6. UNA STRANA PROPOSTA
Arrivò mercoledì e finalmente potemmo consegnare al professor Rupert le ricerche.
Quando andammo io e Michael, il prof. lesse soltanto le prime righe della ricerca e si complimentò con noi, dicendoci che eravamo stati molto bravi e che sicuramente avremmo preso un bel voto. Io ero entusiasta, mentre Michael, come al solito, non se ne curò minimamente. Non gliene fregava praticamente nulla!
Uscita dall'aula mi misi a chiacchierare con Jill.
«Allora? Come è andata la ricerca con Max?» chiesi.
«Bene. Abbiamo studiato... tra uno sbaciucchiamento e l'altro» disse ridendo. «Tu e Michael, invece?».
«Non mi ci far pensare. Cioè, la ricerca è andata bene, ma lui continua ad essere insopportabile. Più tempo ci passo insieme e più mi rendo conto di quanto sia faticoso scambiarci anche solo una parola» dissi scocciata.
«Invece, secondo me, questa specie di guerra che fate vi porterà lontano. Avete due bei caratterini, ma alla fine... sono sicura che finirete per mettervi insieme» fece Jill con malizia.
«Ma figurati! Piuttosto la ghigliottina» dissi con aria disgustata.
«Se lo dici tu. A proposito di ragazzi... il ballo! Sabato c'è il ballo» esclamò Jill con aria pensierosa.
«Il ballo. Giusto! Mi era proprio passato di mente. Che culo che per noi del terzo anno c'è due volte, eh?» risposi ridendo fintamente.
«Beh, quello di sabato è solo una sorta di festeggiamento di inizio studi. Poi a giugno avremmo quello ufficiale di chiusura anno scolastico. Tu ci vieni?» chiese Jill curiosa.
«Certo, come no, sono in prima fila. Non ho intenzione di essere invitata per l'ennesima volta da quel cretino del mio vicino di casa, per poi finire la serata con lui che vomita la birra e io che lo riporto a casa. Ovviamente, questo, sotto gli occhi di tutti che intanto ridono di me. No grazie, preferisco starmene a casa a vedere un film» dissi.
«Andiamo Sam, Paul è un bravo ragazzo. E poi, il fatto che i primi due anni siano andati male, non vuol dire che vada male anche il terzo. Inoltre, chi lo sa, magari quest'anno qualcun altro ti invita!» mi stuzzicò Jill dandomi una gomitata.
«Sì certo. Devono mettersi in fila per quanti ne sono» feci ironica. «Oh, cavolo, è tardissimo! Devo correre a lezione di educazione fisica. Ci vediamo dopo, tesoro» dissi e le lasciai un veloce bacio sulla guancia.
Quando scesi giù in palestra, la prof non era ancora arrivata e tra i tanti allievi che si esercitavano o cazzeggiavano seduti sugli spalti, vidi Max che si esercitava a pallacanestro, così lo andai a salutare.
«Ciao Max» dissi avvicinandomi.
«Ehilà, Sam. Tutto bene?» chiese Max con un sorriso
«Si tutto ok. Ti secca se faccio due tiri con te?» domandai.
«No figurati. Anzi, fammi vedere che sai fare!» fece Max cordiale e cominciammo a giocare.
Dopo qualche tiro e qualche risata, la prof non si vedeva ancora, così io e Max ci sedemmo sulle scalinate della palestra.
«La pallacanestro non fa per me» dissi ridendo.
«Già! Senza offesa, ma sei una schiappa» mi rispose Max ridendo a sua volta, e si sedette accanto a me.
«Allora, come vanno le cose con Jill?» chiesi.
«Bene. Ho sentito che sabato c'è il ballo, e vorrei portarcela».
«Alla grande! Ne sarà sicuramente entusiasta» dissi felice.
«Tu con chi ci vai?» chiese Max con fare curioso.
«Con nessuno».
«Come? Perché?» domandò interessato.
«Beh, perché sia il primo che il secondo anno, ho passato la sera del ballo con quel cretino del mio vicino di casa, ed è stata un'esperienza da dimenticare» dissi scuotendo la testa.
«Addirittura? E perché?»
«Tanto per cominciare: il primo anno ha vomitato mentre tornavamo a casa, e la madre si è anche arrabbiata con me perché dovevo tenerlo d'occhio. Ma la cosa più assurda è che mi ha vomitato sul vestito» dissi con aria schifata.
«Oh, Dio!» fece portandosi una mano alla bocca. «Ci credo che non vuoi andarci! E invece l'anno scorso che ti ha combinato?» chiese divertito.
«Beh, per non farmi dimenticare cosa si prova a vedere qualcuno vomitare, ha vomitato di nuovo. Solo che questa volta l'ha fatto in palestra, davanti a tutti che ci guardavano e ridevano a crepapelle. Un'esperienza tragica!».
«Divertente» disse ridendo.
«Che fai?» feci tirandogli uno schiaffetto «ridi delle mie disavventure?».
«Ma no, non mi permetterei mai!» rispose ironico, e poi incalzò: «Però... quest'anno potresti andarci con qualcun altro, no?».
«Ah davvero? E con chi? Nessuno muore dalla voglia di invitarmi e io non me ne faccio un problema, resterò a casa a guardare un film» dissi fingendo che non me ne importava nulla del ballo.
«In realtà, qualcuno che potrebbe invitarti ci sarebbe» disse muovendo la testa qua e là.
«Ad esempio?» chiesi.
«Ad esempio, Michael» disse con un sorriso.
«Cosa? Non ti azzardare nemmeno. Non ci andrei neanche morta al ballo con lui, lo odio, è davvero insopportabile. Ma perché ti ha chiesto qualcosa? Anzi, sai non me lo dire! Non mi interessa, ok? E tu non dirgli niente, chiaro?» ringhiai minacciosa.
«Ok Sam, va bene, se insisti» fece lui ridendo sotto i baffi.
«Insisto! Ora devo andare. Mi raccomando, tieni la bocca chiusa. Non una parola sulla nostra conversazione» dissi serissima.
«Ok ricevuto» rispose e me ne andai sperando che non avrebbe aperto bocca con nessuno, meno con mai con suo cugino.
Il giorno dopo, a scuola, incontrai Michael. Aveva un sorrisetto impertinente sulla faccia e sembrava "felice" di vedermi. Forse stavo sognando?
«Ciao» disse avvicinandosi, mentre io riponevo i libri nell'armadietto.
«Ciao, Michael» risposi continuando a sistemare le mie cose.
«Come va?» mi chiese.
«Tutto ok, e a te?» domandai buttandogli un occhio. Era particolarmente carino quella mattina, e emanava un profumo buonissimo.
«Bene anche a me. Senti, hai sentito niente del ballo?» mi chiese fingendo indifferenza.
«Sì, è solo un altro evento in cui le coppiette saranno ancora più unite e i single si deprimeranno».
«Già! E tu non ci vai?» domandò incuriosito.
«No, non fa per me il ballo. Preferisco stare a casa a vedere un film» risposi senza guardarlo, visibilmente imbarazzata. Non potevo mica dirgli che nessuno mi aveva invitata!
«Guarda che mica ti devi vergognare a dire che nessuno ti ha invitata» disse tranquillo.
«E chi te lo dice che nessuno mi ha invitata? Ho una lista molto lunga di cavalieri che volevano accompagnarmi ma io ho rifiutato» cercai di essere convincente, ma il tono della mia voce mi tradì.
«Senti, Sam, non serve fingere con me! Tanto Max mi ha detto che nessuno ti ha invitata e che è per questo che non ci vai. Quindi, dato che bene o male siamo amici, ti va di venire con me?» mi chiese serio.
«Ah...lo sapevo, che cavolo ti ha detto quell'idiota? Senti non sono stata io a chiedergli di farmi invitare al ballo da te e poi tu sei l'ultima persona con cui ci andrei» dissi in tono arrogante.
«Però! Ti sto così antipatico? Addirittura da ritenermi peggio di Mr.Vomito!» esclamò ridendo. Alla parola "vomito", sussultai.
«Cosa? Che cos'altro ti ha detto?» sussurrai arrabbiata. Nonostante tutto, anche se una parte di me avrebbe voluto gridare in faccia a Michael e scannare Max, non volevo urlare ai quattro venti le mie disavventure.
«Abbastanza da immaginarti vestita di tutto punto con il vomito addosso» disse continuando a ridere.
«Lo sapevo, avrei dovuto tenere la bocca chiusa».
«Senti Sam, lo so che non ti sto simpatico e che tra noi due c'è sempre astio. Ma vedila così: non ballo, quindi non ti rovinerò la serata rischiando di farti fare brutta figura in pista e non bevo perché non mi piace l'alcool, di conseguenza non ti vomiterò addosso. Ci divertiremo a prendere in giro gli invitati. Allora? Che dici? Ti ho convinta?» mi chiese aspettando una risposta. Ci pensai un po' su e alla fine cedetti.
«Uff, d'accordo, ci vengo. Ma ad una sola condizione: per nessuna ragione dobbiamo litigare e tu non mi devi dare modo per farlo. Non voglio accendere nessuna miccia, ma tu non provocarmi!» dissi seria. «Va bene, ma neanche tu devi darmi modo per farlo» rispose Michael.
«Guarda che se tu non mi provochi io non ti attacco senza motivo» feci alterata.
«D'accordo, affare fatto. Passo a prenderti sabato sera alle 19.30, ok?».
«Ok, a sabato».
«A sabato» disse, e se ne andò.
Venerdì sera, prima di andare a dormire, pensavo già al giorno dopo. Non sapevo perché, ma ero emozionata. Mi addormentai ancora con quella strana sensazione addosso e con la speranza che la serata di sabato sarebbe filata liscia.
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