CAPITOLO 16
Mi svegliai che il sole filtrava appena dalle persiane ed Emma, accanto a me, dormiva della grossa. Il nervosismo della sera prima non mi toccava più e decisi di dimenticarmene. Attenta a non disturbarla, mi alzai adagio e scesi di sotto. La casa era ancora avvolta nel silenzio.
Andai in cucina e cominciai a prepararmi la colazione. Avrei affrontato quel giorno con più calma, mi ripromisi. In fondo non era cambiato nulla nel rapporto tra me e Marco. Che sciocchezze! E mai sarebbe cambiato... Eravamo dei buoni amici. Niente di più. Tirai un sospiro di sollievo a quelle conclusioni.
Aprii la porta del frigo, cercando la bottiglia del latte e quando la richiusi sobbalzai alla vista di Marco, davanti a me, in pigiama.
"Buongiorno, Lizzy" sbadigliò.
Portai una mano al petto, "Ma sei impazzito?! Potevi farmi venire un infarto!"
Lui si passò una mano tra i capelli sistemandoseli, ancora assonnato.
"Sì... Di solito faccio questo effetto, in effetti. Non di prima mattina, però. E non in pigiama..." ammiccò. Alzai gli occhi al cielo.
"Modesto come sempre, vedo"
Trascinò i piedi senza ribattere, crollando sullo sgabello del tavolo a penisola che c'era in cucina.
"Che ci fai già qui a quest'ora?" sorrise e si rilassò.
"Non riesco più a dormire. Cercavo di fare colazione... ma tu puoi pure tornare a letto. Me la cavo lo stesso."
"Ti do fastidio?" domandò imbronciato
"No. Assolutamente... Questa è casa tua" gli risposi versando il latte nella tazza.
"Lascia..." si alzò dallo sgabello facendo un lungo respiro e si avvicinò.
"So versarmi il latte, se permetti!" gli dissi inquieta.
"Lizzy, sei una rompiscatole!" col viso immusonito, mi tolse la bottiglia con delicatezza dalle mani, prese un'altra tazza e lo versò anche per lui, "Vorrei fare colazione anch'io, se permetti" inarcò le sopracciglia, usando scherzosamente il mio stesso tono e lasciandomi incapace di reagire.
Il suono del microonde, che scaldava il latte, di lì a poco ci avvertì che era pronto. Marco sistemò le ciotole sul banco da colazione, una di fronte all'altra e spostò il suo sgabello per starmi seduto di fronte, aspettando me, che stavo portando in tavola i cereali e lo zucchero. Sentivo i suoi occhi addosso, mentre mi accomodavo. Studiava ogni mio movimento e la cosa mi metteva a disagio. Mi sedetti senza guardarlo. Lui mescolò distratto nella tazza, con il capo chino, senza dir nulla. Poi percepii di nuovo il suo sguardo insistente e la sua voce si fece calda quando parlò.
"Sei diversa, Lizzy... Tu non sei come le altre... E questo... mi confonde"
Spalancai gli occhi, sicura che stesse scherzando.
Lui mi rivolse l'attenzione solo un secondo, poi abbassò il viso. Pareva agitato.
"Insomma... Quando mi guardi o quando mi parli tu... non cerchi di catturare il mio interesse... Tu mi tratti come se fossi... una persona. È una cosa nuova per me" continuò.
"Marco, tu sei una persona" precisai semi seria.
Sorrise a fatica, continuando a rimestare nella tazza. Non cercava il mio sguardo come se facendolo non avrebbe potuto continuare il discorso che aveva iniziato e ci tenesse a finirlo.
"Sei la prima che mi ci fa sentire... Per le altre sono solo il gioiello da sfoggiare per una settimana o la conquista che fa invidia all'amica... Per nessuna di loro sono... solo Marco. Questo accade unicamente con te"
Era insolito sentirlo ancora parlare così sinceramente. Forse era l'ambiente a spingerlo a mostrare il lato fragile del suo essere. Di solito non esibiva le sue debolezze.
"Forse perché non sei poi quel gran gioiello da sfoggiare? Sei un ragazzo normale, Marco. Mi sa che ti sei montato un po' troppo la testa..." ironizzai.
"Già..." fece cercando di sorridere alla battuta.
Bevvi un sorso di latte. Marco allungò un braccio sul tavolo, si appoggiò allo schienale della sedia e mi studiò pensieroso, rinunciando a continuare la colazione. Sentivo i suoi occhi persistere su di me, richiedendo attenzione.
"Tu non fai colazione?" gli chiesi nel tentativo di distrarlo. Non rispose come se non avessi parlato.
"Starti lontano mi rende irrequieto... e questo non mi era mai accaduto" insistette seguendo i suoi pensieri. Mi guardava impacciato ora, tormentando l'unghia del pollice. Il suo sguardo dolce e intenso mi scosse e il cuore iniziò a martellarmi nel petto, incespicando.
"Quello che sto cercando di dire..."
Oddio... Ingoiai la saliva a stento.
Ti prego non lo fare... implorai con la mente. Sentivo che stava per dire qualcosa che non avrei dovuto lasciargli dire. E a cui non avrei saputo come ribattere.
"Vuoi dei cereali?" gli proposi porgendogli la scatola, nel tentativo di fermarlo.
Marco scosse la testa in segno di rifiuto e continuò imperterrito.
"... E' ... che tu mi piaci, Lizzy e non riesco a smettere di pensarti"
Non ero pronta a quella dichiarazione e ne ebbi un'altra volta paura.
"Beh... qualche volta mi piaci anche tu, nonostante il tuo caratteraccio" risi cercando di metterla su un piano meno serio, ma il suo viso, impassibile, si mantenne concentrato. Non era il caso di continuare, decisamente... "A parte gli scherzi... Anche per me sei un buon amico, lo sai... Anzi, anche se un po' mi scoccia ammetterlo..." sospirai, "... Credo proprio che sei diventato il mio miglior amico" finsi di non aver inteso a pieno le sue parole, dirottandolo sull'amicizia, la sola che sentivo possibile fra di noi.
"Io non voglio essere ancora il tuo migliore amico... O meglio non voglio essere solo questo per te" non batté ciglio alle mie parole ironiche. Appoggiò entrambe le braccia sul piano della penisola e si sporse in avanti. Le sue mani, sfiorarono lievissimamente le mie, che tenevo sulla ciotola. Le ritrassi immediatamente.
Non puoi lasciare che vada oltre, mi ricordò la solita vocina impertinente.
Era vero... non potevo permetterlo.
"Marco, se mi conoscessi a fondo non diresti queste cose. Te l'assicuro..." l'inquietudine che avvertivo dentro di me iniziò ad agitarmi, costringendomi ad assumere un piglio più severo.
"Sei la persona migliore che abbia mai incontrato..." proseguì, "Tu sei..."
"Non sono così perfetta come mi vedi, Marco. E non sono sempre stata così..." risposi fredda.
"Non mi importa..." mi interruppe, "Io so quello che sei ora, come mi fai sentire... e vorrei che ti impegnassi seriamente con me da adesso in poi" il suo volto sembrava profondamente sincero, "Insomma... vorrei che fossi la mia ragazza"
La mia ragazza!?
Sentii un brivido lungo la schiena rivedendo i miei rimpianti più amari. La mia vita mi passò davanti con tutta la sua sofferenza. Pensai ad Alex, il solo che avevo creduto potesse salvarmi dalla mia solitudine disperata... Mi vidi insieme a lui, nei vicoli bui e appartati, vendere un grammo di morte, spacciandola per felicità. E rividi quella notte dannata che aveva cambiato la mia vita segnandola per sempre in modo indelebile. Quell'avvenimento mi aveva spinto a un gesto che difficilmente Alex mi avrebbe perdonato, se un giorno fosse uscito di prigione. Se mi avesse trovato... me l'avrebbe fatta pagare, forse mi avrebbe ucciso e magari... anche chi mi stava accanto...
Dio!... non potevo pensarci.
"Non stai parlando sul serio, Marco... Tu non hai mai voluto una ragazza. Non fa per te..."
"Non sono mai stato più serio in vita mia!" l'espressione angosciata che aveva disegnato sul volto mi ferì, "Non ho mai voluto una ragazza fissa, hai ragione. Ma con te... sarebbe diverso. Voglio che siamo una coppia, come Tony ed Emma. Voglio dire basta alla vita che ho sempre fatto fino a poco tempo fa... Voglio stare con te, Lizzy. Solo con te..." gesticolava, enfatizzando ciò che diceva.
"Marco, non chiedermelo..."
"Perché no?"
Fece il giro del bancone, si avvicinò e mi fissò con aria grave costringendomi a voltarmi verso di lui. Subito chinai il capo, incapace di reggere oltre quello sguardo. Lui si inginocchiò reggendosi sulle punte dei piedi. I suoi occhi cercarono i miei e non li mollarono, nemmeno per un istante. Mi prese una mano e la strinse forte tra le sue. Il suo palmo si legò al mio. Quel calore mi invase l'anima arrivando fino al cuore. Mi odiai per l'emozione che provai a quel contatto. Mi sforzai di trovare la cosa giusta da dire in quel momento, cercando di non ferirlo.
"Tengo molto a te, Marco... ma non posso. Credimi"
"Perché dici questo?" mi domandò inquieto, "Se è per le ragazze che ho avuto, ti giuro che ho chiuso con loro. Non ne guarderò più neppure una. Te lo giuro..."
Per un istante i nostri sguardi si incrociarono di nuovo pieni d'angoscia.
"Non è per quello..."
"Allora proviamoci! Dimmi di sì! Ti do la mia parola che non te ne pentirai. Sul serio..."
"Lascia le cose come stanno tra noi, Marco. E' meglio così..."
"Dammi almeno una possibilità... Se non funziona rimarremo amici. Te lo prometto!" continuò.
"Io... io non posso" le parole che gli dissi mi trafissero. Niente era più straziante in quel momento, del pensiero di doverlo tenere lontano da me.
Fece un respiro incerto e con le dita catturò una ciocca indisciplinata, che mi sfiorava il mento, per rimetterla al suo posto.
Il mio cuore continuò ad accelerare.
Lui ebbe per un attimo l'intenzione di ribattere, ma poi ci ripensò. Prese il mio viso tra le mani delicatamente e mi inchiodò con i suoi occhi intensi. Il suo respiro mi accarezzò il viso.
"Sei la cosa più bella che mi è capitata, Lizzy..."
"Non posso... non posso" continuai a ripetermi. Marco mi immobilizzò con dolore. Riuscivo a percepirlo nel suo sguardo.
"Dio... Lizzy. Cosa c'è di tanto grave che ti tormenta?! Che cosa c'è?"
Per la prima volta qualcuno stava leggendo il dolore che abitava dentro di me. Mi ritrassi scuotendo la testa e alzandomi all'istante. Dandogli le spalle, per allontanarmi da lui. Gli occhi pieni di lacrime. Ma lui fece il giro e mi si parò di fronte.
"Voglio solo stare con te"
"Io... Non posso..." abbassai il capo, ma lui mi posò due dita sotto il mento, costringendomi a guardarlo.
"Voglio solo stare con te..." sussurrò ancora.
I suoi occhi sfiorarono le mie labbra e un tremito mi percorse da capo a piedi. Indietreggiai di un passo e mi ritrovai di nuovo contro lo sgabello. Lui si avvicinò ancora. Appoggiai le mie mani al suo petto energico nel tentativo di frenarlo.
"Marco... ti prego"
Col pollice mi accarezzò la bocca, incurante delle mie parole e il mio respiro si animò involontariamente.
"Non ho mai desiderato altro così tanto..." bisbigliò.
Mi fissò di nuovo le labbra e io fissai le sue. Il suo palmo si posò sulla mia guancia e scivolò tra i miei capelli. Chiusi gli occhi, mentre un desiderio mai provato prima si impossessava di me. Più forte persino della sera prima. Che non potevo reprimere stavolta... Marco abbassò il mento. Sentivo il suo e il mio respiro diventare agitati. D'improvviso qualcosa dentro di me cambiò e mi accorsi che, nonostante gli sforzi, non volevo più respingerlo, anche se questo avrebbe reso tutto più penoso per entrambi. I miei occhi si aprirono e si persero nei suoi, incapaci di fuggire a quella profondità. Ogni timore parve sospendersi per lasciarci avvicinare di più. La sua bocca sfiorò la mia, pronta ad abbandonarsi a quel bacio. Calda... piena di desiderio. Lo stesso che provavo io per lui. Quando...
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