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Orecchie, coda e... fusa

Un raggio di sole pallido – che penetra dalla finestra, infiltrandosi da uno dei fori della persiana –centra dritto il mio viso facendomi aprire gli occhi. Infastidito e contrariato oltre ogni dire, porto una mano davanti al volto per proteggermi da quel fascio di luce molesto.

In un primo momento non faccio troppo caso ai miei movimenti, ancora troppo stordito per via del brusco risveglio. Solo quando mi stropiccio le palpebre con le nocche i miei neuroni si attivano e mi fanno realizzare che, durante la notte, qualcosa è cambiato. Più di un semplie qualcosa, in effetti.

«... mano?» Guardo basito il mio arto che non è più una piccola zampa grigia e pelosa, ma un vero e proprio braccio con tanto di mano.

Sorrido come un ebete e osservo a lungo le mie dita che contraggo e stendo a piacimento. Sposto lo sguardo felice su tutto il mio corpo, ma il sorriso mi muore sulle labbra in un nanosecondo: sono completamente nudo nel letto di Ranmaru. Caccio un urlo di sorpresa e afferro il lenzuolo tirandolo a me con l'intento di coprirmi. Lo strattono talmente forte che rotolo giù dal letto attorcigliandomi nella stoffa bianca e setosa, proprio come un salame, e un tonfo proveniente dall'altro lato del letto mi fa capire che anche Ranmaru è caduto a terra.

«... ma che-?» Lo sento mugugnare di dolore e risalire sul materasso che cigola appena sotto il suo peso.

Mi dimeno cercando di liberarmi dall'intreccio che ho creato, ma quando incontro gli occhi di Ranmaru – sbarrati per lo stupore – che mi guarda a gattoni sul letto, mi blocco sentendo di star arrossendo violentemente.

«MASAKI?! Cosa diavolo ci fai nella mia stanza, attorcigliato nel mio lenzuolo e... COMPLETAMENTE NUDO?!» Esclama diventando letteralmente bordeaux quando, osservandomi meglio, nota che a coprirmi il bacino c'è solo il leggero pezzo di stoffa.

«Eeehmm... ecco... io...» Comincio a balbettare nervoso mentre provo a coprirmi maggiormente. Cosa diamine mi invento ora?

«Non dovevi essere alle Maldive?» Chiede perplesso, sedendosi a gambe incrociate sul materasso e fissandomi intensamente con i suoi grandi occhi azzurri.

«Sì... dovevo... ma...» Continuo a farfugliare non sapendo bene come e cosa dire per spiegare quella situazione imbarazzante. Alla fine, prendo un gran respiro e rivelo ciò che è successo e come sono finito lì.

«Hoincontratounosciamanochemihatrasformatoinungatto!» Parlo così veloce e tutto d'un fiato che lo vedo alzare un sopracciglio e assumere un'espressione confusa.

«Come scusa? Non ho afferrato.»

Per la seconda volta, prendo un profondo respiro e mi accingo a decifrare la frase che ho detto prima senza prendere nemmeno un po' di ossigeno.

«Ho detto che sì, dovevo andare alle Maldive, ma ho incontrato uno sciamano da quattro soldi che, non so per quale cappero di motivo, mi ha trasformato in un gatto e... il resto lo sai già.» Dico poggiando le mani sul pavimento, distendendo la schiena all'indietro e guardando un punto imprecisato della stanza.

«Non sai per quale motivo? Secondo me ne hai combinata una delle tue e finalmente hai trovato la persona che ti ha messo in riga.» Ridacchia guardandomi con la faccia poggiata sulle mani che tiene a coppa, i gomiti puntellati sulle ginocchia.

«Non c'è niente da ridere, stupido confetto. Non sai che tortura vivere da gatto e dovermi sorbire i tuoi monologhi su quanto bello e figo io sia.» Dico osservandolo con la coda dell'occhio e, quando lo vedo arrossire violentemente, ghigno compiaciuto.

«Io... ecco... non è come sembra... che figura.» Ranmaru balbetta e si nasconde il viso rosso tra le mani.

Mi alzo e, tenendo saldo il lenzuolo sulle mie parti intime, mi siedo vicino a lui con l'intento di punzecchiarlo un altro po'. È troppo divertente vederlo in questo stato, tutto rosso e imbarazzato.

«Mi ripeti ancora una volta quanto io sia il ragazzo più snervante, insopportabile, cocciuto e carino del mondo?» Dico scimmiottando le sue stesse parole, dandogli piccole gomitate e stampando un mega ghigno sulla faccia.

Lo vedo raggiungere pericolose tonalità di rosso fino alla punta delle orecchie, poi alza il viso ormai in tinta con i suoi capelli e punta i suoi occhi azzurri nei miei.

«Masaki... fottiti. Con tutto il rispetto.» Se ne esce alla fine, dandomi poi le spalle.

Scoppio a ridere divertito dal suo comportamento, questo finché non si gira nuovamente verso di me con una strana luce negli occhi.

«Chi era quello che faceva le fusa ogni volta che lo toccavo, che si è fatto coccolare e che ha aggredito Takuto perché era geloso?» Chiede con una certa malizia e un sorriso sghembo sulle labbra.

«Cos-? NON È AFFATTO COME PENSI TU! Non mi piaci e non provo niente per te!» Dico diventando anche io dello stesso colore dei suoi capelli.

«Masaki...» Mi guarda un po' stupito, ma non lo faccio finire di parlare.

«È inutile che ci provi, non mi sei mai piaciuto e mai mi piacerai.» Dico il tutto completamente bordeaux e senza riprendere fiato.

«Masaki ti sono appena spuntati orecchie e coda da gatto.» Dice lui, tranquillamente.

«Io non- COSA?!» Porto le mani tra i capelli e constato che mi sono spuntate veramente due orecchie da gatto e una coda, dato che quest'ultima sventola sinuosamente fino a sotto il mio naso.

Guardo Ranmaru che se la ride allegramente e mi imbroncio incrociando le braccia al petto.

«Cosa ho fatto ora di male per meritarmi ancora questa tortura?» Chiedo ad alta voce rivolto al non esistente sciamano e mi arrovello il cervello per cercare di capire cosa, effettivamente, ho fatto per scatenare ancora una volta gli effetti del maleficio di quel ciarlatano.

Alla fine, la risposta arriva da sola a chiare lettere: ho rinnegato ancora una volta i miei sentimenti per Ranmaru. Sospiro e, dopo aver preso un profondo respiro, decido di esternare, per la prima volta, ciò che provo realmente. È una cosa che, in tutta la mia vita, non ho mai fatto in precedenza. È più facile tenersi tutto dentro e fare lo scontroso con chi prova anche solo a cercare di capire cosa pensi davvero.

«Ranmaru, io so per quale motivo lo sciamano ha voluto trasformarmi in gatto. Una settimana fa sono entrato nella sua tenda con l'intento di sfotterlo un po', mi ha letto la mano ed ha azzeccato tutto, almeno finché non è arrivato a parlarmi dell'amore. Ha cominciato a sproloquiare sul fatto che nella mia vita privata c'era una persona a cui tenevo particolarmente, ma che rinnegavo i miei sentimenti verso questa persona che, invece, ricambiava. Ha detto che c'era un colore che segnava tutto... il rosa.» Mi sento avvampare nuovamente e alzo lo sguardo giusto un attimo, trovando il confetto intento a guardarmi sorpreso. Abbasso le iridi e le punto sulle mie dita con cui comincio a giocare con un lembo del lenzuolo e, ripreso fiato, continuo a parlare.

«Io non ho creduto ad una sola parola e l'ho mandato a quel paese, così lui mi ha trasformato in un gatto. E chi poteva trovarmi se non tu? Il confetto rosa con gli irritanti codini. I primi giorni ero veramente intenzionato a demolirti casa, poi ho sentito il modo in cui parlavi di me, ho avuto l'opportunità di osservarti, conoscerti più da vicino e, giorno dopo giorno, percepivo che dentro di me stava cambiando qualcosa. Tu... mi piaci.» Dico l'ultima frase con un filo di voce, imbarazzato più che mai.

Non ricevendo risposta, alzo lo sguardo preoccupato e quasi mi soffoco con la mia stessa saliva per evitare di ridere: le sue labbra formano una "O" perfetta per via dello stupore nel sentire la mia confessione.

«Chiudi la bocca o entreranno le mosche.» Ridacchio con le lacrime agli occhi per poi spostarmi una ciocca di capelli dal viso. Porto la mano più su e noto che le orecchie feline sono ancora lì. Maledetto sciamano, per quanto tempo vuoi punirmi?

«Masaki che rivela apertamente i suoi segreti? Dov'è la telecamera quando serve?! Questo è un avvenimento più unico che raro!» Esclama Ranmaru, dopo essersi ripreso dallo shock iniziale, sorridendo dolce.

«Sì, ma tanto non è servito a niente. Ho ancora le orecchie e la coda da gatto.» Mormoro tenendo la coda tra le mani, afflitto.

«Devo dire che così... mi piaci ancora di più.» Soffia avvicinandosi e toccandomi un orecchio. A quel tocco inizio a fare le fusa.

«Oooooh, ma andiamo! Anche le fusa?!» Ringhio alzando gli occhi al cielo. Voglio sotterrarmi all'istante. Ranmaru mi guarda divertito e nei suoi occhi vedo balenare un lampo malizioso.

«Mi chiedo se...» Mi afferra il volto e, improvvisamente, poggia le sue labbra morbide sulle mie in un bacio casto. Ricomincio a fare le fusa e quando passa la lingua sul mio labbro inferiore, chiedendomi il permesso per esplorare la mia bocca, le fusa raggiungono il loro massimo livello.

«Come pensavo, fai le fusa quando trovi piacevole qualcosa, tipo il mio tocco.» Mi guarda malizioso ed avvampo violentemente.

Mi accarezza dolcemente una guancia, lievemente imporporata per l'imbarazzo, che poggio sul suo palmo beandomi di quel contatto. Come da copione, le fusa non tardano a farsi sentire facendolo sorridere di nuovo. Ricomincia a baciarmi con più foga facendomi stendere sotto di lui e liberandomi dal lenzuolo che cade a terra, inerme. Nel giro di pochi minuti la stanza si riempie di gemiti e... fusa.

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