Capitolo 25
Era lì. Immobile. Ed io mi stavo trattenendo dal gettarmi dentro quella stanza e gridare di lasciarlo stare.
Dovevo controllarmi. Non potevo permettere alle mie emozioni di prendere il sopravvento.
‹‹ Cosa gli stanno facendo? ›› domandai con aria assente, mentre Jillian poggiava una mano sulla mia spalla, come se volesse farmi capire che mi supportava.
Ma nessuno, in quel momento, poteva minimamente immaginare come mi sentivo.
Confusa, terrorizzata, infuriata.
Non sapevo cosa gli stessero facendo, ma mi sentivo tremendamente presa in giro.
‹‹ Cosa caspio gli stanno facendo? ›› domandai di nuovo a denti stretti, rivolgendo uno sguardo freddo, rapido e severo alla ragazza accanto a me. La sua espressione si congelò, scuotendo la testa.
‹‹ Sperimentano ›› rispose. Avevo voglia di urlare.
Newt era morto, dannazione! Perché non lo lasciavano in pace almeno da morto?
‹‹ Non vogliono far partire i gruppi C e D senza avere la certezza di avere a disposizione un alternativa al soggetto ideale ›› aggiunse, ma in quel momento le sue mi sembravano solo parole campate in aria, tanto per cercare di tenere a bada la mia rabbia, che cresceva ogni secondo di più.
‹‹ Parla come mangi. Sempre se mangi.›› chiusi gli occhi prendendo un grosso respiro.
Dovevo calmarmi. Dovevo essere lucida, perché ogni minuto che passava, la mia voglia di gettarmi in quella stanza e prendere a pugni quegli scienziati cresceva a dismisura.
Vedere Newt sdraiato su quel lettino, era come un istigazione ad abbandonare l'ultimo briciolo di sanità mentale che si aggrappava saldamente al mio cervello.
‹‹ Vogliono un'alternativa a Thomas. Un'alternativa valida. ›› sentivo il suo sguardo piantato sopra di me. Lo percepivo, ed era pesante, mi dava sui nervi.
Ero troppo nervosa.
‹‹ E a che caspio serve Newt, in tutto questo? Dovrebbero lasciarlo in pace. Ha già sopportato abbastanza da vivo, non c'è bisogno che funga da cavia da laboratorio anche da morto ›› sibilai a denti stretti.
‹‹ Sei sicura di voler questo? ›› botta e risposta.
‹‹ Più che sicura ›› risposi rapidamente.
Poi mi resi conto di una cosa, come se il mio avere gli occhi chiusi mi avesse concesso di focalizzare bene l'immagine del ragazzo disteso sul lettino, per quanto la cosa fosse possibile.
Riaprì gli occhi, avvicinandomi di più al vetro. Appena uno degli scienziati di allontanò dal ragazzo, riuscii a vedere ciò che effettivamente avevo notato anche poco prima:
Il foro dello sparo era cicatrizzato perfettamente sulla fronte del ragazzo, ed era in via di guarigione.
Il fiato mi si mozzò in gola di fronte a quella vista.
Rivolsi un'occhiata veloce alla ragazza accanto a me, che accennò un sorriso all'angolo delle labbra con fare soddisfatto della mia espressione stupita. Riportai subito lo sguardo a Newt, sperando in una reazione da parte sua. Qualsiasi reazione sarebbe stata perfetta. Anche il semplice movimento degli occhi.
‹‹ Hanno aggiustato George, che era completamente frantumato... Aggiustare Newt era un gioco da ragazzi ›› spiegò, poi prese un grosso respiro, incrociando le braccia al petto ‹‹ La C.A.T.T.I.V.O. tiene molto ai suoi soggetti migliori. Sopratutto quelli con una spiccata intelligenza, che in qualche modo possono ancora essere utili. Newt era un soggetti molto, troppo importante per loro. Ed uno dei soggetti ideali per la prova della Cura ›› il mio sguardo, mentre la ragazza spiegava, era puntato sulla fronte di Newt. La ferita spariva a vista d'occhio ‹‹ ciò che stanno testando su Newt, non è altro che una cura temporanea. Per fartela breve e semplice, gli hanno somministrato una cellula creata al laboratorio, che velocizza il processo di "cura" del corpo.
L'hanno testata la prima volta su George, e hanno visto che funzionava alla grande, considerando che in poco tempo tutto il suo corpo è tornato piuttosto integro. Ora che l'hanno migliorato, hanno voluto provarlo sul corpo di Newt, per vedere se è in grado di riparare danni mortali come una pallottola piantata nel cervello ›› chiuse gli occhi, riaprendoli pochi istanti dopo.
Cercavo di analizzare ogni singolo lato del discorso che mi aveva appena fatto, cercando di intuire se ci fosse anche una singola, scarsa possibilità che tutto quello serviva in qualche modo per riportarlo in vita... o qualcosa del genere.
Volevo illudermi di quella possibilità.
‹‹ Sarebbe un gran passo avanti per la scienza ›› concluse Jillian, guardandomi come se si aspettasse chissà quale reazione da parte mia.
Ma l'unica cosa che stava ottenendo, era la mia impazienza di sentire il succo del discorso.
‹‹ Questo gli concederà anche di tornare in vita? ›› domandai, mormorando. Mi resi conto che nella mia testa, quella domanda sembrava molto più intelligente. Ora era un'assurdità, e me lo confermò anche il suo sguardo quasi deluso da quella domanda.
‹‹ No ›› disse, scuotendo la testa ‹‹ no di certo... ››
‹‹ Allora perché diavolo stanno facendo tutto questo? ››
‹‹ Hanno notato che il virus, in lui, ad un certo punto della crescita si è fermato, ma non ne hanno ancora capito il motivo preciso. Ma questo è bastato loro per dargli un ulteriore motivo per tenerlo qui e studiarlo ancora un po', prima di fargli fare la fine di tutti gli altri corpi ››
Tutto questo mi stava confondendo solo le idee. Perché tenere lì il corpo se non avevano intenzione di riportarlo in vita? Perché l'avevano fatto con George, ma non avevano intenzione di farlo con Newt? Perché diavolo io ero ancora lì ferma con le mani in mano?
Strinsi i pugni delle mie mani in un vano tentativo di farmi passare la rabbia con quel semplice gesto.
‹‹ Che senso ha "ripararlo" se devono lasciarlo morto? Hanno riportato in vita me, George e Justin! Non dovrebbe costargli molto riportare in vita uno dei migliori scienziati che questo buco di posto abbia mai visto! ›› sbottai, non curandomi del mio tono di voce fin troppo alto.
Jillian si girò, sgranando gli occhi, pronta a controbattere, ma l'anticipai ‹‹ convincili! Fa qualcosa! Sei un caspio di computer, maledizione! Ci sarà qualcosa che potrai fare, no?! ››
Stavo gridando, e la cosa non m'interessava minimamente, mentre invece, sembrò mandare lei in paranoia, che cominciò a guardarsi attorno.
E potevo crederci. D'altronde aveva manomesso le telecamere di sicurezza.
Ma in quel momento non m'interessava. Ero stanca di sentirmi presa in giro dal mondo.
‹‹ Ci farai scoprire, così facendo! Abbassa la voce, ti prego! ›› guardò davanti a sé. Gli scienziati sembrarono non sentirci nemmeno, il che mi fece pensare che la stanza fosse insonorizzata.
Presi un respiro profondo, provando a calmarmi prima di riprendere a parlare.
‹‹ George e Justin non hanno subito danni al cervello, durante la loro morte e tu non eri veramente morta. Newt aveva una pallottola nel cervello, è stato danneggiato gravemente... Ed in ogni caso, riportarlo sarebbe troppo complicato, e troppo rischioso per loro. È vero, è stato uno degli scienziati più brillanti, ed anche il più pericoloso qui dentro ›› afferrò la mia mano, cominciando ad avviarsi lontano da lì, tirandomi via con sé ‹‹ il suo obbiettivo più grande, era spazzare via la C.A.T.T.I.V.O., ricordi? E diavolo, ci stava riuscendo. Riportarlo indietro significherebbe dargli una seconda possibilità di farlo. Temo che abbiano sempre voluto farlo fuori, e farlo ammalare è sembrato loro il modo più "umano" per liberarsi di lui ››
Il modo più umano? E quale sarebbe stato quello meno umano?
Quelle parole mi stavano semplicemente facendo uscire fuori di testa.
Uscimmo fuori da quel posto, allontanandoci velocemente.
Ora lei sembrava avere una certa fretta. Sicuramente voleva raggiungere l'area di controllo prima che Marie si accorgesse della sua assenza.
Ed infatti, in poco tempo fummo lì dentro.
Quel posto, ora, era vuoto. Al suo interno c'eravamo solo noi.
‹‹ Mi dispiace per ciò che hai visto ora. Capisco che è brutto dover stare ferme a guardare una cosa del genere, senza però poter far nulla ›› aveva un tono di compatimento. Lei, d'altronde, doveva fare quelle cose ogni giorno. Era ovvio che mi capiva.
Si mise davanti ad uno schermo, con lo sguardo rivolto verso la telecamera dove si vedeva la stanza di George.
‹‹ Vorrei gettare tutti loro nella zona bruciata ›› sospirai, poi Jillian, come se nemmeno avesse sentito le mie parole, abbassò lo sguardo sul suo polso sinistro.
Aveva una sorta di orologio attaccato, che brillava, e faceva un conto alla rovescia.
Corrugai la fronte.
‹‹ Cos'è quello? ››
‹‹ Un Timer ›› rispose, con un tono di voce che lasciava intendere che quella era una risposta scontata.
A che diavolo gli serviva un timer? Mi avvicinai di più, notando che il conto alla rovescia era dal cinque in giù. I secondi erano velocissimi.
‹‹ Siamo arrivati qui appena in tempo ›› aggiunse.
‹‹ Appena in tempo per cosa? ››
‹‹ tre.... due.... uno.... ›› e le luci si spensero.
L'unica cosa che riuscii a vedere, in quel buio totale, erano gli occhi rosa di Jillian che brillavano nell'oscurità.
Nessun rumore in particolare, nessuna luce di emergenza. Era come se all'improvviso ci trovassimo tutti nel vuoto più totale. Poi, di colpo, si sentì il rumore di una sirena d'allarme, ed una piccola spia rossa appesa alla parete si illuminò.
‹‹ Che le danze comincino ›› disse Jillian, prendendo la mia mano nella sua ‹‹ tra poco dovremmo correre parecchio. Sei pronta? ››
‹‹ Cosa? Perché? E poi, è tutto buio! Sbatterò ovun- ›› la luce si riaccese, ma la sirena cominciò a suonare più forte.
Gli schermi attorno a noi davano segni d'interferenza, e due scienziati entrarono di corsa all'interno della stanza. Le loro labbra erano schiuse, gli occhi sgranati in segno di stupore.
‹‹ Che sta succedendo? ›› domandai stupita
‹‹ Non c'è elettricità, quindi è subentrato il contatore di emergenza... Ma questo permette solo l'accensione delle luci di emergenza ›› spiegò Jillian.
Poi entrò Marie, puntano i suoi occhi odiosi su Jillian ‹‹ perché diavolo non hai fatto scattare subito l'allarme di mal funzionamento nel sistema di areazione?! Ci sono degli intrusi, lo sapevi? ››
‹‹ Evidentemente il sistema è stato corrotto, perché non mi è arrivato nessun segnale di mal funzionamento del sistema ›› rimasi in silenzio, studiando lo sguardo di entrambe.
‹‹ A che gioco stai giocando? ›› domandò Marie, avvicinandosi a grandi passi verso la ragazza con i capelli rosa. Le afferrò il volto, spingendola violentemente contro la parete ‹‹ vuoi costringermi a punirti, eh? Tutte le telecamere sono staccate, i database dei pc contenenti i vari documenti si sono inspiegabilmente riavviati e resettati, tutti i backup sono stati eliminati o spostati nell'altro pc principale che, guarda strano caso, è sparito, e l'unico computer rimasto attivo, è il mio, dove però non posso controllare assolutamente niente e quindi non posso attivare l'impianto di sicurezza temporaneo. Non ti sembrano tutte strane coincidenze? ›› sibilò a denti stretti, mentre premeva le dita nelle guance della ragazza che, però, rimase impassibile.
Feci per andare in soccorso della mia amica, ma una delle due guardie mi afferrò, impedendomi di fare anche un solo passo nella sua direzione.
‹‹ Non so cosa stai cercando di insinuare ›› rispose Jillian, con un tono calmo. Fin troppo calmo.
Marie analizzò lo sguardo della ragazza, poi schiuse le labbra ‹‹ ti sei scollegata dalla base ed hai permesso a degli intrusi di fare irruzione nella base ››
Ma Jillian non parlava. Io guardai lo scienziato mingherlino che mi stringeva.
Sembrava essere ben poco interessato alla scena che avevamo davanti, ma più interessato a fissare quegli schermi con l'interferenza, come se stesse cercando di capire un messaggio nascosto.
‹‹ Vuoi farmi l'elettroshock? ›› disse Jillian con un tono provocatorio ‹‹ credo che senza elettricità non sia possibile. Correggimi se sbaglio ››
Approfittai della distrazione generale per fare l'unica cosa che potevo fare, seppure fossi immobilizzata.
Tirai velocemente indietro la testa, colpendo lo scienziato, che per il dolore si portò rapidamente le mani sul volto per coprirsi. In questo modo mi liberai, e Marie si girò di scatto per guardare cosa stesse succedendo.
L'altro scienziato, che era dritto dietro quello che mi aveva immobilizzata, tirò fuori una pistola dalla tasca e la caricò, puntandomela contro.
In quel lasso di tempo, Jillian aveva spinto via Marie, facendole perdere l'equilibrio e barcollare nella mia direzione.
‹‹ Andiamo! ›› disse Jillian, sbilanciandosi e prendendomi la mano, cominciando a tirarmi via.
L'uomo armato sparò alla svelta, riuscendo a colpire la mia mano libera, forse nella speranza che, per via del dolore, mollassi la presa con Jillian.
Nonostante il dolore lancinante che mi pervase il corpo, riuscii a non dargli la soddisfazione di gridare, e cominciai a correre appena lo fece Jillian.
I corridoio erano bui, con solo le poche lampade d'emergenza accese.
Per un bel po' tempo, gli gli unici suoi erano i passi ed i ricchi di chiacchiericci fitti e passi dei vari scienziati, preoccupati per la sorte degli esperimenti, ora che la base era priva di elettricità.
Non sapevo dove eravamo dirette, era Jillian a condurre. Io seguivo, mi guardavo attorno nella speranza di non trovare intralci. Ma erano tutti troppo occupati e preoccupati, che per dare peso a noi. Poi capii. Eravamo dirette all'Hangar. Stavamo seriamente fuggendo dalla C.A.T.T.I.V.O. o era solo un'altra farsa?
Prima che potessi chiederlo, Jillian sbatté contro uno scienziato che era sbucato fuori dal corridoio accanto. Era Brytan, ed aveva un lanciagranate ben stretto tra le mani.
Jillian lasciò la mia mano, sollevandole verso il soffitto.
Brytan tremava, aveva paura di tenere l'arma in mano.
Fece per parlare, ma le uniche cose che riuscii a dire, furono dei singoli e miseri balbettii.
‹‹ Non uscirete d-di qui! ›› disse infine, caricando l'arma.
Il suo sguardo balzava da me a Jillian ad una velocità paurosa.
Jillian strinse le mani, ma prima che potesse accadere qualsiasi cosa, Raphael sbucò fuori dallo stesso corridoio, spintonando via Brytan con una forza ed una facilità che uno scienziato gracile come lui non sembrerebbe nemmeno possedere.
Afferrò il lanciagranate e lo puntò contro Brytan, caricandolo. Il rumore dello scintillio elettrico delle granate sovrastò qualsiasi altro rumore. Brytan alzò le braccia al cielo in segno di resa.
‹‹ Ora tu stai buono qui, mentre noi usciamo da questo schifo di posto ›› disse Raphael con tono fermo. Non balbettava, ed aveva uno sguardo fermo e severo.
Sembrava aver subito una trasformazione nell'arco di qualche attimo.
‹‹ Di qui non entra e non esce nessuno. Se succede qualcosa a noi, succederà anche a voi ›› rispose Brytan, ridacchiando con fare divertito ‹‹ metti giù quel giocattolo, Raphael ››
‹‹ Questo giocattolo di farà saltare la testa ›› sibilò tra i denti il ragazzo, rivolgendo poi gli l'attenzione a me e Jillian ‹‹ voi andate nell'hangar. Vi stanno già aspettando. ››
‹‹ Chi? ›› domandai confusa. Per qualche strana ragione, sperai che si trattassero di Minho e Thomas. Ci sperai con tutta me stessa, nonostante avessi detto a Thomas di non volerlo mai più vedere. Non l'avrei mai perdonato per aver sparato a Newt, ma sotto sotto, mi mancava.
Thomas era comunque una persona importante nella mia vita. E mi mancava anche Minho. Sopratutto Minho.
‹‹ Eva e gli altri ›› rispose Raphael
‹‹ E Justin? ››
‹‹ E andato a recuperare gli George. ›› il suo tono era quasi impaziente. Non vedeva l'ora di usare l'arma che stava impugnando ‹‹ Ora andate via di qui! ››
Jillian annuì, ma mi guardò, cominciando a correre dalla parte opposta dell'hangar.
Niente domande. Non c'era tempo.
Avevo capito subito dov'era diretta: nello stesso laboratorio dove eravamo state poco tempo fa.
Stavamo andando a prendere il corpo di Newt.
Poco tempo di corsa e nessuno scienziato nelle vicinanze.
Tutti all'interno dei laboratori... almeno così credevo.
Era l'unica spiegazione, anche se non capivo come mai eravamo riusciti ad avere così tanto via libera.
La stanza dove c'era George era spalancata, ma lui non era lì. Era già andato via, il che mi creò un certo senso di pace. Eravamo vicini alla nostra libertà, e non c'era idea migliore di quella.
Eppure, sapevo che i giochi ancora non erano finiti.
C'era qualcos'altro. Sentivo che il meglio doveva ancora venire.
Entrammo nel laboratorio dove, fino a poco tempo prima, non potevo neanche minimamente immaginare di entrare.
Ora non c'erano gli scienziati... o almeno, non quelli della C.A.T.T.I.V.O..
Una persona incappucciata era in piedi davanti ad un lettino, con le mani ai lati della testa di Newt, mentre altre due donne, gemelle, entrambe con i capelli ricci raccolti in una coda, erano sedute su due sedie poco distanti dal lettino.
‹‹ Era ora che arrivassi ›› disse la persona incappucciata. Una voce maschile, che riconobbi immediatamente.
Era lo stesso ragazzo che era salito sulla berga quando hanno portato via Newt, la prima volta.
Abbassò il cappuccio, rivelando i suoi capelli blu e la pelle pallida.
‹‹ Piccoli contrattempi con Brytan ›› disse Jillian con tutta calma, avvicinandosi lentamente al lettino. Non capivo bene cosa stesse succedendo, ma in qualche modo, sapevo che stava andando tutti per il verso giusto.
‹‹ Ho dovuto iniziare senza di te ›› disse il ragazzo, con tono spazientito ed indicando le tempie di Newt ‹‹ ho fatto passare la scossa da qui, come hai detto tu... ››
‹‹ E...? ››
‹‹ E ha funzionato. Ma rimango ancora dell'idea che l'ideale era farle passare dal petto, in modo che attraversassero subito il cuore ››
‹‹ I danni sono principalmente al cervello, quindi avevo ragione io ›› Jillian si poggiò le mani sul fianco.
‹‹ Non capisco ›› mormorai, avvicinandomi al lettino. O forse capivo, ma stentavo a crederci.
Accanto al lettino, c'era un respiratore portatile con un tubicino collegato che passava l'aria a Newt attraverso due tubicini.
‹‹ Tu sei Elizabeth, giusto? La ragazza che stava sulla berga. ›› il ragazzo mi porse la mano, ma non l'afferrai ‹‹ Io mi chiamo Nathan, ma per tutti sono Nate ››
‹‹ Che diavolo state facendo? ›› chiesi, poggiando una mano sulla spalla di Newt.
La cicatrice sulla sua fronte era completamente sparita. Era pulita, come se non gli fosse mai successo nulla. Era tutto fin troppo semplice e bello. Non poteva essere reale.
‹‹ Lo riportiamo qui ›› rispose Jillian, anticipando Nathan ‹‹ ho detto che la C.A.T.T.I.V.O. lo reputa un rischio, non noi. Lui è una risorsa preziosa. E lui più di chiunque altro, può darci una mano in tutto questo. Merita di vivere la sua vendetta. ›› spiegò, sistemando il respiratore
‹‹ E poi, la cura su di lui ha funzionato ›› aggiunse Nathan.
Quelle parole mi fecero corrugare la fronte.
‹‹ Zitti, sento i battiti! ›› Jillian sorrise, poi si chinò all'altezza di Newt ‹‹ apri gli occhi raggio di sole ›› sussurrò Jillian, con lo stesso tono di una mamma apprensiva ‹‹ manchi solo tu all'appello ››
a quelle parole, il mio cuore fece un piccolo balzo, per poi riprendere a battere ad una velocità che non credevo che fosse possibile. Newt, lentamente, aprì gli occhi.
{Angolo dell'autrice}
Ve l'avevo detto, gli indizi non erano in ordine cronologico.
Ciò che mi chiedo è... non avevate notato che erano al plurale? ;)
Al prossimo capitolo, pive!
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