Twenty-one
Un rumore metallico (qualcosa è caduto sul cofano dell'auto, probabilmente, o sto solo impazzendo) mi fa rabbrividire, facendomi abbassare il capo e scostare dal corpo di Calum, decisamente troppo vicino al mio.
Cosa abbiamo fatto? Mi ha baciata per davvero?
Mi copro il palmo caldo di una mano con la manica lunga della maglia che indosso, tirando la pelle del polso in un pizzicotto, solo per assicurarmi che tutto questo sia realmente accaduto.
Involontariamente mi passo la lingua sul labbro inferiore, dove le labbra del moro si erano appoggiate appena pochi secondi prima.
Resisto a fatica all'impulso di passarmi due dita sulla bocca, sentendo il calore della sua pelle ancora vivido su di me, e invece faccio un piccolo movimento verso l'interno del suv, sedendomi sul sedile anteriore.
Fisso lo sguardo sui miei piedi e sui lacci bianchi delle mie vans, scansionando il tappetino scuro sotto di esse.
Non sono il tipo di ragazza che si imbarazza facilmente, di conseguenza non sono neanche il tipo che si zittisce con troppa facilità, ma questo ragazzo mi sconvolge e mi stravolge.
Da un audio su whatsapp, di 31 secondi esatti, non mi sarei mai aspettata tutto questo, e non parlo del bacio.
Il bacio non è stato neanche un bacio, di quelli con lingua e saliva. Niente scambio di DNA né palpatine in posti in cui non batte il sole (non che consideri tutti questi elementi, importanti).
Calum mi ha stretto tra le sue braccia, mi ha carezzato una guancia con il suo pollice caldo e ha lentamente incontrato il mio respiro, incrociato i miei occhi.
Ha poi atteso che mi avvicinassi anche io, e solo a quel punto, ha poggiato le sue labbra gonfie e rosee sulle mie.
(Mi chiedo se usi un balsamo apposta per averle così morbide.)
E so che dovrei considerarlo strano (resta sempre il mio migliore amico) e sbagliato (sono appena uscita dalla mia prima delusione), ma non mentirò a me stessa ponendomi domande di cui non mi importa la risposta.
Può anche essere strano e sbagliato, ma per tutto il tempo in cui mi è stato affianco, mi sono sentita pervadere dai brividi e da una sensazione tanto forte quanto spaventosa.
Avere la sua pelle contro la mia è inebriante (come per Michael lo è la pizza) mi sento dannatamente giusta (come Ashton quando si siede dietro la sua batteria) e sicura di me stessa.
Lui mi fa sentire come se tutto fosse alla mia portata, come se non ci fosse nulla al mondo che potrebbe buttarmi giù.
E a questo punto potrà anche essere strano e sbagliato, ma non me ne fotte un bel niente.
Le emozioni sono emozioni e mi rifiuto di negarle per ... cosa di preciso? L'obbligo morale di dovermi sentire di merda per qualcuno a cui non dovrei pensare mai più? No, grazie.
Alzo lo sguardo a lui, che infila le chiavi nel nottolino del furgoncino nero, sistemandosi gli occhiali sul collo del naso e guardando prima la strada e poi me, dritta negli occhi.
Sussulto, colpita in pieno dalla sua espressione seria, sentendo le mie guance arrossarsi lentamente.
-Pensavo dovessi dirmi qualcosa, ma a quanto pare non ti servono neanche più le parole- ironizzo, tirando fuori una frase davvero pessima.
A volte vorrei solo potermi mordere il dorso di una mano fino a farlo sanguinare, pur di star zitta.
Lui mi allunga il suo telefono, tenendolo tra due dita con noncuranza e mi fa segno di afferrarlo e sbloccarlo.
Guardo confusa il suo sfondo (la foto che ci scattammo il primo giorno di convivenza insieme) e sorridendo al ricordo, riporto il mio sguardo a lui, chiedendogli silenziosamente cosa dovrei farci.
Lui muove un dito avanti e indietro sullo sterzo e smanetta con le marce, facendomi segno di sbloccarlo -Come se non avessi scoperto mesi fa la mia password- ammicca, alzando un angolo della sua bocca e guardandomi con la coda dell'occhio.
Ridacchio e faccio schioccare la lingua contro il palato -Non è colpa mia se sei banale- faccio spallucce e guardo la sua mano darmi una pacca sulla coscia sinistra, facendomi sbuffare.
-è la verità- mormoro, sussurrando, sapendo che lui mi ha sentita comunque.
Faccio scorre il dito sullo schermo, trovandomi davanti ai numeri per inserire il codice.
"06-03-14" il giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta.
L'ho sempre trovato carino da parte sua, ma negli ultimi due minuti ho rivalutato il concetto di "carino" allegato a questa situazione.
Prima era "carino" come il mio migliore amico che usa il giorno in cui ci siamo incontrati come pass del telefono, ora è "carino" come il ragazzo che mi piace e che usa qualcosa che mi sta a cuore come pass del suo telefono.
Imbronciata, in realtà persa nei miei pensieri e nei miei ragionamenti, entro nel suo personale telefono con finta naturalezza, come se avere in mano qualcosa di strettamente suo non mi toccasse affatto.
Deglutisco e lo guardo di nuovo, attendendo altre istruzioni.
Lui vira a destra, verso la strada principale e si accoda al traffico californiano, indicando l'icona dei messaggi salvati nelle bozze.
Vedo il mio nome e l'inizio di un lungo messaggio sotto di esso.
Mi mordo un labbro e lo guardo, in cerca di spiegazioni, ma lui ha già posato il suo sguardo sulla coda di auto davanti a noi e (credo imbarazzato) non mi guarda più.
-GILDINA- sapevo che non avrei dovuto rispondere vedendo il suo nome sul telefono, non dopo non averla chiamata per due settimane di fila, anche se poteva comunque chiamarmi lei.
Sposto l'altoparlante dal mio timpano, cercando di salvare il salvabile. Chiara ha la voce più acuta in famiglia e di certo non l'ha presa da me.
-Ora formula almeno una scusa convincente alla mia seguente domanda: PERCHÉ NON MI HAI MAI CHIAMATA?!- sento chiaramente le sue unghie (sicuramente dipinte di nero) battere ritmicamente sul tavolo in legno della sua scrivania e il cigolio della sedia a rotelle accompagnare le sue urla.
Sospiro e cerco di zittirla -Lo sapevo che avresti reagito così- sento un sorrisino crescermi sul volto, sentendola prendere un grosso respiro, per poi lasciarlo andare sconsolata e drizzarsi per bene, continuando la conversazione praticamente da sola.
-Anzi, non lo voglio sapere, vivi con quattro idioti -borbotta battendo velocemente le palpebre degli occhi, quasi sento il leggero spostamento d'aria provenire dal mio telefono (quando è nervosa le viene il tic) prende un profondo respiro (di nuovo) prima di tornare a parlare a vanvera (come suo solito).
-non puoi capire, quel coglione di Alessandro ci ha provato di nuovo- la rabbia le impasta la voce, così fa una brevissima pausa prima di cambiare tono e riconsiderare la questione -okay è carino- confessa con una strana inclinazione della voce- ma non è assolutamente il mio tipo!- continua, riprendendo l'idea originaria.
Qualcosa mi fa pensare che questo Alessandro le piaccia per davvero, ma che si stia solo convincendo del contrario.
- Poi c'è quella Giulia che è proprio una merda- sbotta senza controllare il suo linguaggio (sua madre, mia sorella, non ama sentirla imprecare nella dolce età dei suoi 13 anni (dolce per dire) ma lei è più o meno come me, e non se ne frega poi molto).
Ridacchio e mi appoggio al davanzale della finestra con il sedere, sentendo il marmo freddo congelarmi una chiappa. -Sai cosa ha fatto?- continua imperterrita, impedendomi di raccontarle quello che vorrei raccontarle e che probabilmente le farebbe dimenticare di tutto questa faccenda.
-HA BACIATO BERARDO- sento la sua mano interrompere il giochicchiare delle unghie sul legno per essere battuta ferocemente sul materiale leggero della scrivania.
Sussulto e mi poggio una mano al cuore, quasi paventando la sua reazione.
Chiara è una ragazza davvero molto teatrale, posso già prevedere che prima della fine di questa telefonata mi avrà riempita di imprecazioni e malesseri improvvisi (è la tipica fanciulla da svenimenti, solo che prima di svenire tra le braccia del principe, se le ha fatto un torto, gli da un calcio assestato nelle palle. Chiara è il prototipo di principessa moderna).
-DAVANTI A ME E LO SA QUELLA TROIA CHE MI PIACE-urla ancora più forte, sbraitando attraverso la cornetta e abbassando notevolmente il tono solo quando avverto la porta della sua stanza venire aperta e la voce di mia sorella rimproverarla.
-Ma mamma, è la zia!- sento esclamare, poco chiaramente dato che ha evidentemente allontanato il telefono dalla bocca.
-Non mi importa chi sia, non urlare e non usare questo linguaggio scurrile- scommetto che le ha appena puntato il dito della giustizia davanti al naso e che la sta guardando con gli occhi della morta, proprio come faceva con me.
-Salutami Gil- ora la sua voce si fa più dolce, seguita dal chiudersi della porta e dalla voce di mia nipote che sbuffa. -Hai sentito no? Bene, perché ora non voglio più parlare di quanto mia madre sia bipolare e cinica, piuttosto- blatera arrotolando una ciocca di capelli biondi attorno al dito indice (altro vizio).
-Tu che mi mandi così a caso foto di Luca Roberto e Michele Gorgonzola a letto insieme e non mi spieghi niente! oh e non è ancora finita perché... - a questo punto mi sento in dovere di stopparla.
Rido ai soprannomi che ha dato ai ragazzi e prendo un respiro, massaggiandomi una tempia con due dita e spostando un paio di converse bianche con la punta di un piede, prima di aprire la porta della mia stanza e controllare che nessuno sia in corridoio.
I ragazzi dovrebbero essere in giardino oggi, a parte Michael che guarda Il trono di spade in sala.
-Ho baciato Calum-.
Me ne esco così, senza pensare, e credo di potermi ufficialmente iniziare a prendermi a sediate da sola. Non avrei dovuto dirglielo così perché a) non è una notizia da lanciare con tale impeto da b) destabilizzare sia lei che me.
Fin quando eravamo rimasti in auto, in silenzio, a guardarci e poi a casa, divisi l'uno dall'altro, il bacio era reale solo nella mia e nella sua testa. Era successo come poteva essere successo in un sogno, quando ricordi qualcosa ma non sei sicuro di averla fatta o solo pensata.
A dirla è tutta un'altra storia, è come se mi sentissi il sapore di Calum sulle labbra.
Strizzo le palpebre, pronta al suo attacco.
-Okay- sospira teatralmente, lasciandomi avvertire un po' di tensione.
-TI DISSOCIO DALLA NOSTRA FAMIGLIA- prosegue, urlando prepotentemente e scavallando le gambe dalla scrivania (Sento il cigolio della sedia che precede ogni suo movimento) -lo avevo detto io che non volevo sapere come passavi il tempo con quei quattro formaggi- scuote la testa e ciocche di capelli interferiscono con la linea, lasciandomi udire un suono confuso di sbuffi e interferenze.
-no no no ASPETTA UN ATTIMO TU E CALUM? CALUM INTENDI FACCIA DA CINESE, CAPELLI MORI E BRACCIA CHE SONO TIPO WOW? No perché in questo caso...- fa una piccola pausa, per caricarmi di suspance mentre io rido per l'incredibile teatrino che sta mettendo su.
Sembra che in un universo dove Gil bacia Calum, Giulia non abbia mai baciato Bernardo e Alessandro non abbia mai provato a portarla fuori. Mi sento sollevata che con le mie "avventure" i suoi pensieri tormentati si affievoliscano e si dissipino, fosse anche per un paio di minuti.
Sono i tormenti di una tredicenne, certo, ma io ho solo tre anni più di lei e come li ho io, i pensieri spiacevoli e pesanti, li ha anche lei (soprattutto con la madre scassa palle che si trova).
-TI DISSOCIO DALLA MIA VITA. Ommiodio okay okay Calum Thomas Hood?! STAI PARLANDO PROPRIO DI QUEL CALUM?- la sento urlare e girare in tondo sulla sedia, fin quando non pianta i piedi a terra e si solleva dalla sedia, iniziando a camminare per la stanza.
-No no no ommiodio che carini oddio devi dirmi tutto nei minimi dettagli o ti strangolo tramite il telefono- avverto il peso della mia e della sua tensione gravare sulle mie spalle e istantaneamente, mi pento di aver bocca.
Che qualcuno mi dia un polpo per prendermi a pescate in faccia.
-Respira e siediti- dico nel tono più serio possibile, nonostante il suo essere così fangirl mi faccia ridere. -Ora mi siedo anche io, così posso dirti tutto ciò che è successo- faccio come detto (anche se tecnicamente sono sdraiata sul letto) e prendo un bel respiro.
Non so se sono psicologicamente pronta per questo, ma prima o poi dovrò pur raccontarlo a qualcuno e affrontarlo, ed è mille volte meglio se quella ad ascoltare è mia nipote invece che una francesina che non capisce un cazzo e che mi chiama Gildina.
-Io ti racconto tutto, ma tu devi promettermi che non fiati e non mi interrompi- alzo un dito verso il soffitto, come se potesse vedermi, e trovo a tirare su con il naso al pensiero di una lei così lontana.
Chiara non è solo mia nipote e non è solo il sangue a legarci o il fatto che mia sorella sia sua madre. Chiara è la mia migliore amica da quando aveva il pannolino e io ero gelosa dei suoi fiocchetti rosa e glieli rubavo dai capelli.
So che posso fidarmi e so che saprà dirmi dove ho sbagliato.
"Al momento dovrei avere la faccia seria, quella che ti rende nervosa, perché pensi sempre che sia arrabbiato con te. Ma non lo sono, almeno non sempre. In questo istante, mentre leggi il messaggio, sto cercando con tutte le mie forze di guardare avanti e non te. Se mi voltassi, sono sicuro che provocherei un incidente. So che non ti piacciono i cliché o le cose troppo smielate, ma a guardarti rimango incantato. Non ho idea di ciò che sto facendo. Sono sicuro che mentre sposti il tuo pollice sullo schermo, per continuare a leggere, io sto morendo dalla vergogna e dall'ansia, accanto a te. Tu sei Gil. Sei la mia migliore amica. La ragazza che mi convince sempre a farla uscire da scuola all'insaputa di Ashton. Sei la ragazza che guarda i cartoni animati con me, quando torno a casa dalla palestra o da lavoro, quella che mangia solo gli M&Ms rossi e le patatine più lunghe del suo dito. Conosco tanto di te, praticamente tutto, perché passo più tempo con te che con me stesso. (Non che me lamenti.).E per questo potrei anche continuare questo messaggio elencando tutte le cose che di fastidioso o snervante fai, come quando mi chiedi qualcosa e insisti fin quando non rispondo, o quando salti sul mio letto la domenica mattina alle otto e mezza perché non hai più sonno. Ma non posso, perché la lista dei tuoi difetti, in qualche strano modo che non mi spiego, si trasforma nella lista delle cose che adoro di te. E ora, mi accorgo di quanto tutto questo sia stupido. Non dovrei forse baciarti e basta? Anche la signora Rosemberg, all'angolo della strada, ha capito che ho dei sentimenti per te e a te, che non sfugge mai nulla, non ti è neanche mai passato per la testa. Come hai fatto a non notarlo? Come puoi non vedere il modo in cui ti sfioro quando mi sei vicina? Come se avessi paura di romperti, come se sapessi quanto in realtà fragile sei. Ma questo ora non è il punto. Non so neanche io quale sia il vero punto di tutto questo. E ora, dirti che mi piaci, non ha neanche senso. Non so se ti ho già baciata, ma credo che al momento la mia voglia di farlo superi di molto il bisogno di parole."
Alzo lo sguardo e siamo fermi, con i vetri oscurati abbassati e il sole sulle palpebre degli occhi e sulla pelle scoperta delle braccia. Davanti a noi c'è un parco verde, con alberi alti e un paio di giochi in legno più giù, appena prima di un sentiero che porta in una fitta rete di stradine sassate e lampioni ora spenti.
Una coppia corre in tenuta da jogging con il cagnolino al seguito.
Sospiro, volendo solo scendere dal veicolo per stendermi sotto i teneri raggi del sole, provando la forte sensazione di voler scappare da questo momento.
Il mio cuore non è pronto a questo, non sono pronta a Calum. Sento di non meritarlo, affatto.
Lui è così dolce e gentile con me, è divertente e si prende cura di me anche quando non c'è ne bisogno, solo perché (pensavo) è altruista, in realtà lo fa solo perché gli piaccio per davvero.
Calum mi piace? Non ho neanche bisogno di rifletterci.
Voglio stare con Calum? Così tanto che Jason non ha più significato nella mia mente, così tanto che prima di vederlo sotto questa nuova luce, ora mi rendo conto, che i sentimenti che pensavo essere forti, non erano neanche ad un terzo della loro interezza.
Credevo che mi piacesse Jason, che fossi legata a lui dall'incantesimo che le sue pupille avevano lanciato su di me, ma la verità è che era solo un'illusione.
A me non piaceva Jason.
A me piaceva il modo in cui Jason mi faceva sentire.
-Non so neanche cosa dire- sussurro, trovandomi in difficoltà anche solo a parlare. Per la terza volta in una sola giornata, Gil è senza parole.
Ridacchio, guadagnandomi il suo sguardo su di me, e desidero di non aver mai lasciato andare quel suono, perché adesso fatico a respirare accanto alla sua presenza.
-Questo non è incoraggiante- lo sento borbottare, grattandosi la cute con i polpastrelli e lasciandosi andare ad un sospiro pesante.
Resto incollata al sedile, incapace di fare assolutamente nulla, tranne che guardare fuori dal finestrino, il sole che illumina il verde delle foglie.
Lo intravedo scuotere la testa e afferrare la chiave, inserita già nel quadro, con la punta delle dita, pronto a mettere in moto e a lasciare aperta la questione.
Io sono esattamente il tipo di persona che lascerebbe questo accadere. Per come sono fatta, a costo di non conservare l'imbarazzo del momento ed evitare il confronto diretto con lui, sarei disposta anche a mettere da parte l'amicizia, è già capitato in passato e so che potrei farlo accadere di nuovo.
Ma non con Calum. Non posso farci questo.
Gonfio le guance in tensione, lasciando poi andare rumorosamente il fiotto d'aria.
-Sto cercando parole da dirti, dove le parole non dovrebbero esserci- sussurro, voltandomi finalmente verso di lui e avvicinandomi al suo viso.
Socchiudo gli occhi, non volendo guardare la sua espressione confusa.
E se mi rifiuta perché ad accettare ci ho messo troppo?
E se si è già stufato del mio essere ... me? E se ancora non si è stufato di me, quanto ci metterà a lasciarmi con l'amaro in bocca e l'illusione di essergli piaciuta?
-Allora non cercarle- sento il suo respiro caldo sulle mie labbra e compio lo stupido errore di aprire gli occhi.
Mi scontro con le sue grandi iridi castane e con le sue bellissime pupille nere, guardandomi nel riflesso delle sue voglie. Lo leggo: vuole me.
Mi sento tirare indietro dal ricordo di Jason, dal modo in cui mi toccava e dal modo in cui quel tocco mi faceva sentire voluta, quando invece lui voleva solo dei pezzi di me.
Questo mi fa intuire che non sia troppo brava a leggere le persone. E se sbaglio anche questa volta?
-Stai continuando a cercare quelle parole- mi avverte sorridendo furbo, ma io lo sento tremare a due respiri di distanza da me.
Abbasso velocemente lo sguardo alle sue mani, attorno alla mia vita, per tornare alle sue pupille e annullare quei due respiri.
-sento che sto per svenire- la voce di Chiara mi strappa via alle emozioni che il mio stesso racconto mi porta a rivivere.
In fondo, sono solo passate poche ore dal nostro bacio ed è lecito che ancora senta la pressione del suo corpo sul mio, o il suo profumo incontrare il mio olfatto.
Spostamenti d'aria dall'altro capo del telefono mi fanno immaginare una Chiara (sconvolta) che si fa aria con la mano, restando in ascolto per la fine del racconto.
-E poi non mi ha detto nulla. Ci siamo lanciati occhiatine e risatine per tutto il viaggio dal centro fino a casa e ha tenuto la sua mano sulla mia coscia- faccio spallucce, sorridendo alla sua reazione esagerata, come al solito.
-Oh cristo Gildina! QUELLO È CALUM- sento uno strano verso lasciare le sue labbra, per poi riprendere controllo delle corde vocali e proseguire imperterrita -Oddio ti prego basta non ce la faccio- i suoi capelli battono di nuovo contro l'altoparlante, mentre scuote furiosamente la testa.
-IO DOVEVO STUDIARE CHIMICA E ORA MI FARAI PENSARE A STA COSA PER TIPO MILLENNI- si lamenta piagnucolando, sfogliando le pagine di un libro con noia.
-Ora, ti prego non far passare altre due settimane, che finisce che vi sposate a Las Vegas e io verrò a saperlo per ultima- urlacchia battendo i piedi per terra -Ommiodio I MIEI GALUM-.
Rido allo strano ship name che ci ha affibbiato, lamentandomi ma amandolo segretamente.
-Ora devo andare- la avverto, sentendo passi rincorrersi lungo il corridoio e voci maschili rimbalzare sulle pareti sottili della casa.
-Ma ancora non mi hai detto del res- non ho neanche il tempo per salutarla che mi volto e una figura alta copre il vano della porta.
-Calum-
Scrivere questo capitolo è stato una tortura. Credevo che scrivere dei Galum fosse facile, ma mi sbagliavo.
Spero che vi piaccia e nulla, ringrazio fino alla morte Chiara (la mia nipotina esiste davvero e si chiama /xchiara5sos su twitter) per avermi aiutata a scrivere la sua conversazione con Gil.
Spero che vi piaccia e dato che i Galum li aspettate dal primo capitolo, vorrei vedere voti e commenti a volontà!
Alla prossima!
Passate anche dalle altre mie storie: Always Yours, Geeky e Always Yours, Ashton.
Grazie!
-Gil
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