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Ho capito di amarti

Il giorno seguente mi alzo stranamente di ottimo umore. Trotterello fino al letto, dal lato in cui dorme Ranmaru, e mi attacco alle coperte miagolando insistentemente.

"Svegliati pigrone, su! Io ho fame." Quando vedo che non accenna a svegliarsi, mi arrampico su per le coperte arrivando a pochi centimetri dal suo volto. Lo osservo dormire per un po', è bello anche con un rivolo di saliva che gli esce dalla bocca.

Dorme beatamente spaparanzato a pancia sotto, quindi mi piazzo sulla sua schiena, comincio a fare le fusa e arrivo più volte col naso vicino al suo volto con l'intento di svegliarlo. Mugugna appena nel sonno e si gira supino facendomi rotolare dall'altra parte del letto. Lo guardo torvo e decido di passare alle maniere forti. Mi avvicino quatto quatto e, quando vedo le sue dita muoversi da sotto il lenzuolo, faccio un agguato afferrandole con le zampe e mordendole tutto felice. Finalmente si gira verso di me aprendo gli occhi azzurri e uscendo dal mondo dei sogni.

«Umph. Buongiorno, Masaki.» Dice poggiando la mano sulla mia testa. Ricomincio a fare le fusa e mi struscio per tutta la lunghezza del suo braccio arrivando nuovamente a pochi centimetri dal suo volto. Mi guarda sorridendo finché non mette a fuoco l'ora segnata sulla sveglia: le otto del mattino.

«Masaki, ma hai idea di che ore sono? Mi hai svegliato alle otto, di domenica mattina! Chi me l'ha fatto fare a portare un gatto in casa?» Mormora massaggiandosi gli occhi.

"Io ho fame, quindi smuovi le chiappe. Non mi interessa se sono le otto di domenica mattina, potevano essere anche le sette. A me importa solo di riempire il mio stomaco." Lo osservo altezzoso e comincio a miagolare dando varie testate al braccio con cui si copre gli occhi nel tentativo di farlo alzare. All'improvviso, mi afferra poggiandomi sul suo petto e mi guarda dritto negli occhi.

«Ho capito, ora mi alzo. Certo che non te non si deve perdere un attimo.» Dice sorridendo e facendomi i grattini sotto il collo. Mi godo le coccole giusto venti secondi, poi mi divincolo dalla sua presa, scendo dal letto e continuo a spaccargli i timpani con i miei miagolii insistenti.

"Per quanto mi piacciano le tue coccole, IO-HO-FAME." Lo vedo sedersi sul bordo del letto sbuffando e, quando si alza strascinando i piedi, mi attacco ai suoi polpacci facendo le fusa e rischiando di farlo finire a gambe all'aria.

Dopo esser arrivati in cucina e aver spazzolato felicemente il mio piattino di wurstel a pezzetti, il confetto si veste velocemente ed esce di casa per andare a buttare la spazzatura. Approfitto di questo momento, sgattaiolo su per le scale e, riuscendo a non rotolare nuovamente giù, arrivo finalmente al piano superiore per poterlo esplorare come si deve. Sorpasso la stanza di Ranmaru, che ormai conosco come le mie tasche, e mi infilo nella prima porta che trovo aperta: un altro bagno. Giuro, se potessi mi rotolerei a terra dal ridere. Lo sapevo che non poteva mancare il bagno rosa, ma non mi aspettavo che potesse essere così... rosa! I capelli del lucidalabbra gigante possono mettersi di lato di fronte a tutto ciò.

Esco dal mondo di Barbie con ancora le lacrime agli occhi ed entro nella stanza successiva, nonché ultima di questo piano. Mi trovo davanti quello che si può definire un grande studio con una piccola libreria, una scrivania ricolma di fogli, penne e matite e, in un angolo ben illuminato dalla luce che entra dalla finestra, se ne sta un cavalletto con tanto di tela sopra. Ignoro la libreria e la scrivania – i libri non mi sono mai piaciuti, soprattutto se sono vecchi e polverosi tomi pesanti che parlano di un qualche noioso autore – e mi dirigo spedito verso l'angolo in cui sta il cavalletto. Noto che attorno ad esso giacciono diversi quadri dipinti con molta cura. Alla fragola deve piacere l'arte. Guardo meglio e tra le opere spiccano due quadri sui quali è riprodotto, minuziosamente, il mio volto. Resto basito per un attimo di fronte alla perfezione con il quale sono riportati i tratti e le sfumature del mio viso, ogni colore è al posto giusto: sono bellissimo.

Mi avvicino ancora un po' finché non sento una delle mie zampe sprofondare in qualcosa di molliccio e appiccicoso. La guardo e capisco di aver appena pestato della tempera che fuoriusciva da un tubetto lasciato aperto.

"E, ma dai! Di nuovo sporco. Certo che lo zucchero filato potrebbe avere almeno la decenza di richiudere i tubetti dopo aver riprodotto e sbavato sul mio bellissimo viso." Scuoto la zampa mandando gocce di colore sul pavimento.

Sbuffo mentalmente notando che il colore non ne vuole sapere di levarsi, ma quando poggio la zampa per terra, lasciando la mia impronta, una lampadina si accende e sorrido malefico. Spremo i tubetti aperti facendo uscire quanta più tempera possibile, vi immergo tutte e quattro le zampe e, tutto allegro, trotterello per l'intero perimetro della stanza lasciando orme gialle, azzurre, rosse e verdi praticamente ovunque. Osservo tutto soddisfatto la mia magnifica opera d'arte e, quando le mie zampe non lasciano più impronte, torno felice nel salotto. Arrivato lì, una leggera e piacevole brezza mi scompiglia il pelo grigio e noto stranito che la porta d'ingresso è leggermente aperta. La guardo interrogativo e, sentendo Ranmaru cantare da sotto la doccia, capisco che ha dimenticato di chiuderla.

"Stupido di un senpai confettoso. Se entrano i ladri per me possono benissimo svaligiargli casa, io non muoverò un muscolo." Mi avvicino alla porta aprendola ancora di più e mettendo il muso fuori. L'aria, stranamente, sa di libertà.

"Voglio tornare umano..." Guardo triste la strada e torno dentro fermandomi davanti allo specchio d'ingresso. L'immagine riflessa mostra un certosino grigio dagli occhi gialli tremendamente tristi.

Mentre continuo ad osservarmi, lo sguardo mi cade sull'angolo dello specchio il quale si rivela essere l'anta, lievemente aperta, di un armadio per le giacche. La solita curiosità felina si fa spazio dentro di me e, con una zampa, la apro di più infilandomi dentro. In quello stesso momento, lo sportello si chiude con un tonfo sordo intrappolandomi nell'armadio.

"Perfetto, ci mancava solo questo." Gratto la superficie provando ad aprirla, ma niente, non si sposta di una virgola e non so quando l'evidenziatore rosa uscirà dal bagno. Rassegnato, mi appallottolo e nel giro di pochi secondi mi addormento sognando poi Ranmaru che mi corre incontro, chiamandomi.

Quando mi sveglio, sicuramente dopo molte ore, capisco che il mio non era un sogno dato che Ranmaru mi sta effettivamente chiamando a gran voce con un tono che trasuda preoccupazione ad ogni lettera. Mi prendo tutto il tempo di questo mondo prima di rispondere, amo sentire il mio nome pronunciato in quel modo da lui. Alla fine, decido di averlo fatto esasperare abbastanza e comincio a miagolare sempre più forte facendogli capire dove mi trovo. Quando apre l'anta, mi guarda visibilmente sollevato e mi afferra stritolandomi in un abbraccio spaccaossa.

«Masaki! Oddio, non sai quanto mi hai fatto preoccupare. Avevo paura che te ne fossi andato dato che ho dimenticato la porta aperta.» Dice poggiando la guancia sulla mia testolina. Mi struscio a lui e comincio a fare le fusa; da una parte mi dispiace averlo fatto preoccupare.

L'altra mezza giornata passa senza altri intoppi e quando arriva l'ora di andare a dormire, Ranmaru fa una cosa un po' inaspettata: mi sistema sul suo letto anziché nella cuccia.

«Oggi mi sono spaventato a morte quando sei sparito durante quelle ore. Nonostante tu sia il gatto più vivace e pestifero del mondo, io mi sono affezionato a te. E non importa quante tende graffierai o quante zampe troverò stampate con la tempera sul pavimento. Io non ti lascerò più. Perché, in fondo, perdere te, che sei così simile a Masaki, sarebbe un po' come perdere anche lui.» Sussurra accarezzandomi leggero la testa.

Resto basito a quelle parole e finalmente capisco quanto siano profondi e veri i suoi sentimenti nei miei confronti. Un piacevole calore si propaga dal mio cuore e per tutto il corpo, mi avvicino al suo petto e mi accoccolo meglio contro di lui.

"Nemmeno io voglio perderti. Se non tornerò umano, non lascerò mai più questa casa perché... ho capito di amarti." Con queste parole che riecheggiano nella mia testa mi addormento, non prima però di aver capito il motivo per cui lo sciamano mi ha trasformato in gatto: voleva che io accettassi i miei sentimenti nei confronti di Ranmaru.

Niente è accaduto per caso.

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