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Capitolo 7

Ci fu uno stridore acuto. Il rumore di una radio che si accendeva. Doveva esserci un altoparlante appeso al muro e non l'avevo mai notato prima.

‹‹ Forza, svegliatevi fannulloni! ›› La voce meccanica era quella di Marie, gridava attraverso quel caspio di affare.

Come se la sua voce non fosse già abbastanza irritante mentre parlava normalmente, figuriamoci se gridava come una gallina alla quale stavano strappando le penne con una violenza inaudita.

Sia io che Justin ci drizzammo sul letto di colpo, scambiandoci un occhiata confusa ed assonnata.

L'unica che sembrò non risentire dell'urlo della donna, era Evangeline, che si limitò ad un borbottio soffocato e a girarsi sul letto, coprendosi fin sopra la testa.

‹‹ Abbiamo deciso di restituirvi la memoria ›› continuò la voce attraverso l'altoparlante.

Poi qualcosa colpì la porticina metallica di quella sorta di cassetto incastrato nel muro.

Justin abbassò il volto in quella direzione, affrettandosi a scendere le scale del suo lettino a castello e ad aprirlo.

‹‹ Aprite il barattolino che vi ho appena mandato ed ingerite quelle pillole al suo interno. Una a testa, mi raccomando. E niente scherzi. ››

Justin prese il barattolino. Era giallo, aveva un coperchio arancione. Lo aprì e si rovesciò il contenuto nella mano. Alzò lo sguardo verso di me, aveva la fronte corrugata.

‹‹ Cosa c'è? ›› sussurrai. Lui allungò la mano verso di me. C'erano solo due pillole. Un'estremità era bianca, mentre l'altra era rosa.

Ne presi una, e guardai il mio compagno di stanza mentre risaliva sul lettino.

Mi rigirai la piccola pillola tra le mani, osservandola attentamente.

Sembrava essere plastificata, ed era abbastanza piccola che non rischiava nemmeno di incastrarsi in gola. Certo, ingerirla senza acqua sicuramente non doveva essere piacevole.

Guardai Justin con la coda dell'occhio, facendo un cenno con la testa.

Lui cacciò in bocca la pillola, guardandomi con la coda dell'occhio ed aspettando che facessi la sua stessa cosa. Storsi le labbra. L'idea non mi entusiasmava per niente.

Ma alla fine, anche io cacciai io la pillola in bocca.

‹‹ Tra dieci minuti saremo lì. ›› disse Marie ‹‹ Nel frattempo, cari, sdraiatevi e rilassatevi. ››

E così facemmo.

Buoni ed immobili, sdraiati su quei letti scomodi e disfatti per via della nottata passata quasi totalmente in bianco.

Il biondino aveva accavallato le gambe, fissando quel soffitto spoglio e bianco come una tela ancora da dipingere.

Evangeline, invece, decise di alzarsi dal letto e fare una corsetta sul posto.

Durante la notte aveva completamente riacquistato la capacità di muoversi e parlare, ma non aveva ancora detto nulla. Sembrava essere totalmente cambiata, lasciando così intendere quante cose brutte aveva passato nel giro di pochissimo tempo.

I suoi capelli erano ancora legati in una coda sfatta. Non voleva lasciar vedere la cicatrice o qualsiasi segno le avesse lasciato la C.A.T.T.I.V.O. durante il trattamento.

Non spiccicava parola da ieri notte, e provavo una sorta di sensazione di vuoto.

Passarono dieci minuti, e Marie ancora non si era fatta vedere.

Justin doveva essersi addormentato, ed io ero in procinto di farlo. Evangeline continuava a correre sul posto.

Di colpo, Justin si drizzò sul letto. Mi guardò. Nei suoi occhi c'era uno sguardo che barcollava tra la follia più totale alla rabbia.

‹‹ Tu! ›› disse, indicandomi con fare accusatorio.

Corrugai la fronte, indietreggiando sul letto quando lo vidi scendere dal letto velocemente ed aggrapparsi in poco tempo alla scaletta del mio lettino.

Cominciò a scuoterla violentemente, quasi a volerla staccare e spaccare in due.

‹‹ Ehi! Ma sei completamente impazzito?! ›› gridò Eva, cercando di postarlo. Ma Justin sembrava non voler spostarsi, ed anzi, le diede una spinta e la fece cadere a terra.

Eva rimase sbigottita, fissando il ragazzo mentre cominciava a salire le scale del lettino.

Rimasi quasi pietrificata, finché non allungò una mano verso la mia gamba e mi trascinò alla fine del letto.

A quel punto mi afferrò anche l'altra gamba e mi spinse giù, acchiappandomi al volo prima che mi schiantassi sul pavimento freddo della stanza.

‹‹ Che diavolo stai facendo?! ›› gridai, cercando di liberarmi dalla sua presa una volta che mi poggiò a terra.

Cercai di spingerlo via, ma lui si stava già liberando della maglietta, e mi stringeva i polsi con una forza che non pensavo nemmeno che un ragazzo come lui potesse avere.

‹‹ Woh, ehi, che diavolo...? ›› Eva scattò in piedi, e in pochi attimi fu di nuovo su Justin. Vedevo nel suo sguardo la preoccupazione per ciò che stava succedendo ‹‹ dacci un taglio! ››

Lo afferrò per le braccia, tirandolo indietro.

Divenne in pochi attimi una sorta di gara a chi si spintonava più forte, e quello di mi diede il tempo per rialzarmi e cercare di riprendermi da ciò che stava succedendo.

Il problema era che Evangeline sembrava aver perso quasi tutta la forza che aveva in corpo.

Era pallida e, nonostante avesse dormito tutta la notte come un ghiro, aveva due profonde occhiaie che le segnavano il volto.

Justin, infatti, le diede uno spintone che lei non resse. Cadde a terra, ma fortunatamente riuscì ad avere i riflessi abbastanza pronti per evitare di sbattere la testa.

‹‹ Smettila di intrometterti! ›› gridò Justin e, ancora una volta, si girò nella mia direzione, digrignando i denti appena si rese conto che mi ero alzata dal pavimento ‹‹ dove credi di andare? ›› ridacchiò con fare tetro, provocandomi i brividi lungo la schiena. Era inquietante. Le vene sul suo collo si erano ingrossate, ed i suoi occhi erano dannatamente arrossati.

‹‹ Che diavolo ti sta prendendo?! ›› sbottai di colpo. Il mio cuore stava andando a mille.

In pochi attimi, fu davanti a me. Mi afferrò i polsi e mi spinse contro la parete, facendomi prendere una botta piuttosto forte. Il suo corpo era fin troppo vicino a mio.

‹‹ Non ci arrivi da sola? ›› sussurrò a pochi centimetri dal mio orecchio ‹‹ non è fin troppo ovvio?

Siamo costretti a stare qui dentro. Ovunque proveremo a scappare, qualsiasi cosa vorremmo mai fare... Siamo e saremo sempre della C.A.T.T.I.V.O.. A cosa ci porta tentare di ribellarci? Te lo dico io... ›› le sue labbra sfiorarono il mio orecchio, mentre la sua mano scivolò tra i nostri corpi, cominciando a slacciare i suoi pantaloni ‹‹ tanto vale che cominciamo a fare ciò che la C.A.T.T.I.V.O. vuole. Siamo stati scelti per fare coppia, giusto? ››

‹‹ L'eruzione ti sta mangiando il cervello? ››

‹‹ Non essere sciocca, Elizabeth. Io sono immune, non come l'altro biondino ›› quelle parole mi diedero quasi un colpo al cuore.

Strizzai gli occhi. Aveva esagerato con quella frase, e sapevo che ne era consapevole, ma continuava a slacciarsi quei caspio di pantaloni, come se in quel momento fosse la priorità assoluta.

Lo spinsi via. Forse era messo in una posizione tale che quel movimento quasi lo destabilizzò.

Mi guardò con un espressione sorpresa, che però venne sostituita quasi immediatamente da una carica di rabbia per il rifiuto appena subito.

‹‹ Smettila! ››

‹‹ Perché mai? Perché non sono lui? ›› mi prese i capelli, stringendoli e tirandoli con un pugno ‹‹ non lamentarti ›› disse a denti stretti. Il viso fin troppo vicino al mio.

Inclinai la testa all'indietro, visto che stava tirando anche troppo forte e mi stava facendo male. Troppo male.

‹‹ Stai fottutamente delirando! ›› dissi, soffocando un gemito di dolore.

‹‹ Sta zitta e fatti baciare. ›› ringhiò, avvicinando le labbra alle mie.

Poi, di botto, mollò la presa, facendomi barcollare all'indietro per il gesto improvviso.

Eva l'aveva colpito con un pugno alla testa ed ora si stava massaggiando le nocche con gli occhi sgranati ed un respiro affannato per lo sforzo.

‹‹ Caspio, questo tipo ha una testa dura come la pietra! ›› sbottò di colpo, rivolgendomi un'occhiata rapida ‹‹ e chi se lo aspettava! ››

‹‹ Ti sei fatta male alla mano? ››

‹‹ Affatto, sto da Dio! ›› mi rivolse un sorriso un po' smorto, ma poi si passò la mano sulla gamba, come se la stesse semplicemente pulendo.

Volevo fidarmi delle sue parole.

Justin si stava massaggiando la testa, imprecando sottovoce per la botta.

Si raggomitolò in sé stesso, dondolando sullo stesso punto più e più volte, come se questo potesse aiutarlo in qualche modo ad alleviare il dolore provocato dal pugno.

Poi si girò, fiondandosi su Evangeline. Caddero a terra l'uno sull'altra.

Non potevo lasciare che la mia amica venisse presa a pugni solo perché mi stava difendendo, così feci per andare ad aiutarla, ma lei, a quanto pare, era piuttosto in grado di badare a sé stessa.

Nonostante Justin caricasse i pugni più e più volte, lei li parava come se stesse semplicemente muovendo il dito sul pelo dell'acqua per spostare una foglia secca.

L'unica cosa che mostrava che si stava sforzando, era l'espressione concentrata e qualche gemito di dolore per le botte.

Decisi tuttavia di non rimanere inerme e di aiutarla in qualche modo. Poggiai le mani sulle spalle di Justin, facendo leva per cercare di spostarlo, e quei pochi centimetri che riuscii a sollevare il ragazzo, bastarono perché lei riuscisse a tirare indietro le gambe il tanto giusto per sferrargli velocemente un calcio contro l'addome, che fu abbastanza forte da riuscire a sbalzarlo via, lontano da lei.

Si rialzò alla svelta, allungando una mano in direzione del ragazzo e l'altra dietro di sé, una gamba tesa e l'altra rilassata. Era pronta per un eventuale secondo round, ed il ragazzo sembrò essere pronto quasi quanto lei, anche se un po' ammaccato.

La luce saltò, tranne una lampadina, che cominciò a lampeggiare ripetutamente, quasi come se avesse un piccolo cortocircuito.

‹‹ Che significa?! ›› domandò Evangeline. Mi resi conto che aveva il fiatone.

‹‹ Stanno arrivando ›› sibilò Justin. Anche lui aveva il fiatone ‹‹ e sono veramente molto vicini.

Sicuramente ha lampeggiato anche prima ma a causa di qualcuno non me ne sono accorto ››

Eva schioccò la lingua. La luce si riaccese.

Ci voltammo tutti verso la porta. Justin si avvicinò frettolosamente ad Eva, la sbatté contro il muro e strinse una mano attorno al suo collo. Stessa cosa fece lei.

Le loro dita premevano così forte che la scena era dannatamente inquietante.

I loro volti si tinsero di un lieve rossastro per lo sforzo.

Mi avvicinai e tentati di separarli, ma i miei sforzi sembravano non sfiorare minimamente né l'uno né l'altra. Anzi, sembrava quasi che stessi peggiorando la situazione.

Poi, la porta si aprì di botto. Entrarono velocemente due guardie armate, puntando i loro fucili contro i due ragazzi.

Marie stava tra le due guardie, con le braccia conserte e strette contro il petto. La sua espressione era contratta e seria. Sembrava sull'orlo di una crisi di nervi.

‹‹ Smettetela. Subito! ›› disse Marie, con un tono serio che non lasciava scelta.

Ma i due ragazzi non mollarono. Anzi.

‹‹ Siete sordi per caso?! ›› sbraitò una guardia, premendo il fucile contro la schiena di Justin. Così, lui, mollò lentamente la presa, guardando la ragazza davanti a sé mentre faceva la stessa identica cosa.

Entrambi lasciarono cadere le braccia lungo i fianchi, riprendendo fiato con grossi respiri profondi.

‹‹ Bravi, vedo che così capite bene ›› Marie batté le mani in modo sarcastico ‹‹ vedete di non fare altri scherzetti. Io vi tengo d'occhio ›› ci indicò uno ad uno, schioccando la lingua ‹‹ e la prossima volta non ci penserò due volti a dare l'ordine di spararvi. ››.

Ristammo in silenzio mentre abbandonarono la stanza. Tutto sembrava aver stabilito una quiete un po' tesa.

Per qualche strana ragione, non chiusero la porta blindata, ma chiusero con un grosso cancello che in ogni caso non ci permetteva di fuggire.

Le guardie rimasero fuori da questo con i fucili puntati. Ci stavano tenendo sotto stretto controllo.

Per circa qualche minuto rimanemmo lì immobili come sassi. Senza parlare, senza guardarci, senza muovere un solo muscolo.

Fu Justin il primo a muoversi, raccattando la maglietta che poco fa si era sfilato, se la rimise addosso, e poi avvicinarsi alla grata. Tutte le guardie gli rivolsero l'arma contro, digrignando i denti con fare rabbioso.

‹‹ Soggetto A20, si allontani immediatamente dalla grata ›› disse una delle guardie. Un uomo robusto, con un arma lucida e piccola, simile ad un fucile, ma che ronzava in modo fastidioso.

‹‹ Sh, sh... ›› disse Justin, poggiandosi alla grata, incastrando le dita nel buco. Alzò le dita al soffitto. Il suo comportamento, ora, era simile ad un ragazzo drogato ‹‹ sta calmo amico, finirà tutto molto presto ››

‹‹ Si allontani dalla grata ›› ribadì l'uomo, puntandogli l'arma a pochi centimetri dal viso.

‹‹ Chi volete prendere in giro? Non potete spararmi ›› usò un tono fermo, fissando l'uomo ‹‹ raggiungiamo un accordo, okay? Che ne dici di contrattare? ›› sul suo volto si dipinse un sorrisetto

‹‹ Justin, santo cielo ›› sbuffò Marie. Non mi ero nemmeno resa conto che la donna fosse ancora lì, e chissà da quanto tempo oltretutto.

Ma data l'espressione per niente stupita, ma scocciata di Justin, lui lo sapeva eccome.

‹‹ Marie, tu dovresti lasciarmi uscire ›› la donna si avvicinò, con le braccia ancora incrociate contro il petto. Justin allungò una mano fuori dalla grata, e subito le guardie ci premettero contro i fucili, ma non spararono.

‹‹ Solo per la tua buona condotta? Perché hai ingoiato la pillola per recuperare la memoria, come un bravo cagnolino? Oh, tesoro, sai benissimo che era da copione ›› sollevò un sopracciglio ‹‹ hai solo seguito bene lo schema ››

‹‹ Sai che novità, l'ennesimo inganno, no? ›› anticipai la risposta di Justin. Sapevo di cosa parlavano.

La presa in giro del finto amico, così da convincermi a riacquistare la memoria, e così via. Niente che già non avessi messo in conto. Sapevo a cosa andavo incontro, inghiottendo la pillola.

Marie, tuttavia, scosse la testa con fare disinteressato.

‹‹ Tra un oretta crollerai di sonno e ti risveglierai con tutti i tuoi beneamati ricordi. Capirai che ciò che stiamo facendo, è solo ed esclusivamente per il bene dell'umanità e noi riavremo indietro il nostro duo d'oro, ed una seccatura in meno ››

‹‹ Dai Marie, sono stato bravo. Ma sai... posso essere anche più bravo ›› la mano di Justin sfiorò il volto della donna, poi scese lentamente verso il basso, sfiorandole il collo ‹‹ e lo sai, no? ››

le guardie si scambiarono un'occhiata, quasi come se si stessero chiedendo il perché dovessero assistere a scene simili.

Justin ritrasse la mano, per infilarla in un foro più in basso, così da riprendere ad accarezzare il corpo della donna davanti a sé, che invece che spostarsi, sembrò essere piuttosto ammaliata e lusingato dal comportamento e dalle attenzioni che le stava rivolgendo il ragazzo decisamente più giovane.

Justin fermò la mano solo una volta arrivato al bacino della donna. Il camice era sbottonato, e questo gli permise di infilare la mano dentro questo, e la donna era abbastanza vicina da permettergli di cingerne almeno per metà i suoi fianchi, sfiorandole i pantaloni rovinati e sbiaditi.

Ma era davvero così stupida?

‹‹ Che ne dici, Marie? Mi lasci andare? ›› sussurrò Justin, incatenando i suoi occhi a quelli della donna.

‹‹ Ti stai seriamente prostituendo per la libertà? ›› sussurrò lei, quasi ridacchiando

‹‹ Mi attraggono le donne più grandi ›› sorrise beffardo Justin, ma poi Marie allungò una mano e la poggiò sul petto di Justin, spingendolo per allontanarlo.

Lui strinse la mano, se la passò sulla maglietta e infilò una mano nei pantaloni, come se li volesse sistemare bene, fissando la donna con fare divertito e fingendosi offeso per il rifiuto appena ricevuto.

‹‹ Affari tuoi, non sai cosa ti perdi ›› disse ironico, facendole l'occhiolino.

Qualcosa suonò. Sembrò essere una sorta di rumore d'interferenza, poi una voce quasi soffocata.

Le guardie abbassarono il volto verso il petto, corrugando la fronte.

Non capii molto, se non "Codice rosso", "mobilitatevi" e "fuggitivi".

‹‹ Marie! ›› avrei riconosciuto quella voce tra mille. Justin corrugò la fronte, ritraendo la mano.

Alzò lo sguardo al soffitto, verso le luci, come se si aspettasse di vederle brillare. Ma niente.

Come immaginavo, la voce era quella di Brytan. Corse verso Marie. Aveva il fiatone e essere palesemente scosso.

‹‹ Che c'è Brytan? ›› sbuffò Marie.

‹‹ Si tratta dei soggetti A2, A7 e A5, si sono liberati! Stanno fuggendo! E hanno sparato a Janson. ››

‹‹ Cosa?! ››

‹‹ Non sono Thomas, Minho e Newt? ›› domandò Evangeline sottovoce. Sentii qualcosa scattare in me.

‹‹ Come? Come diavolo è successo? E perché non è scattato l'allarme dalla sala centrale? ›› Brytan alzò le spalle a tutte quelle domande. Non lo sapeva neanche lui.

‹‹ Dannazione. Avete dato l'allarme alle guardie? ››

‹‹ Sì, si sono mobilitate tutte ››

Marie guardò le guardie, indicandole ‹‹ Voi state qui di guardia, non permettete loro di spostarsi, chiaro? ››

‹‹ Ricevuto ›› risposero entrambe.

Justin mi guardò con la coda dell'occhio, facendo un cenno col capo.

Era quello il momento giusto.

Guardai Eva, e lei, senza che neanche aprissi bocca, annuii.

Justin, con nonchalance, infilò una mano attraverso la flessura della grata e sporse leggermente la testa all'infuori.

‹‹ Problemi esterni, eh? ›› domandò, e le guardie, come al solito, gli puntarono l'arma contro.

‹‹ Che noiosi, non possiamo conversare in santa pace che dovete subito puntarmi una caspio di arma contro. E dai, siate socievoli! Mi ricordate i dolenti! ››

‹‹ Tira indietro la testa, o giuro che ti friggo! ››

‹‹ Sì, sì, pensa che sono stato trapassato da parte a parte e sono ancora vivo. Una lieve scossa può solo drizzarmi i capelli, coso ››

‹‹ Soggetto A10 non mettere a prova la mia pazienza! ››

‹‹ Secondo voi come mai il sistema d'allarme non è suonato? ›› domandò Justin, arricciando le labbra ‹‹ e ho un'altra domanda. È una cosa legata ai miei ricordi. Ma ora mi risponderò da solo, se non vi dispiace, così poi voi potrete tornare a fare quel caspio che stavate facendo ›› Infilò una mano nei pantaloni, come poco fa, e tirò fuori una tessera magnetica.

Le guardie sgranarono gli occhi per la sorpresa, ma non fecero in tempo a fare un singolo movimento che Justin la poggiò velocemente sul vetrino di sicurezza, che scattò, aprendo la porta.

Justin sapeva bene che la tessera del vicecapo della base sbloccava le porte senza problemi. Sopratutto se Jillian aveva impostato quel sistema di sicurezza.

Aveva riposto tutta la sua fiducia nella ragazza.

Le guardie, tutta via, non si persero d'animo e si affrettarono ad entrare nella stanza per impedirci il passaggio.

Gridavano ordini per farci rimanere lì dentro, minacciandoci di spararci addosso.

Eva si scagliò contro quello più vicino a lei, dandogli calci contro le gambe e riuscendo a fargli perdere l'equilibrio. L'altro provò a spararle, ma fu bloccato da Justin che gli tirò un pugno in piena faccia, ed io raccolsi le armi mentre i due venivano tenuti a terra dai due ragazzi.

Era incredibile come due ragazzi fossero riusciti a mettere fuori uso due guardie come loro.

‹‹ Muoviamoci! ›› gridai, richiamando l'attenzione dei due. Justin una volta fuori dalla stanza passò la tessera magnetica per richiudere la porta, impostando il blindato e non la grata, così che se le guardie avessero avuto la tessera, non potessero usarla per liberarsi.

Era sveglio il ragazzo.

‹‹ Hai visto? Ha funzionato. E tu che non ci credevi, stupida testa puzzona ›› disse Justin con tono divertito, poi indicò Eva ‹‹ e tu, per essere una ragazza, picchi dannatamente forte ››

‹‹ Di certo non mi faccio mettere i piedi in testa da un caspio di biondino secchione e fasciato ›› ribatté lei, borbottando ‹‹ comunque bella messa in scena. Per un attimo ho pensato che volessi stuprarla sul serio ››

Lui arricciò il naso, scuotendo la testa, poi sollevò la lingua e tirò fuori la pillola.

Stessa cosa feci io, lanciandola via con disattenzione.

Non avrei mai ingerito una cosa del genere, sopratutto se era stata Marie a mandarla. La C.A.T.T.I.V.O. poteva scordarsi di riavermi nel suo Team di inventori psicopatici.

Passai un fucile a Justin, l'altro lo strinsi saldamente contro il petto, poi cominciammo a correre.

Lui aveva molta più memoria di me di quel posto, e sembrava essere anche più attento ai suoni.

I corridoi sembravano essersi svuotati completamente di ogni guardia.

Forse erano tutti in cerca di Thomas, Minho e Newt. Ma la cosa era veramente strana.

Dopo un paio di metri di corsa, la mia attenzione venne catturata dalla stessa parete a specchio con la grossa crepa che avevo notato anche ieri.

Mi fermai, indicandola col fucile ‹‹ cosa c'è lì? ›› domandai, sentendo Justin sbuffare per quella domanda.

Guardò dove avevo indicato e scosse la testa, poi sgranò gli occhi e sorrise in modo beffardo.

‹‹ La nostra possibile via di fuga. ››




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