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Venerdì 14 novembre 1997

Angelo sembrava quasi non accorgersi dell'influsso che aveva sulle due sopravvissute. Passava un sacco di tempo nella biblioteca locale spulciando in mezzo a vecchi libri della sezione della religione e nella raccolta dei giornali. Spesso navigava su internet con i computer della biblioteca, cercando sempre materiale inerente alle evocazioni e alle entità "maledette".

Era uno dei beniamini del personale della biblioteca, perché era cortese, era silenzioso, e non si portava mai appresso gente rompicoglioni e casinara, come di solito succedeva a quelli che facevano i cartelloni per scienze.

«Secondo te Angelo ha capito che è una cosa molto seria quella che stiamo facendo?» chiese la Cinzia alla Vale, mentre tornavano a casa da scuola. Era praticamente la prima volta che si avventurava in un dialogo con l'amica prendendo l'iniziativa. Di solito preferiva tornare a casa in silenzio, o al massimo rispondendo alle domande che le facevano.

«Penso che sappia cosa sta facendo, sta tutto il giorno su dei libri».

«Si ma i libri sono una cosa, le entità che scrivono sui muri sono un'altra! Io ho paura che finisca male» replicò, rigirandosi la catenina tra le mani.

«Hai ragione, ma non puoi negare che questa sia un'esperienza assurda, fortissima, nessuno che conosco ha mai vissuto una cosa del genere, siamo uniche da questo punto di vista» poi la guardò con un po' di sufficienza, «ma sevuoi tirarti indietro, ci sta da parte tua».

Alla Vale era costato tantissimo quello sguardo, voleva dimostrare all'amica di essere lei la più coraggiosa, quella con meno titubanze, ma nello stesso tempo aveva il terrore di rimanere sola con lui a reggere quel gioco così pesante. La Cinzia resse la sfida e si diedero appuntamento a quella sera.

Era sempre più freddo, ma, per lo meno, non c'era nebbia e non pioveva. I tre ragazzi si ritrovarono di nuovo fuori dalla cinta muraria del cimitero. C'era un certo disagio nelle due ragazze, che strideva se messo a fianco della trepidazione di Angelo.

«Torneremo in contatto con lei, oddio, questa cosa mi fa impazzire! È incredibilmente eccitante!» disse lui, mentre si apprestava a scavalcare la cinta, seguito dalle altre due. Nel silenzio della notte, sotto alla luna che era piena proprio quel giorno. Angelo aveva insistito per andarci proprio di luna piena, snocciolando tutte le teorie a riguardo.

Si accucciarono sulla tomba di famiglia, con le due ragazze che, senza farsi notare, continuavano a guardarsi attorno. Lui estrasse di nuovo il tavolo per le sedute e stava per disporlo al centro del piccolo cerchio, quando portò di nuovo le mani alla bocca strozzando un grido e spalancando gli occhi, terrorizzato. Le due ragazze si girarono verso la lapide, ma non videro nulla di sospetto, Angelo però seguitava ad avere un aspetto stravolto. Annaspava.

Sempre con la bocca coperta per fermare la voce rotta, cercò una candela, la accese ansimando come un animale braccato, avvicinandola alla lapide.

ORA MI CONOSCETE

Ma la cosa che sconvolse i tre, facendo alzare loro un'immediata e violenta pelle d'oca fu:

ORA SIETE COME LORO

I tre si guardarono, la Cinzia tremava come una foglia stringendo la catenina del crocifisso, smozzicò a fatica una accusa ad Angelo per aver fatto di tutto per portarli fino a quella situazione così pericolosa, con una entità che li conosceva e che a quel punto li accomunava alle altre persone che all'epoca aveva ucciso e mutilato.

«Calme, calme. Finora non ha fatto nulla di più di scrivere su un muro!».

«Finora?!» sibilò la Cinzia, «ma che deve fare ancora?!».

Il ragazzo spostò la candela più in basso, comparvero altre parole.

VOGLIO SANGUE

Al pensiero di un'entità che desidera sangue, la Cinzia, già terrorizzata, alzò davanti agli occhi la catenina, e svenne. Cadde come un sacco sulla pietra della tomba. La Vale cacciò un urlo in cui mise tutta la frustrazione di quei minuti, Angelo lasciò andare la candela che cadde e si spense. In un attimo tornò tutto come prima di quell'incontro soprannaturale: un cimitero vuoto, un chiaro di luna, tre ragazzini.

Angelo, preoccupato per lo svenimento della Cinzia, cercò di rianimarla scuotendola, sempre più agitato. La Vale, altrettanto preoccupata, non riusciva a fare nulla se non guardare alternativamente quei due e la scritta sulla lapide.

L'entità voleva sangue, ma loro come avrebbero fatto?

Finalmente, la svenuta riprese conoscenza e, dopo i primi attimi frastornati, fu presa dall'isteria e aggredì il ragazzo con grosse lacrime agli occhi, dicendo che lei non avrebbe mai più messo piede in quel cimitero e che lui si doveva ritenere responsabile se fosse successo qualcosa a chiunque di loro tre, da quel momento in avanti.

La seduta finì con i tre che uscirono con le facce atterrite. Le due ragazze dormirono assai male.

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