CAPITOLO 36
La porta si aprì quasi all'istante.
"Zio Marco!!!" Chiara, in un grazioso vestito di tulle rosa, gli piombò addosso aggrappandosi forte alle sue gambe. Marco accarezzò i suoi capelli raccolti in due trecce ordinate e la baciò sulla nuca.
"Finalmente sei arrivato!" proseguì felice, "Credevo non venissi più"
Poi si voltò verso di me e il suo sorriso fu al massimo.
"Elisabeth! Ci sei anche tu! Oh zio... Questo è il compleanno più bello che abbia mai avuto!" disse abbracciandomi.
Compleanno! Ero esterrefatta... Che stava succedendo?
"Non potevo mancare alla festa dei miei nipoti preferiti... anche se sono un po' in ritardo" Marco rise, prendendola in braccio con naturalezza. Lei gli si avvinghiò al collo e prese a baciarlo divertita.
Di lì a poco, attirato dalla sua voce gioiosa, giunse anche Mattia, correndo. Appena ci vide rallentò la corsa e prese a camminare con fare elegante, alzandosi sulle punte dei piedi per sembrare più grande. Mi si avvicinò e mi porse la mano, perché gli concedessi la mia, come fanno i veri gentiluomini.
"E' un piacere rivederti Elisabeth! Stasera sei incantevole!" vi posò un bacio con fare galante, poi mi fissò coi suoi grandi occhi innocenti.
Mi sentivo stordita... Avevo lasciato la Foglia d'oro in preda all'angoscia più nera e ora... tutto era improvvisamente mutato... Come se qualcuno avesse deciso per me di cambiare film alla televisione... solo che l'interprete principale continuavo ad essere io!
Mi portai una mano al petto, incredula, spalancando gli occhi. Completamente intontita.
Mattia non riuscì a trattenersi oltre e scoppiò in una sonora risata, saltandomi addosso senza più ritegno.
"Che bello rivederti!" esclamò.
"Bambini! Lasciateli andare!" disse Giulia scendendo le scale, sorridendo alla nostra vista, completamente catturati dalle loro braccia, "O eviteranno di venirci a trovare la prossima volta, anche se farete il compleanno"
Chiara e Mattia obbedirono e lei poté abbracciare Marco e quindi me.
"Pensavo non saresti più venuto... Purtroppo la festa è finita, così come la torta, mi dispiace!" disse a Marco sorridendo.
"Non fa niente" la tranquillizzò, "Ci teneva a venire anche Elisabeth e così abbiamo fatto più tardi del previsto per venire insieme. Aveva lezione fino a tardi" mentì.
Gli lanciai un'occhiata fulminea, ma lui non si voltò a coglierla, continuando a parlare, fingendo di non essersene accorto.
Non riuscivo più a capire nulla... Perché mi aveva portato lì? E perché d'improvviso non pareva più arrabbiato con me?
"Allora... Vi è arrivato il nostro regalo? Quando le ha viste Elisabeth, non ha avuto dubbi... Erano perfette per voi" continuò Marco rivolgendosi a Chiara e a Mattia.
"Oh... sì. Grazie sono bellissime!" rispose Chiara, civettuola.
"Io ci vado già solo con una rotella. Me lo ha insegnato papà oggi!" esclamò orgoglioso Mattia.
Non riuscivo a capacitarmi di quello che aveva detto Marco poco prima, ma gli fui grata per avermi tolto dall'imbarazzo per non avergli portato un regalo, visto che avevo capito era il loro compleanno. Un momento! Non era possibile! Non potevo essere passata così all'improvviso dal panico, alla rabbia, all'incredulità, all'imbarazzo... E tutto in mezza serata.
Era tutto assurdo! Folle...
Chiusi gli occhi. Sperando di riaprirli e di risvegliarmi...
Non ricordavo quanto mi ero addormentata, ma doveva essere per forza un sogno... un incubo...
Li riaprii e niente cambiò. Era tutto vero...
"Che cos'è tutta questa confusione? Credevo fosse finita la festa" disse qualcuno sbucando dal soggiorno proprio in quel momento.
Un ragazzo dai lineamenti raffinati, i capelli castani corti, con gli occhiali e una corta barba curata ci venne incontro, sfoderando un magnifico sorriso. Si avvicinò a Giulia e le cinse la vita con un braccio, baciandola amorevolmente su una guancia.
"Papà! È arrivato lo zio Marco con Elisabeth!" lo informò subito Chiara esultante.
Marco lo guardò sereno poi si voltò verso di me e me lo presentò.
"Credo che tu non lo conosca ancora, Elisabeth. Lui è Roberto, il compagno di Giulia"
Roberto mi guardò cordiale. Ecco chi era Roberto! Il compagno di Giulia. L'avevo già sentito nominare da Luigi, quando Marco era tornato all'improvviso la vigilia di capodanno.
"Piacere di conoscerti Elisabeth. Ho sentito molto parlare di te..." mi porse la mano, stringendo la mia con gentilezza. Fissandomi con i suoi occhi nocciola. Subito mi sentii a disagio e aggiustai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per tentare di non darlo a vedere.
"Zio, lo sai che mamma e papà si sposano?" lo ragguagliò Chiara.
"Noi porteremo gli anelli!" aggiunse Mattia raggiante.
"Non sapevo niente!" disse Marco guardando Giulia stupito.
"Beh... sì... lo abbiamo deciso proprio oggi" era a disagio, lo si sentiva dalle sfumature della sua voce, "Crediamo che sia giunto il momento di farlo... Spero sarai felice per noi"
Marco li guardò. Un lieve lampo di gelosia parve passargli nello sguardo. Poi si aprì ad un sorriso splendente e porse la mano a Roberto.
"Congratulazione cognato! Fai la cosa giusta, credimi. È magnifico! Davvero magnifico!"
Anche Roberto si distese porgendogli la sua. Le loro risate si unirono e non potei non notare la contentezza che si disegnò sul viso di Giulia, che li osservava.
In quell'istante qualcosa mi fece agitare nuovamente...
Fissai il volto di Roberto e anche lui non parve più così estraneo alla mia mente. Come mi era accaduto qualche giorno prima con la ragazza che avevo scoperto a flirtare con Marco.
Mi voltai verso Marco e incrociai il suo sguardo, per poi posarlo ancora su Roberto.
... Al bancone del bar una ragazza ordinava due birre, voltandosi poi a baciare il suo accompagnatore senza mostrare alcun disagio... Un ragazzo dai lineamenti raffinati, con gli occhiali e una corta barba curata le cingeva la vita con evidente intimità, baciandole il collo e sussurrandole all'orecchio...
Il cuore accelerò nello stesso istante.
Era Roberto! E quella ragazza...
...dalla minigonna esagerata che usciva dal portone salutando Marco e baciandolo confidenzialmente sulla bocca...
Era la stessa! Oddio... Erano loro! Al bar insieme...
La stanza cominciò a girare senza sosta.
Cosa mi stava nascondendo?
Alla mente mi tornarono le parole che avevo udito al Casale, tempo prima, tra Giulia e Marco...
..."Questa storia deve finire, Giulia"...
E se fosse stata quella storia, la storia a cui alludeva?
Come in un mosaico le tessere stavano tornando lentamente al loro posto. Non ascoltavo più nulla...
Mi aveva portato lì perché lo vedessi. Con i miei stessi occhi...
Marco si concentrò per un istante sul mio viso e capì il motivo di quell'espressione sorpresa.
Ma perché comunque, Marco era con quella ragazza? Perchè?
"Elisabeth... credi che potrai accettare?" mi stava chiedendo Giulia rivolgendomi la parola.
Non ricordavo quello che mi aveva domandato. Non l'avevo neppure sentito in realtà.
"Veramente... io..." guardai Marco con evidente disagio, senza sapere cosa dovessi rispondere. Lui se ne accorse e venne in mio aiuto.
"Lizzy, Giulia ci tiene molto che tu le faccia da testimone alle nozze..."
Testimone di nozze... Io!!!
Sentii gli occhi di tutti addosso, in attesa della mia risposta.
Stava succedendo tutto troppo in fretta... troppo... Non sapevo cosa rispondere... Guardai per un attimo Chiara e Mattia trattenere il respiro, sperando in un mio sì e i loro volti mi sciolsero.
"Non credo di esserne all'altezza" sospirai.
"Saresti perfetta, invece... Ci ho pensato molto... Voglio qualcuno che sia importante per Marco, che farà l'altro testimone e non puoi che essere tu... Ho visto come ti è affezionato!"
Era così evidente? Solo io l'avevo dimenticato?
Marco non mi guardò, in difficoltà. Non si aspettava che Giulia mi facesse quella proposta. Né sapeva come avrei reagito io...
Non potevo pensare anche a quello! Avevo già la testa sottosopra.
"Se ci tieni tanto... Vedrò cosa posso fare" replicai senza rendermene conto, rimanendo sul vago.
Non fu così che interpretarono la mia risposta. Un urlo si alzò dai bambini, mentre presero a saltellare entusiasti.
"Ti ringrazio Elisabeth. Sono così felice ora!" Giulia posò una mano sulla mia e una sul braccio di Marco, fissando l'uno e poi l'altra. Abbassai lo sguardo per poi puntarlo nel suo assorto su di me e mi sentii smarrita.
"Beh... Giulia mi spiace dover insistere io, ma credo che adesso dobbiamo proprio andare" sbuffò Roberto, "L'idea di dover chiudere tutte le finestre mi opprime" continuò con una smorfia "Ma dobbiamo proprio andare. Domani mi devo alzare presto, lo sai..."
"Certo... Ti raggiungo subito" fece lei comprensiva.
"Lascia... Ci pensiamo noi" propose Marco, "Voi andate... E' tardi. È meglio che le canaglie vadano a dormire"
Chiara e Mattia si bloccarono subito.
"Zio! Non siamo canaglie! Non facciamo più certe cose... Abbiamo un anno in più adesso!" esclamò Mattia.
"D'accordo... d'accordo!" gli disse Marco ridacchiando, "Ma dovete sempre andare a dormire!"
Con il broncio accettarono di ritornare a casa insieme a Giulia e Roberto, i quali mostrarono di sentirsi sollevati.
Presa l'ultima roba, si apprestarono a partire.
"Ci sentiamo più avanti per i dettagli" mi disse Giulia abbracciandomi.
"D'accordo"
"Arrivederci ragazzi!" fece Roberto dalla macchina.
"Arrivederci" li salutammo entrambi.
E con un rombo sordo l'auto partì, allontanandosi e lasciandoci soli, in mezzo a quella tempesta di emozioni.
Marco richiuse la porta e il suo viso tornò cupo. Per un lungo istante, che mi parve un'eternità, calò il silenzio tra di noi. Gli occhi bassi, sperduti...
Ora sapevo... Ecco perché li fissava così interessato quel giorno. Era Roberto che lo infastidiva col suo comportamento. Non era lei che gli interessava.
Perché allora era in sua compagnia quel giorno? Per quale motivo?
"Perché non mi hai detto di lei e di Roberto?" fui io a parlare per prima, "Perchè era con te?" - sapevo che intendeva il mio riferimento
"Volevo lasciarti fuori dai nostri problemi... E poi ho avuto paura che... sì, insomma che non avresti preso la cosa di buon grado. Avrei dovuto parlartene invece..." lo fissai senza capire: non avrei preso di buon grado cosa?! "E così ho combinato un casino! Solo quando ti ho vista quel giorno, me ne sono reso conto, ma ormai era tardi... Era troppo tardi..."
Tardi per cosa? Mi stava scoppiando la testa...
Lo fissai senza ancora comprendere e lui continuò.
"Quello che hai visto era la conclusione di una lunga trattativa che io e mio padre abbiamo voluto con lei, per convincerla a lasciare Roberto alla sua famiglia. Non lo sa nemmeno Giulia..." fece una pausa e proseguì riferendosi alla ragazza, "Si chiama Monica... Lo ha conosciuto quando Giulia è rimasta incinta e da allora non lo ha più mollato. Roberto fa il fotografo per una casa di moda e lei è una delle modelle più in voga. E' stato facile per lei provocarlo! Qualche servizio fotografico lontano da casa, qualche calendario, Giulia incinta... insomma non ci ha messo molto"
Il suo pensiero parve andare lontano e rivivere altri tempi, "Credo che fossero troppo giovani per gestire una gravidanza imprevista come la loro.... Probabilmente è difficile per chiunque assumersi una responsabilità simile..."
Nuovamente ritornò a parlare di Monica, "Abbiamo dovuto procurarle un contratto conveniente a Roma per convincerla a trasferirsi e a non vederlo ancora. Più che da lui, in fondo, è attratta dall'idea di successo..." rise amaro e continuò, "Io... ho fatto da intermediario" guardò a terra, "Ero l'unico che avrebbe potuto fare qualcosa. Dovevo solo persuaderla ad andarsene in fondo. Non ho pensato ad altro..." cercò i miei occhi prima di proseguire, "L'ho fatto solo per questo"
Le sue ultime parole portarono con sé i ricordi... "Farò in modo che questa storia finisca. Te lo prometto..." - aveva detto a Giulia.
Cosa aveva fatto?! Dovevo saperlo...
"Non si sarebbe fatta avvicinare ancora da mio padre. E' troppo impulsivo..." proseguì, "L'ha minacciata parecchie volte... Non ci sa dire con le ragazze" sorrise, "Ora se n'è andata da Siena. Roberto l'avrebbe seguita se non l'avessi fatto ragionare e l'avessi convinto..."
Poi ancora si riferì a Giulia e a Roberto fiducioso, "Spero che trovino la serenità adesso... Tu non hai idea di come ha vissuto Giulia in questi anni... E come ho vissuto io, sapendolo".
Avevo ascoltato senza ribattere, completamente stordita.
Non poteva finire così la sua spiegazione. Cosa aveva fatto con quella ragazza?! Nella mente avevo solo il pensiero di lui, come lo avevo conosciuto. Con tutte quelle ragazze stupide che gli cascavano addosso...
"Voglio la verità, Marco! Che significa ero l'unico che avrebbe potuto fare qualcosa?"
"Non ho fatto niente di quello che pensi, te l'assicuro"
"Potevi essere sincero, allora! Non sarebbe successo tutto questo casino..."
Mi interruppe subito, impedendomi di andare fino in fondo.
"Come se non ci avessi provato!" alzò gli occhi al soffitto, abbozzando un sorriso amaro, mettendosi le mani in tasca e appoggiandosi al bracciolo del divano del soggiorno, "Ma tu avevi già le tue conclusioni! Le tue certezze! Non mi hai lasciato parlare..."
"E va bene! E' vero..." ammisi colpevole non lasciandolo concludere, "Forse non sono stata molto ragionevole... Ma resta il fatto che tu..."
"Non sono stata molto ragionevole?!" ripeté subito riprendendo le mie parole, "Tu... sei stata crudele... perfida... spietata... insensibile..." si alzò e mosse un passo verso di me. Gesticolava arrabbiato, avvicinandosi sempre di più e facendomi indietreggiare contro il muro che avevo alle spalle, "E come se non bastasse hai deciso di darmi il colpo di grazia uscendo con... con quella specie... di..." aveva il volto furente di rabbia e di nuovo la sua mascella tornò a contrarsi, "Quando ti ha messo le mani addosso... Dio... l'avrei fatto fuori con le mie stesse mani! Se penso che per rabbia avresti anche potuto permettergli di... magari di arrivare a baciarti sotto casa... io..." strinse i denti quasi a bloccare un impulso irrefrenabile e i suoi occhi lampeggiarono di rabbia.
La sua gelosia mi fece paura e spalancai, inconsciamente, i miei. Lui mi fissò torvo e un'immagine parve passargli davanti agli occhi.
"Lizzy! Dimmi che non lo ha fatto!" la sua voce era, ora, minacciosa e il suo volto si era fatto ancora più scuro.
Che co...? Non potei concludere il pensiero.
"Marco..." non riuscivo a rispondere, sentivo il suo corpo bruciare di collera di fronte al mio, i suoi occhi inchiodare i miei e stringermi lo stomaco. Il suo profumo, che mi sconvolgeva i sensi... Abbassai il capo per scacciare il desiderio di lui che si accese, incontrollabilmente, in me.
"Guardami, cazzo! Dimmelo!!!" posò un braccio al muro, il suo viso si avvicinò al mio. Il mio respiro divenne ansimante.
"Mi stai facendo paura, Marco" feci a mezza voce.
Il suo sguardo mi trafisse, "Hai lasciato che ti toccasse? Voglio saperlo!"
Lo guardai impietrita, sbarrando gli occhi, incapace di ribattere. Le sue mani si chiusero, le dita si conficcarono nella carne e le sue nocche si sbiancarono. Un ringhio gli uscì dalle labbra ancora chiuse. Sbatté un pugno sul muro, proprio di fianco al mio viso. Per un attimo temetti che quel colpo fosse rivolto a me. Mi mancava il fiato.
"Io l'ammazzo!!" urlò. S'incamminò verso la porta pronto ad uscire di corsa per tornare a cercarlo e mi ripresi all'istante.
"Non mi ha baciato, Marco!" gli gridai dietro infuriandomi d'un tratto -
A un passo dalla porta, a quelle parole, si fermò. Gli occhi ancora accesi. Il respiro frequente. Poi si voltò a scrutarmi.
"Non gli avrei mai permesso di baciarmi!" le lacrime mi velarono gli occhi, "Io non sono una delle tue amichette vuote. Non hai capito niente di me! Niente!"
Fece di nuovo un passo verso di me e si fermò, pentito per avermi posto quella domanda.
"Sei tu che l'hai baciata, Marco! Non ci sono scuse per questo..."
"Non è così, Lizzy. Io..."
"E' tutto così assurdo... Perchè tuo padre non le ha dato subito quello che voleva? Se sapeva che le interessava solo un contratto, perché ha dovuto mandare te? Poteva farglielo avere subito"
"Non è stato così semplice... io"
Non lo lasciai dire altro.
"La verità è che non sei cambiato, Marco! E poi chi mi dice che non te la sei portata a letto? O che l'avresti fatto? Del resto è quello che hai sempre fatto, no? Che cosa ti costava? Era per una giusta causa, in fondo... Eri giustificato" il dubbio mi distruggeva dentro, non potevo metterlo a tacere.
"E va bene! Sono stato al gioco. Ho lasciato che credesse che la stessi corteggiando. Forse ho lasciato anche che mi baciasse... ma io non l'ho baciata. Per me non è stato un bacio. E non sono mai andato oltre, Lizzy. E non lo avrei mai fatto. Te lo giuro. Per me ci sei sempre stata solo tu..."
Nella mente lo rividi insieme a lei e una lacrima mi segnò la guancia.
"Credimi l'ho solo fatto per Giulia, per i bambini... Non ce la facevo più a vederla così... Mi dispiace averti fatto soffrire... perdonami, ma non ho fatto niente di più. Te lo giuro!"
Non ci riuscivo a perdonarlo. Non ancora... Non volevo più restare... Lui si fece più vicino e provò a toccarmi. Mi scansai.
"Non ce la faccio, Marco" non riuscivo più a mettere insieme i pensieri. Non ne ero più capace... Dovevo riflettere... Avevo bisogno di tempo... Di capire cosa volevo veramente... Se volevo di nuovo lui davvero... Dimenticare tutto...
Una sofferenza improvvisa lo colse alle mie parole. Non gli diedi il tempo di dire altro. Senza degnarlo più di uno sguardo lo scansai e mi diressi verso l'uscita.
"Voglio tornare a casa, Marco" dissi con angoscia.
La mia mano si posò sulla maniglia facendola abbassare, ma lui mi raggiunse. Posò la sua sulla porta, impedendomi di aprirla.
"Non andartene!" sentivo il suo respiro sul collo e ancora quel brivido che credevo di aver dimenticato
"Non siamo fatti per stare insieme, Marco... E' inutile! Non facciamo altro che ferirci" sussurrai con voce arrochita, "Dovremmo prenderci un po' di tempo... Per capire..."
"No... non dire così... Lo sai che non è vero" bisbigliò. La sua fronte si appoggiò sulla mia nuca e la sua mano mi cinse la vita, attirandomi a sé, "Ho bisogno di te, Lizzy. La mia vita ha un senso solo se ci sei tu..."
Il dolore che provai in quell'istante si fece insopportabile. Chiusi gli occhi cercando di scrollarmelo di dosso.
Lui era davvero quello che volevo? Lui che mi aveva comunque fatto soffrire... che mi aveva distrutto il cuore? Non lo sapevo più...
"Come tu hai bisogno di me..." mormorò al mio orecchio.
A quelle parole mi voltai, li aprii cercando i suoi e fui immediatamente investita dalla verità delle sue parole.
Lui mi accarezzò una guancia, riportando con sé tutte le emozioni che avevo sempre avuto dentro di me. Emozioni che non avevo scordato e da cui non potevo più fuggire.
"Resta con me stanotte..." bisbigliò.
Un impulso irresistibile mi assalì. Anche lui provò la medesima sensazione...
Le sue braccia mi avvolsero stringendomi e avvicinandomi a lui. I nostri corpi si toccarono. Ardenti di un desiderio destinato a crescere. Mi sfiorò il mento per farmi alzare il viso, abbassando lo sguardo sulle mie labbra. Poi mi fissò gli occhi ancora tacendo. Il silenzio fu lungo prima che si decidesse. Tentai un'ultima volta di chinare il viso per resistere al mio desiderio, ma le sue labbra furono più veloci e si chinarono sulle mie. La voglia che avevo di lui era ormai percepibile in ogni mio battito. Sapevo che provava lo stesso... Me lo diceva il suo respiro che continuava ad aumentare. Mi sollevò da terra senza smettere di baciarmi ed io lo cinsi con le gambe con improvviso fervore, accarezzando il suo viso con le mani. Intrecciando le mie dita ai suoi capelli. Agilmente mi posò sul divano del soggiorno e il suo corpo si avvinse armoniosamente al mio. Le due metà di un unico disegno che combaciavano perfettamente, che in qualche modo si completavano. Dimenticammo tutto. Nulla c'era più da perdonare. Desideravamo soltanto, di nuovo amarci, fino all'ultimo frammento di noi. Consapevoli di appartenerci e che non avremmo mai potuto separaci davvero.
"Ti amo, Lizzy!"mi bisbigliò piano all'orecchio. Il suo fiato caldo mi scosse fino alla punta dei piedi. Seguì con le labbra il contorno del mio collo ed io glielo lasciai trovare, assecondandole.
Non sapevamo per quale gioco il destino ci avesse fatto incontrare, ma non potevamo che accettarlo ormai. Che andare fino in fondo. Dovunque ci avrebbe condotto.
Incapace di fingere oltre con un filo di voce non potei non sussurrargli: "Ti amo anch'io!"
L'incertezza nei suoi occhi svanì del tutto. Quello che era accaduto tra noi non contò più e i nostri corpi incendiati da una passione crescente, si abbandonarono... nel profondo di quella notte...
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro