34.
La voce nella mia testa mi rimproverò per essermi inclusa nella frase definendo la barca come anche nostra. Le diedi ragione, non dovevo avere niente a che fare con gente come loro. Per un Protagonista è pericoloso scendere allo stesso livello di altre categorie. Facendo così rischia di dimenticare che è lui quello a cui i mostri ambiscono.
Appena mi udirono avvicinare i due uomini si girarono verso di me. Uno dei due mise la mano nella tasca del completo bianco, probabilmente teneva lì la pistola.
«Cerchi qualcosa, ragazzina? Chi sei?», chiese l'altro sporgendosi dal ponte della nave.
«Una di qui. Piuttosto, chi siete voi?», domandai modificando il mio solito modo di parlare per apparire molto più sicura di quanto in realtà non fossi.
«Non sono affari tuoi.», ripose bruscamente il primo.
«Che ci fate qui? Siete venuti a pescare o avete sbagliato strada per una festa?», insistetti.
«Cosa vuoi? Cerchi problemi?!», disse lui irritato, facendo per estrarre l'arma.
«Domandavo solo.», mi scusai, alzando le mani in avanti.
Quello che mi aveva appena minacciato era un grosso omone pelato dalla pelle color castagna e gli occhiali da sole neri. L'altro invece era basso, magro e con una carnagione lievemente giallognola. Aveva corti capelli neri e come l'altro indossava gli occhiali da sole, ma li tolse e li appese al colletto una volta che la conversazione iniziò. Teneva inoltre una grossa farfalla bianca posata sul dito di una mano.
«Tu invece, cosa ci fai in giro a quest'ora?», mi interrogò sospettoso l'uomo con gli occhiali.
«Una passeggiata.», risposi mettendomi le mani in tasca.
«A quest'ora?», si ostinò a chiedere.
«Sì, perché che ore sono?», dissi sperando non fosse troppo presto.
«Le cinque.», rispose l'altro dopo aver sollevato la manica del completo, controllando l'orologio da polso.
Facendo così però spaventò la farfalla che andò quindi a posarsi sulla sua testa.
«Non avevo molto sonno.», mentii, nonostante non avessi chiuso occhio per tutta la notte e sentissi le palpebre farsi particolarmente pesanti.
«Allora va a camminare da un'altra parte, qui tra poco ci sarà una sparatoria.», continuò l'uomo con l'orologio.
«Non ero stata avvisata di ciò.», esclamai con voce carica di finta sorpresa. «Chi si spara oggi?»
«Te lo ripeto», disse l'altro uomo. «Non sono affari tuoi.»
«Se riguardano la città dove abito allora, sì, lo sono.», decretai con una convinzione tale da farmi credere di avere residenza proprio in quel luogo.
Lui mi guardò scocciato e si voltò verso il mare dandomi le spalle.
«Niente di che, ragazzina.», sussurrò l'altro cercando di non farsi sentire dal suo compagno. «Sarà solo un massacro a senso unico con tre inutili persone. Non durerà neanche cinque minuti.»
«Perché li volete uccidere?», domandai cercando di nascondere il tremolio delle mani stringendole a pugno nella tasca. «Hanno fatto qualcosa di sbagliato?»
«Non lo so, ci hanno solo ordinato di ucciderli.», rivelò il signore.
«Chi ve l'ha ordinato?», indagai.
«Parla ancora e ti taglio la lingua!», sbraitò l'uomo con gli occhiali da sole mettendo l'altro a tacere.
«La barca è vostra?», insistetti ignorando la minaccia di cui non era chiaro chi fosse il destinatario.
Dopo un attimo di esitazione l'uomo con la farfalla mi rispose scuotendo la testa e costringendo quindi l'insetto a spostarsi sul suo braccio.
«L'avete rubata?!», esclamai fingendomi sorpresa.
Il signore sbatté più volte le palpebre sorpreso, non aspettandosi una domanda del genere. Poi, esitando nuovamente, scosse la testa inclinandola contemporaneamente di lato e gesticolando come a dire che non era andata proprio così.
La farfalla fu così lanciata in aria e dopo qualche momento di svolazzamento intorno al corpo dell'uomo decise di posarsi sulla ringhiera della barca.
«Allora l'avete presa in prestito anche voi?», stabilii.
L'uomo stava per rispondere, ma fu interrotto dall'altro. «Anche noi? Chi altro l'ha "presa in prestito"?», domandò sospettoso il signore con gli occhiali da sole neri.
Si girò e fece qualche passo sul ponte avvicinandosi a me. Io arretrai di tre piccoli passi sulla strada fatta di ciottoli bianchi.
Il sole sorgeva dietro di me e il riflesso dei suoi raggi che vedevo negli occhiali dell'uomo mi infastidiva.
«Le persone che ieri sera sono scese da quella barca l'hanno detto.», rivelai, cercando di tenere ferma la voce.
«E cosa ci facevi qui ieri sera?», chiese appoggiando le mani sulla ringhiera.
La farfalla questa volta rimase ferma, forse si era stufata di spostarsi continuamente.
«Facevo una passeggiata prima di andare a dormire.», biascicai con un po' troppa fretta.
«Un'altra passeggiata, eh», ribatté lui ridacchiando. «Chissà perché la cosa non mi sorprende.»
Scese con un balzo dalla barca, atterrando sui ciottoli e facendone schizzare in giro un paio. La farfalla si spostò in volo, la già instabile ringhiera stava dondolando da una parte all'altra insieme a tutta la barca a causa del salto fatto dall'uomo.
L'altro signore, che non si aspettava una simile azione dal compagno, si ritrovò aggrappato anch'esso alla ringhiera. Strinsi il manico della mia arma con forza. Nonostante fosse rotto il coltello mi infondeva ancora coraggio.
«Mi piace molto camminare.», replicai.
«Se ti piace così tanto allora dovresti andare a farlo da un'altra parte.», mi avvertì, ed estraendo la pistola aggiunse. «Altrimenti, sai, potresti non riuscire a camminare più.»
Mentre sollevava l'arma vidi sui polsi dei gemelli a forma di stella a otto punte. Ormai non avevo più dubbi, quelli erano uomini mandati dalla Chiesa per ucciderci. A meno che non fossero Fedeli o comunque credessero così tanto nella religione da decidere di vestirsi con uno dei suoi simboli, cosa che dubitavo seriamente. Sembravano un Palestrato e un Aiutante, e probabilmente lo erano, ma non credevo che mi avrebbero mai aiutato anche se gli avessi detto che ero il Protagonista.
«Sì, credo anch'io che questa sia un'ottima idea.», risposi con un sorriso tirato.
«Biancospino, non ti dovresti comportare così!», esclamò severamente l'uomo con l'orologio.
Inizialmente pensai che si stesse rivolgendo al suo compagno e al suo burbero quanto violento comportamento. Notai poi che la sua attenzione era rivolta nella mia direzione. Mi voltai per vedere sé stesse parlando con qualcuno alle mie spalle, ma lì non c'era nessuno.
«Attenta!», manifestò nuovamente l'uomo carico di ansia. «Così rischi di fargli male!»
Questa volta intuii che si stava rivolgendo a me. «Non capisco», balbettai confusa, ma rimanendo ferma per non far innervosire ancora di più l'uomo.
«Biancospino è salito sui tuoi capelli.», accennò lui preoccupato.
«Chi?», domandai, ma avevo già intuito la risposta.
«La farfalla.», sbottò scocciato il signore con gli occhiali. «Ce l'hai in testa.»
Il mio corpo si irrigidì quando sentii le sue sottili zampette che mi facevano il solletico sulla fronte. Le sue ali erano bianche con delle nervature nere che simulavano delle ali ridotte. All'apice delle nervature alari si notava una squamulazione grigia. L'apertura alare doveva essere di circa 7,5 cm. Probabilmente l'insetto era della famiglia delle Pieridae ed era un maschio, ma in questa situazione non avrei potuto dirlo con assoluta certezza, come non avrei saputo dire con certezza il perché conoscessi tutte quelle informazioni su quell'essere.
Lasciai andare il coltello nella tasca per coprirmi con le mani la faccia, non avrei mai permesso a quell'orrido insetto di avvicinarsi più di così al mio volto. Sentii l'altro uomo che balzava rapidamente giù dalla barca, venendo in mio soccorso.
Non mi sono mai particolarmente piaciute le farfalle, o almeno non da vicino. Sembrano dei piccoli e orribili peluche con delle fragili ali e delle disgustose zampette.
L'uomo arrivò in poco tempo sollevando delicatamente la farfalla che mi zampettava sulle mani facendomi il solletico.
«Tutto bene?», domandò lui.
Stavo per rispondergli, quando mi accorsi che stava parlando alla farfalla e non a me. Decisi di lasciare perdere e di andarmene via finché ero ancora in tempo. Artemide e gli altri si sarebbero occupati di loro e io me ne sarei stata al sicuro nel vicolo fino alla fine dello scontro, poi appena si sarebbe presentata l'occasione avrei attuato una fuga.
Sentii qualcosa scivolare dalla mia tasca quando mi mossi per girarmi. Era il coltello regalatomi da Marte, che cadendo a terra produsse un secco rumore scontrandosi con la ghiaia. Una goccia di sudore freddo mi si bloccò sulla tempia non appena realizzai cosa era appena successo.
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