La famiglia Brasi- 16
Bogliasco( Genova)
Povs Angelina
Sto fissando la casa di fronte a me, il mio sguardo cade sul nome "Brasi" posto sul campanello e sento un brivido lungo la schiena.
Vorrei fuggire a gambe levate e tornare in albergo di corsa, peccato che con un rapido calcolo mentale mi rendo conto che sia impossibile: siamo molto lontani dalla città e io non sono una grande atleta. Non ho altra scelta che accantonare l'idea.
Due mani si posano sui mie fianchi e solo in questo momento mi accorgo di aver iniziato a saltellare per il nervoso. Perfetto! Così i suoi penseranno che sta insieme a una deficiente.
"So che stai pensando di fuggire" mi sussurra all'orecchio Andrea.
Ma come é possibile? Mi legge nel pensiero?
Come a rispondere a questa mia domanda silenziosa Andrea prosegue
" Angelina sei un libro aperto per me".
Traccio un semicerchio con la punta del piede destro, sentendomi in imbarazzo
"Questa é una cosa importante. Non fraintendermi, sono felice che tu voglia farmi conoscere la tua famiglia. Ma c'ho un'ansia della madonna" dichiaro visibilmente a disagio.
"La prima che conoscerai é mia sorella.
Prendi un bel respiro ed entriamo, oppure ti devo prendere in braccio e varcare la soglia".
Lo guardo pensando che stia scherzando, invece lui che fa? Mi solleva da terra e mi prende in braccio, vorrei protestate ma la verità é che tra le sue braccia sto da Dio, così mi rassegno godendomi questo momento di contatto che si è creato tra di noi.
Riesce lo stesso ad aprire la porta e mi posa dentro casa, per poi richiudersela alle spalle onde evitare una mia fuga imminente.
Sento dei passi per le scale e poco dopo mi ritrovo davanti la copia di Andrea, ma al femminile.
Chiara indossa una felpa Oversize viola e dei jeans in stile anni 70. Lunghi capelli ricci le cadono oltre le spalle ed é alta più o meno come me.
Attacca subito a parlare
"Ciao Angelina, che bello conoscerti. Ogni tanto in questa casa entra una ragazza".
Mi mostra un sorriso tutto denti. Io rispondo con voce incerta
"Grazie Chiara, anche per me é un piacere conoscerti".
Lei da un rapido saluto al fratello, poi mi afferra per il polso dichiarando
"Devi assolutamente fare un giro della casa".
Mi trascina su per la scala, mentre Andrea sospira.
Mi aveva avvertito che la sorella é abbastanza esuberante.
Chiara mi mostra la sua camera con grande entusiasmo e comincia a parlare senza freni. Osservo la stanza che rispecchia la sua personalità, poi ci ritroviamo nella vecchia stanza di Andrea.
Mi ritrovo a fantasticare su come era il mio ragazzo da adolescente e non do più peso alle parole di Chiara.
Andrea fa capolino da dietro alla sorella
"Chiara prendi fiato. Sembri un treno in corsa".
Chiara sbuffa sonoramente" Perché sei così pensante?" Chiede alzando gli occhi al cielo.
Si studiano con lo sguardo, mentre io infilo le mani nelle tasche della felpa. Saranno anche uguali fisicamente, ma hanno due caratteri diversi. Trovo carine le loro frecciatine, perché si vede che sotto sotto si vogliono bene.
Andrea mi passa un braccio intorno alla vita, continuando a guardare la sorella
"Chiara è fatta così: o la ami o la odi. Ha un carattere molto esuberante e parlerebbe pure con la sua ombra".
La sorella gli fa una linguaccia e io trattengo a stento un sorriso, mi stanno regalando un momento di leggerezza e l'ansia sta scemando lentamente.
Tornati di sotto, Andrea dice a bassa voce "Un suo difetto è che non sa essere discreta".
Scrollo le spalle, essendo figlia unica non capisco certe dinamiche, ma loro due nonostante si punzecchino si vogliono bene.
Chiara mi chiede se mi va di aiutarla a preparare i Muffin e colgo la palla al balzo, così ci appoggiamo al bancone della cucina e prepariamo tutto l'occorrente. Mentre impastiamo racconto brevemente a Chiara della mia vita a Matera e della mia decisione di lasciare la Basilicata, per ricominciare da zero. Lei mi ascolta senza interrompermi, presa dal mio racconto.
Il tempo ci passa così, tra una chiacchera e l'altra. Chiara si mostra comprensiva nei miei confronti e dichiara di essere felice che faccio parte della vita del fratello, mi racconta della sofferenza che lui ha provato per via della sua Ex e di come lei si sentisse impotente, ma d'altronde loro già vivevano lontani e poi Chiara non poteva farci niente.
"Le sofferenze aiutano ad essere più forti nella vita". Me lo diceva sempre mia madre.
Inforno i Muffin e metto il timer, do poi una mano a ripulire la cucina. Prendo la spugna e do una passata sul bancone, mentre Chiara spazza a terra. Dividerci i compiti è una buona idea per fare prima.
Asciugo il bancone con lo straccio e nel frattempo il timer suona, Chiara spegne il forno e controlla i Muffin, dichiara che sono pronti e li allinea su un vassoio. Li abbiamo fatti con lo Yogurt bianco e hanno un odore invitante.
Sono così presa dai dolci che manco mi accorgo che è entrata altra gente in casa, finché non sento Andrea parlare.
Sono arrivati i suoi genitori. Mi sento il cuore battere fortissimo, mentre sudo freddo per la tensione che si è riappropriata del mio corpo.
"Angelina è bello conoscerti". Chi parla è Amanda, la madre dei ragazzi. Assomiglia vagamente ai figli con i suoi lunghi capelli ricci color castano scuro, che incorniciano il suo viso ovale. Gli occhi sono color Marron Glacé. Sulla cinquantina d'anni, più o meno.
Ingoio la saliva e cerco di avere un tono di voce fermo "Ti ringrazio di avermi invitata a casa tua".
Oddio non le ho dato del lei, ora passo per maleducata. Deve accorgersi della mia tensione perché si affretta a dire "stai tranquilla, sentiti come in famiglia".
Questa sua gentilezza mi aiuta, cerco di sciogliermi un pochino: insomma sto conoscendo la famiglia del mio ragazzo, non andando al patibolo.
Il padre di Andrea, Simone, assomiglia di più ai ragazzi. Anche lui mi da il benvenuto in famiglia.
In questo momento di imbarazzo totale sono contenta quando Chiara richiama l'attenzione su di sé per mostrare il "capolavoro" culinario: i nostri Muffin.
Andrea mi passa un braccio intorno alla vita, il contatto dei nostri corpi mi aiuta a rilassarmi, anche in questo contesto lui riesce a calmarmi. Non so come faccia eppure ci riesce alla perfezione.
Prendo un Muffin per assaggiarlo e mi siedo al tavolo tra Andrea e Chiara. Appoggio il dolcetto su un tovagliolo e comincio a spezzettarlo come da abitudine, per poi portarne un pezzetto alle labbra: il sapore è davvero buono e il Muffin si scioglie al palato. Non li avevo mai preparati con lo Yogurt bianco, così mi appunto mentalmente di ripetere la ricetta quando sarò a Milano.
I genitori di Andrea vogliono sapere qualcosa di me: gli racconto dell'università e che il mio sogno sarebbe quello di scrivere un libro.
Se prima mi sembrava un songo impossibile, da quando ho conosciuto Andrea e gli altri ho capito che nulla è impossibile.
Comincio finalmente a lasciarmi andare e mi rendo conto che ero tesa per niente: questa è una normale famiglia, che mi ha accolta al proprio interno e sulla quale potrò sempre contare.
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Fissare la luna fuori dalla finestra mi da un senso di pace interiore: lei splende lassù in mezzo a questo cielo scuro, circondata da stelle che la incorniciano come in un dipinto e incantano chi le guarda.
La camera dell'albergo è ampia: il letto si trova esattamente al centro della stanza, sui comodini ci sono due lampade in stile retrò, che si sposano bene con il resto dell'arredamento. Sopra la cassettiera è situato un vaso con fiori finti al suo interno, in alto c'è uno specchio.
Il bagno è un po' più piccolo, ma carino: ha le piastrelle dei muri color azzurro, che spezzano il bianco del pavimento. Mi immaginavo di trovare una vasca e invece c'è la doccia.
Ho chiamato mia madre e le ho raccontato dell'incontro con la famiglia di Andrea, so che anche lei vorrebbe conoscerlo, purtroppo per le feste non era riuscita a venire a Milano. Le ho detto di non preoccuparsi e che al limite scenderemo noi a Matera.
Andrea mi abbraccia da dietro mentre osservo ancora la luna, il suo profumo avvolge i miei sensi. Posa le labbra sul mio collo, un tocco delicato, che mi provoca un brivido lungo la schiena.
Mi fa voltare in modo da poterlo guardare negli occhi e perdermi completamente.
"Ti ho preso un regalo a Milano, prima di partire, ma volevo dartelo qui" dice dolcemente.
Si sposta verso il comodino e dal cassetto tira fuori un pacchetto che mi porge, me lo rigiro tra le mani. Non mi aspettavo un suo regalo.
Scarto il pacchetto e rimango senza fiato: dentro c'è un ciondolo a forma di mezza luna.
Rimango rapita dalla sua bellezza: la mezzaluna è di colore nera ed adornata da cristalli, il cordoncino invece è in argento.
"é bellissimo" la mia voce risulta rotta per l'emozione.
Andrea mi aiuta ad indossarlo, so che dovrei guardarmi allo specchio per vedere come mi sta: un parte di me vorrebbe evitarlo, ma mi dico che invece è importante. Il mio ragazzo mi ha fatto una regalo bellissimo ed è giusto vedere come mi sta, al di la delle mie mille paranoie.
Mi avvicino allo specchio e decido di focalizzare la mia attenzione sul ciondolo, senza pensare ad altro. Sembra quasi fatto apposta per me.
Mi volto verso Andrea e lo bacio con trasporto, cingendogli le braccia intorno alla vita, staccandomi solo per mormorare "Grazie amore per questo week-end, di avermi fatto conoscere la tua famiglia e di questo regalo".
Per poi riaccollarmi alle sue labbra, spinta da un desiderio profondo, da una passione naturale. Schiudo le labbra e lascio che esplori la mia bocca, che respiri la mia anima, mentre le nostre lingue si scontrano in un gioco lento e sensuale. Le mie mani scivolano sotto la sua felpa, alla ricerca della sua pelle, bramose di quel contatto caldo. Gliela sfilo e bacio ogni centimetro, facendo alzare la temperatura. Quanto è bello! Ed è tutto mio.
Tolta anche la mia felpa mi adagia sul letto con delicatezza, lasciandomi una scia di baci umidi, mentre dentro di me monta il desiderio. Sgancia il ciondolo per non rovinarlo e lo appoggia con cura sul comodino, per poi tornare a concentrarsi su di me. Pasa un dito sul pizzo del mio reggiseno, mandandomi in estasi, per poi sganciarlo delicatamente e accarezzarmi prima un seno e poi l'altro, mentre mi faccio sfuggire un gemito. Stimola poi i miei capezzoli con la lingua, succhiando dolcemente, inarco la schiena e getto la testa all'indietro, presa da un fuoco dentro che viene alimentato da lui.
Si stacca per lasciarmi una scia di baci fino all'ombelico, sfila i miei jeans e torna a baciarmi con passione. In poco ribalto la situazione e sono sopra di lui, passo la lingua sui suoi pettorali e mi struscio contro di lui, soffocando un altro gemito. Da quanto tempo desideravo farlo, mio dio.
Sfilo i boxer e prendo in mano il suo pene e senza neanche riflettere lo infilo in bocca. Geme più forte, intanto che comincio a stimolarlo. Mi tira i capelli, mentre continuo fino a fargli raggiungere il culmine.
Mi stacco da lui e pulisco la bocca con il dorso della mano, sdraiandomi al suo fianco.
"Cristo Angi! Mi manderai al manicomio stanotte" dice con voce roca, mentre cerca di riprendere fiato.
Sorrido maliziosa, per essere la prima volta che pratico del sesso orale non è andata affatto male.
In poco tempo Andrea si fionda su di me e mi spalanca le gambe, infilandoci la testa e iniziando a stimolare la mia intimità con la lingua. Chiudo gli occhi, mentre con le mani stringo il piumino del letto. Bassi gemiti escono dal mio corpo, mentre lui continua a leccare e succhiare ogni mio punto. Quando decide di infilare anche un dito, vengo sconquassata dall'orgasmo.
Fisso il soffitto della camera, cercando di regolarizzare il respiro. Sono completamente innamorata persa di questo ragazzo.
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