11. DAVID HAYES
Eravamo alla fine dell'estate.
Erano passati due mesi da... Da quel giorno.
Non avevo del tutto superato l'accaduto, per quello ci voleva di più, ma l'avevo accettato...
Non mi veniva più da piangere se ci pensavo, ed ero più allegra con gli amici.
Eravamo partiti per il mare, ci dovevamo stare tre giorni e quello era l'ultimo.
Eravamo sempre noi: Jamie, Kass ed io.
Ci trovavamo in spiaggia ed io, da persona normale, leggevo. Gli altri giocavano in riva e sentivo le loro risate.
Mi persi nel libro. Me lo aveva consigliato un mio amico babbano. Si chiamava Divergent.
Era un racconto bellissimo, intrigante...
Mi ero innamorata dei protagonisti, Tris e Quattro...
"Dovresti rinfrescarti un po'!!"- mi gridò Kass, e Jamie mi rovesciò addosso un secchiello d'acqua gelida.
"Tu... Voi... Aah!"- poggiai il libro fortunatamente salvo, mi alzai e corsi da loro.
Entrammo in acqua ed iniziammo a giocare.
Jamie mi prese in braccio e mi buttò giù.
Quando risalii, sembravo il mostro della palude, con tutti i capelli davanti, e scoppiammo a ridere.
In quel momento, un pallone centrò in pieno la testa di Jamie.
"Chi è stato quel babbano che-"
Un ragazzino si stava avvicinando. Doveva avere più o meno la nostra età. Era moro, con gli occhi grigi.
"Scusa!"- disse -" Se ti ho fatto male, mi dispiace...
Comunque, mi chiamo David Hayes."
"Ciao. Tranquillo per il pallone, non mi sono fatto niente! Io sono James."- rispose mio cugino.
"Io mi chiamo Kassandra"
"Alicia"
"Ok... Posso farvi una domanda?"- chiese David.
"Certo"- rispondemmo in coro.
"Ma... Ho sentito che avete detto babbano... Voi andate ad Hogwarts? Perché io inizio quest'anno..."
"Sì, siamo tutti Serpeverde... Noi siamo tutti del secondo anno."
"Ah, ok! Vabhe, io devo andare... Ci vediamo a scuola!"- prese il pallone e si allontanò.
"Ciao!!"- gridammo.
Noi continuammo a giocare, finché i genitori non ci chiamarono. Andammo a pranzo in un ristorante babbano, una pizzeria. Lì incontrammo il professor Holmes e suo padre. Pranzammo tutti insieme, poi i genitori e il padre di Tommy rimasero al tavolo, mentre noi eravamo fuori con il prof a chiacchierare. Era bello perché, anche essendo un professore, stava volentieri con noi e scherzava, come dire, 'da pari a pari'.
"Hei ragazzi, vi offro un gelato, vi va?"- ci chiese.
"Un cosa?"- domandò Kass.
"Un gelato"- spiegò Tommy-"È un dolce babbano freddo, che può avere un sacco di gusti... cioccolato, menta, caffè, frutta, creme e chi più ne ha più ne metta... ma non batte le TuttiGusti +1!"
"O-okay... Allora magari lo sento, dai..."
"Bene! Andiamo?"- sorrisi a Tommy -"A proposito, lo vuoi mio fratello? Te lo regalo!"
"No guarda, ne ho già due..."
"Oddio! E come fai a sopravvivere?"
Scoppiammo tutti a ridere.
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Avevamo preso un gelato a testa e stavamo passeggiando per il paese.
"Quindi Prof , ci dica... Cosa farà quest'anno al corso di letteratura babbana?"- chiese Kass, che lo frequentava già.
"La Divina Commedia, di Dante Alighieri. Un capolavoro!"
"Bene! Anche perché credo che quest'anno lo seguirò anche io... Non voglio fare Divinazione! La Cooman predice la morte di qualcuno un giorno sì e l'altro pure..."- dissi.
Risero tutti, compreso Tommy. Ho già detto che lo adoro?
"Ragazzi! Eccovi! Dobbiamo andare, si torna a casa!!"- mia madre ci chiamò.
Ci salutammo, abbracciai Kass e salimmo in macchina.
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Il mese seguente, o meglio, le tre settimane prima dell'inizio della scuola, le passai a casa, per la maggior parte del tempo con Charlie, Peter, Karl e un nuovo ragazzo, Aaron. Scoprii che avevano formato una specie di gruppo musicale, per cui venivano a casa nostra per chiedere consigli a mio padre, perché lui suonava da prima che nascessi io. Non aveva seguito la carriera nel Quidditch, ma era diventato un impiegato al Ministero. L'unica cosa che lo distraeva dal lavoro era la musica. Con quella si sfogava, vedevo che era libero. Non come quando stava seduto dietro ad una scrivania. Il che non è da tutti i maghi. Tutti pensano che h ma famiglia come i Potter, relativamente famosa, debba per forza fare cose strabilianti. Lui invece si diverte ad insegnare ai ragazzi un modo di comunicare diverso dalle parole.
Ora mi trovavo nella saletta dove di solito suonava, lo 'Studio'.
Stavano chiacchierando, ogni tanto suonavano qualcosa... Era bello stare lì ad ascoltarli, in esclusiva. Sorrisi tra me e me a quel pensiero. Erano le sei meno dieci, avevano quasi finito.
"Beh ragazzi, direi che per oggi può bastare. Tanto siamo agli sgoccioli e fra poco si torna a scuola. Siete migliorati molto, davvero. Complimenti! "
Finiscono in anticipo? E da quando?
Mio padre sembrò leggermi nel pensiero e disse:"Sì, abbiamo finito cinque minuti prima, e allora?"- e rise.
"Sarà l'abitudine"- risposi sghignazzando.
"Venite in giardino mentre aspettate i vostri?"- chiesi.
"Certo!"
"Fate i bravi, eh?"- si raccomandò papà.
"Sisi!"- gli gridai mentre ero già fuori dalla porta.
Appena fui in giardino mi sdraiai nel prato.
I ragazzi si buttarono accanto a me.
"Fammi vedere quelle guance, daiii"- mi pregò Pete.
"E va bene... saresti una nonna perfetta, sai?"
"Io una cosa? È perché?"
"Ma sì! Una bella nonnina! Che quando ti vede ti abbraccia e ti tira le guance!"- lo presi in giro.
"Ma io non abbraccio nessuno! Ma va..."- disse con il broncio.
Ridemmo tutti, e poco dopo si unì anche lui.
"Ragazzi! Sono arrivati i vostri genitori!"- gridò mia madre dalla finestra.
"Sì arriviamo!! Dai, vi accompagno."
Charlie e Peter si fermarono a parlare di qualcosa con la madre di Charlie. Aaron e Karl erano già andati. Gli altri due, invece, tornarono indietro con qualcosa tra le mani.
"Aly? Hey?"
"Eh? Cosa c'è?"
"Noi... Beh ti abbiamo fatto un regalo per il tuo compleanno ma-"- iniziò Peter.
"Ma qualcuno continuava a dimenticarlo. Alla fine l'ho portato io... eh?"
Mi misi a ridere.
"Io-grazie!"- presi un respiro e mi calmai -"Ok, ci sono... lo posso aprire?"
"Certo! Vuoi aspettare l'anno prossimo? Siamo troppo in ritardo?"- rise Charlie.
Presi il pacchetto ed iniziai a scartarlo, ridendo.
Nel mentre, i ragazzi presero le loro bacchette.
Dentro c'erano un libro, 'Le sette sorelle', e una penna. Come l'ebbi presa in mano, loro ci lanciarono sopra un'Incantesimo Non Verbale.
"Cos'è?"
"Un'incantesimo che le permette quando scrivi, di mostrare quello che stai scrivendo in immagini sul quaderno su cui lo scrivi. Ti piace?"
"Sì un sacco!!! Grazie mille!"
Abbracciai prima Charlie poi Peter.
"Grazie"- sussurrai.
"Ma... aspettate. Non si possono fare magie fuori da Hogwarts. Voi come...? Non rischiate di essere espulsi?"- rimasi interdetta.
"Non se usiamo la bacchetta di un adulto. Il Ministero non sa che siamo noi."
"Tipo?"
"Questa è di mia madre e l'altra della tua."- rispose Charlie.
"Ma quando...?"
"Segreti del mestiere!"- fu la risposta in coro. Sarebbero stati degni di zio Fred e zio George, a quanto mi avevano detto.
Poi iniziarono a ridere. Ci salutammo ed ognuno tornò a casa propria.
Quella sera mi addormentai col sorriso stampato sulle labbra.
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