QUALCOSA DI CUI SI SAREBBERO PENTITI
«Sono due giorni che lavori in studio con Taylor senza fermarti un secondo! Ti stai ammazzando! E se Taylor non ti dice nulla è solo perché è una grande artista,ed è normale che non voglia sfigurare!».
Harold stava rimproverando Caroline per la millesima volta.
«Voglio finire il prima possibile»si limitò a rispondergli.
«Davvero? Mi vuoi dire che un certo "Cameron" non centri nulla?».
Caroline si voltò fuoriosa,e prese Harold per il papillon verde acqua.
«Non nominarlo mai più!» urlò.
Lui rimase sorpreso,non si sarebbe aspettato una simile reazione,però questo non faceva altro che confermare la sua teoria,Cameron era il motivo per il quale lei non si era staccata un secondo dal lavoro.
«Mon cherì,hai bisogno di una pausa,e forse è il momento che tu rifletta meglio sulla tua vita. Non puoi reagire così,stai diventando isterica!».
Caroline lasciò andare il suo manager e se ne uscì dalla camera dell'hotel,era arrabbiata.
In questi ultimi due giorni,tutti erano corsi da lei per pregarla di fermare Cameron.
Era esausta,frustrata!
Quanto potevano essere insensibili?
Aveva litigato anche con Nash,era diventato petulante,troppo.
Riuscì a fermare un taxi,non voleva chiamare il suo autista.
«Dove la porto signorina?» le chiese l'uomo.
«Conosce il "The Belmount"?».
«Certo!».
«Devo andare lì».
Il tassista mise in moto e in meno di quindici minuti erano arrivati.
«Sono venti dollari».
Caroline annuì e gli passò il denaro.
Voleva solo buttarsi sul letto e non uscire tutta la giornata. Avrebbe spento il telefono,così da non dover subire altre prediche da qualcuno,o consigli che non avrebbe ascoltato.
«Hai fatto le valigie?» gli chiese Sharon,per la quarantaduesima volta.
«Se me lo chiedi ancora ti butto dalla macchina!Dove vuoi andare?».
Lei guardò malissimo Cameron,che continuava a guidare tenendo lo sguardo ben saldo sulla strada.
«C'è un bar carino a pochi isolati da casa tua potremmo andare lì,va bene?»gli propose.
«Non me ne importa,va bene qualsiasi posto»rispose seccato.
Sharon lo fissò triste,era così freddo con lei,sempre...mentre quando stava con Caroline era felice,sorrideva e scherzava.
Qualcuno bussò alla porta di Caroline.
Si avvicinò cautamente,perché nel caso la persona non fosse stata gradita,non l'avrebbe aperta.
Il ragazzo dietro la porta aveva una fascia arancione tra i capelli,Taylor.
Lo aprì e si gettò tra le sue braccia.
«Mi sei mancato tantissimo! Dove sei stato?»gli chiese allontanandosi e lasciandolo entrare.
«Avevo bisogno di cambiare un po' aria. Come stai?»le domandò a sua volta.
«Esaurita».
«come al solito» concordò Taylor sorridendo.
«Forse mi ucciderai...»iniziò il ragazzo rigirando le chiavi della sua auto tra le mani«...ma penso che tu debba riflettere meglio sulla questione "Cameron e la sua partenza"».
Caroline lo guardò incredula,proprio da lui non se lo sarebbe mai aspettato.
«Penso che sia meglio se tu vada»gli disse aprendo la porta.
«L'hanno capito tutti! Anch'io me ne sono dovuto fare una ragione! Guardati sei un cadavere,non ridi più come prima. E forse mi ucciderai ancora di più domani,ma penso che ne valga la pena. Ora me ne vado. Non ti riconosco più».
Taylor andò via con un espressione in viso delusa.
Caroline voleva sapere in che senso il giorno dopo l'avrebbe ucciso,ma non le importava in quel momento,voleva solo restare sul divano e guardare un film.
«Dove devo girare?» le chiese Cameron.
«A destra,poi supera quelle tre strade e gira a destra di nuovo».
Lui annuì. Era così annoiato,avrebbe solo voluto dormire fino al giorno dopo,quando sarebbe finalmente partito.
Superò velocemente le tre strade,con tanto di occhiatacce da parte di Sharon, che odiava la velocità.
«Vuoi ucciderci prima di arrivare?»gli domandò accigliata.
«Quale bar è?» le chiese ancora senza darle una risposta.
Sharon alzò gli occhi al cielo.
«È il settimo,si chiama "Cocoritos"».
Qualcosa balenò nella testa di Cameron,un ricordo.
«Fermati è questo!»urlò lei indicandoglielo.
Cameron lo fissò a lungo,gli sembrava di esserci già stato.
Scese dall'auto e si posizionò davanti all'entrata.
Sharon lo raggiunse e si mise a braccetto,lui,scosso da quel gesto,tornò sul pianeta terra e avanzò all'interno del locale.
Si accomodarono su degli sgabelli davanti al bancone.
Il barista accorse per servirli.
«Buonasera»li salutò.
Cameron lo fissò,anche quell'uomo aveva un'aria familiare. Si guardò intorno e dei piccoli flashback iniziarono a susseguirsi nella sua mente;lui che guidava e si asciugava le lacrime per poi scendere ed entrare in quel bar. Quel giorno bevve tre cocktail e sei cicchetti,più o meno tutti vodka e assenzio.
Si ricordò di come l'unica persona a cui riusciva a pensare fosse Caroline,si ricordò di averla chiamata e che lei era corsa da lui a piedi in piena notte.
Lui l'aveva abbracciata forte e le aveva chiesto di non lasciarlo.
Non avrebbe mai dimenticato quello che Caroline gli disse :"«non me ne vado,io non ti lascio Cameron,te lo prometto»".
Si alzò di scatto dalla sedia lasciando Sharon allibita.
«Muoviti Sharon,ti accompagno a casa» le disse mentre usciva da quel luogo pieno di ricordi.
«Cameron! Sei impazzito? Ma che cazzo ti prende?!».
«Sali in macchina e basta! Smettila di urlare,non ti sopporto più!».
Sharon entrò in auto senza dire più nulla sbattendo forte la portiera.
Cameron la portò a casa,e poi riprese la sua corsa.
«Vi verrò a trovare,ve lo prometto!».
Caroline stava parlando attraverso una video-chiamata con Abigail e Jason,che ora stavano a Londra.
«Ehi,lo sai che su di noi puoi contare sempre»le disse Jason.
Caroline sorrise.
«Vi voglio bene ragazzi,grazie».
Si salutarono e lei si andò a preparare una tazza di tè.
Un forte rumore,che proveniva dal soggiorno,la fece sobbalzare.
Era l'una e trentadue di mattina.
Prese un coltello dal cassetto della cucina e si avviò verso il salone.
Qualcuno stava bussando in modo molto brusco alla porta.
Caroline non aveva lo spioncino,così con il cuore in gola si fece coraggio e parlò.
«Chi è?»alzò la voce per sovrastare il boato.
In quell'istante,cessarono di bussare.
Nessuno rispondeva.
«Chi sei?» domandò di nuovo con la voce tremante.
«Caroline,sono...Cameron».
Le cadde il coltello da mano,si accasciò contro la porta e si portò le mani sulla fronte.
«Ho bisogno di parlarti,aprimi ti prego».
Lei si alzò e prese le chiavi per aprire.
Le mani le tremavano così tanto che fece fatica a far entrare la chiave nella serratura.
Fece un profondo respiro e aprì.
Quando si trovò di fronte Cameron,il suo stomaco iniziò a contrarsi e credette di aver dimenticato come si fa a parlare.
«Cosa ci fai qui?» gli chiese a stento.
«Domani parto».
Era necessario che glielo ricordasse?
«Lo so...»abbassò lo sguardo e si allontanò da Cameron per andarsi a sedere sul divano.
Lui chiuse la porta e la raggiunse sedendosi accanto a lei.
Era così strano averlo così vicino.
«Prima,stavo con Sharon,e le ho lasciato scegliere dove andare perché non avevo voglia di uscire.
Mi ha portato in un bar...».
Cameron rise,e Caroline si girò a guardarlo.
«...e quel bar era lo stesso di quando tu mi venisti a prendere. Non me ne ricordavo bene perché ero ubriaco fradicio,ma non ho dimenticato una frase che mi dicesti» le raccontò prendendole la mano e rigirandosela tra le sue.
«Io mi ricordo tutto di quella sera. Ricordo tutto di ogni momento che includa anche te» gli disse Caroline.
«L'altro giorno venne Taylor a casa,mi parlò di te,e poi mi parlò di te e di me. Mi arrabbiai perché non volevo sentire neanche più il tuo nome. Lo mandai via,ma mi fece riflettere».
«Cameron,perché sei qui?» il tono di Caroline era serio e lasciava trapelare un po' di durezza.
«C'è bisogno che te lo dica?».
«Sì,perché non ci capisco più niente».
«Caroline dimmi che mi ami e ti giuro che non parto più».
Il cuore le si fermò di colpo.
Non poteva chiederle una cosa del genere,non in quel momento,non con quel viso,non con quel tono.
Si alzò e si diresse in cucina per prendersi il tè;lui la seguì.
«Rispondimi!» le disse Cameron quasi urlando.
«No! Non posso! Lo sai che non posso farlo,significherebbe dirti una bugia,perché ti direi no,perché voglio vederti felice Cameron!».
Lui si avvicinò a lei e la spinse contro il tavolo prendendola in braccio e facendola zittire dandole un bacio.
Fu uno dei baci più sofferti. Fu feroce,come se fosse stato l'ultimo prima dell'apocalisse.
Le lacrime di Caroline erano anche quelle di Cameron. I respiri erano pesanti.
Lui le baciava ogni angolo del viso,poi passò al collo.
Piano piano le sfilò la maglia del pigiama e lei fece lo stesso con quella di lui.
Ogni volta che Cameron le lasciava un bacio sentiva quella zona bruciare,come se fosse stata marchiata a fuoco. Sentiva le farfalle nello stomaco e un immenso desiderio di averlo con lei per sempre.
Si stringevano forte.
«Dimmi che mi ami Caroline,dimmelo ti prego» le sussurrò all'orecchio,per poi lasciarle altri piccoli baci sulla guancia.
Caroline guardò le sue labbra perfette,i suoi occhi che vedevano solo lei,le sue braccia che sembravano fatte solo per abbracciarla...e si allontanò,non sapeva bene con quale forza,ma scese dal tavolo e raccolse la sua maglia.
Cameron rimase fermò a fissare il vuoto.
«Io ti amo Cameron,ma non posso chiederti di restare,devi andare. Ti ricordi? Mi chiedesti di non fermarti neanche se mi avessi supplicata,e ora non sei in te,è un momento fragile,tu sei fragile. E credimi se ti dico che io lo sono più di te,è per questo che ti chiedo di andare via,perché non so quanto possa ancora resistere. Ti amo,e sarai sempre l'unico,ma non puoi lasciare tutto per me,non te lo posso permettere». Gli si avvicinò e gli accarezzò il viso,lui la guardava con un espressione vuota,come se adesso nulla avesse più senso.
«Va via Cameron,parti».
«Io perdo tutto se perdo te»le disse accarezzandole la guancia.
Caroline continua a piangere e anche Cameron aveva gli occhi lucidi.
Lei scosse la testa.
«È ora che tu vada,addio Cameron».
«No Caroline,ti prego,non farlo,non mandarmi via. Lo sai che poi sarà per sempre».
«Sì,è per questo che ora devi andare».
Gli diede un bacio sulla guancia e poi lo lasciò.
Si sedette sulla sedia,mentre lui raccolse la sua maglia da terra e se ne andò via piangendo.
Appena la porta si chiuse alle spalle di Cameron,anche il cuore di Caroline si chiuse.
Aveva lasciato andare via il suo grande amore.
Nella vita di tutti,l'amore è una parte fondamentale. Lo si scopre piano piano,e non è per tutti ma per uno solo. Quando trovi la persona che ami,capisci in quel momento che mai nella tua vita potrai amare qualcun altro in quel modo. Gli altri saranno solo un fugace ricordo di quell'ardore,di quell'amore che si è provato.
Cameron era parte dell'anima di Caroline e ora lei stava morendo;aveva l'anima divisa in due.
Ma l'aveva dovuto fare,lui meritava di essere felice,di realizzare i suoi sogni.
Su quel tavolo stavano per fare qualcosa di cui si sarebbero pentiti,poiché sarebbe stato ancora più doloroso lasciarsi dopo.
Si affacciò al balcone dell'appartamento,guardò le stelle,la luna e pregò,pregò per la prima volta dopo tanto tempo. Pregò Dio,gli chiese di seguire Cameron,gli chiese di aiutarlo a dimenticare.
Gli occhi le bruciavano per il pianto, e tutta l'adrenalina l'aveva sfinita.
Aveva lasciato andare Cameron per la sua strada,e questa strada di certo non la includeva più.
#SPAZIO AUTRICE
-2 capitoli alla fine!
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