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40 - Non è un angelo, ma un diavolo tentatore!

Sono passati solamente due giorni dal party e sto già per fare un'altra cavolata. Qualcosa che mai mi sarei aspettato di compiere. No, non è un omicidio, ma probabilmente qualcuno urlerà. E conoscendomi sarò io, visto che ho una sopportazione del dolore minima.
Ma come mi è venuto in mente?

«Rick, tesoro, già hai un affare potenzialmente mortale in mano, se poi mi porti dentro una stanza nera e rossa io non posso stare tranquillo!» gli dico - o grido, non lo so, ho il cuore in gola.

«Non ti succederà niente.» ridacchia, facendomi segno di avvicinarmi alla sedia posta al centro della camera. O e più una lunga poltrona scura? Sinceramente non ne ho idea. So solo che mi ricorda quelle degli ospedali e mi vengono i brividi.

E per mettere i puntini sulle i, quella è una frase che direbbe un maniaco omicida alle sue vittime, prima di appenderle al soffitto come macabri ornamenti di Natale!

Ok, devo calmarmi.

C'è una certa atmosfera da film horror qui dentro. Com'è che Rick ha tanti clienti? Cioè so che è bravo, ma non dovrebbe lavorare in un posticino più... Accogliente?

Io mi sento come se stesse per spuntare fuori un serial killer del calibro di Genocider Syo per farmi a pezzi! Anche se è improbabile. Quella lì uccide solo ragazzi carini, se fosse qui punterebbe a Rick e visto che lui ci lavora...
Aspettate! Fermi tutti! Punterebbe al mio Rick!

«Tutto ok? Sei sbiancato.» mi fa notare, alzando un sopracciglio, confuso.

«Io sì. Piuttosto ti sei sentito pedinato di recente?»

Rick inclina la testa, guardandomi come se fossi stupido, poi scuote il capo e dice: «No, ma conoscendoti ti stai facendo dei film mentali inutili.»

Apro la bocca per ribattere, ma ha ragione. Quindi cambio argomento: «È quello l'arnese che userai per uccidermi?»

«Non è un arnese.» risponde, valutando l'aspetto di quell'arma che tiene ancora in mano, osservandola come se non capisse il problema.
Ok, so che non è una pistola o altro, però secondo me è letale quanto una quarantaquattro magnum, quindi nella mia mente sta per ammazzarmi.
«Certo che tu vedi il mondo solo a modo tuo.» aggiunge, sorridendo.

Però non ha negato il fatto di volermi uccidere! Che stia rischiando la mia vita?

«È che-»

«Un attimo fa, quando ti ho mostrato la bozza, eri entusiasta.» mi ricorda, interrompendomi.
«Perché adesso esiti?»

«Oh, non lo so. Sarà quel disegno raccapricciante di Undertale?» sbotto, indicando uno dei tanti fogli appesi a una parete.

Li ha fatti, li ha incorniciati e li mette pure in mostra. Rick è così egocentrico a volte!

«Me l'ha chiesto un cliente e il gioco è bello.» fa spallucce, come se un Chara pixellato che lo spia con un coltellazzo in mano non lo preoccupasse affatto.

«Sarà...» borbotto, facendo vagare lo sguardo sugli altri disegni esposti.
«Comunque, perché hai scelto il nero e il rosso? Volevi creare una stanza di tortura?» chiedo ancora.

O magari del piacere. Oddio! Non ditemi che la mia storia sta per diventare finalmente uno spin-off di Cinquanta Sfumature... Anzi, ditemelo. Rick con un frustino in mano e dei pantaloni di pelle è un'immagine parecchio eccitante.

«No. Mi piacciono e basta.» ribatte divertito, distogliendomi dalle mie fantasie in cui lui mi ordina di chiamarlo daddy. Dubito succederà, comunque.
«Che problemi hai con i colori?»

«Mi aspettavo una stanza bianca.» ammetto, andandomi a sedere sulla sedia, dopo aver lanciato un'ultima occhiata a un kanji giapponese dal dubbio significato, appeso sulla parete tra una rosa dei venti e un dinosauro.

«Guarda che solo perché l'ambiente è sterilizzato, non deve essere per forza tutto chiaro.» ridacchia, osservando i vari inchiostri che ha selezionato.
«Quindi? Vogliamo iniziare?» domanda, avvicinandosi un tavolino con delle rotelle, sopra il quale sono messi in fila i suoi aggeggi del mestiere.

Deglutisco. Lo sto facendo sul serio?

Sposto lo sguardo sul suo volto, cercando conforto, ma quello che vi leggo mi calma più del previsto.
Il luccichio di eccitazione, mista a divertimento e aspettativa, negli occhi di Rick, mi fa salire un brivido lungo la schiena non indifferente. La sola idea che lui mi tocchi e incida la mia pelle, mi fa ricordare cosa mi ha spinto a prendere questa decisione.
Non voglio deluderlo e, passando del tempo con lui, mi sono reso conto di volerlo davvero, un tatuaggio. Rick sembra così entusiasta quando parla della sua passione, che ne voglio far parte anch'io.

Merda, prima mi fotte il culo, poi il cuore.

«Sì.»

Gli porgo il braccio, dandomi dell'idiota.

«Carino.» si autocompiace Rick, osservando con occhio critico il suo lavoro.

«Stai zitto, nanerottolo! Mi hai fatto un male cane!» mi lamento, anche se sono felice del risultato.

Un gelato fa capolino sul mio braccio. La pallina, che pare quasi si stia sciogliendo, ha i colori della bandiera LGBTQ+, il cono che la regge è fatto talmente bene che sembra vero, visto che ha perfino l'ombra. E sopra e sotto di esso, una frase in corsivo nera, a caratteri svolazzanti, cattura l'attenzione di chi lo guarda: non criticare senza sapere, fatti un gelato.

Gli avevo chiesto un tatuaggio che mi rispecchiasse in pieno e Rick mi ha stupito: è disagiante quanto me.

«Ti piace?» mi domanda, accarezzandomi la testa.

So che lo sta facendo perché adora giocare con i miei capelli, come mi ha confessato dopo una delle nostre nottate post-sesso, però è imbarazzante lo stesso.

Anche se tutto ciò è surreale. Seriamente, com'è possibile che io arrossisca ogni volta che mi tocca, se l'ho visto perfino nudo?

«Sì.» mormoro, inuminendomi le labbra con la lingua.
«Anche se hai attentato alla mia vita per farlo.»


«Esagerato.» ride, facendo scivolare la sua mano sulla mia guancia, per poi avvicinarsi al mio volto.

Socchiudo gli occhi, incantato dal suo sguardo, quando capisco cosa sta per fare. Lentamente e con dolcezza, sfiora le sue labbra con le mie. Cattura la mia bocca, dopo avermi succhiato il labbro inferiore con forza, e mi chiede il permesso picchiettandomi con la lingua sui denti, come nel più classico dei cliché wattpadiani.

Dio, mi capisce così bene!

Il mio cervello va in tilt, quando entra nella mia bocca - Con la lingua, pervertite! Magari quello che pensate lo facciamo dopo, se sono fortunato.

Mi accarezza la bocca con delicatezza, come se si stesse gustando il mio sapore, continuando a sfiorarmi la guancia con le dita, facendomi rabbrividire. Ho il cuore in gola, quindi temo che lo senta anche lui. Non che importi in realtà, visto che ormai dovrebbe aver capito quanto mi faccia impazzire.

«Oh beh, però se mi baci così ti perdono.» aggiungo maliziosamente, quando si stacca.

Ho ancora il fiatone, ma è Rick quello più provato dei due: ha le guance paonazze. Mi viene da ridere, ma mi trattengo, perché so che mi metterebbe il broncio.

Chissà perché, passa dall'essere estremamente tenero, all'essere mostruosamente sexy.

Devo capire come diamine fa e possibilmente rubargli il segreto. Magari per farlo impazzire un po'. Mi piacerebbe procurargli le stesse emozioni che mi fa provare.

E vorrei che mi dicesse che mi ama, ma posso aspettare. Non voglio affrettare le cose e rischiare di rovinare tutto ciò che abbiamo. Senza contare che sono abbastanza tranquillo.
Dopotutto nessuno può battere Drama Queen e sono certo che io gli piaccia quanto lui piace a me.

Visto che è visibilmente a disagio, abbasso lo sguardo per farlo riprendere un pochino - a differenza di qualcuno io non provoco il mio partner in continuazione.
Solo che i miei occhi vedono immediatamente qualcosa di interessante e sorrido, mentre lui si ritrae.

Dimenticatevi pure ciò che vi ho appena detto. Non posso resistere.

«Prima baci un tuo cliente per tenerlo buono e poi te lo fai venire duro? Che pervertito.» lo prendo in giro e - come sospettavo - mi mette il broncio, gonfiando le guance come uno scoiattolo.

Occhi chiari leggermente lucidi, capelli biondi come il grano tirati indietro da una fascia scura e l'aria di uno tsundere: ditemi se non è la cosa più carina che abbiate mai visto!

«Non dare a me del pervertito. Chi è che l'altro giorno si è eccitato pensando che ci fossero videocamere?» borbotta, incrociando le braccia al petto.

Non posso negarlo. Anche se non vorrei essere guardato da qualcuno che non sia Rick, è vero che quella situazione è stata... Beh, stimolante.

«Oh, sta zitto!» ridacchio, consapevole che sta cercando di spostare l'argomento della conversazione perché è in imbarazzo.

Rick fa per ribattere, ma il suono del mio cellulare ci interrompe. Il mio bad boy lo va a prendere, come un vero gentiluomo, e io lo ringrazio con un cenno del capo, perché non ho voglia di alzarmi.

L'ho lasciato vicino all'ingresso, nella tasca del mio giubbotto sull'appendiabiti, quindi nella sala affianco, dove ci sono il bancone e la cassa. Rick tiene il negozio chiuso quando ha un appuntamento per un tatuaggio, quindi i clienti possono lasciare le cose dove voglio senza aver paura che qualcuno le tocchi.

Mi lascio sfuggire un sospiro, ammirando il mio nuovo tatuaggio. Lo adoro, ma sinceramente non è stato la mia prima scelta.
In realtà avrei voluto chiedere a Rick di farmi un nodo celtico degli amanti, come il suo, ma quando me l'ha proposto lui non immaginava di farlo come coppia. E mi credeva ancora etero.
Ahia. Questa storia mi brucia ancora.
Insomma, domandarglielo sarebbe stato imbarazzante e - per quanto sia incredibile - anche io ho i miei limiti.

Lo so, siete scioccati quanto me, vero?

Sento un rumore alla mia destra, verso la porta, segno che Rick sta tornando. Quando alzo il capo, infatti, è appena giunto sulla soglia. Mi porta subito il telefono, ma ha un'espressione confusa che non mi piace affatto in volto.

Perché sento che stanno per arrivare guai?

«È Ace.» mi dice porgendomelo e io, come lui, resto un po' stranito.

Ormai siamo diventati amici, ma non mi ha mai chiamato prima. Di solito è Alanis quella che mi telefona.

«Sì?» rispondo, portandomi il cellulare all'orecchio.

«Matt... Che diamine avete fatto nel mio cinema?» mi domanda e dalla voce si sente che sta cercando di trattenersi. È arrabbiato.

«Come scusa?» chiedo, perché non capisco quale sia il punto.

Evidentemente sta parlando della stanza del cinema a casa sua, ma da quello che so non c'erano telecamere e, prima di andarcene, io e Rick ci siamo assicurati di non aver lasciato tracce.

«Rick è con te?» ribatte Ace dopo un attimo di silenzio, per poi fare un gran sospiro.

«Sì.» annuisco, anche se non può vedermi, e allontano il telefono dalla faccia.
«Sei in vivavoce.» annuncio, schiacciando l'apposito pulsante sul display, mentre Rick si avvicina, sedendosi di fianco a me.

«Senti, visto che ho un mio appartamento non lo sapevo.» mette le mani avanti Ace e io mi preoccupo immediatamente.

Subito un dubbio si insinua nel mio cervello, ma non è possibile, giusto? Qualcuno mi dica che sono solo paranoico. Vi prego! Non avete avverato il mio desiderio di vedere Rick versione daddy, fatemi almeno questo favore!

«Ace, non ti leggiamo nel pensiero. Argomenta.» ordina Rick con tono autoritario e mi faccio sfuggire un sorriso, perché quando fa così è estremamente attraente.

No, devo rimanere concentrato! Se fossi un cane, starei già sbavando, devo darmi un contegno; prima di mettermi a ululare come un lupo come nel peggior cartone animato di serie b.

Ace improvvisamente abbassa la voce, come se non volesse che qualcuno lo ascoltasse - probabilmente c'è Alanis con lui - e dice: «Le videocamere... C'erano. Mio padre le ha installate dopo che me ne sono andato.»

Oh, merda... Maledizione!

«Rick!» strillo ma, voltandomi verso di lui, noto che ha un'espressione divertita, come se non gli importasse nulla.

«È stato un bello spettacolo?» domanda, trattenendo una risata e io gli do un pugnetto sul braccio, per avvertirlo di non andare oltre.

Che gli dice il cervello? Magari non gli importa, visto che non è lui quello a cui è stato visto tutto da chissà chi, ma a me sì. Anche se, lo ammetto, mi sto irritando per il motivo sbagliato. Non mi da fastidio che uno sconosciuto mi abbia guardato, quanto piuttosto che qualcuno abbia registrato nella sua mente l'esatto momento in cui Rick mi ha fatto venire. Quello doveva essere un momento solo nostro!

«Non è colpa mia. Mi avevano assicurato che non ci fossero.» si lamenta, guardandomi male, accarezzandosi la pelle nel punto in cui l'ho colpito.

Questo ragazzo è impossibile! Non dovrebbe avere una reazione leggermente diversa? Perché è timido solo quando non serve che lo sia?

«Ho cancellato il filmato, state tranquilli.» si intromette Ace, magari capendo che la situazione sta degenerando.

Faccio un sospiro di sollievo, mentre Rick borbotta un: «Ma questo era ovvio.»

«Però da oggi non metterete più piede nel mio cinema.» continua l'Harry di Alanis, incurante delle parole di Rick, con tono irritato.

Ovviamente Rick fa per ribattere, ma il suo cellulare lo ferma prima che possa farlo io, vibrandogli nella tasca dei jeans. Lo prende e, dopo aver letto, il suo viso si illumina con un sorriso.

«Alanis mi ha appena inviato un messaggio.» dichiara senza scomporsi, aprendo la chat per digitare la risposta.

«Ana?» domanda confuso Ace e già me lo immagino mentre lancia un'occhiata interrogativa alla sua ragazza.

«Te lo leggo: non so cosa sia successo, ma ho appena sentito Ace urlare che non potete più entrare nella sua sala-cinema.» Rick si interrompe, per lasciarsi sfuggire una risatina.
«Quindi vi invito io.» detto questo non si trattiene più e si lascia andare a una calda risata che mi scombussola.

Dannazione! Questo è un colpo basso!
Rick ha già un aspetto angelico di per sé, ma quando ride è decisamente fuori scala. Potrebbe far innamorare chiunque se volesse. Non è solo carino, è bello. Anzi, bellissimo.

E io, che conosco anche il suo lato da bulletto, sono un bersaglio facile quando fa così. È come se Cupido mi stesse scagliando contro una decina delle sue frecce, mirando al cuore.

«Alanis!» grida Ace scioccato, mentre il mio caro angioletto, mordendosi il labbro inferiore per darsi un contegno e non ridere troppo forte, digita finalmente la sua risposta, dicendola poi ad alta voce perché... Beh, perché si sta evidentemente divertendo.

«Ci saremo.»

Detto questo, Rick mi lancia un'occhiata che la dice lunga su ciò che vuole farci, lì dentro, e mi sento rabbrividire, mentre le mie guance assumono un colorito rosso fuoco.

Mannaggia... Non è un angelo, ma un diavolo tentatore!

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