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CAPITOLO 11

Gli occhi di Marco scivolarono nei miei, sciogliendosi in un leggero sorriso.

"Sei pronta?"

"Ho altre alternative?" gli chiesi poco convinta. Speravo tanto di non dovermene pentire.

"Andiamo, allora!" si voltò controllandomi con lo sguardo per sincerarsi che lo seguissi e iniziò a percorrere il corridoio verso le scale. Lo affiancai e le palpitazioni del mio cuore si fecero curiosamente frenetiche.

"Dove andiamo?" gli chiesi fingendo impassibilità.

Con le mani riportai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Qui vicino. Alla Torre..."

"Ok..."

"Dove ho l'appartamento" continuò

Appartamento?!  Quell'ultima parola mi riecheggiò per la mente in modo sinistro. Mi fermai di botto, pietrificandolo. D'un tratto tutto mi era chiaro! Che cretina!

"Ma per chi mi hai preso?" lui mi guardò stranito, "Vaffanculo, Marco! Avevo ragione io! Tu non cambierai mai. Lo studio è solo una scusa!"

"Che stai dicendo?"

"Come ho fatto ad essere così imbecille, così scema da credere nella tua buona fede? Tu sei Marco! E' naturale! Sei il tipo di tutte!" gesticolavo senza nemmeno averne coscienza avvicinandomi a lui aggressiva, "Immagino penserai che una volta nel tuo appartamento, ti lascerò fare quello che ti pare. Ebbene..." gli posai l'indice sul petto e lo spintonai indietro, "Sappi che non ci metterò nemmeno piede nel tuo appartamento. Te lo puoi scordare!"

"Ti vuoi calmare" fece lui aggrottando la fronte e bloccandomi la mano. Un brivido mi percorse da capo a piedi a quel contatto. La ritrassi all'istante. "Non fai altro che pensare che voglia fare sesso con te. Sei paranoica, Lizzy! Non mi passa nemmeno per la testa, se lo vuoi proprio sapere. E non sono preso così male da inventarmi una scusa del genere per soddisfare i miei istinti da troglodita!"

Si era ricordato le mie parole! Incredibile!

Gli voltai le spalle senza ascoltarlo oltre, per ritornare sui miei passi, offesa. Mi fermò. Trattenendomi per un polso e costringendomi a guardarlo. Un'espressione semiseria gli si disegnò sul volto.

"Non mi pare di averti chiesto di venire nel mio appartamento comunque. Ti stai agitando inutilmente. E poi... di solito non si infila nessuna nel mio letto, se vuoi proprio saperlo. Mi invitano sempre loro" disse riferendosi alle ragazze che frequentava. Alzai gli occhi al cielo nauseata, strattonandolo via "Sono molto geloso delle mie cose" a fatica cercò di trattenere un sorriso ironico, "C'è un'aula studio molto valida alla Torre. Lì ci potremo concentrare meglio!"

In quel momento mi senti profondamente ridicola. Non ero neanche il suo tipo, mi ridissi. Le parole di Emma mi avevano confusa. E poi era vero... quando pensavo a lui, lo associavo al sesso. Non ne potevo fare a meno. Forse era per il suo fisico perfetto, per come lo avevo visto atteggiarsi con le ragazze... Non lo riuscivo a trovare un perché, ma Marco traspirava sesso da tutti i pori, era questa la verità. Chiusi gli occhi per cacciare quei pensieri peccaminosi. Avrei voluto sprofondare...

Dovevo smetterla di pensarci!

Mi ero tanto impegnata a fargli capire che non sarei mai finita come le altre, che neanche avevo pensato che non fosse minimamente interessato a me. E che forse veramente cercava da me solo un'amicizia. Mi sentii stranamente delusa a quelle conclusioni.

"Forza vieni" sospirò. Lo guardai impacciata. Mi fece un cenno eloquente con la testa e a disagio lo seguii.

***

C'erano già molti studenti assorti nei libri nell'aula studio della Torre. Alcuni ci guardarono curiosi al nostro ingresso, salutando Marco e squadrando me. Lui scelse un tavolo libero a metà della sala e ci accomodammo. Mi voltai intorno incerta: non conoscevo nessuno dei presenti. Quindi recuperai dallo zaino i libri di Metodologia e glieli passai. Lui, inaspettatamente, indossò un paio di occhiali rettangolari dalla montatura leggera e iniziò a sfogliarli. Scorse le pagine concentrato per un po'.

"Non mi pare così difficile. Certo devi entrare nell'argomento, ma si può fare" commentò alla fine.

"Te l'avevo detto che potevo cavarmela..."

"Che cosa non ti è chiaro?" alzò gli occhi nei miei, serio. Incurante delle mie parole. Consapevole che quella non era la verità.

Sospirai, guardando quegli occhi chiari dietro le lenti 

"Ok... Diciamo tutto. Va bene?"

"D'accordo... Cominciamo dall'inizio allora... Dal testo più semplice..." sistemò la seggiola e prese un foglio bianco dal tavolo, "La prima cosa che ti devi chiedere è che cos'è la Metodologia della ricerca sociale..."

Spalancai gli occhi. Faceva davvero sul serio?! 

Naa... era solo una posa. Non ne era capace...

Lo osservai aggiustarsi gli occhiali sul naso e mi scappò un sorriso. O forse sì?... Aveva assunto la posa di un professore...

Certo che stava recitando bene la parte. Probabilmente era tutta colpa degli occhiali. Gli davano un'aria responsabile... quasi affidabile. Certo sarebbe bastato poco per metterlo a fuoco meglio...

"Soltanto in questo modo ne capirai il vero senso e..."

Mentre lo ascoltavo la mia mente insolitamente mi sfuggì di mano...

Ad ogni modo non avrei dovuto cedere ed accettare. Dovevo essere più decisa nelle mie decisioni. Non dovevo sempre finire per assecondare gli altri. Se una cosa non mi andava non dovevo farla e basta. Senza starci a pensare troppo...  Lo fissai per un po' annoiata. 

Un'ora... non gli avrei concesso un minuto di più...

Ma... mi chiese la solita vocina insidiosa nella testa ... sei davvero sicura che non ti andasse di stare da sola con lui?

La zittii immediatamente. Spazientita.

Che scemenze! Certo che non mi andava!

Incrociai le braccia al petto, appoggiandomi allo schienale della seggiola per apparire più concentrata. Marco si fermò un istante di parlare e mi studiò dubbioso. Gli sorrisi e lui riprese.

"Quindi... quando ti trovi in questa situazione, ti basta..."

Sicuro che gli donavano quegli occhiali! Sembrava quasi un bravo ragazzo. Avrebbe ingannato molte giurie da avvocato. A proposito... Non gli avevo chiesto se avesse scelto di essere un avvocato civilista o penalista? Chissà cosa aveva preferito?

I miei occhi si soffermarono sulle sue spalle larghe e scesero sul suo petto marmoreo. Lo immaginai a torso nudo...

Civilista!  conclusi. Specialità: divorzista. Con decine di donne da consolare, per giunta. Avrebbe saputo sicuramente come fare...

Il suo volto rassicurante mi riscaldò l'animo. E per un istante mi immaginai tra le sue braccia... Aveva un modo di spiegare così pulito che i concetti da incomprensibili divennero chiari velocemente. O almeno così mi parve, visto che non avevo seguito granché... Ma parlava così bene... sospirai quasi trasognata.  Dovevano essere chiari per forza!

"... e così media, mediana e moda sono le tre emme fondamentali della statistica descrittiva..."

Mi mancava non aver mai avuto qualcuno di rasserenante accanto. Proprio come mi faceva sentire lui in quel momento.

Emisi un altro sospiro, distratta.

Ero sempre stata sola. Sola in mezzo a tanta gente...

"... che ha come obiettivo quello di ricavare da un insieme di dati raccolti in tabelle e grafici, informazioni significative"

Non pareva neanche quello di sempre mentre parlava. Non era male come pensavo stare con lui in fondo... Quello era decisamente il lato migliore del suo carattere.

Chissà se ne era consapevole?

Probabilmente no, dato che si ostinava a fare il cretino con tutte quelle smorfiose, svenevoli, sdolcinate che continuavano ad adularlo! Non volevo pensare a quante ne avesse avuto. Forse decine, centinaia!

Un che di nervosismo si agitò in me a quel pensiero e lo puntai schifata. Marco parve avvertire i miei occhi su di lui e mi fissò perplesso, continuando a parlare a stento.

"... Che ti serviranno poi... quando dovrai... applicarle..."

Annuii fingendomi interessata. Il tempo passava senza che ne avessi coscienza. Più parlava e più mi perdevo nei miei pensieri. Seppure fossi affascinata dalla sua voce posata e dalla capacità che aveva di compilare schemi riassuntivi, non ero riuscita a concentrarmi.

Era stato solo tempo sprecato, mi dissi. Lo sapevo! Non avrei dovuto seguirlo!

Guarda che non è colpa sua!  mi rimproverò il mio inconscio. Sei tu che hai solo sprecato il tempo!

Mi ricomposi, aggiustandomi meglio sulla sedia. Marco si zittì e mi studiò di nuovo:

"Posso continuare?"

"Certo..." deglutii a fatica, "Va' pure avanti" lo invitai con la mano a proseguire.

"Ad ogni modo... Devi sempre chiederti..."

Non dovevo proprio chiedermi più nulla invece! Dovevo solo ascoltare!... Solo... Ascoltare...

Ma ancora una volta, sfuggendo al controllo, il mio cervello si estraniò.

Avrebbe anche potuto risultare gradevole nell'insieme...  non potei fare a meno di concludere. Carino lo era di sicuro! Bastava solo qualche limatura qua e là al suo carattere...

Ma la vuoi finire una buona volta! Concentrati!  mi dissi ancora. Puntai i miei occhi sul suo volto assorto. Determinata a non lasciarmi più distrarre, ma in quel momento qualcosa cambiò dentro di me. Più lo osservavo parlare e più mi era difficile staccare i miei occhi dal suo viso... dai suoi occhi, dalle sue labbra carnose, precise, sicuramente calde, provocanti...

"... ad una ricerca in ambito sociale..." fece una pausa e mi studiò diffidente, "Ma mi stai seguendo?"

Quel richiamo costrinse il mio buonsenso a cambiare rotta immediatamente.

"Sì... ho capito" ricercai velocemente le ultime parole che avevo ascoltato, "... in ambito sciale..." mi pareva.

Parve convinto e tirai un respiro di sollievo.

Ok! Ora lo ascolto! Cercai di convincermi e mi appoggiai coi gomiti al tavolo, incrociando le braccia, decisa a prestare attenzione solo a lui. Io non potevo lasciarmi coinvolgere da certe idee! Io non avevo mai fatto certi pensieri assurdi! Chiusi gli occhi, esasperata... richiamando la mia ragione a svolgere il suo compito. In quello stesso momento Marco guardò l'ora e chiuse il libro.

"Ok. Ora passata" fece inaspettatamente.

"In che senso, scusa?"

"L'ora che mi hai concesso. Ho promesso di non rubarti un minuto di più" Marco mi fissò sospettoso, quasi avesse avuto di nuovo il dubbio che non lo avessi seguito.

Era passata già un'ora?! Non era possibile!

"Ah... L'ora!" esclamai riprendendomi, "Certo! Lo sapevo... E' giusto. È passata" farfugliai.

Marco mi esaminò pensieroso e mi aggiustai i capelli con fare appositamente disinvolto. Mi infastidiva il suo sguardo addosso...

"Volevo dirti ancora delle cose, ma forse è meglio così. Non vorrei incasinarti la testa" si tolse gli occhiali e mi sorrise, "E' abbastanza chiaro quello che ti ho accennato? Cosa ti sembra?"

Mi risultava complicato ricordare quello che mi aveva accennato. Da un certo punto in poi, mi ero completamente distratta. Dall'inizio, direi... mi ricordò sarcastica la mia mente.

Schiarii la voce, sorridendo anch'io, cercando di apparire il più naturale possibile. 

"Sì... Più o meno!" dissi.

Mi porse i testi.

"Ti dovrai impegnare parecchio per prendere il massimo dei voti"

"Mi basta superarlo. Non ho molte pretese"

"Fidati di me" ammiccò, "Se continuerai a seguirmi come hai fatto oggi, sarai la migliore del corso"

Sì... la migliore! Se avessi continuato a seguirlo in quel modo, mi avrebbero bocciato invece!    Il mio piglio scettico lo fece ridere di gusto. 

"Andiamo, dai! Ti accompagno..."

"Alla corriera... Oggi ce la faccio a prenderla... e poi non piove..." conclusi la frase prima di lui con fare deciso.

Troppe emozioni mi avevano scompigliato quel giorno e non ne volevo altre. Mi guardò indeciso, decidendo alla fine di assecondarmi.

"Come vuoi... Allora sbrighiamoci!" sospirò rassegnato.

Il tempo era volato senza che me ne rendessi conto. Ma come era potuto succedere? mi chiesi. Uscimmo in strada lasciandoci la Torre alle spalle e raggiungemmo il capolinea. La corriera, pronta aspettava gli ultimi ritardatari, così mi affrettai.

"Grazie, Marco. Ci vediamo" salii sul pulman insieme agli altri velocemente.

Finalmente! Ce l'avevo fatta.

Ferma, in piedi davanti alla porta, mi guardai intorno alla ricerca di un posto dove sedermi. Non c'era molta gente quel giorno.

"Allora? Come sono andato?" pronunciò la frase inaspettatamente richiamando la mia attenzione.

Con le mani in tasca mi guardava dal marciapiede ansioso di conoscere la risposta.

"Discretamente" gli risposi con sufficienza.

"Solo discretamente?" deglutì, "Speravo qualcosa di più francamente..." sorrise tirato.

La corriera si mise in moto, con una sbuffata di fumo alle spalle. Mi sentii in colpa per la mia bugia.

Era stato un ottimo tutor! Ero io che non lo avevo ascoltato come meritava!

Non potevo andarmene lasciandolo così senza dirglielo.

"E' stato istruttivo..." feci mio malgrado. Non riuscivo a dirgli di più. Marco dondolò sui talloni e guardò in basso, deluso e mi sentii un verme, "E va bene lo ammetto: è stato piacevole" aggiunsi, "Sono stata bene in fondo..."

I suoi occhi cercarono subito i miei. Ai lati della sua bocca comparvero le solite accattivanti fossette e mi sciolsi anch'io

"Credi che potremo continuare a vederci allora... Per studiare naturalmente" si corresse subito.

D'un tratto mi resi conto che quella richiesta esaudiva un desiderio che non riuscivo ad ammettere nemmeno a me stessa. E ne ebbi paura.

"Vedremo" -nonostante ci provassi, non riuscii a fermare un sorriso.

"Domani, stessa ora?" la sua voce mi abbracciò i sensi, morbida e delicata.

Domani? Non riuscivo a decidermi... Cosa era giuso rispondergli?

Le porte della corriera soffiando si chiusero, prima che potessi rispondere, strappandomi all'obbligo di dovergli rispondere. Rimasi ferma a guardarlo al di là del vetro. Mi seccava ammetterlo, ma ero stata bene con quel Marco che non tutti conoscevano e volevo rivederlo ancora. Nonostante tutto. Ma allo stesso tempo sapevo che era meglio non complicare oltre la mia vita già incasinata. E quell'amicizia lo avrebbe fatto sicuramente se fossimo andati avanti. Fraintendendo il mio silenzio, il viso di Marco si aprì ad un sorriso splendente e mi guardò allontanarmi lungo la strada, alzando un braccio ed aprendo la mano per salutarmi. Lo salutai anch'io e rimasi a fissare la sua immagine fino a che non scomparve alla mia vista.

Me ne sarei occupata il giorno dopo... A mente fredda... Non mi andava di pensarci in quel momento...


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