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Capitolo 29

‹‹ Secondo me è una pessima idea ›› mormorai per l'ennesima volta, nonostante fossi quasi certa che non mi avesse sentito nessuno a causa del frastuono causato dall'elicottero sopra il quale ci trovavamo.

Eravamo solo in quattro sopra quell'affare, oltre me e Newt, c'era Soraya, una ragazza Tedesca dall'accento piuttosto marcato.

Avrà avuto all'incirca quindici anni, poco più bassa di me, con la pelle pallida, candida e dei capelli biondo platino raccolti in una treccia che arrivava fino a metà schiena.

Nonostante l'aspetto da bambolina, era armata di un grosso mitra, con uno sguardo concentrato e pronta ad intervenire in qualsiasi momento. E poi, alla guida dell'elicottero, c'era Raphael, che fischiettava un motivetto che sembrava non avere fine.

Erano passate chissà quante ore da quando avevamo abbandonato l'Eden per intraprendere la missione di "recupero del computer principale".

Un viaggio nel più totale silenzio da parte mia e di Newt, se non per le mie continue lamentele su quanto secondo me fosse una pessima idea.

Insomma: il computer si trovava all'interno della base della C.A.T.T.I.V.O. a Stowe Vermont.

Ed aveva l'aspetto di un comune computer! Chissà quanti diavolo di computer c'erano lì dentro.

Oltretutto, sicuramente, Marie aveva dato l'allarme su di noi, spedendo foto per riconoscerci e così via.

Avevamo la C.A.T.T.I.V.O. alle costole e praticamente ci stavamo gettando dentro la tana del lupo.

Come poteva essere una buona idea mandare proprio noi due in una missione del genere?

Non potevano mandarci Raphael, già che l'idea di metterlo all'interno di un'altra base era stata sua?

Va bene, l'aveva fatto per paura che potessero localizzarlo all'Eden, e prima di portarlo lì dentro aveva fatto in modo che nessuno riuscisse ad accenderlo... O qualcosa del genere.

Ma era comunque un rischio e ne era consapevole anche lui.

‹‹ Sta tranquilla, caspio, andrà tutto bene! ›› sbottò ad alta voce Newt, mentre si torturava le mani. Era più stressato lui che io. Infatti, quella era più una frase per convincere sé stesso che me.

Quello era stato il nostro discorso più lungo da quando eravamo usciti dall'Eden per intraprendere quella missione.

Non riuscivo a smettere di pensare al fatto che Newt, da quando si era "risvegliato" aveva cominciato a cambiare comportamento.

Il "forse è solo una mia sensazione" non reggeva più ormai, anzi, mi sentivo un'illusa a cercare di convincermi che fosse tutta solo una mia fantasia.

Quella notte avevamo dormito staccati. Lui non aveva chiuso occhio, tanto che era intento a fissare il soffitto come se stesse assistendo ad uno scenario interessante.

Avrei voluto infilarmi nella sua testa per capire cosa c'era che non andava.

Non voleva parlare, e se provavo ad intraprendere il discorso, si alterava e si staccava ancora di più da me.

I suoi occhi erano circondati da occhiaie profonde, causate dall'assenza totale di sonno.

Se non fossi stata sicura che ormai fosse un immune, avrei cominciato ad avere seriamente paura che quell'assenza di sonno lo portasse oltre l'andata ancora prima del tempo.

‹‹ Va bene, ma stai calmo ›› sussurrai, non essendo nemmeno sicura che lui mi avesse sentita.

Ma lo aveva fatto, perché mi rivolse un occhiata quasi pentita di avermi alzato la voce senza motivo. Mi guardò, sì, ma non fece altro. Continuava solo a stare seduto contro il pavimento, a torturarsi le mani.

Forse la missione in quel momento era un ottimo motivo di distrazione, e concentrarci su questa in qualche modo avrebbe permesso alle acque di calmarsi.

Ammetto che la cosa mi sembrava fin troppo semplice: dovevamo solo trovare quel dannato computer e recuperarlo.

‹‹ Ragazzi, tenetevi pronti ›› disse Soraya, caricando il mitra che teneva in mano.

Appena l'elicottero atterrò nell'hangar della C.A.T.T.I.V.O., Soraya si diede una rapida occhiata attorno e nascose il mitra dietro la schiena, passando a me e Newt un camice a testa.

‹‹ Fate attenzione, okay? per qualsiasi complicazione, abbandonate immediatamente la missione e correte verso di noi ››

‹‹ Bene così ›› rispose in modo secco Newt, dopo aver indossato il camice.

Scese dall'elicottero e mi porse la mano per aiutarmi a scendere, ma non la presi e scesi da sola, sistemandomi il camice addosso.

Soraya mi passò una cartellina con dei documenti pinzati a cui sinceramente non rivolsi nemmeno l'attenzione.

Strinsi contro il petto la cartellina, rivolgendo uno sguardo intimorito a Newt.

Nella mia testa continuava a ripetersi all'infinito la frase "non è una buona idea", ed il mio istinto mi suggeriva di tornare nell'elicottero.

Ma la missione era importante, ed in ogni caso, nonostante il suo strano comportamento, non avrei mai lasciato Newt da solo.

Presi un grosso respiro e m'incamminai verso l'uscita dell'hangar, seguita da Newt, che sembrava trovarsi a suo agio nei panni dello scienziato della C.A.T.T.I.V.O.. Io, invece, mi sentivo come una scimmia ammaestrata, ma decisi di apparire il più naturale possibile.

‹‹ Sei nervosa? ›› domandò in un sussurro di punto in bianco. Il suo tono di voce era tranquillo e rilassato, con lo sguardo dritto davanti a sé.

‹‹ Un pochino ›› sussurrai a mia volta, abbassando lo sguardo mentre gli scienziati della base ci passavano accanto, così indaffarati nei loro lavori da non accorgersi nemmeno che eravamo lì.

‹‹ Non hai motivo di esserlo: basta che ti comporti in modo naturale. D'altronde, stiamo indossando i panni di ciò che eravamo prima, no? ››

‹‹ Mi sento un'idiota con questa roba addosso ›› sibilai, acchiappando un lembo del camice con fare piuttosto disgustato. Non mi sentivo per niente a mio agio e non riuscivo nemmeno a camuffare la cosa.

‹‹ Io ti trovo carina ›› mormorò Newt, abbassando la testa verso il pavimento in un movimento quasi timido

‹‹ Uhm? ››

‹‹ A me piaci ›› rispose di nuovo, con un tono basso, per poi rivolgermi una rapida occhiata ‹‹ sei carina vestita così ››

Lo guardai con la coda dell'occhio, sentendomi un po' a disagio a quelle parole. Mi stavo abituando a non sentirle più. Più che altro, mi stavo rassegnando, e sentirle in quel momento mi dava una strana sensazione che neanche sapevo come prenderla.

Decisi, così, di cambiare argomento. Sapevo che se gli scienziati avessero notato quel mio essere così impacciata avrebbero cominciato ad avere dei sospetti.

‹‹ Sai da che parte dobbiamo andare? ›› domandai, sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

‹‹ Continua a camminare e sta tranquilla ›› rispose, sfiorando la mia mano con la sua ‹‹ Jillian ha detto che si trova nell'area di controllo ››

‹‹ Quindi, da che parte andiamo? ››

‹‹ Non lo so ››

‹‹ È già un inizio ›› feci ruotare gli occhi. Quando tentò di afferrarmi la mano, sussultai e la ritrassi alla svelta, guardandolo come se avesse appena fatto l'errore più brutto della sua vita.

Così si fermò, allargando le braccia e facendole cadere di botto sui fianchi, causando un forte rumore.

‹‹ Okay, che caspio ti prende? ›› sbottò infastidito. Fortuna che nessuno ci prestava attenzione.

‹‹ Che caspio prende a me? Che caspio prende a te se mai! ››

‹‹ A me non prende proprio nulla ›› corrugò la fronte, poi si diede una rapida occhiata attorno ‹‹ facciamo che rimandiamo questa bella discussione a dopo? Non possiamo fermarci a parlare in modo tranquillo ››

‹‹ Sì, certo, dopo ›› mi guardai attorno, ignorando apertamente i suoi tentativi di attirare la mia attenzione per chiedermi cosa significasse quella frase appena detta, carica di sarcasmo e con una punta di astio.

Non volevo parlarne in quel momento, e non c'era effettivamente tempo da perdere.

In ogni caso, non ero io a dover spiegare il mio comportamento, ma lui.

Quello strano era lui, non io.

In quel momento era decisamente meglio focalizzarsi sul presente. Non era mia intenzione farmi beccare dalla C.A.T.T.I.V.O. all'interno della base, e se eravamo ricercati, avevamo pochissimo tempo. Potevamo essere beccati da un momento all'altro.

Cominciai a pensare ad un modo rapido per scoprire la posizione precisa della sala di controllo.

Era impossibile che quella base fosse esattamente come in quella dove eravamo noi. La nostra era la base centrale, quella era una periferica.

Per logica, essendo noi all'entrata, doveva esserci una piccola mappa che mostrava piano per piano ogni stanza.

Così mi misi in punta di piedi, poggiandomi al braccio di Newt, e diedi una rapida occhiata alle pareti.

Oltre le mille teste delle persone che camminavano con la testa china sui fogli che reggevano in mano, dopo aver guardato attentamente ogni singola parete, finalmente scorsi ciò che sembrava essere la mappa dell'edificio.

‹‹ Perfetto! ›› sibilai, per poi incamminarmi verso la cartina.

Sapevo che Newt mi seguiva a ruota – anche perché non poteva fare altrimenti –.

Diedi spallate un po' a tutti, fino a quando non raggiunsi la cartina. Era sbiadita e sicuramente non era mai stata cambiata da quando era stato aperto l'edificio. La mia unica speranza, era che la struttura non era stata modificata di recente, con l'aggiunta di qualche piano o lo spostamento di qualche stanza.

‹‹ Eccola qui! ›› dissi, indicando una stanza. Non era lontana da dove ci trovavamo noi, anzi.

Era praticamente sopra le nostre teste.

‹‹ Un giochino da ragazzi ››

‹‹ È troppo semplice, qualcosa non mi quadra ››

‹‹ Beh, vedi di fartelo "quadrare", perché dobbiamo muoverci ›› brontolò lui, cominciando poi ad incamminarsi verso le scale che ci avrebbero condotti al piano superiore.

Il tragitto verso la sala di controllo era stato lungo e indisturbato. Circondato da un odioso silenzio da parte di entrambi e brevi sguardi. Volevo capire cosa c'era che non andava. Lo volevo davvero, perché mi sembrava di vedere il rapporto che avevamo io e Newt sgretolarsi senza alcun motivo, ed il fatto che stavamo ad una certa distanza proprio per non sfiorarci nemmeno ne era l'ennesima conferma.

Ma quella era colpa mia, dovevo riconoscerlo, ero stata io a spostare la mano poco fa.

Presi un respiro profondo, portandomi una mano sul braccio ed accarezzandolo in modo nervoso.

Tra me e me, mi stavo dando della sciocca. Dell'unitile e stupidissima sciocca.

Lo stavo condannando per una cosa che forse era solo nella mia testa.

In fondo se lui si comportava in modo "strano" sicuramente era solo per via dei ricordi che gli assalivano la testa.

Non doveva essere bello ricordare tutto ciò che aveva fatto prima del labirinto, sopratutto in modo confuso.

Non ci avevo mai pensato prima di quel momento. Forse, allora, quel silenzio che regnava durante il tragitto verso la sala di controllo non era poi così inutile.

‹‹ Liz ›› Newt mi diede un colpetto alla spalla per farmi capire che ormai eravamo arrivati.

In qualche modo doveva pur riuscire a catturare la mia attenzione.

Sollevai la testa di scatto, leggendo il cartellone appeso accanto alla porta, che oltretutto era aperta ed al suo interno non c'era nessuno.

Troppo facile. Troppo strano.

‹‹ Ed ora quale sarà? ›› disse guardandosi attorno ‹‹ ci saranno una ventina di computer qui dentro! ››

‹‹ Siamo soli. E questo non è normale. Nella sala di controllo ci deve essere sempre qualcuno ›› sussurrai, sfiorando la sedia sulla quale in teoria doveva esserci seduta una guardia.

In circostanze differenti, forse sarei stata sollevata del fatto che non ci fosse nessuno. Ma eravamo due infiltrati ricercati in una base nemica. Come poteva essere una cosa positiva l'assenza di una guardia?

‹‹ Sì, ma noi dobbiamo recuperare un computer, non testare il livello di sicurezza della base ›› mi fece notare Newt, sollevando l'indice come se volesse sottolineare quel concetto.

Decisi di dare ascolto a Newt e di ignorare il problema dell'assenza della guardia.

D'altronde ormai eravamo lì dentro, tanto valeva dare un occhiata per trovare il pc.

Mi passai nervosamente la mano tra i capelli, osservandoli tutti uno ad uno. Erano spenti, e l'unica cosa accesa all'interno della stanza erano gli schermi che mostravano le immagini trasmesse dalle telecamere.

Nonostante l'assenza della guardia, la vita nel laboratorio continuava indisturbata, come se nulla fosse.

Sembrava tutto normale, ma a me la situazione cominciava a puzzare di fregatura.

‹‹ Aspetta... ›› Newt interruppe il filo dei miei pensieri, sgranando gli occhi ‹‹ accendiamo tutti i pc! ››

‹‹ Perché? Vuoi vendicarti sulla C.A.T.T.I.V.O. facendo arrivare loro una bolletta salatissima? ››

‹‹ Il nostro pc è disattivo, ricordi? Raphael ha fatto in modo che il pc no potesse accendersi.

Quindi, logicamente, se accendiamo tutti i pc... ››

‹‹ Il nostro non lo farà ›› terminai la sua frase, sentendo un sorriso soddisfatto nascere sulle mie labbra.

Ero talmente concentrata a pensare ad altro che non avevo pensato alla cosa più logica da fare.

Newt annuì mettendosi subito all'opera.

Non lo dava a vedere, ma era chiaramente felice di aver trovato lui la soluzione al problema – benché fosse ovvia –.

In poco tempo, accendemmo tutti i pc all'interno della stanza.

Il problema era proprio questo: si erano accesi tutti, dal primo all'ultimo. E nessuno di questi rimase fermo alla schermata iniziale. Erano tutti attivi e funzionanti, pronti all'uso.

‹‹ Caspio... e ora? ››

‹‹ L'ho detto io che la situazione è anche troppo strana... ›› mormorai, guardandomi attorno come se mi aspettassi di trovare mille guardie pronte a spararci. Ma niente, nella stanza non era entrato nessuno.

Non poteva essere, quel dannato affare doveva trovarsi lì, non potevamo aver fatto un buco nell'acqua e la missione non poteva essere fasulla.

O forse sì?

Magari avevamo sbagliato a fidarci così ciecamente dell'Eden e magari quella era solo una vera e propria missione suicida.

‹‹ Magari non è più qui... pensando che avesse un malfunzionamento lo avranno buttato, o cose del genere ›› provò a rassicurarmi Newt, dopo aver sicuramente notato la mia espressione terrorizzata.

Ero cerca di aver sgranato gli occhi e di essere sbiancata di fronte all'eventualità che ormai fossimo spacciati.

‹‹ No, la C.A.T.T.I.V.O. non spreca niente, lo sai anche tu ›› mormorai con un tono tremante.

Dovevo calmarmi o sarei caduta nel panico.

Non era ancora successo niente, tutti continuavano il loro lavoro. L'unico fatto ambiguo era che in quella stanza eravamo ancora completamente soli.

Presi un respiro profondo, chiudendo gli occhi per provare a svuotare la testa.

‹‹ Allora, magari, non si trova più qui dentro. Magari in questa caspio di base hanno un'altra sala di controllo ›› provò ad ipotizzare. Ma quella era un ipotesi a vuoto.

Perché mai avere due sale di controllo quando quella base era piuttosto piccola?

E non potevamo certamente accendere tutti i computer della base solo per trovare il nostro.

No, c'era qualcosa che ci sfuggiva.

‹‹ Forse dobbiamo tornare indietro ›› proposi, ma Newt scosse la testa rapidamente

‹‹ Ci manderebbero a fancaspio per non aver chiesto informazioni più dettagliate prima di andare in missione ›› rispose, schioccando la lingua poco dopo come se stesse dicendo una cosa più che ovvia ‹‹ dobbiamo continuare a cercare. Non possono averci dato informazioni sbagliate, ti pare? E se ci hanno detto così poche cose è perché sicuramente è tutto ciò che sanno. Mi rifiuto di credere al fatto che ci abbiano presi in giro ›› l'ultima frase fu quasi un sussurro, come se stesse cercando di convincere più sé stesso che me ‹‹ non possono averci presi in giro... ›› ripeté.

Non sapevo nemmeno come consolarlo, visto che non ne avevo la certezza né per smentire né per confermare. Sapevo solo che era inutile stare lì dentro in silenzio a valutare la situazione.

Vero o non vero, dovevamo fare qualcosa.

Qualsiasi cosa.

Non potevamo certo prendere tutti i computer e portarli via, anche perché sarebbe stata una mossa alquanto inutile.

‹‹ Sai che c'è? Hai ragione. Andiamo fuori qui e cerchiamo un'altra sala di controllo. Non andrò via a mani vuote! ›› dissi con convinzione, attirando l'attenzione del ragazzo, che mi guardò come se fossi impazzita di colpo.

‹‹ E se non troviamo nulla? ››

‹‹ Almeno ci abbiamo provato ›› risposi, allontanandomi da lì ed abbandonando la stanza.

Tanto rimanere lì dentro senza fare nulla non avrebbe cambiato la situazione.

Salimmo le scale per salire al piano successivo, e lo percorremmo anche molto velocemente considerando che tutte le porte erano chiuse, e nessuna di quelle portava una targa accanto con scritto "sala di controllo" o "sala di controllo secondaria". Erano vari laboratori di esperimenti sul virus, o di analisi dei risultati. Nient'altro.

Era stato un totale buco nell'acqua. L'unica cosa positiva era che non avevamo dato nell'occhio, ed eravamo passati come semplici scienziati.

Non potevo credere al fatto che la C.A.T.T.I.V.O. fosse stata così stupida da non accorgersi di due scienziati, solo perché questi erano stati troppo impegnati nel lavoro.

Mentre tornavamo indietro, Newt si fermò di fronte ad un vetro grossissimo che mostrava una stanza di esperimenti.

Al suo interno c'erano tre scienziati attorno ad un lettino, ed uno invece sistemava degli oggetti insanguinati all'interno di un vassoio metallico pieno di oggetti da chirurgo.

Non prometteva nulla di buono.

‹‹ Newt, andiamo, abbiamo ancora qualche piano da esplorare! ›› lo richiamai, ma in tutta risposta lui sibilò un "ssh!", rimanendo concentrato sulla scena che aveva davanti.

‹‹ Andiamo via prima che ci becchino! ››

‹‹ Non è possibile... ›› rispose tra sé e sé, continuando a guardare la scena.

Era solo l'ennesimo esperimento, cosa c'era che lo stupiva tanto.

Per un attimo, data la sua espressione quasi ferita nel vedere quella scena, pensai che su quel lettino avesse visto Minho. Considerando che stava guardando quel vetro da prima di me, sicuramente aveva visto su chi (o cosa...) stessero lavorando. Sperai con tutta me stessa che non fosse così.

‹‹ Cos'hai visto? ›› domandai, affiancandomi a lui.

La sua mano tremava in modo incontrollato, la sua mascella era contratta.

‹‹ Newt? ›› provai a richiamare la sua attenzione, provando a prendergli la mano nella speranza che il mio tocco lo calmasse.

Invece afferrai l'aria, perché lui si spostò rapidamente e si avviò con passo sicuro verso la porta.

‹‹ Non posso permettere una cosa del genere, è disgustoso ed disumano! ››

‹‹ Newt! Che fai?! Fermo! ›› mi sporsi in avanti, ma prima che potessi afferrargli anche solo il camice per tirarlo verso di me, aveva già spalancato la porta e fatto irruzione nel laboratorio.

Non avevano un codice di sicurezza che fermasse le porte e le aprisse automaticamente come facevano nella nostra vecchia base.

Lì era quasi tutto manuale.

Sorprendentemente esitarono dall'attaccare subito Newt, forse proprio perché l'avevano scambiato per uno di loro.

Poi, di colpo, si avventarono tutti.

Feci per entrare dentro anche io per dargli una mano, ma rimasi immobile lì dentro quando vidi che Newt tirò fuori dalla tasca del camice una pistola.

La puntò contro gli scienziati e li fissò con uno sguardo acceso di rabbia e disgusto.

Ora gli scienziati erano tutti in cerchio attorno al lettino, impedendomi comunque di vedere chi ci fosse sopra.

Non ci vollero parole per far capire loro che non dovevano provare a fare una sola mossa contro di lui.

Rimasero così attorno al lettino, con le mani verso l'alto in bella vista.

Newt si chinò sul lettino, spingendo via dei macchinari che stavano lì attorno.

L'unica cosa che vedevo, era che su quel lettino c'era una coperta.

Non c'erano piedi che spuntavano fuori, il che mi rassicurò sul fatto che non ci fosse una persona adulta, o comunque un ragazzino.

Uno degli scienziati si mosse mentre Newt era intento a recuperare qualsiasi cosa ci fosse sul lettino, andando a premere velocemente un pulsante rosso che stava accanto al vassoio con gli oggetti.

Nell'aria riecheggiò il suono di un allarme.

Mi guardai attorno. Il colore bianco delle luci a led si tinse di rosso a causa della luce delle sirene.

‹‹ Okay, questo è il campanello che indica che il tempo è scaduto! ›› dissi tra me e me, poi il rumore di uno sparo.

Un suono che mi fece accapponare la pelle e mi riportò alla memoria ciò che volevo assolutamente scordare. Un tonfo al cuore.

Allarmata, feci per abbassare lo sguardo per guardare dentro il laboratorio, ma il tempo di abbassarlo che ci furono altri tre spari, che schizzarono il vetro di sangue.

Portai le mani alle labbra, sgranando gli occhi. Non c'era bisogno di urlare, e non dovevo farlo.

Newt corse fuori dalla stanza, col volto e gli abiti con qualche schizzo di sangue

‹‹ Via! Corri! ›› gridò, afferrandomi la mano, mentre con l'altra tenne stretto al petto ciò che sembrava essere un fagottino improvvisato.

‹‹ Hai sparato a quegli scienziati? Che caspio c'è dentro quell'affare?! ››

‹‹ Te lo spiego dopo, ora corri, maledizione! ›› sbottò, tirandomi via con sé.

Eravamo diretti verso l'uscita, e dietro di noi si sentivano i passi accelerati delle guardie.

Gli scienziati che ci vedevano erano chiaramente disarmati, ma gridavano indicazioni alle guardie che, se non ci sbrigavamo ad uscire, da lì a poco ci avrebbero riempiti volentieri di pallottole.

Era stata una corsa contro il tempo, e per fortuna eravamo solo al secondo piano.

Nonostante la mia nota pigrizia ed odio per le corse – sopratutto se c'erano delle scale di mezzo – riuscimmo fortunatamente a raggiungere l'hangar in tempo.

O almeno, la sua porta, che uno scienziato si stava affrettando a chiudere con una catena ed un grosso lucchetto.

Newt schioccò la lingua in modo scocciato, impugnando nuovamente la pistola tra le mani e puntandola contro lo scienziato lì davanti, che sbiancò come un fantasma alla vista dell'arma. Avrà avuto circa quindici anni, e mi fece una tenerezza assurda. Alzò le mani al soffitto. Sicuramente non voleva trovarsi lì dentro.

‹‹ Senti, pive, apri della caspio di porta prima che pianti una pallottola nel cervello. E ti assicuro che non è una bella esperienza. ››

‹‹ Io... ›› brontolò lui, ma Newt caricò l'arma, facendogli capire che non si sarebbe messo alcuno scrupolo nel sparargli.

Così, il ragazzo, nonostante sicuramente avesse ricevuto l'ordine di bloccare tutte le uscite, si affrettò a sbloccare la porta.

Appena lo fece, Newt gli puntò l'arma contro la schiena ‹‹ apri la porta. ››

‹‹ Hai le mani, puoi farlo anche tu! ›› sibilò il ragazzino, così Newt spinse la pistola ‹‹ Okay, okay, faccio io! ››

‹‹ Che bravo bimbo ›› appena il ragazzo aprì la porta, Newt lo spintonò con la pistola per farlo spostare, poi si girò verso di lui una volta sorpassato ‹‹ per sta volta, ti risparmio. Mi devi un favore, ragazzino. ›› disse, infilando la pistola in tasca e portando rapidamente la mano attorno al fagottino che stava reggendo in mano.

Poi corse verso l'elicottero, che era già a mezz'aria, pronta a partire. Lo seguii a ruota, rivolgendo una rapida occhiata verso il ragazzino, sorpreso di vedere come stavamo fuggendo indisturbati.

Appena salii, aiutata da Soraya, la prima cosa che ci accolse furono le mille domande da parte di quest'ultima. Raphael, invece, era troppo intento nella guida per prestare attenzione a noi.

‹‹ Come hanno fatto a non beccarvi? ›› domandai stupita, e la ragazza bionda scrollò le spalle.

‹‹ Non so se ai notato che in questa base non sono molto svegli. Avete recuperato il computer? ››

‹‹ Non abbiamo trovato nessun computer nella sala di controllo ›› ripose Newt, stringendo al petto il fagottino ‹‹ ma abbiamo trovato qualcosa di molto più importante... ›› cominciò a scoprire ciò che era avvolto nella coperta, lentamente e delicatamente, rivelando ciò che stava reggendo in braccio come se fosse un oggetto prezioso: un bambino.

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