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Punto di Vista

Il punto di vista, o PdV (abbreviato anche in PoV dall'inglese Point of View), può essere considerato come un'estensione della focalizzazione, dato che indentifica l'angolatura con cui vengono inquadrati gli eventi. In pratica è come avere una cinepresa e decidere chi deve riprendere la storia o la scena.

Con il narratore onnisciente è come se fosse sospesa per aria, potesse vedere tutto, in ogni direzione e anche dentro ciascun personaggio. Non ci sono segreti per un narratore di questo tipo, in realtà lui sa anche come finirà la storia ed è facile che in qualche modo lo lasci trapelare, creando precise aspettative, ma risultando anche molto intrusivo. Di certo non è adatto a generi come thriller, mistery e neppure all'horror, giacché il suo PdV presenta un campo visuale-informativo senza limitazioni.

Nel caso di un io narrante (autodiegetico), il protagonista ha in mano la macchina da presa e condivide tutto con noi, ma noi avremo solo il suo punto di vista: vedremo, sentiremo e conosceremo solo ciò che vede, sente e conosce lui.

Sembra facile, ma non lo è poi così tanto, perché di sovente ci si accorge che si vorrebbe mostrare un dettaglio fuori dal campo di azione del personaggio, tuttavia non si può, se non ricorrendo a qualche espediente che non deve risultare finto, artificioso o forzato. Un esempio? Descrivere il protagonista in una storia narrata in prima persona. Una delle cose più difficili, che ricadono molto spesso nell'errore o nella banalità, facendo divenire cliché lo specchio e facendo pensare al protagonista cose assurde. Pensa all'ultima volta che ti sei specchiato e con onestà risponditi: guadando il tuo riflesso stamane, prima di andare a scuola o al lavoro, hai pensato forse ai tuoi "lunghi e folti capelli biondi, che hai raccolto in una coda alta arricciando le punte con la piastra" o ai tuoi "splendidi occhi color del cielo"? Non è che, forse, il tuo cervello era ancora con metà dei neuroni nel mondo dei sogni e l'altra metà ti stava facendo sproloquiare contro la sveglia, la mamma, la scuola, il lavoro, il capo, i colleghi, il mondo o... nessuno, perché stavi solo pensando a quanto avessi sonno? Ma si pensa di aver sonno o, piuttosto, nella testa rimbomba un pensiero secco, succinto, dato da quell'unico neurone mattutino, che si sente più solo della particella di sodio di una nota pubblicità?

Altra cosa a cui prestare molta attenzione è la gestione delle descrizioni, perché se muovi continuamente la telecamera su e giù, a destra e a sinistra al lettore verrà il mal di mare, un po' l'effetto che si è avuto al cinema con "The Blair witch project" e, credimi, io c'ero e non sono debole di stomaco, ma accidenti se è stata dura uscire con occhi e cervello non in pappa! Questo, però, vale anche con le altre tipologie di narratore: le descrizioni devono essere inquadrature studiate. Tanti più dettagli inserisci, tanto più la telecamera resterà fissa su qualcosa di statico, togliendo movimento alla scena, smorzando la tensione dell'azione.

Col narratore esterno palese e quello allodiegetico, che ha una focalizzazione comunque interna, seppur si possa usare anche la terza persona, il PdV può essere focalizzato su un solo personaggio o su più personaggi. Ecco che in quest'ultimo caso la telecamera passerà di mano ogni volta che il PdV cambia. Immagina, dunque, di guardare un film; il protagonista passa la telecamera al co-protagonista, l'immagine traballa un po' e ci vuole un attimo per rimettere a fuoco tutto. Non è molto piacevole, vero? Bene, ora pensa di farlo di continuo all'interno di un capitolo e dedurrai da solo che non è la scelta migliore, perché l'immersione scema inevitabilmente e il patto narrativo col lettore per la sospensione della realtà finisce nel cestino dell'immondizia. Di solito il cambio di PdV viene gestito per capitoli proprio per dare al lettore la possibilità di seguire in modo lineare la storia e di avere una messa a fuoco costante perché, ricordalo, non devi mai portarlo a uscire dalla realtà che hai creato, non devi portarlo a pensare ad altro, a farsi domande sul testo mentre sta leggendo: questo è il patto che ognuno di noi sottoscrive sia quando scrive, che quando legge un libro.

Quando scrivi pensa sempre di avere in mano una cinepresa e decidi come muoverti in modo coerente, preciso e fluido, salvo tu non debba creare un jumpscare o effetti comunque improvvisi e inattesi.

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