Violenza
Ho deciso di fare un capitolo su un'argomento che mi sta a cuore ma è anche troppo vicino e complicato da affrontare per me, ho riflettuto tanto, ma ho deciso di dire tutto (mi scuso in anticipo per gli errori grammaticali).
Ecco, è arrivato il momento di parlare di mio padre: è un uomo panciuto e stimato, nella mia infanzia ci sono tanti attimi felici con lui e mia madre, ma è proprio questa la migliore arma di un mostro.
La maschera per ingannarti.
Il mantello per nascondersi.
Lo scudo di per difendersi.
La spada per distruggerti.
Il "ti voglio bene" per ingannarti.
Il sorriso per nascondersi.
Le bugie per difendersi.
L'"amore" per distruggerti.
Non puoi capire che è un mostro fino a quando indossa questa barriera.
Credo che mostro non sia il nome adatto: la violenza è umana.
La rabbia è umana.
L'omicidio è umano.
Quindi un mostro è umano, ed è ovunque, in chiunque.
Ora, ci sono alcuni punti che vorrei precisare sulla violenza sulle donne dal momento che l'ho vissuta come figlia di una madre.
Non inizia da una sberla.
Inizia con un condizionamento psicologico, da una violenza che nessuno non può vedere ma può percepire. Da questa violenza non puoi fuggire: sei in trappola. Questa inizia con il sabato sera in cui non puoi uscire, i vestiti che non puoi mettere, il cibo che devi cucinare solo tu, gli amici che se ne vanno, e tutto questo perchè se non lo fai se ne andrà e ti abbandonerà perchè la sua presenza è tutto. Sei dipendente, è una droga di cui non puoi fare a meno.
E non è amore.
L'ossessione è tossica, non una sottotrama comica.
È una prigione, non puoi sfuggire: hai dei figli e non vuoi abbandonali, ma non sai che così soffrono di più.
Poi arrivano le sberle.
Le spinte.
I calci.
Ma non puoi far soffrire i tuoi figli facendoli vivere senza un genitori.
Hai paura.
Provi a denunciare.
Non ci credono.
I vicini dicono di non aver sentito niente, ma tu sai che sono SUOI amici.
Hai paura.
Questa è tutta esperienza personale, mia madre ha denunciato più di tre volte, abbiamo testimoniato io e mio fratello, ma non hanno creduto.
Lei aveva I segni sulla pelle e sull'anima, ma nessuno la vedeva.
È mussulmana, è per questo che mio padre la odiava.
Credeva che lei volesse distruggerlo in ogni modo.
Lui voleva che si mettesse top e vestitini a tubo, che si truccasse.
Ma lei si sentiva meglio con l'hijab, senza trucco.
Aveva trovato la libertà nel velo.
Tutti la guardano o con pena o con rabbia quando va al supermercato.
Tutti i tardi credono che porti una bomba sotto l'hijab.
Ma lei cammina a testa alta, sempre.
Lei che solo da sola è riuscita a liberarsi del partner violento.
Mia madre è omofoba, ma è anche una grande donna, libera e forte.
Questo capitolo lo dedico a lei ed a Giulia Cecchettin.
Basta alla violenza sulle donne.
Basta alla violenza sugli umani.
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