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Otto !

- Io può dare te formaggio di capra-

Già la scuola fa notoriamente cagare, mettiamoci pure dei professori tanto gentili da farti venire la diarrea solo ad ascoltarli, un consulente (Freeman) che quasi ti imbocca il pranzo e un ragazzo russo che parla di capre tutto il santissimo giorno.

Odio mio padre per avermi lasciato venire qui, a studiare, in America.

Ma cosa diavolo avevo in mente?

-No, grazie. Non lo voglio il tuo formaggio di capra- sbattendo l'armadietto me ne vado dalla cupola formaggiosa di Igor-posso-darti-la-mia-capra e mi spedisco direttamente nei bagni al piano di sopra.

La cosa positiva di frequentare una scuola grande, a più piani, e di avere la maggior parte dei corsi al piano terra, è il fatto di non avere il bagno a disposizione.

Detta così sembra proprio una gran cazzata, ma vi giuro che le passeggiate miracolose nel bel mezzo dell'ora della Toutch (cinquanta minuti e 59 secondi di matematica da suicidio) sono una mano santa.

Poter sgranchire le gambe e dare fastidio al bidello Earn sono i miei principali buisness qui a scuola.

Non posso infastidire gli insegnanti, perché sono così dannatamente gentili e comprensivi che non riuscirei a smuoverli dalla loro nuvoletta di implacabile felicità neanche se prendessi una scatola di gessetti e glieli ficcassi tutti, ad uno ad uno, su per il culo.

Lo so che è una tecnica studiata, la loro.

La posizione della gru è sacra (la gru è statica, impassibile), gli insegnanti di qui la sanno applicare quasi alla perfezione, tranne per Freeman (che è un consulente e quindi è lo sfigato della scuola (anche dopo i secchioni del club di fisica quantistica e trigonometria avanzata)) che scoppia a piangere ogni volta che gli faccio notare del mio piatto praticamente pieno.

Non mi piace il cibo della mensa, ma non perché faccia schifo, più che altro perché far mangiare ad un'italiana hamburger insapori e lattuga terrosa non è proprio la cosa più semplice al mondo.

Per i primi tre mesi ho dovuto frequentare corsi pomeridiani con Freeman, per prevenire la mia già scritta e destinata anoressia.

Ve l'ho detto che sono tutti prevenuti, qui non è che se la fasciano la testa prima di cadere, qui vanno in giro con tre caschi da pompiere e cuscinetti di protezione anche tra le dita dei piedi.

Per il corpo docenti, noi studenti dell'exchange, siamo fatti di vetro.

Tornando ai bagni; faccio la solita strada a passo sostenuto, per arrivare prima che la campanella suoni e che il gruppo Polacco mi rubi il cesso con la manopola che scarica.

Ci sono due bagni: uno è tappato dalla merda da quattro mesi e puzza quanto una scoreggia di Michael dopo che ha mangiato cibo cinese con Calum, l'altro è funzionale ma odora di disinfettante e vagamente di ciclo mestruale, nulla che non si possa sopportare.

Accelero vedendo Grinna e Blavir che posano le loro manine fatate e fresche di manicure sulla maniglia d'ottone, arrivo a pochi metri dalle loro figure snelle e inciampo, a causa di un laccio, nel momento in cui mi ridono in faccia ed entrano insieme nel cesso buono.

Impreco piuttosto vistosamente (roba che se ci fosse stato Luke, a quest'ora sarei in strada ad elemosinare un paio di mutande) e cerco di rialzarmi senza far cadere tutti i libri che porto a mano.

Ovviamente, data la mia infinita eleganza, faccio un casino con tutti i quaderni e i libri che ho in borsa, facendo scivolare la sacca di educazione fisica a terra e urtando il gomito contro la colonna.

Ora credo che Gesù scenderà in Terra solo per pigliarmi a pagaiate sulle gengive.

-Ma porca la Madre di Germundo-

Con un capezzolo infilzato dal ferretto del reggiseno (devo fare una spesa da Tezenis e svuotare tutta la sezione d'intimo) e il resto di una tetta schiacciato a terra, cerco di attizzare tutti i miei averi vicini alla mia figura amabilmente spiaccicata a terra.

Prendo un paio di fogli volanti, alcune penne cadute e il deodorante altolà al sudore che mia mamma mi spedisce per posta ogni mese (arriva tutto con un bigliettino che dice "Meglio prevenire che cercare di curare una morte per asfissia") che amabile donna, e mi alzo in ginocchio.

Impallidisco quando l'accoppiata polacca esce dal bagno e mi vede ancora mezza schiacciata contro il marmo chiaro del pavimento.

Se mi sono presa un infarto per sono-bella-e-bionda uno e due? No, potrebbe fregarmene di loro quanto me ne frega del calzino perduto di Luke (ancora mi rompe le balle con il fatto che quel calzino era il suo preferito).

Quasi svengo, quando alzo gli occhi e vedo la visione più ... (neanche ci provo a trovare un aggettivo) della mia vita.

Le nostre mani si sfiorano mentre mi aiuta a sollevarmi da terra, prendendomi per un'ascella.

-Hai pensato per formaggio di capra?- Igor mi sorride ampio, mostrandomi i denti da cavallo e le gengive rosa, mentre passa una mano enorme tra i capelli chiari.

Spalanco gli occhi e prendendogli di mano le mutande di ricambio per educazione fisica (che probabilmente aveva trovato a terra) mi chiudo nel cesso.

Una sua mano batte sulla porta del bagno -Io posso darti quello che tu cercare, racazza.- la sua voce è graffiante e disgustosamente rude, mi fa pensare ad una mano sudata che si tuffa in un barattolo di miele per iniziare a giocarci come se fosse colla.

Semplicemente una visione disgustosa.

-Belle mutantine plu- do una manata sulla porta e gli urlo contro parole non ripetibili, mentre il tanfo mi entra in gola e quasi mi giro a vomitare nella tazza disgustosamente infradiciata di, beh, merda.

-Signorina Ternazzi! è lei lì dentro?- sento la voce della segretaria svanire per il corridoio e poi avvicinarsi velocemente alla porta chiusa, mentre trattengo il fiato per non morire per poca ossigenazione e per non farmi sentire da lei.

Quel piccolo pallone ciccione è il braccio (forse più che braccio è un dito) della Maialetta e come quest'ultima, ha un odio spropositato e inspiegato (okay, forse non così tanto) verso di me.

Sarà perchè la chiamo Ball (non è colpa mia se assomiglia ad una palla) o sarà perché la faccio dannare, con tutte le detenzioni che ottengo e che lei deve firmare, copiare ed archiviare.

Non lo so, ma la cosa certa è che prova un sentimento di forte invidia verso i miei pochi rotolini di ciccia.

-No- soffoco qualche parolaccia e accosto la bocca alla porta, cerando di scampare allo scarico otturato. -Lei sta sognando- muovo le mani creando una specie di effetto magico, come quei maghi che mia mamma assumeva per ogni mio dannatissimo compleanno (si, anche per il quindicesimo).

-Non mi prenda in giro Ternazzi- scornacchia quella, io gli rifaccio la voce e lei mi caccia a pedate fuori dal bagno.

Okay, non proprio a pedate perché con tutta la ciccia che ha sulle gambe, non credo riuscirebbe a sollevare anche solo un alluce.

-Esistono palestre con dei macchinari che fanno miracoli- le sorrido sorniona e lei scuote la testa sbuffando e borbottandomi qualcosa contro, sembra tipo -Ora che la porto dalla preside voglio vedere che miracolo la salva- ma non credo sia giusto, quindi opto per la versione alternativa -Ora che mi porto dal Mc mi mangio anche il cameriere che mi serve-.

Ecco, questa è più credibile.

-Ma che sorpresa vederti qui! Non ti è bastato il richiamo di ieri?- la Maialetta aggira la scrivania facendo strusciare i piedini tozzi sul parquet spolverato di fresco, creando uno spiacevole suono tra il legno e la suola delle ballerine blu, come il resto del suo abbigliamento.

-Come sta? Anche io sto bene, anche se ieri ho rischiato l'intossicazione, dovrebbe far controllare la mensa- mi gratto un sopracciglio, innervosita e lei sbatte una mano grassa e pesante sulla scrivania, tornando lentamente, cigolando, dietro al pezzo di legno che le conferisce l'autorità scolastica che, almeno per me, non vale neanche una mezza pippa.

Una cicciona su una sedia a rotelle economica non potrà mai dirmi cosa fare con la mia vita, non potrò mai sottostare a una del genere.

I francesi mi sono sempre stati sui cosiddetti, perché?

Hanno un accento di merda, parlando conseguenzialmente di merda, si vestono di merda, hanno un carattere di merda e se mi immagino (ora come ora) un francese, a me viene in mente l'immagine delle guance rosse e imperlate di schifoso sudore mescolato al mascherone di fondotinta arancione della Porcelet.

Non posso aiutare questa mia visione e sinceramente, non voglio neanche.

-Mi sono stancata della sua irrispettosa arroganza Ternazza!- tuona quella, al ché io faccio un'esplicita smorfia con la bocca in direzione della segretaria e la indico con un dito.

Con sufficienza mi rivolgo alla Maialetta -Può cacciare la sua dipendente da qui? Le mancano solo i pop corn- mi giro verso la sopracitata -Le serve anche una coca per completare il quadretto?- un mio sorriso la fa scattare, si precipita verso la preside e le sussurra fitto fitto in un orecchio. (Credeteci o no, anche quello è grasso).

-Dobbiamo espellerla Mrs- credo di aver sentito, ma mi attengo alla versione più accreditabile -Dobbiamo espanderci Muffin- credo che abbiano un impero dei muffin quelle due, o qualcosa del genere.

-E comunque, il mio cognome è Ternazzi- la correggo alzandomi dalla sedia scomoda su cui mi ero seduta non appena entrata. Ero, come dire, di casa ormai.

-Questa scuola è un liceo tra i più importanti del paese, siamo i migliori per i gemellaggi e tutti i nostri studenti sono laureati con la lode, non lasceremo che una ragazzina irrispettosa vanifichi anni di lavoro e sacrificio.- quasi credevo che si sarebbe alzata, la Porcelet, ma non lo fa mai e non credo che comunque la gravità lo permetto.

-mi espellete?- ora, cercare di mascherare la paura è difficile, ma sono una professionista e la voce rimane ferma, la mia espressione una maschera di ironico menefreghismo.

Mi amo così tanto a volte che mi chiedo perché non possa sposarmi con me stessa o sdoppiarmi e diventare lesbica per quell'incantevole e maligna parte di me.

-Chiamiamo il suo tutore legale- risponde e un po' gelo.

Essere espulsa sarebbe meglio di questo. Dannatamente meglio. Tutto, ma non questo.

-Carmen, chiama il Signor Irwin-



Per quanto possa cercare di renderlo ironico, è un capitolo un po' serio rispetto agli altri e spero di essere comunque riuscita a divertire.

Spero vi sia piaciuto!

Alla prossima!

-Gil

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