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CAPITOLO 27

Luigi e Margherita continuarono a sistemare la cucina, lasciandoci da soli in soggiorno. Avevo addosso una forte eccitazione che non riuscivo a spegnere. Non mi ero mai trovata in quella situazione. Niente mi aveva mai destabilizzato fino a quel punto. Ed era solo un pensiero a farlo... un insensato e ingiustificato pensiero.

Il freddo cominciò a farsi sentire anche all'interno della casa, essendo ormai il camino quasi spento.

O forse non era per quello che stavo rabbrividendo... Involontariamente incrociai le braccia, cercando di scaldarmi, o comunque di tenere a bada quel tremore. Ancora una volta mi dissi che non potevo reagire a quel modo, che non potevo ridurmi in quello stato, solo per un'idea. Dovevo tenere i nervi saldi e pensare ad altro.

Ma forse avevo davvero freddo... Stavo solo esagerando...  tentai di convincermi.

Sì... era così... non c'era altra spiegazione.

Marco si appoggiò di schiene al tavolo e studiò la mia aria assorta, dubbioso.

"Hai freddo?" mi chiese inaspettatamente.

Rivolsi lo sguardo a lui, interrompendo le mie preoccupazioni, "Un po'..." - ammisi.

"Vieni qui" mi disse allungando un braccio, pronto ad accogliermi.

Mi spostai e lo raggiunsi. Mi rannicchiai contro di lui, appoggiandogli la schiena sul petto e Marco mi abbracciò, passandomi le braccia in vita. Avvolgendomi in un tepore che mi arrivava sino al cuore.

"Va un po' meglio?" il suo alito caldo mi soffiò nell'orecchio quando avvicinò il suo viso al mio.

Non andava meglio per niente, invece! ... I miei nervi saldi si erano aggrovigliati in un fascio... che difficilmente sarei riuscita a sbrogliare.

"Sì" mentii spudoratamente.

Lui mi sfiorò il collo con la punta del naso e mi venne la pelle d'oca dalla testa ai piedi.

Allora mi voleva uccidere sul serio! Annientarmi completamente!

Se riusciva a farmi quell'effetto solo sfiorandomi il collo... cosa sarebbe stato in grado di scatenare in me, se...

Chiusi gli occhi. Ma la vuoi finire!

Ancora una volta mi ordinai di non pensarci.

"Sono stato bene con voi, questa sera" sussurrò piano. Continuai a stringermi nelle braccia, evitando di fargli trovare le mie mani, "Probabilmente questo è stato il più bel capodanno di tutta la mia vita" confessò dandomi un tenero bacio sulla fronte.

Non voltai il mio viso nel suo... "Anche per me" ... ma non potevo non dirglielo. Anche per me lo era stato.

Si sporse in avanti e i suoi occhi cercarono i miei. Ne ebbi paura al ricordo di come la situazione ci era sfuggita di mano all'improvviso, più di una volta, proprio a causa di quello sguardo. Di quella vicinanza.

Mandai giù la saliva con fatica.

"Stai tremando?!" mi domandò lui, smarrito.

Mi scostai immediatamente, quasi scottasse e non potessi resistere oltre.

"Ho freddo. Te l'ho detto..." la mia voce suonò seccata nel dirlo, nonostante non ne avessi l'intenzione.

Ma non volevo sondasse oltre. Non volevo che intuisse il reale motivo del mio malessere.

Marco mi fissò, disorientato. Cercando di capire perché mai mi fossi allontanata da lui in tal caso. Perché non ero rimasta tra le sue braccia, se avevo freddo?

Luigi arrivò proprio in quell'istante col giaccone addosso, sottraendomi a quell'assillo.

"Vado a dare un'occhiata..." ci informò prima di uscire.

Mi avvicinai di nuovo alla finestra e seguii la sua figura muoversi a fatica fuori. Sentivo che Marco mi stava fissando, ma non dissi nulla. Senza aggiungere altro tirò fuori dal taschino della camicia, nascosto dal pullover, il pacchetto delle sigarette e quel rumore attirò la mia attenzione, "Ti spiace se ne fumo una? In casa, voglio dire... Lo faccio sempre prima di dormire? Mi rilassa..." mi guardò con aria interrogativa ed io annuii per acconsentire.

"Fumavo anch'io una volta. Non mi da fastidio il fumo"

Mi porse il pacchetto, con una sigaretta già tra le labbra, "Ne vuoi una?"

"Non ne sento la mancanza... Grazie" la mia risposta sembrò non sorprenderlo.

"Non lo sapevo... Non ti facevo da sigarette!" ridacchiò, prendendomi in giro, sbuffando una boccata di fumo bianco e cercando di farmi sorridere. Percepiva che qualcosa di nuovo non andava tra di noi e non ne capiva il motivo.

Piegai appena in su le labbra, senza ribattere.

Avrei potuto sorprenderlo di più raccontandogli il mio passato... meditai amaramente.

Luigi rientrò presto fregandosi le mani per scaldarle e con il capo ricoperto di neve.

"Sta ghiacciando tutto... Speriamo bene per gli alberi da frutta o l'è un guaio!" esclamò scrollandosi i capelli.

Il suo commento parve per un attimo impensierire Marco. Ma forse non era lui ad occupargli la mente...

"Speriamo liberino le strade per domani" replicò.

"Le strade le libereranno sicuro. Sarà la prima cosa che faranno. Il problema sarà per i raccolti. Va tutto in malora ormai..." rimarcò Luigi preoccupato.

Già... in malora...

D'improvviso ogni cosa cambiò, dentro di me. Non mi sentii nemmeno più degna di fare i pensieri di prima.

Anche il nostro rapporto avrebbe potuto andare in malora da un momento all'altro. E per colpa mia, per giunta! Era questo in fondo che mi pesava dentro e che mi faceva avere tanta paura di lasciarmi andare...

Non ero stata sincera con lui... E i rapporti non si basano sulle falsità.. Mai!

L'avvilimento che provavo si mescolò al rimorso.

Non potevo continuare a mentire... a tacere quella parte di me... A fare finta di essere come gli altri, approfittando della sua fiducia. E lasciando che si innamorasse di me... di me...

Non sapevo perché all'improvviso stavo facendo quei pensieri. In fondo il clima era di festa. Avrei dovuto solo pensare a divertirmi e non pensare a niente, soprattutto quella sera. Ma forse era proprio questo il punto. Non mi sarei mai sentita libera di vivere fino in fondo niente. Nemmeno una festa, nemmeno il mio rapporto con lui. Il macigno che avevo addosso era troppo pesante. Era da un po' che cercavo di fare finta che non ci fosse, avevo tentato di illudermi... Eppure c'era e ne sentivo il carico.

Glielo dovevo dire! Se davvero tenevo a lui, dovevo trovare, in fondo a me stessa, il coraggio per farlo...

Ma... se avessi perso tutto quello? Se avessi perso lui? - ragionai triste rivolgendogli lo sguardo. Era un'angoscia troppo grande, anche solo pensarla.

Mi sentivo maledettamente in colpa, sporca... fino all'ultimo frammento di me stessa. Eppure non ero in grado di rivelarglielo. Non ancora...

Marco tacque finendo la sigaretta, col viso stranamente tirato per un pensiero che pareva muoversi nella sua mente. Un pensiero che sembrava non avere molto a che fare con quello che aveva appena detto Luigi. I suoi occhi non mollarono i miei e ne ebbi di nuovo paura.

"Eccomi qua!" esclamò Margherita comparendo sulla porta del soggiorno e asciugandosi le mani nel grembiule a fiori, "Vieni!" disse a Marco, "Ti faccio vedere la tua camera, così quando credi ti potrai ritirare. Io sono esausta. Ho bisogno di una dormita" rise.

Presi l'occasione al balzo. Era meglio che salissi in camera anch'io, che mi sottraessi a quei tormenti.

"Salgo anch'io. Sono un po' stanca... Credo che andrò a letto" sentivo gli occhi di Marco cercare una risposta nei miei, ma non glieli lasciai trovare.

"Oh..." fece Margherita perplessa, "Potete rimanere voi giovani. Per noi non c'è problema, davvero..."

"Preferisco così, Margherita..."

La vidi voltarsi verso Marco e poi ancora verso di me.

"D'accordo..." fece poco convinta.

Avevo indubbiamente sorpreso col mio cambio d'umore improvviso, ma proprio non ce la facevo a rimanere. Era stata una bella serata. Era gusto che finisse lì.

"Sì... anch'io preferisco andare a letto" si intromise Marco. Strinse le labbra e si portò le mani in tasca. Non potei fare a meno di accorgermi della vena di malumore che gli copriva il viso.

Sì...  mi ripetei con la mente, era meglio così...

Salii al piano delle camere seguendoli e lì ci congedammo, prima di raggiungere ciascuno la propria camera.

"Buonanotte, Marco"

"Buonanotte..." contraccambiò.

Fece per baciarmi sulle labbra, ma mi voltai e mi baciò su una guancia. Non volevo altri contatti con lui, soprattutto adesso che avevo recuperato la ragione. Almeno fino a che non avessi messo a posto le cose. Restò sospeso. Incredulo che potessi averlo fatto davvero. Evitai i suoi occhi, mi diressi verso la mia stanza ed aprii la porta.

Senza aspettare che mi distraesse altro, varcai la soglia, richiudendola dietro di me. Un secondo dopo vi appoggiai le spalle, sospirando. Guardai il letto e fui felice di aver deciso di riordinarlo, prima. La tensione cominciò a lasciare i miei nervi. Mi sentivo meno vulnerabile tra quelle mura che custodivano i miei segreti più nascosti. Segreti che avrebbero continuato a lasciare segni sulla mia anima già strappata. La solitudine, dolorosamente rassicurante, tornò al mio fianco.

Entrai in bagno e mi spogliai per mettere il pigiama, sbrigliai i capelli, lavai i denti e mi sciacquai la faccia per togliere il trucco; quindi tornai in camera e mi appoggiai ai vetri della finestra, guardando fuori. Sui rami scheletrici degli alberi spogli, notai i merletti di ghiaccio che scendevano. Qualche pietra solitaria spuntava, talvolta, dal manto candido, bucando la neve e contrastando col bianco innaturale di tutto, su cui si rifletteva la luce calda dei lampioncini. Dal cornicione sopra la finestra pendevano lunghi ghiaccioli trasparenti, mentre continuava a scendere insistente la neve, senza disturbare il silenzio ovattato che regnava ovunque. I fiocchi si accumulavano contro la finestra e subito si scioglievano, formando sul vetro lunghe scie bagnate.

Assorta in quella malinconica visione pensai a Marco, domandandomi se avesse avuto bisogno di qualcosa...

Ero stata scortese... non glielo avevo neppure chiesto... E lo avevo salutato in fretta... forse troppo in fretta...

Il tocco delicato di qualcuno che bussava alla porta mi sorprese, mandandomi subito in agitazione...



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