Qualche lato positivo
A volte mi sembra di essere pazza nel trovare lati positivi in quest'esperienza, nella scuola in cui non sospettavo di capitare, nella convocazione che cambierà la mia vita per quest'anno.
Sono sempre stata la ragazza che al triennio si è sempre opposta a studiare bene perchè «tanto un giorno insegnerò solo al biennio». Sì, come no. E ora mi ritrovo con tre classi quarte. Però poi penso: è ok, se nel programma c'è anche il mio amato Manzoni; è ok, se posso gestire il programma come voglio io, e mi hanno davvero lasciato quasi carta bianca; è ok, se ho tempo di capire cosa vada meglio per una classe e cosa no.
E soprattutto, per quanto siano difficili da gestire, so che con questi ragazzi posso creare un bel rapporto, considerata la loro - e la mia - sincerità. O forse potrei chiamarla schiettezza.
Un ragazzo ieri mi ha detto che di pomeriggio preferirebbe fare italiano rispetto a diagnostica e ne sono davvero fiera, qualsiasi cosa sia diagnostica (forse l'ho capito nel contesto della meccanica).
Ce ne sono, di cose belle.
Come quei due che mi hanno salutato con un entusiasmo inaudito e colloquiale: «Wella prof!» e un mega sorrisone.
Mi hanno dato la forza di entrare nell'altra classe. E, credetemi, ne avevo davvero bisogno.
Credo che il mio amore per la scuola e per l'insegnamento sia dettato dal fatto che a scuola mi sono sempre sentita nel posto giusto, a casa. Beh sempre no ma intendo da quando sono (ri)nata, a quattordici anni. La mia vita è iniziata per sempre quattordici anni fa, a quattordici anni, e il mio cuore non ha mai smesso di battere per la scuola.
Non so cosa darei per tornare ad essere allieva nella mia scuola, ma se prima o poi ci tornerò da insegnante sarà un'emozione ancora più grande.
Come quel 27 novembre 2010, quel sabato alle 11.20 che mi cambiò la vita.
Le 11.20 mi hanno sempre cambiato la vita, ma questa è un'altra storia.
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