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CAPITOLO 28

Andai alla porta. La socchiusi appena e guardai fuori...

"Ciao" 

La solita fitta mi contrasse immediatamente lo stomaco.

"Marco! Che ci fai qui?"

"Ero un po' in pensiero. Volevo vedere come stavi" con le mani in tasca, ancora vestito, si strinse nelle spalle, "Insomma... prima. Mi è sembrato che qualcosa non andasse, ecco..." farfugliò.

Ero sicura l'avesse notato. Era più che evidente.

"Non devi preoccuparti. Sono solo stanca, davvero... Sei stato gentile a preoccuparti, ma... va tutto bene" gli sorrisi tirata.

"Meglio così..." in piedi nel corridoio Marco, in evidente imbarazzo, sfuggiva il mio sguardo mentre mi parlava. Mi costrinsi a non badarci.

"Puoi pure tornare a letto, Marco"

"Senti..." mi bloccò lui, "Ti posso parlare un minuto?"

"E' tardi, Marco! Non possiamo fare domattina?" gli chiesi a mezza voce cercando di tergiversare.

"Potrei entrare un attimo? Avrei bisogno di dirti una cosa. Non mi va di dirtela qui nel corridoio" continuò come se non mi avesse ascoltato.

Entrare!?... Neanche per idea!

"Hai bisogno di qualcosa?"

"No... ho solo bisogno di parlarti... E' importante" bisbigliò adeguandosi al mio tono di voce.

Una domanda si mosse nella mia testa, esplodendo fuori.

"Come hai fatto a trovare la mia camera? Non mi hai accompagnato!"

"La luce... sotto alla porta" fece con un cenno sbrigativo della testa.

La luce, certo. Come avevo fatto a non pensarci? - ragionai assorta.

"Allora... Posso entrare? Per favore..." alzò gli occhi con un'inquietudine evidente addosso.

Corrugai la fronte, diffidente.

I passi di qualcuno che saliva le scale mi convinsero all'istante. Lo afferrai immediatamente per la maglia e lo tirai dentro. Chiudendo la porta, dopo essermi sporta a guardare fuori, per sincerarmi che nessuno fosse giunto, nel frattempo e ci avesse visto... La richiusi appoggiandola silenziosamente e mi rivolsi a lui.

"Che c'è? Posso darti una coperta delle mie, se ti serve..."

"No... non mi serve..." sorrise teso fissando il pavimento, "Volevo darti questo..."

Tolse una mano dalla tasca dei pantaloni e mi porse un pacchetto dalla carta rossa, con un fiocchetto dorato di stoffa.

"Non potevo aspettare ancora... Per me è importante!"

Lo fissai senza avere il coraggio di prenderlo tra le mani.

"Mi hai già fatto un regalo per Natale, anche se non dovevi" era la sola frase che la mia mente era riuscita a formulare.

"Questo... è una cosa diversa..." disse impacciato. Non appena le mie parole gli raggiunsero il cervello però, strabuzzò gli occhi. "Che cavolo!" si riprese subito, "Tecnicamente Natale è passato. Non può essere un regalo di Natale" rise mettendola sul gioco, "Forza... prendilo !"

Aveva ragione! Ma anch'io mi sentivo in imbarazzo. E non sapevo bene cosa pensare...

Mi misi a sedere sul letto, tenendolo tra le dita... incerta. E lui mi seguì, sedendomisi accanto. Non avevo la forza di sfasciarlo.

"Non so che dire, Marco..." dissi per prendere tempo.

"Magari perché non l'hai ancora aperto? Non sai cosa c'è dentro. È normale che tu non sappia cosa dire!" rise.

"Non dovevi regalarmi niente, comunque"

"Vuoi farla finita! Coraggio... aprilo!" insistette

Sfilai il nastro dalla scatolina, poi tolsi la carta rossa e la posai sulle coperte. Esitante, lo fissai un istante e quindi mi decisi ad aprirla. Un filo di oro bianco sosteneva appesa una chiave lavorata, dello stesso materiale, con al centro un brillante luccicante.

"Marco!" sussurrai frastornata.

Lui si illuminò facendosi più vicino, "Ti piace?"

"Sì! Ma..." risposi confusa, "... Ma non posso accettarlo... Insomma... Ti sarà costato una fortuna!"

Mi voltai verso di lui e lo vidi fare una smorfia, prendendo la collana tra le dita e facendo dondolare il ciondolo.

"Immaginavo che lo avresti detto" affermò.

Poi, dolcemente, senza chiedermi il permesso la fece cadere davanti al mio viso per allacciarmela al collo. Tirai su i capelli lasciandolo fare, incapace di ribattere al suo gesto.

Posai una mano leggera sulla chiave che pendeva sul mio collo e mi voltai a guardarlo negli occhi.

"Perché, Marco?"

"Perché hai aperto il mio cuore e te ne consegno la chiave... Ora è tuo! Fanne di quello che vuoi..." il suo sguardo penetrante era intriso di una attesa che mi faceva male.

"Nessuno mi ha mai dato qualcosa di così prezioso" abbassai il capo, "Non credo di meritarlo..."

"Tu, sei una cosa preziosa..." mi sfiorò il mento obbligandomi a guardarlo, "Io... non ti merito, Lizzy!"

"Marco..." sospirai.

Dio, com'era dolce! In quell'istante dimenticai tutto. Sarebbe bastato un suo bacio e sarei stata sua. Non desideravo altro...

Ma lui non mi baciò invece e proseguì parlando nervosamente.

"Devo chiederti una cosa, Lizzy" ero ancora disorientata.

"Dimmi" si era fatto agitato, evasivo. Che altro mi avrebbe detto? - mi chiesi con aria estasiata - Non serviva dicesse altro per conquistare il mio cuore... Era già suo...

"Lo so che ti sembrerà azzardato, ma ho bisogno di chiedertelo..." era teso, lo sguardo basso e mi strinse la mano. Seguii con gli occhi quel gesto... "Quello che volevo chiederti è..."

"Cosa?"

"... Posso dormire con te stanotte?"

La mia mente si mise all'erta immediatamente.

Che cosa? Posso dormire con te stanotte?! Perché diavolo l'aveva detto!

Tutto si fece immediatamente squallido. Il suo dono inaspettato, le sue parole, la sua espressione nervosa...

Allora c'era un motivo sotto a quel regalo! Era solo una scusa! Mi sentii delusa.

"Non penso sia una buona idea, Marco!" scostai la mano all'istante, sottraendomi a quella stretta e mi alzai scontrosa, "Mi spiace per te se hai pensato che questo cambiasse le cose, ma non ti lascerò dormire qui..." lo fissai incredula di quella improvvisa faccia tosta.

"No, aspetta, Lizzy... non volevo dire che..."

"Ma come ti è venuto in mente, dico?" lo interruppi gesticolando, "Dovresti conoscermi ormai. Io non sono quel genere di ragazza. Non basta un regalo per convincermi a cedere. Anzi... quella è proprio una delle cose che non dovevi proprio fare..."

"Ti assicuro che non è quello che pensi. E' solo che..."

"Stava andando tutto così bene! Perché hai voluto rovinare ogni cosa?"

"Lizzy, ti vuoi calmare un attimo?"

"Anche se ci siamo baciati..." mi allontanai avvicinandomi alla porta pronta ad aprirla per farlo uscire e lui mi seguì, "Questo non significa che ti lascerò entrare nel mio letto" non lo potevo accettare.

Che fine aveva fatto il ragazzo, in fondo romantico, che mi ero immaginata?

"Lizzy, lo so benissimo che tu non sei quel genere di ragazza. È per questo che te lo chiedo..."

"Torna nella tua stanza e cerca di dormire, Marco. Cercherò di far finta che non me lo hai chiesto..." posai una mano sulla maniglia e la aprii.

"Non ho mai dormito con una ragazza. Voglio dire... solo dormito"

Ma dai?! Non c'era bisogno che me lo ricordasse... La mia mente parve tornare indietro. Annullare ogni cosa che c'era stata tra di noi. E rivedere davanti a me il Marco che avevo conosciuto inizialmente.

"Buonanotte, Marco" spalancai la porta, con un'espressione risentita.

Marco abbassò il capo, triste.

"Non lasciarmi uscire, ti prego..."

Lo incenerii con lo sguardo. Non gli conveniva rimanere. Era meglio per lui tornare nella sua camera. La rabbia che avevo addosso era una reale minaccia. La sua espressione mi confermò che aveva inteso.

"Come vuoi" afflitto fece un passo per uscire.

Ma in quel momento Luigi salì l'ultimo gradino e si ritrovò al nostro piano. Lo fermai d'istinto riportandolo dentro.

Cavoli! Ma non ci andava a dormire quell'uomo?

La richiusi immediatamente, attenta a non sbatterla e impedendogli di farlo.

Lui mi fissò stranito. 

"Lizzy, davvero..."

Mi portai l'indice alla bocca e lo zittii.

"Sssh! C'è Luigi fuori!"

Entrambi ci ammutolimmo aspettando di sentirlo ridiscendere le scale, ma lui non lo fece. Con l'orecchio incollato alla porta, tentavo di ascoltare i rumori provenienti dall'esterno, ma nessuno mi confermò che se ne stava andando.

"Lizzy, non ti sto chiedendo di far l'amore con me... Non è questo..." mi sussurrò piano alle spalle.

E insisteva pure... Mi voltai accigliata e mi trovai di fronte al suo sguardo abbattuto, "Ho bisogno di tenerti tra le braccia stanotte..." evitò di guardare me a disagio, "Soltanto stanotte... Soltanto tra le mie braccia..." si guardò i piedi con le mani di nuovo in tasca, poi trovò il coraggio di alzare i suoi occhi nei miei. E provò a sorridere.

Sì... tra le braccia... Sicuro!

Chiusi gli occhi, innervosita... Non potevo lasciarlo uscire. Almeno non ancora... C'era Luigi fuori. Ma, allo stesso tempo, non potevo certo fidarmi di lui. Lo conoscevo fin troppo bene ormai. Sapevo dove voleva arrivare...

Mi mordicchiai nervosamente un labbro.

"Fidati di me" perseverò lui.

Sì... subito! Respirai a fondo, studiando la sua aria da cane abbandonato. Sicuro, che ce la metteva tutta per interpretare la parte... Un attore nato!

Ciononostante non potevo farlo uscire al momento.

"Rimani fino a che Luigi non torna di sotto. Non un minuto di più..." dissi piano assecondando i miei pensieri e puntandolo con l'indice.

Il suo sorriso si allargò immediatamente. Fissai il suo volto gongolante con sufficienza.

"D'accordo... Magari poi vedremo. Chissà?..." azzardò ancora.

"Non vedremo niente, Marco!" lo interruppi brusca, "Appena puoi, te ne vai. Punto!"

Lui alzò le mani in segno di resa. Non volevo fraintendesse. La mia non era una resa...

Chiusi a chiave la porta e mi voltai convinta di trovarmelo alle spalle, ma lui era già sdraiato sul letto e picchiettava sul cuscino, invitandomi a raggiungerlo. Con un sorriso trionfante sul viso.

"Che stai facendo?!" corrugai la fronte.

"Ti sto aspettando. Non abbiamo molto tempo... Fino a che Luigi non torna di sotto, hai detto..."

"Tu sei pazzo, Marco! Fidati!"

"Andiamo! Coraggio!"

Ma allora non ero stata chiara! Avevo detto che poteva rimanere! Ma non gli avevo detto che poteva infilarsi nel mio letto!

"Mi comporterò bene, lo giuro"

E gli conveniva! Non aveva a che fare con una cretina! - gli suggerii con la mente.

Alzai gli occhi al soffitto, decisa a lasciar perdere. E va bene!

Spensi a luce. Mi avvicinai al letto, tirai indietro le coperte e mi infilai sotto, accanto a lui. Frapponendo loro tra di noi. Coprendomi per intero, fino al collo. Marco trattenne un risata.

"Che c'è?" gli domandai scontrosa.

"Non credevo di farti tanta paura"

"Non mi fai paura!" gli puntai gli occhi addosso con aria di sfida.

"Dai vieni qui!" fece passandomi un braccio intorno alle spalle e avvicinandomi a sé.

Il chiarore che entrava dai vetri della finestra disegnava sul suo volto le ombre frettolose dei fiocchi che continuavano a cadere. Sentivo il suo respiro muovergli il petto e il suo profumo accarezzarmi i sensi.

Tanto era questioni di minuti... mi dissi convinta, cercando di rimanere immobile.

Inaspettatamente appoggiò le sue labbra alla mia fronte e mi baciò delicatamente, tentando di sciogliermi..

"Sta tranquilla..."

Incontrollabilmente schiarii la gola e il mio cuore aumentò i battiti. Il dorso della sua mano mi sfiorò una guancia, spostandosi sulle mie labbra e a contatto con la sua pelle mi pentii per aver ceduto alla sua richiesta.

Poi le sue dita cercarono le mie, sotto le lenzuola e vi si intrecciarono strette. Quindi se le portò delicatamente alla bocca e vi posò un tenero bacio.

Sì... Solo pochi minuti... mi dissi ancora...
Solo pochi minuti...



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