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Twenty-Five

Io e la puntualità siamo come Michael e l'equilibrio.

Mi scuso se ci ho messo undici giorni per un capitolo, ma dovete amarlo bc galum af.

am i right?

LEGGETE, AMATE, COMMENTATE E VOTATE SE VE PIASA.

-Gil




Il vento è forte e soffia caldo sulla sabbia, sollevandone polveroni ogni qual volta che un mio piede vi affonda.

Sbuffo e stringo la mano di Calum, che si copre gli occhi con l'avambraccio e cala il beanie grigio fin sotto le spesse sopracciglia, soffiando via i granelli di sabbia dalle labbra chiuse.

-Questa è ufficialmente l'idea peggiore che tu abbia mai avuto- alzo la testa e punto il mio sguardo sul mare, che ondeggia arrabbiato a qualche metro dai nostri corpi stretti l'uno all'altro.

Sento a malapena la risposta di Calum a causa del rumore dell'aria che fischia contro i miei timpani. Piego la bocca in una smorfia e la accosto al suo orecchio coperto dalla stoffa pesante.

-Non ho idea di cosa tu abbia detto, ma io ho ragione e adesso ce ne andiamo al parco. Come avevo detto io- gli afferro anche l'altra mano e inizio a tirarlo verso la strada, alla mia sinistra.

-Mi stai facendo entrare la sabbia nelle scarpe!- si lamenta, io sbuffo e do un calcio ad un cumulo di granelli gialli poco più in là del mio piede, sollevando il polverone sui suoi vestiti.

Istantaneamente si tira via dalla mia presa e alza la testa, guardandomi con le labbra socchiuse e la fronte corrucciata.

Il vento gli si schianta contro, portando il suo beanie con sè.

I capelli corvini di Calum restano elettrici e sollevati dalla fronte, i ciuffi si muovono in confusione a destra e manca, menati dalle continue raffiche d'aria.

Una risata mi scappa dalle labbra non appena Calum inizia a stronfinarsi le mani sugli occhi e a sputacchiare sabbia, nello stesso momento in cui il cappello continua a rotolare verso l'acqua.

-Cosa stai aspettando?! Prendilo!- la mia risata degenera quando lo vedo chinarsi e spostare una mano dal viso per allungarla verso terra.

Le ginocchia si piegano verso il terreno e i suoi piedi si muovono a fatica sulla spiaggia deserta.

Vedo la sua espressione contratta e un occhio lacrimare furiosamente, la lingua rosea continuamente posata sulle labbra per catturare la sabbia sollevata e sputarla subito dopo a terra, nel mentre il capello quasi sfiora la battigia e la sua figura di muove più svelta per raggiungerlo prima che collida con l'acqua.

-C'è finito dentro? Gil! Il mio capello, è finito nell'acqua?- la sua voce si fa sempre più alta, forse perché il vento gli fischia nelle orecchie anche a lui, forse (molto probabile, diamolo per certo) per contrastare il rumore delle mie fragorose risate.

Non dico che sia così divertente, è solo Calum che cammina come uno gnomo mongolo, con la sabbia bagnata spalmata sul sedere, mentre il suo beanie preferito viene portato a spasso dal venticello (casualmente ho beccato proprio l'unica esageratamente ventosa e nuvolosa giornata di Novembre qui a Los Angeles) che tira sulla spiaggia.

-Sei la ragazza peggiore del mondo!- urla e continua imperterrito a grattarsi un occhio, ad asciugarsi le guance umide di lacrime e a camminare praticamente ginocchioni tra i cumuli di sabbia.

Per me, quello che ha appena detto, costituisce il capolinea.

Diciamo pure che non è così semplice farmi star zitta (quasi impossibile, considerando quella fastidiosa e amabile parte di me che mi obbliga a sputare sempre fuori tutto ciò che penso nel momento in cui lo penso) tantomeno lo è scombussolarmi e provocarmi sensazioni forti, capaci di congelarmi completamente.

Meglio dire che non è semplice provocare in me una reazione, perché dentro sono peggio di una fangirl che ha appena annusato il calzino sporco di Louis Tomlinson.

Deglutisco e batto gli occhi velocemente, coprendomi la faccia con le mani e guardando solo verso il terreno.

Mi dirigo verso di Calum e faccio uno scatto verso il mare, socchiudendo e stringendo gli occhi in modo da vedere meglio ed ingnorare la pungente sensazione della sabbia contro le guance.

Afferro il cappello con la punta delle dita e torno da lui, mi sollevo sulle punte e glielo ficco in testa piuttosto bruscamente, facendolo barcollare un poco.

Calum è un armadio, ma so come prenderlo alla sprovvista.

-Ora sta zitto e andiamo- borbotto, ancora imbarazzata dal modo in cui mi ha definita solo pochi secondi fa.

Non è tutto questo granché di cui essere sorpresi, nessuna rivelazione shock, nessun gossip all'interno di casa Irmifford (continuano a tagliami fuori) ma sentirglielo dire, ha un certo effetto.

A me piace Calum e quando ti piace un ragazzo (quando ti piace Calum Hood e sei una tipa piuttosto difficile, restringiamo il campo) non è facile arrivare ad avere una relazione stabile.

Io e lui siamo stati fortunati ad esserci trovati così facilmente, ad avere due caratteri che si riescono ad intrecciare abbastanza facilmente (abbastanza ho detto).

-Cavolo, non pensavo sarebbe stato così- Calum intreccia la sua mano alla mia, camminando qualche marciapiede più a ovest rispetto la spiaggia.

Qui il vento non è così forte, ma Calum ha ancora il beanie pressato sulla testa e io tengo la sciarpa sul naso.

Non fa freddo, è solo fastidiosamente ventilato e nuvoloso. Mai stata in California senza che ci fosse il sole.

Piove e c'è il sole. Tira vento e c'è il sole. è nuvoloso e c'è il sole. Fa freddo e c'è il sole.

Evidentemente Gesù non voleva che ci divertissimo oggi. Forse Ashton è in combutta con lui per rovinarmi il day off school.

Marinare scuola ormai non è neanche più così divertente.

-Così schifosamente ventilato e caldo?- borbotto contro la sciarpa, cercando di non morire disidratata. Sto sudando talmente tanto che potrei riempire una piscina profonda cinque metri. Schifosamente vero.

-Già- mugugna -Ma non significa che dobbiamo farci rovinare la giornata!- saltella entusiasta.

Io mantengo il broncio e lo guardo come se avesse una faccia notoriamente asiatica, ma aspetta ...

-Stai pensando a qualcosa di davvero cattivo su di me, vero?- mi squadra, fermandosi qualche secondo per analizzare la mia espressione.

-Mi conosci così bene- lo spingo con un pugno giocoso sulla spalla e riprendo a camminare -Uno schifo di giornata per uno schifo di dopo sbronza che neanche ho. E invece cazzo se avrei dovuto essere sbronza ieri sera.-

-Smettila di brontolare. Hai sedici anni, avrai tempo per queste cose- fa spallucce, guardando fisso ad una coppia di anziani che litigano su un gelato a pochi metri di distanza.

-Ora le vola l'ombrello- commenta, posizionando meglio gli occhiali sul collo del naso -ma perché ha un ombrello se non piove?- continua a domandarsi.

Io scuoto la testa e abbandono la presa sulla sua mano, alzando le braccia e scuotendole -Hey! Buongiorno! Quaggiù c'è qualcuno che ha bisogno di essere compatita per non aver dato di matto ad una festa la scorsa notte- spalanco gli occhi e continuo a spintonarlo con due dita.

-Ti ho detto: avrai tutto il tempo del mondo per sbronzarti e bere tanti shottini di vodka da non sapere neanche più in che pianeta ti trovi- fischia lui -cazzo se è stato memorabile ieri sera-.

Lo guardo con sguardo truce e lui si zittisce -memorabile cose se neanche ti ricordi come ti chiamavi?- scuoto la testa e lui non risponde, così camminiamo l'uno al fianco dell'altra in silenzio.

Guardo a terra. Schifo di marciapiedi di merda, non c'è neanche una crepa da schiacciare con le suole delle scarpe.

-Non credo che Ashton approverebbe- borbotta , strusciando i piedi a terra e sistemandosi gli occhiali da sole sul collo del naso.

Mi imbroncio e lo tiro per un braccio, stringendogli la mano in occasionali palpatine, giusto per attivarlo un po'.

Anche la mia defunta bisononna (non ho sbagliato a scrivere era proprio una biso-nonna. Nonna bisonte) Concettina è più attiva di lui.

-Ashton non approverebbe neanche la mia vita e ora, andiamo Hood- lo sento sospirare e alzare il passo, tentando di starmi dietro, mentre saltello da una crepa all'altra del marciapiede.

Finalmente delle crepe.

Tengo il mio braccio aggrappato al suo, nonostante io mi muova velocemente e sia piuttosto scomodo.

Sento i suoi pesanti passi rallentare progressivamente, fino a fermarsi, così che io mi trovo a saltellare ferma sullo stesso punto.

Mi volto e lo guardo gonfiando le guance -vedi quella crepa laggiù?- lo guardo negli occhi, puntando il mio dito indice poco più a destra di un palo della luce mezzo acceso.

Lui mormora e annuisce lentamente con il capo, facendo pendere di poco la testa verso destra e socchiudendo le labbra.

-Quella è la miglior crepa da qui alla spiaggia e io ho intenzione di raggiungerla tra non più di cinquanta secondi, quindi farai meglio a svegliarti o verrai trascinato dalla mia incredibile forza- distolgo i miei occhi dal marciapiede di fronte a noi quando avverto un leggero rumore fuoriuscire dalle sue narici.

-NON STAI DORMENDO VERO?!- batto un piede a terra e lo strattono per la manica grigia della felpa che ha addosso. Lui scatta dritto e si toglie gli occhiali, lasciandomi vedere i suoi occhi arrossati e gonfi.

-Non stavo dormendo, no. Ho solo qualce granello di sabbia ancora nel naso- con la mano libera passa una mano sulla faccia chiaramente assonnata, per poi lasciare il braccio pendere lungo il fianco.

Io sbuffo e mi avvicino a lui, restando ferma al suo fianco con un piccolo broncio sul viso.

Maledetto, idiota, deficiente, imbecille, ingenuo Calum Hood.

Riprendiamo a camminare lentamente mentre cerco di non calpestare tutte le crepe che vedo venirmi in contro sull'asfalto grigio del marciapiede, sentendomi il suo sguardo addosso.

Perché si è dovuto ubriacare? Perché Ashton vuole mandarmi a scuola? Perché Michael ha dato quella festa? Perché non mi sono ubriacata insieme a Calum? Perché Jason era presente?

Non vorrei pensare a quel verme di Jason anche quando cammino mano nella mano con il mio ragazzo (a questo punto credo che lo sia) ma mi tornano in mente tutte le uscite con lui, concentrate in quelle due settimane di conoscenza.

Pensavo di aver capito Jason in quel breve periodo di tempo.

Sono stata stupida, ammetto.

Comunque (da ingenua) speravo che tutto quell'uscire insieme, il tempo passato l'uno con l'altra dopo ogni ora di lezione, la mia fiducia e sincerità nei suoi confronti, pensavo potesse bastare.

E invece non è servito a nulla, tranne che a farmi ancor più male. Eppure lo sapevo che un giorno o l'altro sarebbe comunque finita.

Con Calum la paura è più o meno la stessa, ma con lui non mi sento frenare, perché lui è Calum e non è Jason.

Perché con Calum posso saltellare su tutte le cristo di crepe che voglio senza che lui mi guardi come se fossi una stupida bambina (cosa che con Blue Jeans non avevo mai potuto fare, non senza sentirmi giudicata da lui, comunque).

Calum è tutta un'altra realtà rispetto a Jason e averlo rivisto ieri sera, mi ha dato fastidio e mi ha spinta a bere birra analcolica seduta (da sola come una nerd timidina) sul divano schifato di cibo sgretolato e macchiato di alcol della sala.

Tutti si divertivano, bevevano, ballavano, parlavano, pomiciavano, quasi scopavano sul muro di camera mia e io ero seduta a bere birra calda, analcolica, da sola.

Uno schifo di serata per uno schifo di risveglio e uno schifo di dopo sbronza che non è un dopo sbronza perché non mi sono sbronzata.

Se fossi stata con Michael allora sì che mi sarei divertita, se fossimo stati solo noi quattro e nessun altro, sarebbe stato mille volte meglio.

E invece c'eravamo noi, Jason e altre 49 persone di cui non avevo mai visto nemmeno il naso.

-A cosa pensi?- Calum fa oscillare le nostre mani, non prima di averle intrecciate, come se fossimo due bambini.

Sorrido e guardo la strada davanti a me, il palo della luce è vicino.

-Che ieri sera ha fatto schifo, che non mi sono sbronzata neanche un po', che Jason era lì e parlava con Luke e Luke parlava con lui come se non fosse accaduto nulla e che non ricordo se ho tolto la scarpa dal comodino di Ashton.- faccio spallucce e guardo la crepa passare sotto i piedi di Calum e non i miei.

-E quel broncio è per questo?- chiede ingenuamente, mentre io mi volto con il capo per guardare il pezzo di asfalto lacerato con occhi malinconici.

Tornerò per te piccola crepa.

-Non lo so, sto anche pensando che domani dovrò presentare una giustificazione falsata alla Maialetta, che dovrò corromperti per non dire nulla ad Ashton di oggi e che Igor ha ricominciato a portarmi formaggio e a lascare mozzarelle nell'armadietto.- poggio la mia testa sulla sua spalla e sospiro.

Lo sento ridacchiare e mi giro a guardarlo -La mia schifosa vita ti fa ridere? Beato te- borbotto, sfilando la mano dalla sua presa e incrociandole sotto al seno.

-Non hai le tette, non serve fare così- ridacchia il moro, afferrandomi un polso e intrecciando di nuovo le nostre dita.

-E tu hai l'uccello storto- guardo fisso avanti a me senza voltarmi a controllare in che stato sia la sua faccia, è uno permaloso e facilmente suscettibile, quindi non si sa mai.

Sento il suo corpo fermarsi (di nuovo) e il mio braccio venire strattonato verso il suo petto.

-Primo, non è storto! Secondo, la tua vita non fa schifo- mi carezza una guancia con il pollice ossuto della mano e lo guardo scettica.

-Perché ci sei tu?- gli chiedo, sapendo già la risposta e alzando un'angolo delle labbra in un sorrisino nervoso.

-Ovvio- chiude gli occhi e alza il mento, atteggiandosi e lasciandomi la mano solo per intrecciare le sue dietro la mia schiena, tirandomi verso di se.

-Quella era davvero una bella crepa- ragiona e io che ho la testa appoggiata a lui, la alzo per guardarlo fissare un punto alle mie spalle.

-Mi stai prendendo per culo?- inarco un sopracciglio e gli pizzico un braccio, mentre lui sussulta e ricambia con un pugno (leggero grazie a Dio Hemmings) sulla spalla.

-Corri fino al palo e saltaci sopra, avanti. Ma poi torna qui- mi lascia e mi spinge in direzione della crepa.

Gli sorrido a trentadue denti -davvero?- saltello sul posto con i pugni sotto al mento, al momento completamente infatuata dei suoi occhi cioccolato.

-Jason non lo avrebbe mai detto!- squittisco.

Il paragone mi viene naturale, perché l'ultima volta che sono passata di qui, ero con Jason e lui mi aveva praticamente trascinata al suo fianco per tenermi buona, come se fossi una stupida bambina iperattiva.

Ricordo che dopo qualche minuto mi aveva lasciata da sola sul marciapiede, mentre lui andava a salutare la sua amichetta dei divertimenti: Layla.

Mi volto verso Calum e mi mordo un labbro, turbata, decidendo se dirlo o no.

-Spara- mi guarda con gli occhi socchiusi a causa del sole, fa per riprendere gli occhiali, ma li appende al collo a V della maglia e si lecca le labra gonfie.

Giuro di aver appena visto un piccione morire e schiantarsi al suolo. (amico i feel you).

Deglutisco e dondolo piano sui talloni -Mi aspetti qui?- sento le guance arrossarsi mentre il suo sorriso si fa più grande.

Perché quando parlo con lui devo per forza assomigliare ad un pomodoro imbarazzato con della salsa di un'altro pomodoro spiaccicato spalmata sopra?

-Ti aspetto sempre-.


Io e Calum siamo tornati a casa dieci minuti dopo il mio salto con caduta di culo sulla crepa.

Non credo di aver mai sentito così tanto dolore su una chiappa in vita mia, Gesù Cristo non salterò mai più su una crepa.

-Cambio ghiaccio?- Calum prende un sorso dalla birra analcolica che ha in mano e fa roteare con l'altra la bustina di ghiaccio che tiene in equilibrio su due dita.

Io grugnisco e allungo il ghiaccio sciolto che avevo già sulla contusione.

-Non ti sembra un po' troppo mattina per una birra?- inarco le sopracciglia e con una smorfia appoggio la nuova busta sulla chiappa destra.

-Ricordami di evitare qualsiasi marciapiede con delle crepe- borbotto.

Calum ridacchia e si siede al mio fianco -Non è mai troppo presto per una birra- risponde sollevando le spalle e prendendo un'altro sorso dal collo stretto della bottiglia di vetro.

-Ne voglio un po'- porto le labbra ad unirsi e a sporgere esageratamente, guardandolo con gli occhioni grandi e maledicendomi per non aver messo il mascara. Le ciglia lunghe funzionano sempre.

-No e fermati. Sta gocciolando tutto- posa la bottiglia sul tavolino di vetro davanti al divano, dove sono elegantemente e aggrazziatamente stravaccata, e con un braccio mi ribalta completamente.

-Mi hai ucciso il culo- gli schiaffo una pacca sul braccio e cerco di alzarmi, mentre lui pressa il ghiaccio sul livido che entro domani sarà già perfettamente viola.

-CALUM HOOD E' UN ASSASSINO DI LATI B- urlo, scalciando alla sensazione fredda della bustina contro la pelle del mio povero posteriore.

-Ora so come si sente Luke- borbotto, affondando la testa sugli avambracci incrociati davanti al mio viso.

-Che intendi?- Calum prende un sorso dalla bottiglia e continua a tenere il ghiaccio fermo sulla contusione che mi fa un cazzo di male, porco due che cristo di patacca che ho dato contro il cemento!

Poi io e la finezza, no?

-Nulla- ghigno.

-Comunque- si schiarisce la voce, spingendomi con un fianco, facendomi segno di spostarmi e ospitarlo sotto le mie coperte.

Poggia la testa sul mio cuscino rosa (dannato Lucas) e mi guarda con quello strano sguardo che fa sempre lui.

Quando stringe le labbra insieme e sembra una scimmietta carinissima, che hai voglia solo di squishargli le guanciotte da quanto sono morbide.

Chiudo gli occhi e ascolto il suo respiro.

Per un paio di minuti nessuno dice nulla, la sua frase resta sospesa nell'aria e io respiro il suo profumo.

Non torno a casa da un anno ormai, ma ora mi sento a casa.

Tra le braccia di Calum, con la sua mano che regge una busta di ghiaccio sulla mia chiappa destra, i miei occhi chiusi e i suoi aperti su di me, che mi guardano, stretti su un divano adatto a contenere una sola persona, con i petti che si sfiorano e le labbra lontane solo un mezzo respiro.

Questa sembra casa, così tanto famigliare che ho paura di tornare dove sono nata e non riuscire a sentirmi al mio posto.

-Comunque sei bella- apro gli occhi e lo guardo mentre arrossisce, la mano che ha sulla mia schiena mi stringe a lui ancora di più e io sento la pelle bruciarmi, dove lui mi sta toccando.

Sento di nuovo le guance prendere colore e il mio corpo essere invaso da una ventata di calore, sono bollente.

(Ashton potrebbe friggere i broccoli sulla mia faccia).

-Comunque non approfittare del mio piccolo incidente per toccarmi il culo- ammicco e lui ride.

Butta indietro la testa contro il cuscino morbido e per qualche secondo non vedo più Calum, ma una massa informe di capelli riccioluti e neri.

-Piccolo incidente? Avrei dovuto farti un video cavolo. Hai fatto un volo pazzesco- riprende a ridere ancor più forte, mentre io incrocio le braccia al petto e lo guardo truce.

-Scusa piccola, ma è solo la realtà dei fatti- fa spallucce e mi guarda con le guance accalorate, un po' dall'imbarazzo, un po' dalla fragorosa risata che è seguita al ricordo della mia caduta.

E non importa se mi sta prendendo in giro, perché l'ha fatto di nuovo. Per la seconda volta.

-L'hai fatto di nuovo- alzo gli occhio sui suoi e li spalanco leggermente, socchiudendo le labbra e trattenendo un sorriso.

-Cosa?- avverto le sue dita carezzarmi un fianco, passare la canottiera e posarsi sulla pelle calda del mio corpo.

Rabbrividisco e mi stringo a lui, infilando la mia testa nello spazio tra le sue spalle larghe e il collo.

-Mi hai chiamato con un soprannome- borbotto contro la sua clavicola.

La sua mano si muove dal mio fianco ai miei capelli, avverto le sue mani scostare il suo beanie (che ho preso io) e carezzarmi le ciocche corte e mosse.

-Non lo faccio sempre?- chiede ingenuamente, facendomi grugnire.

-Non in quel senso- con due dita giocherello con una ciocca arrufata dei suoi capelli, avvolgendola attorno all'indice e facendola scivolare via con il medio. -Di solito mi chiami pumpkin o Gilly, perché io ti chiamo Cally, o qualunque altro soprannome per farmi innervosire. Oggi mi hai chiamata la tua ragazza- sussurro, quasi senza fiato.

-Mi hai chiamata la tua ragazza- ripeto -Ogni volta che lo dico sembra sempre più reale- sussurro, alzando la testa dalla sua spalla solo dopo un paio di secondi.

Lui sta sorridendo, con gli angoli della bocca tirati su e le labbra stese -e ti piace che lo sia?- il suo naso sfiora il mio e sento le sue ciglia carezzare i miei zigomi.

Sposto lo sguardo dal suo petto ai suoi occhi e sento il cuore saltare un battito, come un'atleta che cade in pista per poi rialzarsi e aumentare la velocità.

A questo punto mi sento mancare, sfioro le sue labbra con le mie quando annuisco per rispondergli, apro la bocca per parlare ma lui mi sta già baciando.


-Perché non sei a scuola?-.

Ashton.


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