Six ?
In casi come questi mi manca la vecchia scuola in Italia.
Per un ritardo non finivi nell'ufficio di una preside bassa dalle origini francesi e dal conseguente accento irritante.
(Non riesce a pronunciare il mio primo nome senza sputarmi in un occhio o arrovellarsi la lingua con la r moscia, quindi usa il mio orribile secondo nome, strascicando la g iniziale in un modo dannatamente insopportabile).
Semplicemente ti beccavi un'occhiataccia dalla vecchia bidella zitella (di quelle con i capelli lunghi quanto i baffi sopra le labbra rinsecchite) e ti spedivi di forza in classe, guadagnandoti un richiamo annoiato dell'insegnante di turno.
Qui la scuola è un piccolo inferno formato tascabile.
Non puoi evitare le persone al di fuori dei corsi, non puoi mangiare da solo (e io che volevo essere quella nuova che mangia frutta poeticamente seduta su un prato di margherite e foglie secche) e non puoi saltare ginnastica sedendosi nel cesso con il telefono sulle ginocchia.
La scuola è formata da gruppi di sostegno, principalmente perché credono che tu sia mentalmente instabile (da quando una ragazzina, qualche anno fa, ha tirato un gesso in testa al suo compagno di banco) e affettivamente attaccata al tuo paese d'origine, ma non nel modo carino da film, quando piove e guardi fuori dalla finestra pensando al sole nel tuo paese e ai ciambelloni ipercalorici della nonna.
Loro (il corpo docenti) vedono noi studenti stranieri come dei piccoli cuccioli abbandonati al loro destino, provi di vitto e alloggio.
Probabilmente pensano che rubi vestiti per coprirmi (cosa che è in parte vera, il mio armadio è per metà quello di Ashton) e che mangi solo cibo take-away (anche questo è in parte vero, ma il giovedì mangiamo broccoli).
È una scuola formidabile, non hai alcuna speranza di poter stare solo e deprimerti pensando a quanto la tua vita da liceale problematica faccia schifo.
C'è un gruppo di sostegno per la pausa pranzo (se vedono uno spaghetto rimanente nel piatto sono capaci di ritenerti possibile e prossima vittima di bulimia e/o conseguente anoressia, quindi sei costretto a mangiare anche la ceramica del piatto.
Uno per l'ora di educazione fisica, fatto per quelle persone (come me) troppo pigre per provare ad essere decenti nel gioco di squadra (o nel mio caso: nel camminare senza finire col culo a terra).
Ne abbiamo uno per l'integrazione delle new entry nelle classi di matematica e inglese (puoi anche essere nativo della zona e conseguente emigrato nel paese originario dei tuoi genitori, ma per loro sarai comunque uno straniero, anche se frequenti i corsi da sei anni e conosci anche il numero di assi nel pavimento della palestra).
Ad aver avuto la geniale idea dei gruppi di sostegno, roba che neanche nelle case di cura, è stata la mia cara vecchia amica Maialetta. La preside.
Sono solita arrivare in ritardo quattro giorni sui sei di scuola (la causa, per la maggior parte delle volte, si chiama Calum) e ormai abbiamo appuntamento per la colazione, nel suo ufficio, attorno alle 8:35 di ogni mattina.
Una simpatica, la Maialetta.
Ha il naso più all'insù della torre Eiffel (sostiene che sua madre l'abbia partorita ai piedi del monumento) e i rotolini di ciccia accavallati sotto le ascelle e dietro alle ginocchia.
È nata francese e credo morirà americana (colesterolo da McDonald).
Maialetta è una con la puzza sotto al naso, è talmente appuntito da poter aprire un barattolo di nutella solo con quello (riferimenti ad Ashton non puramente casuali) quindi proietta un'ombra più grande di quella creata dal mio intero corpo.
È maialetta di cognome e di fatto. (Se traduciamo Porcelet dal francese all'italiano, otteniamo Maialino).
Siede sulla stessa sedia con le rotelle verdi dal primo giorno in cui l'ho vista, sei mesi fa e non accenna ad alzarsi da lì.
Mi chiedo se il tessuto abbia preso la forma del suo culone (la Minaj sarebbe invidiosa) e ancor di più mi chiedo se per tornare a casa attacchi una motoretta alla sedia o se usi dei remi per spingersi e far muovere le rotelle.
Escludo che si alzi.
-Sei di nuovo in ritardo Gildina- un suo sputacchio mi finisce su una guancia, così lo asciugo disgustata con la manica della maglia (ridacchiando perché è di Luke) e muovo la bocca con ansia, succhiandomi il labbro inferiore forte, per non abbaiarle una carovana di insulti contro.
-Non mi aveva detto che avrebbe tipo ehm smesso di chiamarmi così?- mi gratto un sopracciglio e rumoreggio bevendo dalla tazzina di te sulla scrivania.
La Maialetta mi rifila una delle sue occhiatacce-gela-ossa e mi fa un gesto altezzoso con due dita.
(Mi fa pensare alla mia reazione quando devo scacciare Ashton dalla mia stanza, tipo si trattasse di una mosca o di un moscerino, la risata acuta di Ashton mi fa pensare più ad un insettino).
Credo che fosse il suo the, ma ormai l'ho bevuto (con il risucchio) ed è diventato mio.
-Dovrebbe usare lo zucchero ed il limone sul the inglese, il latte lo ammazza- gli indico con un indice l'interno della tazzina e di nuovo mi gela, afferrando la ceramica rosa e strappandomela dalle mani.
-Concentriamoci sui tuoi ritardi, Gildina- insiste con quel diamine di nome e io quasi la prendo a schiaffi con l'agenda che ha infilata sotto l'ascella.
La compatisco, deve sentirsi morire sotto a tutta quella ciccia compressa.
-Le ho già detto che i miei ritardi sono cronici, tipo una di quelle cacarelle che ti vengono per forza una volta al mese. Avremmo potuto usare il ciclo mestruale come esempio, ma non vorrei sembrarle inappropriata- le sorrido sorniona e mi alzo dalla seduta.
La sua faccia è la mia soddisfazione più grande (supera anche lo sclero di Mike ai videogiochi, quando mi ficco nella stanza di Ashton e inizio a far rumore con la batteria).
-Non abbiamo finito noi due- mette le mani sui braccioli, ma so che non si alzerà, è fisicamente impossibile, così la ignoro bellamente.
-Le nostre chiacchierate sono speciali lo sa, è stato un piacere, anche se il the lasciava a desiderare- mi chiudo la porta alle spalle, non prima di salutarla con un sarcastico cenno militare e sparire in corridoio.
Direi di evitare il corso di Biologia della prima ora (Mr Winfrey sputa anche più della Maialetta e a quest'ora i posti degli sputa-palline/cerbottanieri sono tutti finiti, quindi mi toccherebbe la prima fila e io mi sono fatta la doccia ieri sera).
Saluto Earn il bidello e mi siedo sulla sua cattedra, facendolo sbuffare.
Vedo i suoi baffi bianchi muoversi con il suo naso e rido, gli consiglio il taglio di baffi che dovrebbe provare e passiamo il resto dell'ora a discutere di come il cibo e le briciole di sbriciolata gli si incastrino nel cespuglio.
Gli dico di pensare al mio consiglio di radersi stile culo di bambino (al che penso alla faccia da cazzo di Calum e mi viene voglia di sentirlo).
Rimando la chiamata di due ore, subito prendo la custodia del clarinetto e raggiungo la classe di musica (odio questo corso e odio il clarinetto, ma il triangolo non mi emoziona più e una volta sono rimasta incastrata con la testa in un trombone).
Igor mi guarda per tutto il tempo.
Ha gli occhi molto chiari e i capelli molto chiari, la carnagione molto chiara e beh ... credo che in Igor sia tutto molto chiaro, più o meno tutto dello stesso colore.
Mi si avvicina quando noi strumenti a fiato ci spostiamo verso la sinistra del professore (non ricordo mai il suo nome, ma fa rima con Oboe) e prova a scroccarmi una merendina di compagnia (manco fossimo in prima elementare) ma io dico che non do le mie merendine a nessuno perché, principalmente, sono una fascista (cosa attualmente non vera, dato che odio gli schieramenti politici e sociali, ma lo dico per tenerlo a distanza) e invece lui dice che i suoi nonni erano tedeschi e inizia a srotolarsi la lingua bianca su un discorso metà russo e metà inglese sull'argomento del razzismo.
Già l'australiano è un inglese impossibile da decifrare, figuriamoci il russo pessimamente inglesizzato, per un'italiana ignorante come me poi.
Non è vero che non sono intelligente, ma qui tutti catalogano l'Italia come il paese dei terroni, quindi io mi adatto al ruolo e faccio credere a tutti che beh .. lo sono.
Il mese scorso ho indossato i calzini sulle mani, dicendo che in Italia non abbiamo i guanti perché siamo poveri, e loro ci hanno creduto e mi hanno regalato paia di guanti nuovi.
È un bel modo per non spendere soldi, ho nostalgia dei giorni in cui anche Luke e Michael ci cascavano e di tutti i regali che mi son fatta fare (e che si sono anche ripresi).
Igor aveva una nonna (ma dai!) e la nonna aveva una capra bianca, non una bella capretta bianca (come quella di Haidi) più una nonna capra, con la barba e tutto il resto.
Una volta (repertorio delle cazzate di Gil per far creduloni tutti gli altri) gli dissi che spesso avevo avuto crush forti per delle capre e animali simili.
Non ricordo bene, ma avevo detto qualcosa tipo -Il modo in cui mangiano la latta mi fa palpitare il cuore.- e grazie alle mie doti di recitazione, Igor ci ha creduto e ha continuato ad esserne convinto, anche dopo che io avevo smentito tutto.
Andare a pranzo con il gruppo di sostegno, a questo punto della mattinata (con Igor che mi sta attaccato alle palle che non ho) è una gran liberazione.
Vedo Alexandra salutarmi con la sua mano abbronzata dal tavolo vicino al bancone del cibo e gli occhi neri di Yoyo che mi guardano cinesamente dalla sua solita sedia.
Yoyo non parla, non credo sia muto, ma ha un odio indiscusso verso il mondo e tutti i suoi abitanti.
È razzista verso i giapponesi e non mangia pesce, a meno che non lo cucini sua nonna. Siede con noi perché il consulente Freeman lo costringe (come fa con il resto di noi) ma non spiccica parola e rivomita il pudding un istante dopo averlo mandato giù (è sempre il primo ad alzarsi).
-Come va?- prendo il mio vassoio e inizio a sgranocchiare l'insalata con le mani (bisogna mantenere una certa reputazione di terrona) guardando Alexandra che litiga con un perfetto ciuffo dei suoi perfetti capelli perfettamente lunghi e scuri.
Odio Alexandra e il suo corpo da modella spagnola -brasiliana chica- mi corregge sempre -Non me frega n'cazzos- le sorrido gentilmente e lei non capisce e mi tocca una spalla amichevolmente.
-Se mi tocchi n'arta vorta te ritrovi con la mano su per culo- continuo a sorridere e annuire fin quando Freeman non ci richiama -non usare il tuo linguaggio quando ci sono persone che non capiscono- mando giù un chicco di mais acetato e guardo Freeman con sufficienza, più o meno come faccio con tutti.
-Ma io e Lex ci capiamo senza aver bisogno della stessa lingua- le sorrido e lei fa una faccia stupida, risultando comunque uscita dal promo della Calvin Klein.
Quasi la schiaffeggio con la suola della mia vans, ma mi alzo e chiedo a Freeman il permesso di lasciare il gruppo (formato da altri due ragazzi tedeschi e da tre inquietanti gemelli albanesi, li chiamo: Shi Sha e She perché l'unica volta che mi hanno parlato mi hanno shishata e io sono pigra per imparare i nomi, soprattutto se le persone che li possiedono sono tutte uguali).
Non ho una buona memoria, quindi finisco per chiamare Calum alla penultima ora, quando mi chiudo nel cesso della palestra, costruendo un fortino abusivo con Camila, una francesina che mi sta (anche lei) altamente sulle balle.
-Sposta lo zaino rosa e blocca la porta- le dico, mentre mi squilla il telefono in mano.
-Hai 140 minuti gratis e hai comunque chiesto l'addebito?- esordisce Calum. Posso sentire l'incredulità e l'astio nella sua voce.
Mi raggomitolo nella maglia lunga, sentendo ora il profumo del deodorante floreale di Camila (non era il caso di starmi vicino con l'alone di sudore acido che conservavo sotto le ascelle) e rispondo strascicando la voce -potrebbero servirmi per un'emergenza, non voglio dover chiedere l'addebito della chiamata alla polizia Cal- spiego in tono ovvio.
Lo sento sbuffare -Che si mangia oggi? Era Luke quello?- chiedo confusa.
-No, era Michael- sento la sua mano tappare l'altoparlante -SMETTILA DI IMPRECARE E TIRA FUORI LUKE DALL'ARMADIO- sento urlare, poi suoni confusi e di nuovo la calma voce del finto asiatico -Scusami, ma Mike continua a dire parolacce e a mettere soldi nel barattolo, Luke lo ha costretto a farsi regalare un paio di felpe in cambio dei soldi e Mike ha minacciato di percuoterlo con lo scopettino del bagno, si è rifugiato nell'armadio e non riusciamo a farlo uscire- sospira frustrato.
Io ridacchio, consapevole della mia geniale idea -Considerando il fatto che è lunedì e che il rientro (l'unico in settimana) non mi ha permesso di mangiare e cucinarvi del cibo decente, che ne dici se mi vieni a prendere con un permesso di malattia e io faccio i cornetti per far uscire Luke? - chiedo con un sorrisetto in volto.
Camila mi guarda confusa, chiedendomi spiegazioni, ma io la scaccio con il solito gesto della mosca e la intimo di star zitta e di appoggiarmi con la prof di educazione fisica.
-mmmh- sento Calum sforzarsi di pensare e lo richiamo impaziente.
-Sto violando almeno una decina di regole al momento-.
- Hanno messo quella sui fortini abusivi?- chiedo a Camila, che nega ridacchiando -okay, nove regole. Quindi sei pregato di rispondere affermativamente prima che la Roger chiami la Maialina e che questa mi sbatta in detenzione a calci nel culo- .
Calum ride e mi contagia -Okay, sto arrivando piccoletta. Mal di pancia o sonnolenza?- mi chiede, e lo sento scrivere su un foglietto di carta.
Io ci penso e poi mi pronuncio -Che ne dici di provare qualcosa di nuovo? Un misto tra i due, e mettici anche un mal di testa da numero 10- lo sento scrivere e ridere. Poi posa la penna e io mi alzo in piedi -Ci si vede tra poco complice-.
Spero non ci siano errori, comunque correggo tutto domani.
Mi dispiace per non aver aggiornato più frequentemente, proverò a farlo più spesso. Buonanotte a tutte e ci si sente al prossimo e anche su twitter (wannahugthemm).
Un bacio,
-Gil
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