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Mai far arrabbiare Kirino Ranmaru

Mi sveglio alle prime luci dell'alba, carico come non mai e deciso nel completare l'esplorazione che ho iniziato ieri sera. Mi sporgo dal divano calcolandone l'altezza e, ormai sicuro di atterrare sulle zampe e non sul sedere o sulla faccia, mi lancio con un salto perfetto e aggraziato. Trotterello allegro per il salotto fino ad arrivare alle scale che portano al secondo piano. Sono davvero tante e molto alte, ma questo non mi fermerà di certo o non mi chiamo Kariya Masaki. Faccio un piccolo balzo e salgo il primo scalino.

"Sembra facile." Continuo così finché non mancano gli ultimi due gradini per arrivare alla mia meta; ma, proprio all'ultimo, metto male una delle zampe posteriori e il mio sedere scivola giù facendomi rotolare per tutte le scale. Quando tocco terra, avverto un dolore allucinante ad una delle zampe e comincio a miagolare lamentoso.

"Fa male, fa male, fa male!" Continuo a miagolare tenendo la zampa alta. Non riesco ad appoggiarla.

Finalmente sento dei passi provenire dal piano superiore e vedo Ranmaru sbucare in pantaloncini e canotta, gli occhi assonnati ma preoccupati e i capelli rosa sciolti sulle spalle. Mi zittisco guardandolo. Quei pantaloncini sono dannatamente troppo corti e lui è dannatamente troppo bello.

"Masaki, smettila di fare certi pensieri sul confetto." Mi ripeto mentalmente cercando di guardare da tutt'altra parte.

«Masaki, cos'è successo?» Chiede preoccupato mentre scende le scale.

Miagolo con il solito lamento e mi lecco la zampa destra facendogli capire dove deve guardare.

«Cos'hai combinato?» Continua a chiedermi mentre si inginocchia e prende tra le mani l'arto in questione.

Caccio un miagolio più alto, infastidito dal suo gesto e dal dolore che sento propagarsi da quel punto.

«Hai provato a salire le scale, vero? Sei troppo piccolo per avventurarti su per questi gradini senza cadere inevitabilmente giù.» Dice sorridendo e tirando appena la zampa per farmela distendere.

Gli mordo la mano facendo un ringhio basso e ammonitore. Se non la smette gliela stacco davvero a morsi!

«Ok, va bene, ho capito. Non te la tocco più.» Esclama prendendomi in braccio e portandomi nuovamente sul divano. Si siede vicino a me e comincia a farmi i grattini tra le orecchie. Mi violento mentalmente per non far uscire nemmeno un suono a quel contatto. Non posso reagire così al solo tocco delle sue dita, dannazione!

«Hai fame?» Chiede sfiorandomi il collo con un polpastrello.

Lo guardo dritto negli occhi, quegli occhi dalle perfette sfumature di un cielo limpido d'estate, e mi ci perdo. Non mi ero mai trovato a studiare così da vicino il viso di Ranmaru e ora che ne ho l'opportunità mi chiedo come abbia fatto a non accorgermi prima di quanto bello fosse. Ho sempre criticato e canzonato i suoi tratti molto femminili, ma mi rendo conto che su di lui non stonano per niente, anzi, lo rendono quasi... angelico.

"Aspetta, aspetta, ASPETTA. Masaki, stiamo parlando di Kirino, il confetto, il mega lucidalabbra, la fragola ambulante. NON PUOI PENSARE CHE SIA... BELLO!" Distolgo lo sguardo e miagolo piano rispondendo alla sua domanda. In effetti comincio ad avere fame, sarà per questo che deliro.

Si alza per poi dirigersi in cucina, dando mostra del suo fondoschiena coperto in sì e no da venticinque centimetri di stoffa. Sposto repentinamente lo sguardo, imbarazzato, e attendo paziente la mia colazione. Torna con un piattino pieno di prosciutto ed io mi lecco i baffi facendo le fusa. Mi dimentico per un attimo della zampa ferita appoggiandola alla superficie del divano e faccio un miagolio di protesta. Ranmaru mi sorride e, dopo aver messo il piatto a terra, mi prende per farmi scendere dal sofà. Spazzolo via tutto il prosciutto in meno di cinque secondi.

Lo vedo dirigersi nuovamente in cucina ed io passo il mio tempo a farmi le pulizie. Ad essere sincero la cosa mi schifa parecchio, ma non posso restare sporco e puzzare, quindi mi sacrifico cominciando a leccare il manto grigio dal quale sono totalmente ricoperto.

"Ora che ci penso, ma in che razza di gatto mi ha trasformato quell'imbecille di uno sciamano?" Mi guardo attorno alla ricerca di una qualche superficie su cui potermi specchiare, non ne scorgo e mi dirigo zoppicando verso l'ingresso dove trovo un grande specchio.

Mi siedo e mi scruto attentamente. Il manto del mio pelo è liscio, lungo e grigio, ma spostandomi appena sotto una luce diversa manda dei riflessi blu. Ho una corporatura robusta e massiccia, anche se sono decisamente piccolo, e una coda lunga e maestosa. Gli occhi, invece, li riconosco fin troppo bene dato che sono i miei, gialli e decisamente felini. Ricordo di aver letto un libro dove venivano catalogate le varie razze dei gatti e associo le mie caratteristiche a quella che più mi aveva colpito per il suo essere pregiata: il certosino.

"Almeno ha avuto buon gusto." Ghigno mentalmente ammirandomi da ogni angolazione.

Ad un tratto, oltre al mio riflesso, vedo le gambe di Ranmaru che si piazza dietro di me per poi sollevarmi da terra. Lo guardo infastidito – non sopporto trovarmi ad una così grande altezza da terra – e vedo che ha di nuovo fatto i suoi irritanti codini.

«Allora, piccolo Masaki, io esco. Dovrei tornare entro mezzogiorno. Fai il bravo mentre sono via.» Dice posandomi, per l'ennesima dannatissima volta, sul divano.

Lo seguo con lo sguardo finché non lo vedo uscire di casa salutandomi con la mano, con un mega sorriso stampato sulle labbra. Punto i miei occhi felini sul grande orologio presente nella stanza e noto che segna le otto e mezzo del mattino. Ghigno compiaciuto; ho tutto il tempo di combinarne una delle mie. Poggio la zampa sul divano, ma constato che è ancora indolenzita. Quindi, almeno per il momento, il mio piano diabolico deve aspettare. Alzo gli occhi al cielo e mi acciambello appisolandomi.

Apro improvvisamente gli occhi quando sento un impellente bisogno farsi strada in me.

"Devo andare in bagno. Subito." Mi stiracchio mettendo in bella mostra il mio sedere peloso e noto con sommo piacere che il dolore alla zampa è passato.

Scendo dal divano e mi guardo attorno cercando un posto dove poter fare la pipì. Ovviamente, quell'idiota non ha pensato a comprarmi una lettiera o qualsiasi altra cosa in cui i gatti fanno i loro bisogni.

"Peggio per lui. Io la deposito dove capita prima." E, con nonchalance, opto per fargli la pipì a centro di cucina. Tanto tocca a lui pulire, mica a me.

Dopo essermi svuotato la vescica per bene, riprendo la mia esplorazione. La cucina, in stile moderno, non mi interessa più di tanto, non c'è niente qui che attira la mia attenzione. Passo al salotto e lo perlustro tutto finché un raggio di sole illumina le perfette e magnifiche tende della finestra. Resto incantato di fronte a tale visione e mi avvicino leggiadro a quei pezzi di stoffa che si muovono appena.

"Chissà che consistenza hanno." Arrivo a pochi passi da loro e allungo un arto passandone la punta sulla stoffa. Nel farlo resto con gli artigli attaccati e tiro via la zampa sfilacciando il bordo della tenda.

"Che cosa stupenda!" Mi attacco con entrambe le zampe e comincio a farmi le unghie logorando la parte inferiore della tenda arancione di Ranmaru. Alzo gli occhi e un'idea mi affiora nella testa. Faccio un sorrisetto sadico e, prese le misure, con un balzo mi attacco a metà tenda. Mi arrampico fino in cima, ma, quando guardo in giù, mi vengono le vertigini.

"Come cavolo scendo ora?! Che brutta idea, CHE-BRUTTA-IDEA!" Comincio a tremare e miagolare chiedendo aiuto pur essendo consapevole che la casa è vuota.

Fortunatamente – o sfortunatamente – in quel preciso momento rientra Ranmaru carico di buste, fresco di shopping.

«Masaki, sono a casa! Ti ho comprato un po' di cose.» Dice tutto pimpante.

Miagolo forte, stanco di stare appeso come un salame alla tenda.

"Vieni a mettermi giù! Muoviti!" Continuo a miagolare con il mio solito lamento guardando verso di lui. Lo vedo alzare un sopracciglio e cercarmi per il salotto non appena nota che non sto sul divano.

«Masaki? Dove ti sei cacciato?» Chiede grattandosi la testa.

"Sei cieco e sordo?! Sono qui, idiota!" Caccio un miagolio più alto degli altri e, finalmente, rivolge il suo sguardo verso di me. Spalanca gli occhi allibito e lo vedo cambiare colore nel giro di due secondi: è rosso di rabbia.

«Masaki! Scendi immediatamente da lì!» Urla piazzandosi sotto di me con aria omicida.

"Hai l'intelligenza di un cucchiaino o cosa?! Se fossi riuscito a scendere, l'avrei fatto già da un pezzo!" Cambio il tono dei miei miagolii facendogli capire che non so come fare per scendere da questa dannata tenda.

Lo vedo sbuffare e dirigersi a grandi passi in cucina. Sento un urlo sovrumano provenire da quel punto e capisco che, molto probabilmente, ha trovato il mio regalino depositato giusto poco prima. Ritorna in salotto ancora più incazzato trascinandosi dietro una sedia.

«Sei un gatto morto, Masaki. Appena ti prendo non sai come ti finisce.» Mi minaccia salendo sulla sedia e allungandosi verso di me.

Deglutisco impaurito. Non ho mai visto Ranmaru davvero arrabbiato e devo dire che incute un certo terrore. Devo escogitare un modo per scappare.

Non appena mi afferra per la pancia staccandomi dalla tenda, un artiglio per volta, mi dimeno e scappo dalle sue grinfie atterrandogli in testa.

«Ma che-?» Cerca di riprendermi, ma con un balzo scendo fiondandomi dritto dritto sotto al divano, raggomitolandomi nell'angolo più lontano.

Vedo un suo occhio azzurro scrutarmi minaccioso e mi faccio ancora più piccolo sfoggiando i miei occhioni gialli da cucciolo impaurito.

«Dovrai uscire da lì, prima o poi.» Dice per poi alzarsi imprecando.

Appunto mentale: mai far arrabbiare Kirino Ranmaru.

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