunti, che si trovavano in zona... È successo tutto, quanto? Dieci, quindici minuti fa? Son già lì che intervistano! Non aggiungo altro...»
«Ancora non si sa cosa è successo quando il robot è ritornato a terra. Si presume abbia usato una sorta di arma con cui ha causato la devastazione che state vedendo. La domanda che stanno pensando tutti è: perché?»
«E chi è?» domandò Max.
Veronica li guardava, il volto ancora rigato di lacrime. «L'avete visto bene, nel video ripreso frontalmente? Sembrava uno di quegli omini che disegnano i bambini dell'asilo, gli mancavano solo gli occhi.»
Riccardo era sempre ammirato dalla capacità di Veronica di notare tutto e arrivare sempre alle giuste soluzioni, pregio che aveva ereditato dalla mamma. «E se andasse anche in altre città? A fare la stessa cosa?»
Max si era alzato e si era avvicinato alla finestra.
«Lo sapremmo, vista la velocità con cui hanno cominciato a parlare di Bologna» rispose Riccardo in tono piatto.
«Beh, potrebbe essere in viaggio magari. Ha colpito Bologna e adesso si sta dirigendo verso... New York? Los Angeles? Non sono gli americani che sostengono, coi loro film, che alieni, catastrofi, mostri, arrivano sempre da loro?» Max incurvò leggermente l'angolo della bocca, in un sorrisetto amaro.
«Avevano torto, sembra. Giusto, papà?»
Fu allora che lo schermo della tv si colorò di viola.
Un'unica schermata completamente viola. Lo schermo del cellulare di Veronica si colorò di viola, così come quello di Max, appoggiato sul divano. Anche quello di Riccardo, dimenticato sul tavolo della sala in casa loro. E la loro tv, spenta, mostrava ora la stessa schermata viola che, improvvisamente, apparve in tutti gli schermi, spenti o accesi, di tutte le tv, telefoni, tablet, monitor di tutto il mondo. Perfino la cornice digitale che Max aveva sulla mensola smise di mostrarlo vestito da pescatore mentre sorreggeva un grosso pesce dalla pelle nera e lucida. Ora trasmetteva una pagina interamente viola.
«Cos'è questa nuova diavoleria?» sbraitò Max, cercando di cambiare canale. «Non succede niente. O la tv si è inchiodata qui o tutti i canali trasmettono sta roba. Non si spegne nemmeno...»
Veronica stava spingendo ripetutamente il tasto centrale del suo cellulare. «Anche il telefono sembra bloccato. Non riesco a fare niente."
Poi, arrivò la voce.
«Buongiorno a tutti! Mi sentite vero? Direi di sì. Sono dentro a tutti gli schermi del mondo in questo momento, e siccome so che vivete la mia... beh... le vostre vite incollati allo schermo... Patetici! Ops! Ignorate l'ultima parola. Eh, eh! Mi è scappata.»
La voce usciva dagli schermi, da tutti gli schermi che c'erano intorno: rimbombava, e sembrava venire dal cielo. La patina violacea che ammantava i dispositivi tremolava leggermente a seconda del tono della voce. Max era rimasto impietrito davanti allo schermo con la bocca aperta.
«Ma che cazz...»
«Siccome sono parecchio bravino, ognuno di voi mi sta sentendo nella propria lingua, o comunque, in quella che è in grado di capire. La mia vi sarebbe incomprensibile, per ovvie e diverse ragioni. Non siete mentalmente in grado! Mmm... Ma non sono qui per queste chiacchiere inutili. Ho molto da fare, quindi sarò breve. Dunque, immagino debba dirvi il mio nome per prima cosa. Funziona così qui, no? Prima le presentazioni! Mi sono informato. Ah! A proposito! Non l'ho ancora detto, ma immagino l'abbiate capito. Io non sono di questo mondo! Vengo da un posto molto, molto lontano. Un mondo estremamente diverso dal vostro, nemmeno potete immaginare quanto! E voi, cari miei, esistete grazie a noi! Ho letto delle vostre religioni e ammettete voi stessi l'esistenza di un essere superiore che vi ha creato e a cui render conto, no? Ammettete voi stessi, da soli, con le stesse parole che vi siete creati, di essere inferiori. Avete dato diversi nomi, diverse forme, diverse provenienze a questo "ESSERE". Ma il concetto di fondo è sempre quello. Userò allora quello che mi pare sia il più comune, il più usato: DIO! Io, sono il vostro DIO! IL CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA...»
Il volume della voce si alzò, diventando più cavernosa e profonda. Veronica lasciò cadere il telefono e si mise le mani sulle orecchie. Poi ci furono cinque secondi di silenzio.
«Ah, ah, ah! Ho esagerato? Mi piace scherzare, scusatemi. Ma, quello che vi ho detto, è in parte vero. Torniamo a noi. Dicevamo: le presentazioni. Dunque, mi chiamo ISMEL e sono stato io a fare quel po' di rumore, poco fa. Almeno questo penso che l'abbiate capito da soli. Siete scioccati, vero? Dal mio ingresso trionfale! Ok, sì... Forse ho fatto un po' troppo rumore. Ma dai, staccare la torre dal terreno e portarla su nel cielo è... come dite voi? Figo, giusto? Una figata! Oh, quasi dimenticavo. Bolognesi... Non ce l'ho con voi! A dire il vero ce l'ho con tutti, quindi un po' anche con voi, ma... mi serviva una città, non troppo grande, ma nemmeno troppo piccola, che avesse una bella torre da prestarmi. E la vostra era perfetta! Porca miseria! È perfetta! Ce l'ho qui con me e potrei usarla ancora. E qui veniamo al punto.»
Ci fu un breve silenzio, poi l'uomo riprese a parlare. Il tono era cambiato. La patina viola vibrava più intensamente.
«Voi avete una cosa che mi appartiene! Ogni essere vivente su questo pianeta possiede una cosa che è MIA!!! E LA RIVOGLIOINDIETRO! A breve i miei incaricati vi contatteranno e vi diranno cosa fare per restituirmela. AH AH!! Non si dice così nelle vostre pubblicità? Ultima cosa, poi ho finito. Mi rivolgo a tutti i governi del mondo. So che siete dei duri, amate usare le vostre patetiche armi. Ho seguito e seguo tuttora le vostre inutili e ridicole guerre. Fidatevi: visti dagli occhi di un non terrestre, fate parecchio ridere! Comunque, dicevo... Toglietevi subito dal pensiero qualsiasi sorta di contrattacco o di difesa. Tutto deve rimanere come è adesso. Qualsiasi nazione, regione, città, paese, comune, quartiere, via o casa che tenterà una qualsiasi azione di ribellione o di difesa, verrà spazzata via. ENON VOGLIO CHE ACCADA! I morti di Bologna sono stati un terribile spreco, terribile! Ma era necessario farvi capire con chi avete a che fare. NON...SFIDATEMI! Restate a casa e aspettateci. Stiamo arrivando!»
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