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Vivere un sogno

Quel primo settembre la stazione di King's Cross era affollata come al solito, piena di londinesi in partenza per nuove mete estive o di ritorno nella loro piovosa città. Nessuno di loro sarebbe mai riuscito a capire che dietro alla barriera tra il binario nove e il binario dieci, si celava un mondo che non erano nemmeno in grado di immaginare. Penelope Light invece riusciva a sognarlo benissimo, non aspettava altro da quando aveva ricevuto la lettera per Hogwarts, la migliore scuola di Magia e Stregoneria del paese e non riusciva ancora del tutto a credere a quello che le stava succedendo. I suoi genitori erano dei babbani e come tali avevano molte aspettative nei suoi confronti, che fino a poco tempo prima lei temeva di non soddisfare. Aveva avuto più volte degli incubi in cui una voce le diceva che non era idonea per frequentare la scuola, deludendo le idee che i suoi familiari si erano posti sul suo futuro. Nel momento in cui la lettera era arrivata si era sentita libera, finalmente poteva vivere senza il peso di essere inadeguata sul petto. Era stata accettata nella scuola migliore del suo paese e sarebbe potuto diventare una strega eccezionale insieme a tanti altri ragazzi della sua età. Non conosceva praticamente nulla del mondo magico e l'idea di praticare la magia era un qualcosa di totalmente nuovo per lei, che oltre ad affascinarla la spaventava anche un po'. E se non fosse stata all'altezza delle aspettative? Ad Hogwarts c'erano naturalmente gli esami e bisognava passarli per avanzare di anno, non voleva nemmeno pensare all'espressione dei suoi genitori se fosse stata bocciata. Preoccuparsi era più forte di lei, anche se magari la situazione era tranquilla aveva sempre il timore di non riuscire ad avere il grande successo che tutti si aspettavano da lei. Quel giorno però era diverso, stava finalmente per raggiungere la scuola dei suoi sogni e nulla avrebbe rovinato quel momento. Guardò il muro che separava il binario nove dal binario 10, era l'ultima barriera prima del raggiungimento del suo obiettivo, il solo ostacolo rimasto da superare per raggiungere il mondo magico. Nonostante tutto però continuava a covare il timore che la barriera non l'avrebbe fatta passare e che avrebbe finito per schiantarsi inesorabilmente contro essa, facendosi notare da tutti i babbani presenti in stazione. Sua madre probabilmente aveva avvertito la sua tensione, perché le si avvicinò parlandole con una calma insolita per lei.
"Se hai paura puoi anche provare con una leggera corsa" le disse con un piccolo sorriso in volto. Penelope rimase stupita per un attimo, visto che raramente i suoi genitori le davano consigli, era evidente che qualcosa stava per cambiare e d'altronde quel suggerimento le sarebbe sicuramente stato utile. Prese allora un respiro profondo e iniziò a dirigersi a passo svelto verso la barriera, spingendo in avanti il carrello su cui era poggiato il suo baule, che conteneva il materiale scolastico e la divisa di Hogwarts. Il muro intanto si faceva sempre più vicino e ormai era troppo tardi per fermarsi o avrebbe perso il controllo del carrello. In un'ultima disperata azione chiuse gli occhi e cercò di proteggersi dall'imminente impatto, ma per fortuna non avvertì nessun rumore o dolore. Allora riaprì gli occhi e guardando lo scenario che le si palesava davanti non riuscì a trattenere un'espressione di pura meraviglia. Un'enorme locomotiva a vapore dall'aria vissuta, ma non per questo logorata si stagliava sulle rotaie, mostrando sul lato posteriore la scritta rilucente Hogwarts Express. La stazione pullulava di studenti, che infossavano tutti la divisa di Hogwarts e chiacchieravano tra loro a gruppi, facendo talvolta sfoggio dei loro animali domestici. Penelope aveva sempre desiderato un gufo, ma purtroppo i suoi genitori le avevano detto che non se ne sarebbe parlato fino a che non avesse ottenuto buoni risultati scolastici, un motivo ulteriore per impegnarsi di più. Era così presa dall'osservare il binario, che non si accorse del fatto che suo padre si era avvicinato a lei, toccandole la spalla e facendola sobbalzare per un attimo.
"Come ti sembra il binario? Ricordo ancora il mio primo giorno di scuola, mi sembrava tutto così nuovo e misterioso, anche se naturalmente non era nulla in confronto a quello che stai per vivere. E ora è arrivato anche il tuo momento, certo che sei proprio cresciuta ormai" le disse con un tono affettuoso, che non era tipico da lui. Penelope infatti rimase nuovamente sorpresa, era decisamente raro che i suoi genitori le raccontassero aneddoti della loro giovinezza, ma il commento di suo padre per cercare di rassicurarla le faceva decisamente piacere.
"È tutto così straordinario, non riesco quasi a credere che sia vero" rispose la ragazza, dando voce a ciò che pensava in quel momento. Aveva sentito più volte i racconti su Hogwarts e sul binario, ma vivere l'avventura in prima persona era tutta un'altra cosa. Doveva però iniziare ad affettarsi o non sarebbe riuscita a trovare posto sul treno, quindi era arrivato il momento dei saluti. Abbracciò i suoi genitori, pensando che si trattava della prima volta in cui sarebbe stata lontana da loro per così tanto tempo, anche se era sicura di ricevere lettere da parte loro nel corso dell'anno. Notò che sua madre, che in genere era sempre seria e composta, aveva gli occhi lucidi, anche se cercava di non farlo notare. Era evidente che anche per i suoi genitori quello era un momento importante, si aspettavano grandi cose da lei e avrebbe cercato di fare del suo meglio per ripagarli della loro fiducia. Salì quindi sulla grande locomotiva, trascinandosi dietro il pesante baule e cercò uno scompartimento libero verso la coda del treno. Molti ragazzi come lei erano già salto e si affettavano a raggiungere le zone del treno in cui si trovavano i loro amici, creando così una certa calca. Penelope però non aveva intenzione di farsi sommergere dalla folla e continuando ad avanzare riuscì finalmente a trovare uno scompartimento vuoto, entrandoci subito dentro. Cercò allora di sollevare l'ingombrante baule, per posizionarlo nello spazio apposito, ma non riusciva a farlo minimamente alzare. La sua forza fisica non era evidentemente abbastanza per quella situazione e stava per rinunciare, quando venne interrotta da una voce.
"Ti serve aiuto?" chiese con tono gentile un ragazzo che si era appena affacciato nello scompartimento. Era alto e magro, con una zazzera di capelli rossi che aveva cercato di sistemare come meglio poteva e delle simpatiche lentiggini sul viso, che stonavano però con i suoi occhiali cerchiati di corno e la sua espressione seria, che gli conferivano un'aria autorevole, nonostante non sembrasse molto più grande di lei.
"Mi saresti di grande aiuto se mi aiutassi a sollevare il baule, ma non vorrei disturbarti" rispose Penelope, non volendo approfittare della gentilezza del ragazzo. Sicuramente da sola non sarebbe riuscita a sollevare il baule, ma non le piaceva ricevere aiuto da altre persone, la faceva sentire incredibilmente vulnerabile. Il compagno rispose che per lui non era un problema e in men che non si dica riuscì a sistemare il suo baule, per poi esitare davanti allo scompartimento. Penelope comprese che probabilmente era anche lui da solo e che gli sarebbe piaciuto trattenersi. D'altronde dopo il suo aiuto non poteva certamente mandarlo via, quindi lo invitò a sedersi se lo desiderava, sperando di non fare una gaffe. Il rosso sorrise, anche se si trattava di un'espressione quasi forzata, come se non fosse abituato a farlo e si sedette di fronte a lei.
"Piacere Percy Weasley, primo anno" disse con tono pomposo porgendole la mano. Penelope la strinse titubante, ripetendo al ragazzo il suo nome, mentre pensava che Percy sembrava molto più maturo dell'età che realmente aveva. Tuttavia era pur sempre un ragazzo al suo primo anno ad Hogwarts come lei ed era curiosa di sapere cosa stesse provando in quel momento, quindi glielo domandò.
"Come ti sembra tutto questo? Voglio dire il mondo magico in generale..." gli chiese, sperando che il ragazzo non pensasse che fosse pazza. Lui però non sembrò indispettito dalla domanda, ma semplicemente sorpreso. Si fermò un attimo a pensare, come per rifletterci sopra e in seguito le rispose sempre con lo stesso tono pratico.
"Certamente si tratta di un'esperienza che potrà farmi crescere e migliorare le mie abilità. Il mio obiettivo futuro è quello di diventare un prefetto, in modo da far rispettare le regole e garantire l'ordine nella scuola. Sarò una figura rispettata e tenuta in considerazione" proclamò Percy, dando voce alle sue ambizioni e sorprendendo Penelope, che non aveva ancora ben chiaro il suo futuro mentre lui le sembrava così deciso e determinato. L'unico obiettivo che al momento aveva era di non deludere le aspettative che si riversavano su di lei, ma non aveva mai pensato a cosa le sarebbe piaciuto realmente fare. Forse proprio in quegli anni ad Hogwarts sarebbe riuscita a trovare finalmente la strada che cercava, piena di certezze e con molte meno preoccupazioni.
"Secondo te quale delle quattro case è la migliore? I miei due fratelli maggiori sono stati entrambi Grifondoro, la casa della cavalleria e del coraggio e non mi dispiacerebbe raggiungerli. Qual è la tua opinione in merito?" le chiese Percy interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Effettivamente Penelope non si era mai preoccupata troppo della scelta della casa, non conosceva nemmeno bene le loro caratteristiche. Aveva letto in un libro che si veniva smistati in una delle case in base alle proprie caratteristiche da un cappello, ma il fatto che un cappello potesse decidere una cosa tanto importante le sembrava quasi una presa in giro.
"In realtà non ci ho mai pensato, ma sono sicura che qualunque essa sia sarà quella giusta per me, sarebbe bello finire nella stessa casa" gli rispose, anche se dubitava che Grifondoro sarebbe stata la sua via, visto che il coraggio non era di certo la sua qualità fondamentale. Intanto i paesaggi campestri scorrevano davanti a loro, che osservavano dal finestrino in cerca di alcuni segnali del castello. All'improvviso una gentile signora, che portava un carrello pieno di dolci si fermò davanti allo scompartimento, chiedendo se volessero prendere qualcosa. Pervy scosse la testa e Penelope notò che il suo volto era diventato tutto rosso, rendendolo simile al colore dei suoi capelli. Probabilmente il ragazzo aveva delle difficoltà economiche e Penelope decise di non toccare l'argomento. Tuttavia lei aveva cambiato i suoi soldi babbani in alcuni galeoni, le monete più comuni nel mondo magico. Decise quindi di attingere ad una considerevole quantità di dolciumi, in modo da poterli condividere con il suo nuovo amico. Percy notò il suo gesto e arrossì visibilmente di nuovo, cercando di aprire brocca, probabilmente per impedirle di spendere soldi per lui, ma la ragazza lo ignorò. Mangiare dolci davanti a Percy e vederlo senza l'avrebbe fatta sentire straordinariamente un colpa e poi c'era una certa soddisfazione nel dare fondo con l'amico a tutte quelle leccornie, mentre fantasticavano sull'arrivo ad Hogwarts. Ad un certo punto il treno si fermò finalmente, in quella che sembrava la stazione di un piccolo villaggio. I due ragazzi si affettarono quindi ad indossare le loro divise e risalire il treno, diretti verso l'uscita. Sì ritrovarono in un borgo dall'aria quasi medievale, che era sicuramente molto pittoresco, ma del castello di Hogwarts non c'era neanche ombra.
"Siamo ad Hogsmeade, uno dei pochi villaggi interamente abitati da maghi in tutta la Gran Bretagna" intervenne Percy dandole delle utili delucidazioni. Quindi quel posto doveva essere completamente nascosto ai babbani come i suoi genitori, chissà di quali incantesimi si servivano per riuscire ad ottenere tale effetto. Gli studenti continuarono a camminare per il paesino, fino a che non sentirono una voce possente chiamare "Primo anno, primo anno da questa parte!"
Si diressero allora verso la direzione da cui proveniva il suono e rimasero stupiti nel vedere la figura che si palesava davanti a loro. Era alto almeno quattro volte un uomo normale e circa cinque volte più grosso, un vero gigante. Aveva il volto quasi nascosto da una criniera lunga e scomposta e da una barba incolta e aggrovigliata, ma si distinguevano gli occhi che scintillavano come neri scarafaggi tra gli ispidi peli ed un largo sorriso, che si trovava in contrasto con la sua apparente aria selvaggia.
"Io sono Rubeus Hagrid, custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts. Presto, seguitemi" esclamò l'omone dirigendosi a passo lesto verso la ripida strada. Da come si era presentato sembrava essere una figura importante e il suo aspetto lo faceva sembrare ancora più imponente e autoritario, in confronto a lui Penelope si sentiva incredibilmente minuscola. Camminarono fino a che non si trovarono davanti ad un enorme lago nero e proprio alle sue spalle, arroccato su una grande scogliera, era edificato l'imponente castello di Hogwarts. Cori di meraviglia si sentirono tra gli studenti, mentre Penelope era semplicemente rimasta a bocca spalancata davanti a quello spettacolo. Il castello era enorme, costituito da una moltitudine di torri e torrette che contribuivano a dargli un aspetto imponente e illuminato da grandi arcate e vetrate.
"Non più di quattro per battello" gridò il gigante e solo allora la ragazza notò che delle imbarcazione erano presenti sulla riva del lago, sicuramente il loro era quello di permettere loro di attraversare la superficie d'acqua. Penelope salì con Percy ed altri due ragazzi, che si presentarono come Oliver Baston e Marcus Flint su una barca e continuò a guardare incantata il panorama, mentre Oliver e Marcus avevano iniziato un'accesa discussione su quello che doveva essere uno sport molto famoso per i maghi, il Quidditch. Penelope si sentiva decisamente estranea alla conversazione, suo padre guardava le partite di calcio tutte le domeniche, ma dubitava che ciò c'entrasse qualcosa con il discorso dei due ragazzi, quindi decise di tacere. Per fortuna nemmeno Percy sembrava particolarmente interessato alla conversazione e continuava a guardare avanti verso il castello, probabilmente perso nei suoi pensieri. Una volta attraversato il Lago Nero gli studenti si raggrupparono davanti ad un enorme portone di pietra e Hagrid avanzò verso l'entrata, bussando tre volte con il suo grosso pugno. In men che non si dica, una strega che portava i capelli legati in uno stretto chignon uscì dal portone, scrutando i ragazzi con aria severa. Doveva essere una degli insegnati della scuola e Penelope pensò che sicuramente durante le sue lezioni ci sarebbe stato il silenzio assoluto, sembrava decisamente autoritaria.
"Benvenuti ad Hogwarts. Io sono la vicepreside, la professoressa Minerva Mcgranitt. L'anno scolastico avrà inizio con il consueto banchetto, ma prima per voi del primo anno avverrà la cerimonia dello smistamento. La nostra scuola ospita quattro case, ognuna delle quali ha presentato illustri maghi, mi auguro che anche voi un giorno possiate arrivare a tali risultati" disse la donna, per poi fermarsi un attimo in modo da riprendere fiato. Penelope pensò a quello che aveva appena detto, ad Hogwarts c'erano stati maghi che avevano lasciato un segno nella storia e forse anche lei sarebbe riuscita ad ottenere un simile riconoscimento. Sperava solo che il suo passato non magico non la penalizzasse troppo rispetto ai suoi compagni di classe, che già possedevano alcune conoscenze del mondo magico a differenza sua.
Le quattro case si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. La vostra casa sarà come una famiglia per voi, dormirete con i vostri compagni di casa e frequenterete con loro anche le lezioni. Ogni comportamento meritevole vi farà inoltre guadagnare dei punti per la casa, mentre ogni violazione delle regole ve li farà perdere. Alla fine dell'anno la casa che avrà ottenuto più punti vincerà la coppa delle case. Questo è tutto, ora seguitemi" disse in tono sbrigativo la professoressa, avviandosi lungo una serie di intricati corridoi con gli studenti al seguito. Penelope guardò ancora più sbalordita gli interni del castello, abbelliti con antiche armature e arazzi su ogni parete. Ad un certo punto le sembrò che un cavaliere presente in un quadro la stesse salutando con la mano e strabuzzò gli occhi, probabilmente la stanchezza le aveva giocato un brutto scherzo. Da una porta in un angolo provenivano forti schiamazzi, quindi probabilmente gli altri studenti si trovavano già in quel luogo, ma la professoressa li condusse in una saletta laterale.
"Tra poco avverrà il vostro smistamento, io tornerò presto a chiamarvi. Nel frattempo vi consiglio di cercare di rendervi presentabili" proclamò con tono distaccato, guardando soprattutto il mantello strappato di Marcus e la cravatta storta di Oliver. Detto ciò uscì dalla stanza, lasciando gli studenti a cercare di lisciarsi nervosamente i capelli o sistemare l'orlo della divisa. Penelope era sempre più nervosa e le solite preoccupazioni si stavano nuovamente affacciando nella sua mente. E se non fosse stata ritenuta idonea per nessuna delle quattro case? Con che faccia sarebbe ritornata nel mondo babbano dopo aver visto le bellezze di Hogwarts. Percy notò il suo nervosismo e le si avvicinò, cercando di rassicurarla il più possibile.
"Non devi temere nulla, se siamo stati selezionati per frequentare questa scuola c'è sicuramente un motivo" disse con il suo solito tono solenne. Era evidente che al ragazzo piacesse sentirsi una guida per gli altri e una figura di riferimento, ma d'altronde con lei si stava comportando in modo molto gentile. Lo ringraziò con un sorriso per le sue parole, che le avevano dato maggiore fiducia, appena in tempo per vedere la professoressa McGranitt tornare nella stanza e richiamarli. Li condusse allora in un enorme salone, che ospitava quattro tavolate piene di studenti, probabilmente divisi in base alle case e un tavolo al centro per gli insegnanti, presieduto dal famoso preside Albus Silente. La particolarità di quella stanza era però il suo soffitto, che era decisamente particolare. Sembrava che la stanza si affacciasse sul meraviglioso cielo stellato e Penelope non riusciva a spiegarsi come ciò potesse accadere, ma a quanto pareva nel mondo magico tutto era possibile ed era uno dei motivi per cui la affascinava così tanto. La professoressa lì riportò alla realtà, indicando un cappello che aveva posto su uno sgabello al centro della sala, il quale iniziò a cantare una canzone, lasciando i presenti di stucco.
"Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!"
Penelope guardò il cappello, ancora incredula. Allora era vero quello che aveva letto nel suo libro, era proprio lui a smistare gli studenti. Come faceva però un cappello a sapere tante cose e a compiere una decisione così importante? Una delle rivelazioni del mondo magico era che probabilmente doveva porsi molte meno domande o avrebbe finito per rimanere stordita da eventi apparentemente inverosimili, che per i maghi sembravano essere perfettamente normali.
"Baston Oliver" chiamò la professoressa McGranitt, iniziando a leggere i nomi degli studenti da una lunga pergamena. Oliver si diresse a passo deciso verso il cappello, poggiandoselo sulla testa con decisamente poca delicatezza e dopo appena qualche secondo il verdetto venne pronunciato.
"GRIFONDORO" urlò il cappello, in modo che tutta la sala sentisse e Oliver si diresse con entusiasmo al tavolo della sua nuova casa, dove molti studenti lo salutarono calorosamente e gli strinsero la mano. Quindi la casa sarebbe stata la sua futura famiglia, era strano pensare a delle persone che al momento erano perfetti sconosciuti in questa ottica, ma sicuramente durante gli anni il loro legame si sarebbe approfondito.
"Flint Marcus" disse la professoressa e Marcus venne prontamente smistato nella casa dei Serpeverde. Penelope notò che in alcuni casi il cappello decideva subito in quale casa mandare lo studente, come era accaduto ora con Marcus, mentre in altri casi ci metteva molto più tempo. Chissà con quali criteri il cappello sceglieva la casa giusta per una persona, lei al momento non si rispecchiava in nessuna delle qualità elencate dal cappello durante la sua canzone. Se ci fosse stata una casa per le persone indecise sarebbe stata perfetta per lei, ma gli altri le sembravano tutti spavaldi e sicuri.
"Light Penelope" scandì la professoressa lasciandola di sasso. Era così assorta nei suoi pensieri che aveva saltato lo smistamento di molti ragazzi che l'avevano preceduta e ora toccava a lei. Si avvicinò a passo lento verso il cappello, mettendoselo in testa con le mani che tremavano. Cosa sarebbe successo ora? Quel logoro cappello aveva in mano una decisione da cui sarebbe dipeso il suo futuro.
"Oh ma guarda chi abbiamo qui. Vedo una mente brillante e decisamente analitica. Sei decisamente una persona originale, che va spesso fuori dagli schemi, anche se forse dovresti avere una maggiore fiducia nelle tue capacità. Proprio per questo credo che la strada per te sia CORVONERO" disse gridando l'ultima parola, in modo che fosse udibile in tutta la sala. Penelope si alzò frastornata, mettendo a posto il cappello e dirigendosi meccanicamente verso il tavolo della sua nuova casa. Molti studenti si complimentarono con lei, anche se non aveva fatto nulla e in tanti le rivolsero sorrisi e saluti amichevoli, ai quali cercò di rispondere nel modo migliore. Avvertiva già un certo valore provenire dai suoi compagni, nonostante non la conoscessero minimamente. Era quasi come se si trovasse a casa ed effettivamente ormai Hogwarts lo sarebbe diventata.
"Weasley Percival" pronunciò la professoressa e il ragazzo si diresse con molta calma verso il cappello. Penelope non riusciva a capire come facesse ad essere sempre così calmo e controllato, le sarebbe piaciuto avere tutta la sua sicurezza. Si posò il cappello in testa e per alcuni minuti non successe nulla, il suo non era di certo uno dei casi in cui il cappello aveva impiegato meno tempo. Penelope era curiosa di sapere cosa gli stesse dicendo il cappello, visto che solo il nome della casa era urlato così forte da farlo sentire a tutti e pensava che dopo glielo avrebbe chiesto, quando all'improvviso il cappello pronunciò il suo verdetto.
"GRIFONDORO"
Penelope era dispiaciuta del fatto che fossero finiti in due case diverse, anche se credeva che la loro amicizia sarebbe comunque proseguita e notò che il ragazzo stava guardando nella sua direzione, mentre raggiungeva il tavolo della sua casa. Probabilmente anche lui aveva avuto il suo stesso pensiero. Percy era stato l'ultimo ragazzo ad essere smistato ed era arrivato il momento del tanto atteso discorso del preside. Albus Silente si era infatti alzato dal suo scranno d'oro e sorrideva agli studenti con uno sguardo raggiante e le braccia aperte.
"Benvenuti ad un nuovo anno scolastico qui ad Hogwarts! Non voglio tediarvi oltre dato che immagino vogliate tuffarvi sul banchetto, vi ricordo solamente che l'accesso alla foresta proibita è vietato a tutti gli studenti" disse il preside e alle sue parole tutti gli studenti si alzarono in piedi e batterono le mani, gridando entusiasti. Terminato il brevissimo discorso, finalmente poté cominciare il banchetto: in un attimo i piatti si riempirono di ogni leccornia, lasciando Penelope stupefatta. Di certo a Penelope non era mai mandato il cibo, ma non aveva mai visto tante vettovaglie in una volta sola. Penelope si riempì il piatto di un po' di tutto e cominciò a mangiare, seguita a ruota dai suoi compagni di casa. Era veramente tutto squisito. Una volta che il banchetto fu terminato i Corvonero del primo anno seguirono il loro prefetto fuori dalla sala grande e salirono al piano superiore tramite la scala di marmo. Penelope guardava ammirata il prefetto e ripensò alle parole che aveva detto Percy sul treno, essere una figura ammirata e rispettata da tutti che faceva rispettare le regole, certo che una cosa del genere avrebbe fatto piacere anche a lei. Era però troppo stanca per accorgersi che un paio di volte erano passati attraverso porte nascoste dietro a pannelli scorrevoli ed arazzi appesi alle pareti. Si fermò poi davanti ad una porta, che sembrava non avere la maniglia, ma un batacchio in bronzo a forma di corvo. Come avrebbero fatto ad entrare? Il prefetto bussò alla porta ed improvvisamente il corvo sembrò prendere vita, ponendo loro una domanda.
"È nero quando lo compri, rosso quando lo usi e bianco quando è da buttare via, di cosa si tratta?" Penelope ci pensò su, ma non riuscì a trovare una risposta adeguata e stava iniziando a pensare che probabilmente le sarebbe capitato molte volte di restare chiusa fuori dalla sala comune. Per fortuna il prefetto intervenne in loro aiuto, pronunciando la soluzione, ovvero il carbone. Allora la porta si spalancò e i ragazzi furono liberi di entrare in una sala illuminata da enormi finestre ad arco acuto. Sulla moquette del pavimento era ritratto il simbolo decorativo che si trovava anche sul soffitto, raffigurante un cielo stellato e nella stanza erano presenti soffici poltroncine blu e un tavolo, dove sicuramente molti ragazzi studiavano.
Di fronte alla porta c'era un'imponente statua di Corinna Corvonero, la fondatrice della loro casa, che li osservava con aria severa.
"Questa è la vostra Sala Comune, in cima alla scala si trovano i dormitori delle ragazze, dall'altro lato quelli dei ragazzi. La Sala Comune sarà il vostro punto di ritrovo dopo le lezioni, dove potrete rilassarvi e studiare" disse il prefetto dando loro la buonanotte. Penelope per fortuna non ebbe molte difficoltà a trovare il suo dormitorio, nonostante non avesse un grande senso dell'orientamento e dopo un veloce saluto alle sue compagne di stanza crollò per la stanchezza nel soffice letto a baldacchino. Non riusciva ancora del tutto a capacitarsi di quello che le stava accadendo, era tutto così surreale, come se stesse sognando. Se però le era stata davvero data l'opportunità di vivere un sogno non l'avrebbe sprecata e si sarebbe impegnata al massimo per raggiungere gli obiettivi che si era posta. In fondo Hogwarts era anche un luogo per crescere e Penelope lo avrebbe fatto diventare il trampolino di lancio della sua nuova vita.

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