Ten !
Di norma non accetterei mai un appuntamento (credo si possa chiamare così) con un ragazzo di cui non conosco neanche il nome, ma nonostante questo, mi trovo comunque col culo schiacciato su una sedia di ferro dannatamente scomoda a cercare il modo meno imbarazzante per mangiare il mio yougurt senza sporcarmi come una bambina di tre anni e mezzo.
-Hai la manica della felpa macchiata di cioccolato- Blue jeans da una ciucciata oscena al suo gelato fragola e limone, mentre con il dito pallido indica il mio polso.
-Porca banana schiacciata- impreco vistosamente in italiano e lui mi guarda con cipiglio confuso. Mi guarda socchiudendo gli occhi e piegando la testa, aspettando che gli traduca ciò che ho detto e che gli spieghi, in pratica, la storia della mia vita.
-Mi rompo a raccontarti morte e miracoli della mia esistenza, fai finta che abbia detto "porco cazzo" e vivi pacificamente la tua vita- faccio una smorfia involontaria quando il cucchiaio di plastica rosso mi scivola tra le cosce.
Batto il palmo della mano sul bracciolo della sedia e mi faccio pure male.
-Non è possibile- mormoro, strappando brutalmente un paio di fazzolettini di finta carta dall'apposito contenitore, sopra al tavolo.
-Non ridere delle mie sventure, vorrei vedere te nella mia fottuta situazione, Blue jeans.- fisso il mio sguardo su una sua narice, guardandola contrarsi con ritmo irregolare, per poi essere brutalmente colpita dalla sua risata contagiosa.
Normalmente, a questo punto della giornata (visto com'è andata di merda) sarei solita bestemmiare e alzarmi dal tavolo per correre a casa, come una bambina a cui sono state rubate le caramelle corre dalla mamma.
E invece scoppio a ridere e lascio cadere la coppetta di yougurt alla nutella sul tavolino, ormai macchiato di cioccolata e gelato sciolto.
-Io non capisco perché Dio voglia punirmi e non capisco perché sto ridendo- lui scuote la testa e afferra un paio di fazzolettini dal contenitore, porgendomeli con un sorrisino, mentre con un'altra leccata spazza via i residui di gelato alla fragola dal cono.
Si alza in piedi e fa il giro del tavolo -Pulisciti, sembri una bambina- mi deride, per poi buttare il cono intero nella pattumiera.
-Non lo mangi?- lo indico distrattamente, mentre con quei cazzo merda di fazzolettini (decisamente inutili) cerco di togliere una macchia di nutella sul cavallo dei pantaloni (sembra che mi sia smerdata nelle mutande, dio mio).
Sento la sua risata permeare l'aria e sto attenta a non lasciarmi sfuggire risatine o sorrisi.
Non voglio che pensi che sia una dall'amicizia facile o che basti avere dei blue jeans e dei bei occhi per fottermi il cervello. Perché non è così.
-Non mi piace la parte del biscotto- fa spallucce e guarda fuori dalla vetrata del bar, mentre il sole caldo della California illumina le strade e affolla i parchi nei dintorni.
Los Angeles è piena zeppa di parchi e io adoro i parchi.
-Senti Blue Jeans, possiamo fermarci da qualche parte? Su una panchina nei dintorni?- lui annuisce e lascia qualche dollaro di mancia sul tavolo.
Gli guardo le tasche posteriori dei pantaloni, dove ripone il portafoglio e cerco di sbirciarne l'interno.
Deve avere i soldi che gli escono anche dallo sfintere, io la mancia non la lascerei neanche ad Harry Styles.
Potrei anche esser definita tirchia, ma io preferisco conservatrice abituale di soldi.
Che poi potrebbero servire per qualcosa di molto più importante, invece che finire in un vasetto trasparente con un paio di gomme da masticare ammuffite e carte di caramelle al limone.
-Ancora non mi fai l'onore di dirmi il tuo nome- calpesto le crepe sul marciapiede con la suola nera delle converse blu, stando attenta a non mettere il tallone sugli spazi privi di righe.
Non posso calpestare asfalto liscio quando cammino, è regola.
Gioco a questo gioco (giro di parole da capogiro) da quando avevo nove anni e mio nonno faceva fatica a starmi dietro anche con la poltrona motorizzata blu elettrico.
Uno forte, nonno Giacomino, peccato che nonna Rita lo abbia messo ai domiciliari dopo l'ultima bravata al supermercato.
Nonno Giacomino è il mio mito e la mia personale fonte di marachelle.
Dovrei scrivere un libro di sue memorie, in onore dei miglior scherzi e delle miglior cazzate fatte nella storia dell'umanità (parliamo dell'era paleolitica o giù di lì).
Ha 87 anni e la cera di un ventenne.
Non so come faccia, ma ancora cerca di toccare il culo di mia nonna senza beccarsi un mega sardellone sulla faccia da parte sua.
Non ho proprio idea di come siano finiti a sposarsi, quei due.
Con la nonna che è suora peggio della Madonna e con nonno che flirta ancora con la classe di un ragazzino arrapato (parole sue, non mie).
Ma la cosa bella del loro rapporto è proprio questa.
Non c'azzeccano niente l'uno con l'altra, eppure hanno avuto cinque figli e nessun problema, a parte le continue scappatelle di nonno e i continui flirt con cassiere e impiegate di negozi vari. (decisamente un play boy).
Nonno Giacomino è il mago delle bravate, chissà poi da chi ho preso la mia naturalezza nel combinare casini.
-Stai bene?- Blue Jeans mi guarda dall'alto, con le mani piantate nei fianchi smagriti e i piedi grandi puntati verso di me.
Socchiudo gli occhi e portando una mano alla coscia destra mi alzo, seppur con una certa difficoltà.
-No, tu non muoverti- gli mostro il palmo graffiato di una mano, tenendomi una gamba con l'altro -Non ti venisse in mente ti aiutarmi, tanto mica son caduta. Pft-.
Io non capisco perché ogni volta che incontro un ragazzo carino, il tempo di parlarci qualche minuto e già non lo sopporto più.
Pensate un po' al mio primo incontro con gli idioti.
Dopo aver pulito terra con la lingua e aver fangirlato per buona parte del tempo sui capelli di Luke e il culo di Calum, ci ho scambiato una semplice conversazione e, tempo cinque minuti, avevo già capito che per sopravvivere due anni con loro avrei dovuto munirmi di tirapugni e pazienza.
Ora, non sono esattamente l'emblema della ragazza calma e tranquilla e poi vabbé, si è visto in che condizioni si vive dentro quella casa.
-Ancora non mi dici come ti chiami- una volta rimessa in piedi continuo a schiacciare le crepe dell'asfalto con le scarpe, saltellando da un muretto all'altro sotto lo sguardo divertito (e credo esasperato) di Blue Jeans.
Io resto in equilibrio sul piede destro per pochi secondi, poi mi giro con un salto e lo guardo negli occhi, fermando la sua lenta avanzata.
Più o meno sembriamo il fratello maggiore e la sorellina goffa e combina guai, comunque, quando esco con qualuno va sempre a finire così.
Forse è per questo che non ho un ragazzo.
Dovrei smetterla di saltellare per strada e di dire tutto ciò che mi passa per la testa.
Dovrei invece filtrare i miei pensieri e provare a creare un feeling con Blue Jeans, perché mi piacciono le sue pupille, un sacco.
O forse potrei (e dovrei) semplicemente continuare a fare quello che mi dice il cervello.
Credo più la seconda.
-Potresti fermarti e venirmi vicino?- neanche finisco il pensiero che la sua richiesta giunge alle mie orecchie e, data la buffa coincidenza, scoppio a ridere neanche se un pinguino e una foca stessero ballando una baciata davanti ai miei occhi.
Al solo pensiero inizio a lacrimare e mi vengono gli spasmi alla mano sinistra, che continuo a scuotere senza un preciso ritmo nell'aria calda ed umida.
-Perché ridi ora?- giuro che quando mi ha chiesto con la voce sexy e carina di prendere un gelato insieme (più che chiesto me lo aveva detto) mi era sembrato un tipo apposto. Ora mi rimangio tutto quello che ho detto.
-Perché ho pensato ad una foca e ad un pinguino che ballavano insieme per strada- le risa mi scuotono ancora il petto e per poco non inciampo nell'ennesima crepa.
La sua mano mi pizzica la manica della felpa, fermando in parte la mia prossima ed imminente caduta, ma non impedendomi comunque di calpestarmi i piedi e di attirare l'attenzione divertita e leggermente scocciata di alcuni passanti.
-Stai più attenta quando cammini- ora si è anche immusonito.
-E ridi un po'! Sei noioso se fai così, avanti Blue Jeans!- gli do una pacca sulla spalla e lui si scansa, sempre più infastidito.
Sbuffo e fermo il mio avanzare cadenzoso, coordinando i nostri passi, in modo che le nostre gambe vadano a ritmo le une con le altre.
-Mi chiamo Jason, non Blue Jeans-.
-Pensavo che Blue Jeans ti piacesse- faccio sporgere il labbro inferiore, toccandogli un gomito con due dita, sorridendogli.
Lui mi fa un cenno con il capo -Prima che lo usassi in ogni singola frase- borbotta tra se.
Io annuisco, leggermente dispiaciuta.
Perché d'un tratto si è fatto così scuro in volto?
Luke dice a me, ma io comunque resto convinta che gli effetti del ciclo li subiscano più gli uomini che le donne.
-Io devo ... vado- senza dirmi nient'altro attraversa la strada e si incammina, con un passo strascicato che non gli avevo visto ancora fare, dall'altro lato del parco.
Mi giro verso la direzione nella quale si dirige e vedo una ragazza rossa di capelli (è tinta e si vede anche da metri di distanza) che si sbraccia sorridente (finta quanto una tetta in silicone) per attirare l'attenzione.
Sembra che abbia diciotto anni o giù di lì, ma il rossetto rosso e il trucco che le tira la faccia la fa sembrare più grande. Indossa tacchi neri e un vestitino striminzito.
Sono delusa da Blue Jeans (Jason), non pensavo fosse il tipo di ragazzo che esce con una ... puttana.
Non la conosco, ma com'è che si dice? Rossa di capelli vogliosa di pi- forse è meglio che la finisco.
Si abbracciano vistosamente davanti ai miei occhi, per poi sparire in una via interna della città.
Io rimango a fissare il prato verde per pochi secondi, prima di voltarmi e percorrere a ritroso la via verso la scuola.
Lo sapevo che non sarebbe stata una buona idea, lo sapevo.
-Mi stavo chiedendo perché non fossi già tornata a casa- il suo respiro si scontra contro l'altoparlante del telefono, facendomi udire uno strano rumore attraverso la linea.
-Hai il fiatone?- mordicchio una pellicina mentre mi guardo attorno, cercando di vedere il tabellone degli orari per i pullman.
Non posso chiamare Ashton e a casa vorrei tornarci lo stesso.
-Mi stavo riscaldando. Io e Luke andiamo al campetto sta sera - sento il suo sorriso attraverso la voce, così mi torturo un labbro e cerco di non sembrare una deficiente che sorride dal nulla, ferma come un palo alla fermata.
-Avete deciso che Fifa non era abbastanza realistico per voi?- sento chiaramente la sua risata ora.
-Già- credo che stia annuendo, avverto il leggero sfregare della guancia morbida sul telefono.
Le sue guance sono davvero la cosa più morbida al mondo, dopo il suo culo, e mi viene davvero voglia di strizzarle ogni volta che lo vedo o che anche solo ci penso (anche il suo culo).
-Per che ora dovresti tornare a casa?- finalmente trovo il tabellone, l'hanno spostato, gli stronzi della compagnia degli autobus.
Oggi sembra che tutti ce l'abbiano con me.
Io la vedo così: la Maialetta ha pagato un sostanzioso gruppo di persone per farle entrare in contatto con me e far accedere disgrazie nella mia vita.
Già ho l'orientamento di una scimmia strabica, ora mi spostano anche le fermate e io sono fottuta.
-Tra dieci minuti c'è il pullman, ma non si ferma davanti casa, quindi conta venti minuti di viaggio e altri quindici di camminata dalla stazione. Per le sette e cinque dovrei essere lì- sospiro e mi siedo sconsolata sulla panchina della fermata.
-Fai presto che ho fame!- sento Luke gridare dalla cornetta.
-Ma che state vedendo Mulan?- mi alzo in piedi istintivamente e mi scurisco in volto quando lo sento ridere.
Lo prendo come un sì.
-Muoviti che c'è un fastidioso spazio vuoto sul divano-.
Mugugno qualcosa contro l'altoparlante e faccio per chiudere, ma il pulsante della cornetta rossa si è bloccato e non riesco a chiudere la chiamata, non prima di sentirlo pronunciare tre parole.
Non so se sia reale o se la mia immaginazione stai solo proiettando la voce di Calum, sussurrata, nel mio orecchio.
-Vieni a riempirlo-
Spero che il capitolo vi piaccia e se ci sono errori, tra poco ripasso a controllare.
Nei capitoli precedenti trovate tutti i miei social e bla bla bla, mi scoccia scriverli anche qua, quindi evito (sono una persona pigra, lo so).
Ci si vede al prossimo capitolo.
GRAZIE per i commenti e i voti e le visite, GRAZIE per seguirmi e GRAZIE per gli 8.2K (sono troppo felice).
Comunque su twitter sto organizzando un meet up con la #GildinaFam ( sono wannahugthemm ) seguitemi per informazioni :)
-Gil
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