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Somiglianza dolorosa
Paleggio con la palla completamente immerso nei miei pensieri. È passato un mese da quando Hoshi arrivata sull'isola. Si è ripresa completamente, ora è diventata la prima manager della Zero. Li abbiamo chiesto se sapevo giocare a calcio, ma lei ha risposto che non capiva cos'era. Come menager se la cava bene: prepara pranzi deliziosi ( prima toccava a Hakuryuu, a me ed a Kai visto cher eravamo gli unici a saperlo fare...molti avevano cokinciato a preparsi dei panini da soli ), faceva il bucato ( non avevamo più i vestiti durissimi, yee! ) e faceva tutte le altre cose in modo impeccabile. Alcune volte aveva dei flash sul suo passato, ma niente che ci poteva aiutare visto che erano solo sensazioni. L'unica cosa brutta che assomigliava troppo alla Hoshi del mio passato. Ogni volta che rideva, mi chiamava per nome o la guardavo nei occhi sentivo delle fitte al cuore molto dolorose. I miei pensieri furono interotti da qualcuno che grida il mio nome, alzo lo sguardo appena in tempo per vedere il pallone da calcio finirmi in faccia. Vengo sbalzato all'indietro e atterrò sul mio povero sedere. << Shuu? >> mi chiama la voce di Hoshi, alzo lo sguardo incontrando i suoi occhi verdi pieni di preoccupazione. Fitta al cuore. << Sto bene, tranquilla >> mento a metà: non sento dolore nel corpo, ma dentro il cuore. In un attimo un ricordo invade egoistamente la mia mente.
<< Shuu! >> sento la voce di Hoshi gridare il mio nome, poi dei passi sulla roccia. Stringo la presa sul rametto pregando in tutte le lingue che non si spezzi. Continuo a ripetermi di non guardare giù. Non riuscirò a resistere ancora per molto. Una mano afferma la mia e, dopo un paio di tentativi, riesce a tirarmi su. Atterrò sulla roccia con un sospiro sollevato, il mio cuore batte a mille. << Shuu? >> mi chiama Hoshi, alzo lo sguardo incontrando i suoi meravigliosi occhi verdi pieni di preoccupazioni. << Sto bene, tranquilla >> la rassicuro facendoli un sorriso.
Le lacrime inondano già le mie guancie mentre mi giro cominciando a correre via, scappando dal mio passato. Esco dalla struttura per l'allenamento e mi dirigo dentro la foresta. Mi fermo quando mi accorgo di essere finito in cima alla scogliera, mi lascio cadere a terra e affondo la testa nelle ginocchia. Hoshi perché te ne sei andata? Potevamo vivere la nostra vita assieme. Mi hai lasciato solo. Pensavo di averti dimenticata, invece quando ho visto la somiglianza tra te e l'altra Hoshi ho capito che mi sbagliavo. Perché io non ti ho mai dimenticato, sei sempre stata nei miei pensieri più profondi. Sento dei passi avvicinarsi, percepisco la presenza di qualcuno a pochi passi da me. << Kai vattene >> dico gelido senza guardare << Non sono Kai >> mi risponde una voce femminile fammiliare, sento una fitta al cuore. Hoshi. Un leggero venticello comincia a scuotere le chiome dei alberi, sento le mie codine sollevarsi e colpirmi il viso. << Shuu perché sei scappato via così? Hakuryuu, Kai, tutta la squadra è preoccupata...pure io >> mi dice Hoshi, sussurando l'ultima frase, forse sperando di non essere sentita. Non rispondo e la sento sospirare, poi si siede accanto a me. << È da quando sono arrivata io che sei strano, me l'hanno confermato tutti, per caso...ti do fastidio o ti sto antipatica? >> mi chiede tristemente << No, non mi dai nessun fastidio e ti reputo molto simpatica >> la rassicuro alzando lo sguardo per vedere il mare che si estende a perdita d'occhio davanti a noi, non è cambiato per niente da quando ero ancora veramente vivo. << E allora perché? >> mi chiede Hoshi, percepisco il suo sguardo confuso su di me e non posso far a meno di pensare ai suoi occhi verde brillante. Rimango in silenzio per alcuni minuti. << Sai la ragazza con cui ti avevo scambiato la prima volta? >> le chiedo rompendo il silenzio << Certo, Hoshi >> conferma lei, mi mordo il labbro << Non ho mai superato la sua morte e, ogni volta che ti guardo, mi sembra di vedere lei >> le spiego. << Capisco...li volevi molto bene >> dice Hoshi, la guardo per la prima volta da quando è venuta a cercarmi e la corrego sinceramente, con la voce intrisa di dolore:<< Io l'amavo >>.
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