CAPITOLO 25
...
Rimasi d'un tratto impietrita. La salivazione andò immediatamente a zero.
Oddio! Dimmi che non è vero!
Stavano conversando seduti intorno al tavolo e non si accorsero subito della mia presenza. Avrei voluto scomparire all'istante, ma purtroppo non avevo quel potere.
Però potevo tornare indietro... ragionai indietreggiando di un passo.
Il mio gomito urtò, inavvertitamente, contro il vaso posato sul mobile all'ingresso, che oscillò pericolosamente facendosi sentire.
Merda!
Gli occhi di tutti si spostarono immediatamente su di me, attirati dal rumore.
Mi strappai gli occhiali dal naso in un lampo e li posai, con le mani tremanti per l'agitazione, accanto al vaso, facendoli cadere a terra.
Merda! Merda! Merda!
"Tesoro!" esclamò Margherita alzandosi e venendomi incontro, "Guarda chi ci è venuto a trovare! Non è stato gentile?" era euforica come non l'avevo mai vista prima.
Mi sforzai di sorridere, fissando tutto, fuorché lui.
Slegai i miei capelli dalla coda e presi a sbrogliarli, scuotendoli con una mano, cercando di rimediare in qualche modo al disastro che ero in quel momento senza muovere un passo. E cercando di rendere quel gesto il più naturale possibile.
"Non stare lì ferma, Elisabeth! Vieni, ho già versato il caffè anche per te" mi prese la mano e me la strinse quasi a volermi tranquillizzare. Mi passò un braccio in vita e mi accompagnò a sedere, di fronte a lui. Quasi trascinandomi. I miei piedi si rifiutavano di seguirla. Io non volevo seguirla!
Lo vidi con la coda dell'occhio alzarsi in segno di rispetto nei miei confronti non appena mi avvicinai. Mi sistemai sulla sedia, senza alzare lo sguardo, piena di vergogna...
I suoi occhi su di me mi innervosivano visibilmente. Luigi mi squadrò perplesso per il mio disagio, senza dire più nulla. Improvvisamente provai caldo. Un caldo insopportabile e le mie guance avvamparono.
Il silenzio intorno a me si fece assordante e questo... decisamente non aiutava. Non aiutava affatto...
Che cavolo avevano da guardare? Che cavolo aveva da guardare lui?! Sentivo che lo stava facendo, anche se non ne avevo la certezza...
Se ne erano ormai accorti tutti. Che ce l'avevo scritto in faccia. Sulle guance per l'esattezza. Ero praticamente paonazza e non potevo nasconderlo. Quel calore non accennava a spegnarsi.
Calmati, Elisabeth! Calmati!
La sua voce divertita, che mi rivolgeva la parola, mi obbligò repentinamente a guardarlo, nonostante tutto...
"Ciao, Lizzy! Spero di non averti disturbato..." incrociai il suo sguardo e mi sentii barcollare, nonostante fossi seduta.
La respirazione si bloccò, indecisa se riprendere. Schiarii la gola, "Ma figurati! Non stavo facendo niente di particolare" risposi buttando fuori l'aria e cercando di recuperare il controllo della voce. La mia espressione forzatamente naturale e sorridente pareva quella di un'ebete a dire la verità.
Non guardarlo! Evita di farlo! mi ordinai col pensiero.
"Marco ci diceva di essere stato costretto a interrompere la sua crociera un po' prima..." Margherita si rivolse a me, riprendendo a parlare e cercando di rendermi partecipe della loro recente conversazione. Lasciando in sospeso la frase per permettere a Marco di terminare il suo racconto. Incrociai le braccia guardandola e assentendo, cercando di apparire interessata al massimo.
Quindi mi aveva preso in giro facendomi credere che era ancora sulla nave! Questa me la pagava prima o poi...
"Già" fece lui sorseggiando il caffè con disinvoltura, "... Morbillo... Mattia ne è pieno. Qualcuno doveva riaccompagnarlo a casa insieme a Giulia, dato che Roberto non è venuto e così mi sono offerto io"
Il viso di Marco parve oscurarsi un istante nel dirlo. Per un attimo mi chiesi chi mai fosse questo Roberto, ma fu solo un attimo. Avevo cose più importanti a cui pensare...
"Oh... sei stato molto premuroso! Giulia è davvero fortunata ad avere un fratello come te!" commentò Margherita con approvazione.
La temperatura del mio corpo a poco a poco tornò normale.
Magari avrei potuto dire di aspettare una telefonata e di dover recuperare il telefono... Sarei potuta salire in camera in quel caso e risistemarmi... ideai nel frattempo. Non mi sentivo a mio agio.
Mi finsi interessata alla conversazione, annuendo e valutando nello stesso tempo la distanza che mi separava dalla scala. Sperando di farmi notare il meno possibile.
Quanti passi saranno stati? Venti... trenta? Se fossi sgattaiolata forse non se ne sarebbero neppure accorti....
Inconsapevolmente mi portai l'unghia del pollice in bocca e iniziai a mangiucchiarla.
Gettai un'occhiata a Marco solo un attimo mentre discorreva. Quasi di sfuggita e mi bastò per notare il suo viso folgorante. Un accenno di barba gli ricopriva il mento, quasi non avesse avuto il tempo per farsela, e quell'aria volutamente trascurata accese in me un certo nervosismo.
Aveva indosso un maglioncino marrone a girocollo e un paio di pantaloni crema. Un accostamento azzeccato, pensai notando la leggera abbronzatura che aveva addosso. Lasciai che il mio sguardo seguisse la sua figura e una scarica elettrica lo seguì. Scorrendo da capo a piedi.
"... direttamente dalla nave. Ho ancora le valigie in macchina e gli stessi abiti di ieri. Non ho avuto tempo per cambiarmi" puntualizzò rispondendo a Margherita.
Provai un filo d'invidia, perché lui che doveva sembrare trasandato dopo un lungo viaggio, sembrava in realtà appena uscito da una rivista e io, che ero in casa a far niente, la donna addetta alle pulizie della redazione.
Avrebbe dovuto dirmi che era in arrivo! Mi sarei almeno cambiata! ragionai infastidita.
Le domande di Margherita e Luigi continuarono e lui, instancabile, seguitò a rispondere loro con cortesia.
"... al casale... E così sono passato a farvi un saluto, visto che non è lontano"
"Hai fatto bene! Una volta c'eri di casa..." disse Margherita con un po' di rammarico.
"Eh... le o'se a'mbiano Rita" sospirò Luigi.
Ci fu un attimo di silenzio e sentii nuovamente i suoi occhi addosso... Evitai di proposito di rivolgergli lo sguardo.
Non mi era mai importato essere gradevole per qualcuno, ma adesso... era diverso. Mi seccava non esserlo per lui...
"I biscotti!" esclamò all'improvviso Margherita alzandosi, "Devi assolutamente assaggiarli... Mi aiuti Luigi?"
Addio fuga in sordina! Era stata più veloce di me a decidere! Maledizione! imprecai con la mente.
Si allontanarono in cucina per prenderli ed io rimasi sola con lui.
Un silenzio forzato e imbarazzato calò di nuovo tra di noi.
Posai la mano sul tavolo e la incrociai con l'altra. Annodando e sciogliendo le dita nervosamente, guardandomi intorno per evitare i suoi occhi. Fu lui a prendere la parola...
"Mi piace questo look disinvolto" mi disse inaspettatamente, "Lo preferisco perfino ai jeans neri e al maglioncino bianco!"sfoderò un ghigno divertito ed io lo fissai minacciosa. Avrei voluto fulminarlo per il suo tono sarcastico, ma mi sentivo ancora troppo debole in quel momento ed evitai.
"Vedo che hai conservato intatta la tua sottile ironia! Mi mancava, in effetti!" replicai con aria irritata.
"Spero non ti mancasse solo questo" mi strizzò un occhio, provocandomi.
Non gli diedi soddisfazione e lo incalzai con un rimprovero.
"Carina la storia del fuori campo... Com'è che hai detto? Ti sento a tratti... E' meglio terminare la chiamata"
Si strinse nelle spalle, "Volevo farti una sorpresa"
"Farmi venire un colpo, vorrai dire! Comincio a pensare che hai un'indole sadica. Non è la prima volta che lo fai..." mi morsi le labbra fingendo di essere arrabbiata, per mascherare in realtà il mio disagio.
"Non sarai arrabbiata con me, spero"
"Arrabbiata? No, che dici?..." feci sorridente con un gesto della mano simulando indifferenza, "Fanno a gara per prendermi per il culo... Sono infuriata con te!" cambiai tono, "Dovevi dirmelo! L'hai fatto di proposito per farmi un torto..."
Trasalì, come se le mie parole lo avessero ferito sul serio.
"Farti un torto?!"
"Mettermi in imbarazzo..."
"Perchè mai dovresti sentirti in imbarazzo?" domandò stranito.
"Comunque non è stato bello... insomma... sei arrivato all'improvviso. Non dovevi..."
Tacque e mi fissò ombroso.
Solo allora mi resi consapevole di quello che avevo appena detto e me ne dispiacque.
Io stavo solo scherzando! Non lo pensavo veramente... mi dissi.
Marco si portò una mano nei capelli, tirandola indietro col viso improvvisamente cupo.
Lo avevo offeso?! Lo avevo offeso veramente?!
Naa... non era il tipo che si offendeva.
Il mio viso sbiancò di fronte alla sua espressione contrita.
Oppure sì? Oddio, dimmi che non l'ho fatto...
"Non te la sarai presa sul serio per quello che ho detto?" Marco restò in silenzio ed evitò di guardarmi. La sua mascella si contrasse.
"Ehi... Stavo scherzando, Marco!" avvertivo l'urgenza di rimediare in qualche modo, ma non ero sicura, chiedere scusa, sarebbe bastato.
"Sono un coglione!" fece lui aggrottando la fronte.
Il sangue mi affluì veloce alle tempie.
Cazzo! Perché diavolo mi era venuto in mente di rispondergli a quel modo? Aveva voluto solo essere carino facendomi una sorpresa. Possibile che non lo avessi considerato prima di parlare?
"Scusa... davvero. Io non volevo dire quelle cose. Non pensavo che..."
"Non avrei dovuto..." mi interruppe lui. Strinse le labbra, come per trattenersi dal continuare. Era arrabbiato, lo sentivo. Arrabbiato con me...
"Pensavo che capissi che non era la verità... Non..." farfugliai alzandomi e avvicinandomi a lui. Gli posai una mano sulla spalla, profondamente mortificata. Non alzò lo sguardo e mi sentii morire.
Come avevo potuto?
Stavo ancora pensando queste cose quando avvertii la sua mano calda afferrarmi il braccio e agilmente farmi voltare per ritrovarmi improvvisamente seduta sulle sue ginocchia. Le sue labbra roventi cercarono senza indugio le mie. In un seducente e tenero bacio. Le sue mani, vogliose, scivolarono sulla mia schiena e salirono fino a insinuarsi tra i miei capelli. Senza pensarci chiusi gli occhi, completamente rapita. Con la bocca mi sfiorò al mascella e scese lungo la gola. Ogni piccolo tocco che vi posò, lasciò il fuoco sulla mia pelle. Non potei fare a meno di stringere il suo collo marmoreo e attirarlo di più a me. Assecondando il suo bacio e lasciandomi travolgere da una voglia incontenibile. Lui si scostò appena, per assaporarmi di più. Con fervore. Dolcemente, come sapeva fare. E cercò ancora la mia bocca.
Dio! Ero sua! Disperatamente sua!
Il cuore mi martellava in petto. Gli accarezzai il volto con addosso un desiderio ardente ed aprii gli occhi trovando i suoi. Marco mi scrutò e sorrise, di quel suo sorriso disarmante. Quello che mi era tanto mancato.
"Non avrei dovuto partire. Avrei dovuto restare con te" concluse.
Ero troppo scompigliata per replicare.
Non ero più mortificata, nemmeno arrabbiata con lui per essersi preso gioco di me. Non mi importava nemmeno più di come ero vestita o se non mi ero truccata. Quel bacio aveva immediatamente rimesso a posto ogni cosa.
Mi persi nella profondità dei suoi occhi. Lo baciai di nuovo. Un morbido bacio... lasciando che lui parlasse per me.
Un rumore allarmante mi richiamò inaspettatamente al contegno. Un rumore di passi che mi allontanò da lui all'istante. Velocemente il cervello si rimise in funzione.
Non volevo che Margherita e Luigi ci scoprissero in quello stato. Non ero ancora sicura di potergli confessare che l'amicizia tra me e Marco era qualcosa di più. In fondo non ce lo eravamo detti nemmeno noi due apertamente.
Lui si obbligò a lasciarmi andare. Tornai al mio posto, ma non staccai i miei occhi dai suoi. Il mio fiato era ancora corto, il cuore mi pulsava ancora eccitato nelle tempie. Mi sforzai di rimanere seria, anche se in realtà mi costava fatica.
Margherita e Luigi, come avevo previsto, si palesarono di lì poco. Lei posò un vassoio colmo di biscotti casalinghi al centro del tavolo e Luigi vi posò accanto una bottiglia di moscato già aperta e quattro bicchieri.
"Comunque è davvero un peccato aver dovuto interrompere la crociera così vicino a Capodanno..." disse lei continuando il discorso lasciato in sospeso, "Hai già pensato a come lo passerete?"
Cercai di sedare il tumulto che quel bacio aveva di nuovo scatenato in me. E lo guardai parlare.
"No, in realtà... Non so neanche se aspetteremo la mezzanotte..." le rispose Marco rammaricato. Lo sguardo che mi rivolse mi bruciò ancora sulla pelle.
"Oh... ma è un peccato! Perché non venite qui da noi! Non si fa niente di particolare, ma almeno sareste in compagnia" suggerì Margherita.
"Non so... Sei molto gentile Rita... ma non vorrei essere di troppo... E poi non so se Giulia accetterà... Per ora Mattia ha ancora la febbre alta"
L'idea di passare capodanno con lui mi accalorò di nuovo.
"Potresti venire tu! Rimanere fino al brindisi e poi tornare... Il casale non è lontano, se ci fossero problemi, li raggiungeresti velocemente..." parlavo senza interruzione, evidenziando l'eccitazione che avevo dentro.
Marco rise sotto i baffi.
Forse ero stata troppo sfrontata....
"Elisabeth ha ragione. Non puoi rifiutare!" fece Margherita intervenendo.
"Bisogna vedere se garba a lui, prima!" suggerì Luigi. Il silenzio fu generale.
Già... Non avevo pensato a questo...
Il cuore si fermò, nell'attesa della sua risposta e abbassai lo sguardo per non influenzarlo.
"Non riuscirei ad immaginare un Capodanno migliore!" fu la sua risposta. Parlerò subito con Giulia e vi so dire meglio..." sorrise e sul viso gli si disegnarono ancora quelle sue magnifiche e seducenti fossette.
Il battito ricominciò a martellarmi nel petto e un sorriso luminoso mi riempì gli occhi.
"Non sai mai cosa potrebbe accadere all'ultimo minuto" gli dissi citando le sue parole.
Marco mi fissò divertito, "Giusto! Non sai cosa..." mi concesse. L'intensità dei suoi occhi sembrò riferirsi a una promessa.
Un'eccitazione sconosciuta, che non riuscivo a togliermi da dosso, seguì quello sguardo. Un'emozione forte mi strinse lo stomaco, facendosi sentire in maniera acuta ad ogni respiro. Avrei dovuto attendere ancora un po'... Ma poi saremmo stati di nuovo insieme...
Insieme...
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