Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 22.2 - Il giorno più bello

Federica

«E domani nozze lampo!» Esordì Giovanni, mentre virai gli occhi contro il finestrino, mascherando un mezzo sorriso.

Doveva sempre mettere i puntini sulle "i" e puntualizzare.

«Non ti sembra affrettato?»

«Affrettato?» Rise. «Da quando sono sceso da quell'elicottero e ti ho visto lì davanti a me... è quello che desidero di più.»

«Eddai! Non esagerare!»

«Non esagerare? Cosa? Ti ho battuto in questa battaglia, devi ammetterlo. Nonostante tutta la negatività, tutti gli ostacoli che abbiamo affrontato, nonostante te... finalmente domani ci sposiamo.» Lo squadrai. «Ho vinto io, è una vittoria indiscussa di Giovanni Rinaldi. Devi accettarlo. Ho ragione?» Alzai gli occhi al cielo. «Dai, fammi le tue congratulazioni. Dammi il cinque, futura moglie!» Mi porse il palmo e guardai il finestrino, facendolo sghignazzare.

«Stupido...»

«Amore, non vuoi darmi il cinque? Bene. La sposa non vuole partecipare al gioco. Quindi, passiamo alla parte del "mistero".» Mi chiese di aprire il vano portaoggetti e tirai fuori un cofanetto nero.

«Cos'è?»

«Aprilo.»

Aprii la scatolina e afferrai l'oggetto, la lama risplendeva alla luce del sole. «Perchè porti un bisturi in macchina?»

«Era il primo bisturi di mio padre.»

«Mhmm, allora è un ricordo prezioso. Conservalo.»


«Sì, lo conserverò. Ma c'è altro che devi vedere. Guarda lì.»

Scavai a fondo tra altre cianfrusaglie e raccolsi una fotografia, in bianco e nero che ritraeva un bambino sporto da un passeggino.

«Chi è?»


«Girala.»

Notai una scritta elegante sul retro. «Nostro figlio ha un anno.» Il silenzio improvviso del mio fidanzato mi fece sorgere un dubbio. «È il figlio di tuo padre?»

Mi fissò per qualche istante, poi riportò gli occhi avanti. «Non lo so. Non ha mai accennato ad un altro figlio in tutti questi anni. È probabile. E tu, che ne pensi?»

«Forse sarà morto da piccolo e per questo non ha detto niente.»

«Be'... Può essere. Non mi sorprende più nulla di quello che scopro su mio padre, ormai.»

«Era un uomo pieno di segreti. Comunque, era un bel bambino.» sviai, contemplando la foto fra le mie mani.

[...]

Dopo le continue minacce e intimidazioni da parte delle due ragazze dall'altro lato della porta, mi ero decisa ad indossare l'abito confezionato per l'occasione, scendeva a sirena lungo la mia figura ed era rosso. Mi fissai allo specchio per l'ultima volta. Avevo pensato da sola al maquillage, alla pettinatura e agli accessori.

Dei lievi colpi alla porta mi fecero girare in quella direzione. Angelina spuntò, seguita a ruota da Alessia e la mia nipotina.

La castana trattenne il respiro e si portò le mani alla bocca.
«Oh, sei meravigliosa, Fe!»

Mi abbracciò e ricambiai rivolgendole un sorriso.

«Grazie. Anche tu sei splendida.»

Quell'abito rosa pastello le stava d'incanto. Anche Alessia poi mi abbracciò, aveva scelto uno stile più audace, il vestito le sfiorava a malapena il ginocchio.

«Zia, sembri una principessa.» Disse la mia nipotina. Le scoccai un bacino sulla guancia e mia sorella mi contemplò.

«Mio cognato non ti staccherà gli occhi di dosso.»


«Davvero? Vi piace?»

«È perfetto! Stai bene?»

«Sì, sono pronta. Andiamo.»


Raccolsi lo strascico per evitare di inciampare con i tacchi, ma Angelina ci bloccò.

«Aspettate un attimo! Levati quelle scarpe e porta una penna. Non me ne vado da qui senza aver scritto il mio nome sotto la suola.»

«Che sciocchezze, Ange! Non è mica il matrimonio. Ti toccherà prendere il bouquet, se vorrai sposarti dopo di me.»

«Lo so, voglio farlo prima, per sicurezza. Avanti, mettiti seduta.» ordinò e dovetti assecondare le sue pazze idee. Alessia le porse subito un pennarello e le chiese di aggiungere il suo. Mi tolsi la scarpa per farla contenta. «Scriverò "Angelina" bello grande.» Strappò a tutte e tre una risatina divertita. Era davvero pazza. Il mio cellulare all'improvviso squillò. Alessia me lo porse e chiesi chi fosse a chiamare, ma non lo sapeva: non era un numero registrato.

«Pronto?»


«Sono Valentina

«Proprio la persona con cui volevo parlare in questo momento.»


«Ah, bella battuta. Neanche tu mi stai molto simpatica, ma sento il dovere di darti un avvertimento... per solidarietà femminile.»

«Tipico di te.»

«Stai per commettere un grave errore, Federica

«Mhmm... Tutto qui?»

«Stai per sposare un uomo innamorato di un'altra. Giovanni ama solo me. Non ti avviserei se non ne fossi sicura, fidati

Tirai un profondo sospiro. Tutta quella gentilezza poteva risparmiarsela.

«Sei premurosa. Ma non ho tempo per parlare con te. Continua a illuderti, se preferisci.»

«Sto cercando di metterti in guardia e te lo sto dicendo con educazione. Anche se ti dimostrassi che è vero, penseresti comunque che lui vuole solo te... Federica

Con un ghigno beffardo, agganciai la chiamata non consentendole di raccontarmi altre menzogne. Angelina stava per dire qualcosa, ma alzai le mani chiedendole di non aprire l'argomento e rovinarci la serata.

«Allora? L'hai scritto?»

«Sì, l'ho fatto.»

Mi consegnò la scarpa, la indossai e mi rimisi in piedi, pronta per andare di sotto con le ragazze. Prima di uscire, Alessia propose per scattare un selfie da postare sui social tra di noi.

I presenti iniziarono ad applaudire alla mia vista e la musica partì, inondando la stanza. Il mio futuro marito era immobile ai piedi delle scale e mi osservò a lungo mentre lo raggiungevo a piccoli passi. Mi porse la mano, gliela afferrai e mi lasciai guidare al centro. Ci ritrovammo l'uno di fronte all'altra.

«Sei... bellissima.»

Gli Sorrisi. Fece scivolare il braccio sulla parte bassa della schiena e incastrò le nostre mani per cominciare ad ondeggiare lentamente. Piegò la testa nell'incavo tra collo e spalla, sfiorandomi la pelle con la punta del naso e chiusi le palpebre, beandomi di quegli istanti. Unimmo le fronti e continuammo a dondolare sulle note della nostra canzone, che aveva dato inizio a tutto.




Angelina

Mentre assistevamo a quel ballo romantico, i cellulari del nostro gruppo squillarono. Aprii la notifica e vidi una foto: ritraeva Giovanni appiccicato alle labbra di Valentina e il mio stomaco si contorse per il profondo disgusto. La mia amica intanto stava ballando, ignara di quanto accaduto. Poco dopo, scendemmo tutti al piano interiore.

«Doveva succedere questo in questo giorno meraviglioso.»

Il dottor Tommy si andò ad accomodare su una panca.

«Ho guardato meglio e credo che l'abbia inviato solo a noi.»

«Cos'è questa schifezza? Oddio! Mi fa venire il voltastomaco!» Esclamai ingrandendo l'immagine con due dita.
Non potevo credere che quella smorfiosa lo stesse baciando.

«Ragazzi, mantieniamo la calma.» Propose Wax.

«Un messaggio sconosciuto.» aggiunsi io.

«Non so chi l'abbia mandato, ma ucciderò quella Valentina! Ha davvero rotto le scatole!»

«Ed io ti aiuto. Non dirai nulla a Giovanni? Ha ricambiato il bacio di quella vipera velenosa!» feci notare ad Alessia.

«Con lui farò i conti. Come ha potuto tradire mia sorella in questo modo così meschino?»

«Non è come sembra, ragazzi. Io l'ho visto.» Intervenne il suo ragazzo a calmare gli animi.

«Com'è possibile?» Gli chiesi io.

«Ha importanza? L'ho visto, punto e basta! Non è come pensate. Giovanni non ha colpe.»

«Cosa vuoi dire? Giovanni non l'ha baciata?» chiese Alessia e Tommy negò con il capo.

«Il dottor Rinaldi non tradirebbe la dottoressa Andreani neanche se venisse la fine del mondo. Sono certo che quella foto sia fasulla.» reputò Gianmarco.

«Anch'io l'ho pensato. Non mi sembrava vera dall'inizio.»

«Non sappiamo a cosa crederà Federica quando la vedrà.» ipotizzò Wax.

«Federica!» Alessia trasalì sul posto. «Avrà mandato la foto anche a lei! Angelina, corri!»

«Ci penso io!» Chiesi al rossiccio di mantenere il cellulare e corsi di sopra, come se dovessi evitare una catastrofe. Non poteva assolutamente vedere quella foto. A passi silenziosi, raggiunsi la camera e spalancai la porta di getto. «Molla quel telefono!»

La corvina si drizzò con un sussulto e portò la mano sul petto. «Ange... mi hai spaventata a morte! Ti pare questo il modo di entrare in una stanza?»

Richiusi immediatamente la porta e pensai ad una scusa plausibile da rifilarle. «Non credo... sia giusto che tu stia da sola in camera in questo giorno così speciale. Ti stiamo aspettando di sotto.» Si piegò per raccogliere il cellulare, ma l'anticipai. «Questo lo prendo io!»

«Devo chiamare Rita per sapere come sta.»

«Quella donna è forte. Mi hai parlato di lei e sono sicura che sta bene. Lascia perdere il tuo lavoro. Disconnetti il cervello da tutto e pensa solo al matrimonio. Ti tengo io il telefono.» Provò a riprenderselo. «No, no...»

«Mi spieghi che ti prende?»

«Lo faccio per il tuo bene, amica del cuore. Queste belle manine non sono fatte per tenere un cellulare.» Raccolsi la sua mano e me la poggiai sulla guancia, facendo gli occhioni dolci. «Lo faccio per il tuo bene...»

«Sei completamente pazza.»

«Ah, sì? Sono pazza. Credo di esserlo.» Federica annuì. «Ora andiamo, il tuo addio al nubilato non può aspettare.»

Sbuffò. «Dobbiamo proprio farlo? Senti, non voglio che ci rimani male, ma preferisco... togliermi questo e mettere qualcosa di più comodo.»

«No, non ci resterò male, tranquilla. Ciao.»

Mi superò e imboccò l'uscita. Le rivolsi un sorriso prima che chiudesse la porta, dopodiché mi fiondai a cercare di sbloccare quel cellulare.

La password era sempre errata.


«Nina, stai bene?»

Mi voltai di soprassalto, nascondendo il cellulare dietro la schiena.

«I... in quale contesto?»

«Nel contesto del: "stai bene?"» Si avvicinò e mi fissò guardinga. «Sembra che tu... voglia dirmi qualcosa. Cosa ti prende? Sei emozionata perché ci sposiamo?»

«Sì, eccome! Sono molto emozionata.» Le gettai le braccia al collo e continuai a digitare tutte le password che mi venivano in mente sulla tastiera. «Sono così emozionata di essere la tua testimone.» Mi staccai. «Dopotutto, abbiamo sognato questo giorno per anni.»

Scrollò le spalle. «Ehm, io no...»

«Io sì, per quanto mi riguarda! Immagino che tu e Giovanni rimanete insieme per sempre... con due, tre, cinque... ma che dico... Otto bambini, quattro gatti, cani con tanto, tanto, tanto, amore, amore, amore...»

«Quindi fonderemo una squadra di pallone e avremo anche un allevamento di animali.»

«Sarebbe fantastico.»

«Realizzeremo i tuoi sogni?»

«Già. La squadra dei piccoli effe.» risposi con una vocina stridula.

Mi pizzicò la guancia e allargò il sorriso, tirandomi a sé.

«Che pazza sei...»


«Io e te siamo compatibili.»

Poi uscì e feci un sospiro di sollievo, lasciandomi ricadere sul divanetto. Riuscii ad indovinare quella password dopo un terzo tentativo e ad eliminare la foto una volta per tutte.










Giovanni

Camminai avanti e indietro per lo studio, rigirando fra le mani la macchinina. L'aveva consegnata il corriere come regalo, ma non aveva detto di chi fosse.

«Chi sei...» mi chiesi, mentre mi riflettevo nello specchio che trovai di sotto. Mi rimisi seduto e lo poggiai sulla scrivania.


«Caro sposo, posso sedermi?» Tommy mi sfilò accanto e gli feci cenno alla sedia. «Tu sei qui e la tua sposa dove sta? Siamo tutti di sopra ad aspettarvi.»

«Stavo pensando. Mi hanno mandato questo oggi.»

Gli mostrai la macchinina.

«Non c'è scritto il mittente?»

«No, ma sotto c'è uno specchio.»

«Be', scelta interessante per un matrimonio. Ha un preciso lato metaforico. Come si può decifrare?»

«Mi chiedo chi possa avermi fatto questo regalo.»

Mi sistemai sulla sedia e puntellai il gomito sulla scrivania, accarezzando il mento.

«Gio, guarda qui.» Mi passò il suo cellulare, mostrandomi la foto di me e Valentina che ci baciavamo, e la saliva mi andò di traverso.

«Cosa? Ma cosa?!» Mi alzai di scatto. Quella foto era falsa. «Che razza di scherzo è questo?!»

«I giochetti di Valentina.»

«Ascolta, non è come sembra.»

«Sono già al corrente di tutto, non preoccuparti. Sono entrato e ho visto tutto. Siediti e calmati.»

«Valentina...» Sbuffai, rimettendomi seduto. «L'ha mandato solo a te?»

«Anche agli altri.»

«Cos'hai detto? E Federica?»

«No, non l'ha vista perché Angelina ha cancellato la foto. Ma Gio.» Guardai un punto nel vuoto. «Devi seriamente parlare con quella donna. Anche se ora non può fare nulla, continuerà a darti filo da torcere.»

«Le ho parlato!» Sospirai e mi lasciai scivolare contro la schienale della sedia.

Ma che razza di scherzo era...

[...]

La casa tornò tranquilla dopo che i festeggiamenti terminarono e gli ospiti se ne andarono.
Domani sarebbe stata una giornata intensa.

Federica era seduta sul divano e giocava con la macchinina.

«Che serata, vero?»

«Sembrava non finire mai.»

«Siamo sopravvissuti.» ironizzai, poggiando le tazze sul tavolino e mi sedetti al suo fianco. «Ti piace?» chiesi, vedendola contemplare il modellino.

«Di chi è?»

Scossi il capo. «Non lo so. Credo sia un ammiratore segreto.»

«Un regalo curioso.»

«Sì, è di qualcuno che mi conosce. Da bambino mi piacevano le auto da corsa. Mio padre me ne portava sempre una ad ogni viaggio. Lo aspettavo sulla porta perché sapevo che me ne avrebbe portata una.»


«Che bei ricordi...»

Non potevo lamentarmi della mia infanzia. Mio padre non mi aveva fatto mancare nulla, né il suo affetto, né una buona istruzione. Avevo scelto di seguire le sue orme fin da adolescente, intraprendendo la carriera da chirurgo.

La ragazza me la sottrasse e la posò sul tavolo, riprendendo a fissarmi con un cipiglio alzato.

«Oh, dimenticavo.»

«Cosa?»

«La serenata.»

«"La serenata?"»

«Se dobbiamo seguire le usanze tradizionali, dovresti saperlo che lo sposo prende una chitarra e inizia a cantare per la sua futura moglie.»

«Be'... hai detto che non volevi fare cose stravaganti.»

«Non è una richiesta. Voglio davvero una serenata.»

«Oh...» Girai la faccia altrove, scoppiando a ridere. «Ma per favore! More, non essere sciocca! Credi che dovrei prendere la chitarra e cantare qui? Io? Sono un neurochirurgo, cara!»

«Vuoi combattere? E se vinco, lo farai.»

Iniziò a darmi qualche spintarella leggera.


«Campionessa, calma, questi combattimenti non finiscono mai bene!» Si spinse contro di me e l'avvolsi in un abbraccio. La nostra fu davvero brevissimo.
Le rubai un bacio e accarezzai con il pollice le sue guance.

Finimmo per appisolarci, abbracciati. Sarebbe stata la nostra ultima notte da "fidanzati".

A quest'ora,- domani, - avrei potuto considerarla mia moglie.







Alessia

«Dannata vipera, ci ha rovinato la serata! Abbiamo fatto i salti mortali per nascondere a Federica quella foto, ma starà pianificando qualcosa per domani. Ne sono sicura.»

Quella tizia era una psicopatica. Non si arrendeva al rifiuto. Avrebbe fatto di tutto per rovinare il giorno più bello, e dovevamo impedirglielo.

«Sì, dobbiamo stare attenti, è pericolosa. Puoi aspettarti di tutto.» Concordò Tommy, gettando un'occhiata a mia figlia che stava dormendo.

«Conosco qualcuna di peggiore.» Ci scambiammo un'occhiata furtiva. «Parlo di Rebecca. Vorrei chiarire le cose a Valentina. È proprio il caso di farsi dei nemici per proteggere la propria sorella?»

«Basta, non pensarci. E tuo padre? Lo chiamerai domani?»

«Non lo so. Sono ancora arrabbiata con lui, ma non so se Federica accetterà di farlo partecipare.»

«Perché? Cos'è successo?»

«È venuto in ospedale a trovarla. Non mi ha detto di cosa hanno parlato, ma sembrava turbata.»

«Difficile da dire.» Intrecciò silenziosamente la mia mano alla sua.

«È molto di più...»

«Sono certo che prenderai la decisione più giusta per il bene di Federica.» Abbassai lo sguardo e portò la mano sotto il mio mento. «E per questa nuova famiglia.»

Gli baciai la mano e sorrisi.
«Hai ragione, lo farò.»

Ma la serata ebbe un risvolto inaspettato, quando ricevetti una chiamata dall'ospedale.

Entrai trafelata nel pronto soccorso. Mio padre era steso una barella e non sapevo cosa fosse successo. Il dottor Gentile lo stava visitando.

«Non è niente di grave. Hanno avuto un incidente stradale e ha sviluppato un trauma cranico.»

«Facciamogli una TAC.» ordinò Tommy passandogli la torcia da un occhio all'altro. «Ha un taglio profondo di sei centimetri alla testa. Porti qui il materiale da sutura, infermiera.»

«Dottore, ha detto che c'è stato un incidente. Chi c'era con lui? Mia madre?» Annuì. «Sta bene?»

Inarcò un sopracciglio. «Sì, sembrava di sì. Non mi ha permesso di visitarla. Ha lasciato qui tuo padre e se n'è andata.»

«In che senso? E dov'è andata?»

Fece spallucce.

Guardai Tommy Dalì.

La telefonai, nel corridoio, e mi rispose come se niente fosse.

«Dove sei? Hai lasciato papà qui?»


«Cosa c'è? Tuo padre è più importante di me adesso? Certo, e quello che succede a tua madre non ti importa

Stava facendo la parte della vittima.

«Perché dovrebbe importarmi di te dopo quello che hai fatto?!»

«Che falsa! Ti sei affezionata a quella strega di Federica e ti sei fatta riempire la testa di bugie. Lascerò la città. Sii felice. Vediamo chi abbraccerai quando non sarò più qui

«Dove vai? Non dire stronzate.»

«Quell'uomo che tu chiami "papà" stava per uccidermi. Si è schiantato di proposito contro l'albero.»

«Certo! É quello che hai detto l'ultima volta che il tuo amante si è sbarazzato di te, buttandoti sotto l'autobus o... stai mentendo al 90% o addirittura al 100%.»

«Ti sei liberata di una bugiarda. Ora fai i conti con tuo padre

E mi staccò in faccia.








Federica

«É stato bellissimo ieri sera, vero?» domandò Angelina mentre si faceva mettere lo smalto sulle mani con calma.

«Sì. Grazie, siete stati tutti gentilissimi a partecipare.»

«Cara... tu meriti questo e altro.» Mi osservò con dolcezza mentre il parrucchiere armeggiava con i miei capelli.


«Dov'è Alessia? Non viene?»

Fissò un punto in alto. «Ehm... Ieri ha dimenticato una cosa in ospedale... ed è uscita presto di casa per prenderla.»

Ruotai la faccia, confusa. «Quindi, non viene?»


«No, ci vedremo lì direttamente.»

«Cavolo. Non è da lei perdersi queste cose. Cos'ha dimenticato di così importante? Be', la chiamerò.»

«Ce l'ho io...» confessò, mentre cercavo nella mia borsa.

«E cos'è questo? Un'usanza sconosciuta del matrimonio? Adesso mi sequestri il cellulare?»

«Sì, tesoro, visto che sei la sposa questa è una nuova usanza... o meglio, lo sarà d'ora in avanti.»

«Perchè?» Mi alterai.

Stava diventando ridicola.

«Perchè sei la sposa. Questo è il tuo giorno e potresti ricevere una telefonata. Potrebbero chiamarti dal pronto soccorso. Diresti che ci vai subito e che devi fare un trapianto di cervello, ma... stai per sposarti e quindi avrò io in custodia il cellulare. Lo faccio per il tuo bene, cara mia.»

«Angelina, smettila con le stupidaggini! Dammelo, devo chiamare Alessia. Voglio sapere dov'è. Avanti, dammelo.»

Sbuffò. «Ok... la chiamo io. Tu riposati, altrimenti stasera sarai stanca e non riuscirai a...» Le indirizzai un'occhiataccia. «Non riuscirai ad occuparti dei tuoi ospiti, intendevo dire...» Increspò un sorriso malizioso. «A cosa stavi pensando tu?» Rise, mentre cercava il contatto in rubrica e la incalzai a telefonare. «Dove sei?» Aspettò qualche secondo. «Oh... il traffico mattutino è una tragedia a Roma. Forse non ce la farai. Noi siamo dal parrucchiere. No, no... figuriamoci. Non hai ancora deciso che pettinatura fare?»

Le strappai il mio cellulare.
«Ciao, Alessia.»


«Fragolina...»

«Stavo pensando... se sia il caso di chiamare nostro padre. Tu cosa ne pensi?»

«Non... non lo so

«Mi sento in colpa per come gli ho parlato ieri. Puoi chiamarlo?»

«Certo, lo chiamerò.»

«Ok, grazie. E finisci subito quel lavoro, ti stiamo aspettando.»

«Ok, non tarderò








Alessia

La richiesta di Federica mi aveva lasciata sbalordita. Ma ora nostro padre non era propriamente nelle condizioni, visto che non aveva ripreso i sensi. Lo fissai, con i gomiti puntellati sul bordo mentre ero al suo capezzale.

«Non è ancora sveglio?» domandò Tommy e schioccai la lingua al palato. «Non preoccuparti, ho visto i risultati, non c'è niente di grave.» Poggiò le mani sulle mie scapole e mi drizzai. Mi accarezzò il mento e annuii. Papà mosse il braccio e provò a togliere il tubicino.

Scattai dalla sedia.

«No, no, non puoi toglierlo.»

«Signor Andreani, quello che ha nel naso l'aiuta a respirare. Deve lasciarlo stare.»

«C... Cosa mi è successo?» biascicò, schiudendo a fatica gli occhi. «Cosa mi hai fatto...»

«Papà, ti prego, calmati.»

«C... Cosa succede...»

«Va tutto bene, tu stai bene. Hai avuto un incidente.»

Spalancò gli occhi e si guardò attorno. «Rebecca... Rebecca! Sta bene? Rebecca... sta bene... o è morta? Oddio, che ho fatto?»

Si agitò nel letto.

«Papà, non hai fatto niente, Rebecca non è morta.»

«É la verità? Dimmelo. Dimmelo, dimmi che è vero figliola... ti prego. Ti prego, tesoro.»

«Purtroppo... Sta così bene da averti abbandonato qui come un cane.»

Quella donna aveva il cuore di pietra e aveva il diritto di saperlo. Non poteva continuare a sperare in suo cambiamento.

Venne poi trasferito in una camera normale, non aveva niente di grave, a parte alcune escoriazioni e il collare ortopedico. Mi ero cambiata, indossando il vestito elegante e mi accomodai al suo capezzale. Papà aprì un occhio, poi l'altro.

«Papà, io sto uscendo. Se non vengo stasera, verrò domani, ok?»

«D'accordo. A che ora è il matrimonio? È oggi?»

«Papà... non farlo. Non farmi pentire di avertelo detto. Oggi è il giorno più felice di mia sorella e non voglio che niente lo rovini.»

«Alessia...» Sospirò. «Sono suo padre. Perché dovrei rovinarlo?»

«Non intendevo questo. Non voglio che non pensi a nient'altro che alla sua felicità con Giovanni.»

«Credi che... non voglio che la mia bambina sia felice?»

«Che tu lo voglia o no, sappiamo entrambi che rovineresti tutto se venissi.»

«Okay. Ma se avesse voluto... mi avrebbe chiamato.»

«Sì, papà. Ti avrebbe chiamato.» Strizzò gli occhi e le sue guance vennero percorse dalle lacrime.

«Non sono mai stato presente... quando ne aveva bisogno. Me ne pento tantissimo e ora... non posso nemmeno essere con lei al suo matrimonio.» Quelle sue parole colmarono anche i miei di tristezza. Afferrai la sua mano. Papà singhiozzò.

«Forse col tempo, tutto si risolverà. Ne sono certa.»

«Ma io... volevo vederla con quell'abito bianco, Alessia. Sono sicuro che è bellissima. Che peccato. Vorrei vedere il momento in cui formerà la sua famiglia e... avrà dei bambini.»

«Papà... sono successe troppe cose.»

«Lo so, tesoro. Lo so. Ma sono cose che non si ripeteranno più. Se mi mettessi in un posto dove non può vedermi... succederebbe qualcosa?»

Rischiai di sciogliere il mascara pur di evitare di piangere, la sofferenza di papà era palpabile. Soffriva e teneva a mia sorella più di quanto le avesse mostrato.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro