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26 - Ce ne hai messo di tempo a capirlo.

Volevo semplicemente sentirglielo dire, ma le cose non sono andate come avevo previsto.
Non che mi lamenti, dopotutto la mia mogliettina mi sta stringendo a sé e le sue labbra sono dannatamente morbide.

Solo che voglio l'assoluta certezza di piacerle quanto lei piace a me. E per l'ennesima volta mi trovo con un pugno di mosche, visto che sembra quasi che lo faccia apposta a evitare le mie domande.

Il suo corpo mi invia ottimi segnali, non lo posso negare, però capitemi: il fatto che non lo ammetta mi manda in paranoia.

Cosa dovrei fare? Vestirmi di nero, mettermi una sigaretta in bocca, un frustino in mano e chiamarla babygirl per far sì che mi risponda?

So che è assurdo pretendere che lei mi dica ti amo, visto come sono scappato da lei l'altra volta, quando mi sono ricordato di Emily, ma la verità è che la chiamata di stamattina mi ha turbato. E ho dannatamente bisogno di sentirmi dire da Alanis che le piaccio, almeno questo.

Avrei voluto mostrare la mia felicità a mio padre a quest'ora e non solo perché così ho l'eredità assicurata - anche se confesso che all'inizio avevo puntato ad Ana solo per questo motivo.
Volevo riavere il mio lavoro, visto che il mio caro donatore di sperma - questa l'ho presa da After, ah i ricordi, quelli trash! - aveva deciso di buttarmi fuori dagli affari di famiglia fino a nuovo ordine. Ovvero, fino a quando non mi sarei sposato.
Ti ammazzi di lavoro, Ace!
È quello che mi diceva.
Non sarai mai felice così!
E adesso confesso che lo capisco.
Vorrei guardarlo negli occhi e dirgli che aveva ragione, che toccare Alanis White è la cosa più gratificante che abbia fatto nella mia vita e che può pure dare tutta l'eredità a Caleb, perché non mi importa di niente, se posso stare con Ana.

Ma non posso farlo, perché non posso dire con certezza che Alanis mi ama. Posso giurare su quello che provo io, ma cosa sente lei?
Per lei è solo una cosa momentanea oppure no?
E soprattutto, quante volte ho detto posso?

Già, la mia matrigna, nonché ex, è riuscita a mandarmi fuori di testa con una sola frase.

Perché sono scappato da Ana l'altra volta? Non lo so. Per un attimo ho rivisto lo sguardo accusatorio di Emily e non ci ho più visto. Ho paura di rovinare tutto con Alanis, esattemente come ho fatto con lei. Sono un maestro a distruggere le relazioni e le cose con Ana sono così perfette che ho il terrore di fare un passo falso.

Le sue labbra sono dannatamente calde, bollenti oserei dire, e quando toccano le mie con questa voracità, come se non vedessero l'ora di farlo, non riesco a resistere. Ho sempre troppa poca resistenza quando si tratta di Alanis White, in fondo.

«Ace, aspetta.»

E lei sembra intenzionata a farmi soffrire. Perché? Ho sbagliato qualcosa? Forse non dovevo infilarle la lingua in bocca.
Però, c'è da dire, che non sono così impaziente solo perché la desidero da quella maledetta sera.
Cioè sì, ma non è l'unica ragione. È anche colpa sua che non fa altro che tentarmi. Credo di essere arrivato al limite.

«Cosa c'è? Non dirmi che ero l'unico a volerlo.» le dico, respirandole sulla bocca.
E spero tanto che la mia voce non sia così roca come suona alle mie orecchie.

«No è che-» si interrompe, prendendosi un attimo per accarezzarmi i capelli.
Io glielo lascio fare, dopotutto è da prima che non fa che toccarli e la cosa non mi dispiace affatto.
«Dovrei prepararmi per l'appuntamento adesso, non baciarti. È tutto un casino.»

«Cosa ti dice che questo casino sia un male?» le sorrido.
«Io lo trovo bellissimo.»

Sto diventando troppo sdolcinato perfino per i miei gusti, ma a mia discolpa Alanis mi fa impazzire e questo ha dei visibili effetti collaterali.

«Ace, quando dici queste cose, faccio fatica a credere che tu sia tu.» ride.

«Già, sei la prima ragazza con la quale mi lascio andare così.» confesso e lei arrossisce.

Devo ammettere che mi piace l'idea di farle questo effetto. Dovevo compensare con qualcosa il fatto che io diventi duro con un solo bacio, manco fossi un quattordicenne alla sua prima cotta.

Beh, tecnicamente Alanis è la mia prima cotta e io mi sento un quattordicenne quando sono con lei, però questi sono dettagli, giusto?

«Non l'hai fatto con la tua ex?» domanda e sento il mio cuore perdere un battito.

Perché deve tirare fuori Emily, manco fosse un coniglio in un fottuto cilindro?
Faccio così schifo a mostrarle i miei sentimenti?

«No, visto che fra noi era più attrazione fisica che altro.» alzo gli occhi al cielo e sbuffo.

Non voglio parlare di lei, voglio continuare ad accarezzare e baciare la mia Ana. È così sbagliato?

«Oh...» sussurra e io appoggio nuovamente le mie labbra sulle sue.

«Aspetta, la cena...»

«Ana, preferisco mangiare te che il pollo.» mormoro, sfiorandole il seno con le dita. È incredibile come sia sexy anche con quell'orribile maglione addosso.
«Tu no? Avresti il sottoscritto, Ace Young ex scapolo più ambito di New York City, ai tuoi piedi.»

«Che onore!» ribatte divertita.

La sua risata non fa altro che stuzzicarmi ancora di più. Adoro quando sorride. Amo quando sta al gioco. E non vedo l'ora che capisca quanto Dallas e Cameron siano perfetti insieme.

«Cosa? Non mi dire che non vuoi far ballare la Macarena alle nostre lingue.» alzo un sopracciglio, scrutandola in volto, perché so che le piace da morire quando faccio così, anche se non lo ammetterà mai.

E comunque non ha ancora allontanato la mia mano dal suo seno, direi che è un record. Dov'è la mia medaglia?

«Mi dispiace, ma direi che due lingue che danzano sia l'immagine peggiore che potevi darmi.» sogghigna.
«Cosa farai adesso, signor bad boy? Mi spingerai sul letto e riprenderai a baciarmi?»

Bene. Ace exe ha smesso di funzionare. Definitivamente.
Giuro che non è colpa mia se i miei ormoni vanno alle stelle! È lei che sa essere incredibilmente provocante anche con uno stupido gattino disegnato sulla pancia. Che ci posso fare? E come diamine fa?

«In realtà avevo pensato a una posizione leggermente più originale.» le dico, lasciandomi cadere all'indietro sul materasso.

Le prendo una mano e la faccio scivolare su di me. Adesso è a cavalcioni sul mio corpo, sdraiata sulla mia pancia e i suoi punti giusti premono pericolosamente sulle mie zone giuste. Il suo seno, soprattutto, è la cosa che mi tenta di più.
Mi sento un maniaco.

Sembro uscito da una delle fanfiction che piacciono tanto ad Alanis a questo punto. Anche se lei mi pare più intelligente di Hope e io non ho alcuna intenzione di rapirla. Né di bullizzarla. Né di picchiarla.
Dannazione, quante cose sbagliate ci sono nelle fanfiction? Più ci penso, più mi vengono in mente scenari più adatti a un horror che a una storia d'amore.
Ci credo che Ana è sclerata.

«Ace?» mi chiama.

Come cavolo fanno i bad boy che piacciono tanto ad Ana a rimanere calmi in questi momenti? Io mi sento il cuore in gola! Già averla così vicina è problematico - anche se ammetto che non aspettavo altro - ma la sua voce! Maledizione, riesce a provocarmi solamente parlando!

«E avevo pure deciso di fare le cose con calma.» sbuffo.

Perché non riesco a controllarmi con lei?

«Dovrei alzarmi?» mi domanda incerta, mordendosi il labbro inferiore, mettendosi seduta.

Ora lo capite a cosa mi riferisco quando vi parlo di tortura psicologica? Ha la sua intimità pericolosamente vicina alla mia, mi guarda come se fossi davvero l'unico per lei e un attimo fa mi ha baciato come se mi amasse. E adesso mi chiede se voglio smettere. Ma scherza?

«Solo se mi odi.» rispondo e lei distoglie lo sguardo, puntandolo sulla mensola dei peluche.

Deve esserci qualcosa di estremamente sbagliato in questa situazione, se preferisce guardare un ornitorinco piuttosto che me. Dite che è un brutto segno?

«Io non farei mai-» si interrompe per inumidirsi le labbra.
«Queste cose... Con una persona che odio non le farei mai.» continua.
«Non è ovvio che mi piaci?»

Vi ricordate un attimo fa, quando ho detto che avevo smesso di funzionare?
Mi sbagliavo, perché in questo momento sto sul serio rischiando l'infarto. E non mi sono mai sentito così bene!

Tiro un sospiro di sollievo. Butto letteralmente fuori tutta l'aria che avevo nei polmoni.
L'ha detto! L'ha detto veramente!

Le porto una mano sulla schiena e la trascino nuovamente verso di me, facendo congiungere le nostre labbra in un semplice bacio a stampo. Faccio poi toccare le nostre fronti e chiudo gli occhi, respirando lentamente, cercando di darmi una calmata.

Ma che ci posso fare? Per dirla come la direbbe Alanis: è come se Harry Styles dichiarasse di amarmi.
Ok, questo suona cringe.

«Ce ne hai messo di tempo a capirlo.» sussurro, ringraziando che Ana non possa leggermi nella mente.

Cavolo, non riesco a smettere di sorridere come un idiota.

La politica chiodo schiaccia chiodo di Matt è assurda. Voglio dire, io sono un'attrice di teatro, cosa ci faccio a un'audizione per un film? Per il ruolo di protagonista, oltretutto.
E poi perché la stanno facendo di sera e non di mattina?
Queste cose si fanno categoricamente quando c'è la luce del sole, altrimenti sembra tutto troppo creepy. E io non voglio finire nel cast di un por...cellino d'india.
Anche se c'è da dire che le audizioni sono iniziate alle due e che io sono qui da circa quattro ore.

Dopo aver mangiato un intero barattolo di Nutella, due sacchetti di patatine formato famiglia, una vaschetta di gelato al cioccolato e un'altra alla panna, senza contare i popcorn e gli orsetti gommosi, mi sentivo uno schifo, anche più di prima.
E mentre guardavamo Il Grande Gatsby, Matt se ne è uscito così: «Secondo me potresti recitare in un film. Il mood da diva non ti manca.»

Inizialmente pensavo che scherzasse, poi mi ha sventolato in faccia il suo tablet, con aperta una certa pagina internet. In pratica, stanno facendo delle audizioni per il casting di un nuovo film e, dato che è una commedia che tratta di persone comuni per persone comuni! - che slogan stupido - stanno cercando proprio fra le - indovinate - persone comuni. E Matt mi ha spinto a candidarmi.

La ragione? «Dopo quello che ti ha detto Wilbur hai bisogno di dimostrare a te stessa che puoi fare tutto quello che vuoi, soldi o meno.» cit. Matt, l'amico che tutti vorrebbero.

È stato carino da parte sua, ma al momento il mio stomaco mi vuole prendere a cazzotti, e non soltanto per tutte le schifezze che ho ingurgitato.

Sono in ansia. Maledettamente in ansia. Ho in mano il copione che mi hanno dato all'ingresso e, a causa dello stress, mi sembra di non ricordare una sola parola.

Il carattere della protagonista, tra l'altro, è il problema più grande. Dovrebbe essere timida e tranquilla. Io non sono né una né l'altra! E non sono nemmeno dell'umore adatto per calarmi nei panni di un ruolo.
Come ha fatto Matt a convincermi? Ah, già, mi ha detto che ho la voce di Adele.
Perché mi frega sempre facendomi i complimenti? Io sono pure stonata!

«Non posso credere di trovarti perfino qui!»

Questa voce... Dio, se mi senti, perché devi far di tutto per rendermi la vota un Inferno? Cosa ci fa lui fra tutti, proprio qui?
Se non la smetti di giocarmi tiri mancini, giuro che cambio religione. Mi metto a pregare Dio Brando, poi vediamo chi ride per ultimo!

«Dovevo fare un'audizione, non sapevo che saresti stato qui.» rispondo, voltandomi verso Wilbur-capelliviscidi-Salvatore.
«Non sei mica al centro del mio mondo.»

«Questo lo so già.» alza gli occhi al cielo e - udite udite! - si siede vicino alla sottoscritta.
Vuole torturarmi psicologicamente o cosa?
«Vedi di non intralciarmi.»
Mi minaccia pure!

«Questo dovrei dirlo io.» sbotto.
«Anche se non riuscirai a sottrarmi il ruolo di Rosmary.» sto scherzando, ma ho usato un tono di voce abbastanza acido, quindi dovrebbe capire che non mi deve rivolgere nemmeno la parola.

«Mi dispiace, la gonna non mi dona, Ragazza-hot-dog.» ribatte e ho davvero voglia di strangolarlo.

Ma mi mordo l'interno della guancia per non imprecare e mi concentro sui fogli che ho in mano.

«Credo di essermi innamorato di te.» sussurra Wilbur soavemente, facendomi sussultare.

Mi volto verso di lui, scioccata, ma vedo che sta solo leggendo ad alta voce ciò che ha in mano e tiro un sospiro di sollievo.
Probabilmente è qui per il ruolo di protagonista maschile, visto che questa è una commedia romantica, quindi posso tranquillizzarmi.

Riporto gli occhi sul mio copione, quando parla di nuovo. Ma non lo sa che dovrebbe leggere nella mente? Ha un minimo di intelligenza o educazione, questo tizio?

«Mi dispiace, ero arrabbiato. Mi piaci davvero.»

«Ehi!» lo chiamo, facendolo girare verso di me. E non solo lui. Credo di aver appena attirato l'odio generale di tutte le persone rimaste.
«Leggi nella mente o almeno a bassa voce.» bisbiglio, perché mi sono resa conto di aver alzato troppo la voce.

Wilbur mi ignora e si volta nuovamente. Tiene gli occhi fissi sul copione e continua con le sue battute: «Ho sempre detto di odiare le persone come te e poi hai iniziato a piacermi. E sono pure fidanzato. Questa cosa è un casino e devo capire come gestirla. Non odiarmi, per favore.»

«Wilbur.» lo chiamo, per poi strappargli il copione dalle mani.
«Adesso basta ripetere le battute ad alta voce.» gli ordino, guardandolo male, mentre il suo sguardo si posa su di me.

«Non sei molto sveglia, vero?» domanda, per poi sorridermi.

Io. Lo. Castro.
Ma che diamine vuole da me? Non gli è bastato farmi soffrire? Per quanto vuole continuare ancora questa ridicola sceneggiata?

«Mi hai bloccato, vero?» mi chiede improvvisamente, alzando il telefono.
«Perché non mi rispondi nemmeno. Cosa c'è? Ti brucia che ti abbia che detto quelle cose?»

«No, guarda. Non vedo l'ora di parlare con qualcuno che mi odia.» ironizzo, guardandolo male.

«Johnson! Camille Johnson!»

Oh, cavolo! È già il mio turno!
Gli sbatto il suo copione sulla testa, tenendomi il mio, per poi alzarmi di colpo, andando verso la signora con aria impaziente, che non fa che lanciarmi occhiate.

«Beh, potrei anche provare a fare l'audizione per il ruolo di protagonista già che ci sono.» mi dico, osservando il copione che Camille mi ha appena tirato in testa.
«Forse dovrei iniziare a leggerle sul serio queste battute.»
E magari mostrarmi con il mio vero carattere.

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