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Capitolo 22

Erano passati circa 3 giorni ormai da quando avevamo abbandonato il palazzo degli spaccati.

Tre giorni in cui eravamo un ammasso di spaccati fuggitivi.

Avevano dato l'allarme, ormai, e non guardavamo in faccia nessuno.

Chiunque tentasse di fermarci veniva ucciso senza alcuno scrupolo, ed io non osavo minimamente immaginare che fine facessero i cadaveri dei malcapitati.

Avevamo attraversato una zona di una città abbandonata e distrutta, anch'essa colma di spaccati che provarono a fermarci perché stavamo invadendo il loro territorio.

Vidi George sbucare fuori dalla folla e gettarsi contro uno di loro, riducendogli la faccia ad un cumulo di ossa rotte.

Non avrei mai pensato di vedere quel ragazzo così violento, come non lo era mai stato nella radura.

Nella mia testa sentivo solo l'odio e il disgusto per quello che era capace di fare quel virus.

Newt continuava a cercare di distrarmi, standomi vicino e parlandomi ogni tanto di qualsiasi cosa gli passasse per la testa.

Tutto pur di non farmi pensare, consapevole che nella mia testa girasse ancora l'immagine di mia madre.

Aveva fatto bene a non farmi girare. Non volevo ricordare quella donna come un semplice corpo morto. L'ennesimo corpo morto.

Una delle cose che mi aveva raccontato, era quella relativa a George.

Mi raccontò che quando l'aveva incontrato nel palazzo degli spaccati, era seduto su un vecchio tavolo da biliardo ormai malandato, puliva una stecca spaccata a metà, che poteva essere facilmente utilizzata come arma – che, sicuramente, aveva già usato, visto che la stava pulendo con una certa attenzione proprio sulla punta –.

Appena i loro sguardi si erano incrociati, quello del ragazzo era completamente vuoto, corrucciato, e lasciava trasparire ogni singola traccia di odio represso.

Non aveva mai visto George con così tanto odio nei suoi confronti, anche se non lo biasimava affatto. Non dopo quello che era successo nella radura.

Diede di matto, cominciando ad accusarlo di tutte le cose che aveva passato. Gli aveva raccontato di una stanza chiusa, con un sacco di infermieri che impugnavano aghi, macchinari vari che vibravano ed emettevano suoni elettrici, bruciature, cuciture, tagli, bisturi, ed infine "un liquido verdognolo" che gli hanno iniettato attraverso un ago, dritto nelle pupille.

Esperimenti che, secondo la C.A.T.T.I.V.O., non erano abbastanza. In qualche modo, però, un giorno si era risvegliato fuori dalla Base, nel bel mezzo della zona bruciata.

Era stato accolto da cinque spaccati circa tre giorni dopo, quando ormai stava per cedere sotto il calore, la fame e la sete. Nonostante tutto, George non gli fece i nomi quando lui glieli chiese, rispondendogli che non erano affari che gli riguardavano, e dicendogli che ad un traditore come lui, non doveva nemmeno più parlare.

Un cambiamento radicale in confronto a ciò che succedeva nella radura, che al contrario, era proprio Newt a non rivolgergli la parola.

Ma se sta volta l'aveva fatto era proprio perché era estremamente sorpreso dal fatto che lui fosse vivo, e sotto sotto gli dispiaceva per com'era morto.

Mi disse che, comunque, era un sollievo vederlo vivo. Aveva un'anima in meno sulla coscienza, seppure malata come pochi.

Quella giornata era iniziata in modo piuttosto strano. Denver distava pochi metri ormai, e tutta la zona era già in subbuglio. Gli spaccati avevano preso il pieno controllo di tutta l'area circostante fuori dalle mura.

Io e Newt eravamo distanti dagli altri, seduti sul terriccio ad osservare quella situazione come se fossi due semplici spettatori.

Si stava torturando le mani da quanto si sentiva nervoso e felice allo stesso tempo, come un bambino la notte di Natale. Si preoccupava, però, che potesse perdermi di vista.

E si preoccupava che magari, per la foga, potesse perdere del tutto il controllo.

‹‹ Posso sempre venire con te ›› proposi, ma la sua risposta fu uno scossone della testa, facendomi cenno di no.

Non avrebbe accettato obbiezioni, ma sapeva che ero piuttosto contraria a lasciarlo andare da solo.

Anche se avesse continuato a ribadire quanto fosse contrario, non l'avrei ascoltato e ne era perfettamente consapevole. Ormai aveva rinunciato a dirmi di no per qualsiasi cosa.

Feci per parlare, ma la mia attenzione fu catturata da uno spaccato completamente nudo che gridava "evviva la rivoluzione!".

Sgranai gli occhi, boccheggiando. E così scordai ciò che stavo per dire.

Newt nemmeno ci badò, come se quella scena fosse una cosa piuttosto normale per lui. Ed ormai non lo mettevo più in dubbio. Durante la sua permanenza in quel posto doveva aver visto scene anche peggiori di quella.

‹‹ Dove fuggiremo? Come lo faremo? ›› domandai, provando a ricatturare l'attenzione del ragazzo.

Si girò, rivolgendomi un sorriso naturale. Era bellissimo. Si sporse, baciandomi una guancia.

‹‹ Non preoccuparti ›› rispose, mettendosi in piedi e porgendomi la mano per aiutarmi a rialzarmi, ed accettai con piacere ‹‹ una volta entrati a Denver, ruberemo un auto. Se siamo fortunati, magari, troveremo anche qualcosa di più grande e veloce... magari una berga! ››

‹‹ Perché, sai guidare? ›› domandai stupita.

Lui scosse la testa, scrollando poco dopo le spalle ‹‹ No... non che io ricordi, ma ci arrangeremo in qualche modo. Insomma, non possiamo di certo fuggire a piedi, ti pare? Schiatteremo dopo due minuti, nemmeno ››

‹‹ Giusto, hai ragione ››

‹‹ Bene così ›› poggiò le mani sulle mie spalle, fissandomi negli occhi ‹‹ ma devi fottutamente promettermi che starai lontana dal casino ››

‹‹ Farò attenzione ›› feci ruotare gli occhi ‹‹ ma fa attenzione anche tu ››

‹‹ Bene così. ››

Avrei fatto attenzione a non farmi uccidere, così come avrebbe fatto lui.

Qualche secondo dopo, si scatenò il casino più totale. Grida assordanti ovunque e tutti si spingevano. Un gruppo di spaccati corse tra me e Newt, ed ero completamente sicura che se non mi avesse tenuto la mano, mi sarei persa nel giro di pochi attimi.

Ma la sua mano era stretta attorno alla mia in modo saldo e sicuro.

Quel posto era sotto assedio, ed era incredibile come in qualche attimo la situazione fosse degenerata.

Se fino a pochi secondi prima era tutto nella norma, invasione di spaccati a parte, ora era tornato ad essere l'inferno che popolava il palazzo degli spaccati.

Le guardie di Denver avevano cominciato a sparare a vista a chiunque, senza distinzioni.

Proiettili o granate, di quelle elettrificate.

Alcuni spaccati cadevano in preda alle convulsioni, altri atterravano sanguinanti.

Era una scena da voltastomaco, sembrava di assistere ad un film. Ma quello non lo era. Quella era la realtà.

‹‹ Non provare pena per loro, sicuramente non si rendono nemmeno conto di quello che sta effettivamente succedendo. In fondo, sono morti da tempo, ormai... ›› pensai, disgustandomi da sola pochi attimi dopo per averlo semplicemente pensato.

Erano comunque esseri umani, ed andavano aiutati in qualche modo.

Guardai Newt con la coda dell'occhio. Lui aveva uno sguardo serio e preoccupato, mi guardava a sua volta, mordendosi il labbro inferiore.

Avrei pagato oro per stare nella sua testa e vedere cosa c'era. Sentii una strana sensazione al petto.

‹‹ Non dovresti stare qui... ›› mormorò, feci quasi fatica a sentirlo, per via del casino ‹‹ è pericoloso ››

‹‹ Non ho paura finché sei con me ›› risposi, stringendo la sua mano poco dopo.

Sospirò, stringendo più forte la mia mano, come se avesse paura e quella fosse il suo unico appiglio per non crollare.

Ogni suo gesto, la sua preoccupazione, il suo modo di fare... Sembrava essere il solito Newt, e non riuscivo a capacitarmi di come l'eruzione me lo stesse portando via. In quel momento non c'era niente che facesse intendere che fosse malato. Ma lo era.

Si avvicinò di più a me. Le sue labbra sfiorarono il mio orecchio.

‹‹ Tieniti pronta a correre, Liz, non abbiamo molto tempo ›› sussurrò.

Annuì. E pochi istanti dopo, cominciò a correre.

Alcuni spaccati avevano creato una sorta di scala umana e riuscirono a scavalcare il muro, spalancando le porte di Denver. Alcune auto sfrecciarono fuori.

C'erano corpi ovunque, ed erano scoppiati piccoli o grandi incendi sparsi un po' qua e là.

Riuscimmo ad entrare nella città per puro miracolo. Erano tutti accavallati per riuscire ad entrare.

Quel posto era immenso, e gli spaccati appena entrati avevano già cominciato a distruggerlo.

‹‹ Dobbiamo separarci ›› disse Newt.

Lo guardai malissimo, corrugando la fronte in modo totalmente contrariato. Non ero così stupida da dividermi da lui in quel casino.

‹‹ No ›› risposi in modo secco.

Lui sollevò gli occhi al soffitto, lasciando andare la mia mano. In pochi attimi, la sua espressione cambiò radicalmente.

‹‹ Non rompere ›› schioccò la lingua ‹‹ se stiamo uniti ci metteremo il doppio del tempo a trovare un caspio di automezzo qualsiasi, ne sei cosciente? Vuoi andartene da questo buco di posto? Bene così ››

Lo fissai in modo quasi sbalordito da quelle parole.

‹‹ E se succedesse qualcosa mentre siamo separati? ››

‹‹ Siamo due radurai, Liz ›› sollevò l'indice, come se volesse evidenziare di più quell'affermazione ‹‹ noi radurai sappiamo badare a noi stessi. Ci ritroviamo qui tra qualche minuto, va bene? ››

Non ero convinta di quelle parole.

Per niente. La cosa mi puzzava parecchio di bugia.

Annuii, seppure con poca convinzione, ma questo gli bastò. Si allontanò velocemente, e in tutta quella folla, lo persi di vista.

Vagai a lungo in giro per quel posto, rischiando più volte di rimetterci la pellaccia.

Ogni singola auto che vedevo bruciava in modo violento, sicuramente a causa di un esplosione.

Alcuni spaccati erano rannicchiati sui cadaveri dei immuni, mangiandone la carne cruda come se fosse un pasto altamente prelibato.

Non c'era una singola auto intatta.

Gli spaccati avevano sicuramente ben pensato di distruggerle... Ma non potevano averle fatte saltare in aria tutte. Non in così poco tempo. A meno che non ci fossero infiltrati già da un po'.

Ad un certo punto della mia esplorazione, dovetti fermarmi.

Il palazzo davanti a me catturò la mia attenzione. O meglio, lo fece un dettaglio su questo.

C'era una grossa scritta fatta con una bomboletta rossa, che diceva: "C.A.T.T.I.V.O. è buona, ci salverà dal male, donatevi ad essa. Fatelo per il bene più grande".

Sotto questa scritta, un ragazzo tremava, tenendo in mano una bomboletta.

Doveva essere l'autore della scritta. Indossava una felpa blu e dei pantaloni larghi.

Si girò lentamente, forse si sentiva osservato. Il suo volto era segnato da una grossa cicatrice che partiva dall'occhio sinistro fino al mento. Tremava visibilmente, ma non era spaventato.

Quel tremore era pazzia e rabbia. Ormai riuscivo a riconoscerlo.

Il suo viso era piegato di lato, ma quando mi notò, lo raddrizzò ad una velocità sovrumana.

‹‹ Che vuoi? Eh? Vuoi picchiarmi? ›› la sua testa faceva dei scatti che un normale umano non sarebbe capace di fare. Lanciò la bomboletta a terra con violenza, cominciando ad avvicinarsi a me con grossi passi ‹‹ Vuoi picchiarmi anche tu?! ›› gridò, poi scoppio a ridere in modo tetro.

Indietreggiai, ma senza distogliere lo sguardo da lui per paura che se l'avessi fatto, me lo sarei ritrovata addosso ‹‹ C.A.T.T.I.V.O. è buona! È l'unica che può salvarci tutti! Loro hanno la cura. Il braccio destro ci ucciderà tutti! Il braccio destro è il male! ›› portò le mani tra i capelli, gridando poco dopo mentre si sforzava per strapparseli.

Alcune gocce di sangue scivolarono lungo le sue tempie, mentre rivolgeva lo sguardo al cielo, gridando a pieni polmoni come se fosse questo a dargli la forza di compiere quel gesto atroce.

Poco tempo dopo, si zittì, abbassando lo sguardo sulle sue mani.

Tremava più forte di prima, ed il suo sguardo si mutò, diventando terrorizzato.

Teneva in mano due mazzi enormi di capelli, con alcuni pezzettini di carne attaccati alle estremità.

Le sue mani erano macchiate del suo sangue, e questo rigava anche i bordi del suo volto.

‹‹ Questo... questo... Io... ›› cominciò a balbettare con un tono di voce sempre più basso, finché poi non sollevò di scatto la testa verso di me. Il suo sguardo cambiò di nuovo, trasformandosi in un espressione infuriata ‹‹ sei stata tu. ›› disse indicandomi ‹‹ mi hai lasciato fare. Ora ti uccido! ›› gridò, cominciando a correre nella mia direzione.

Indietreggiai velocemente. Non potevo gridare o avrei attirato l'attenzione di altri spaccati.

Mi guardai attorno, trovando, per pura fortuna, un tubo di metallo arrugginito. Lo afferrai velocemente, rischiando di sbilanciarmi troppo nel farlo, e lo strinsi tra le mani, pronta ad usarlo in caso di necessità – certa, quindi, di doverlo usare da lì a breve.

Quando questo si abbassò, pronto a saltare, venne atterrato da un ragazzo più alto.

Scossi la testa sbalordita, cercando di capire chi fosse.

I due rotolavano e gridavano, prendendosi a pugni e calci a vicenda. Quando capii che il ragazzo che l'aveva atterrato era George, non avrei mai pensato di provare così tanto felicità nel vederlo.

Colpiva lo spaccato con una rabbia repressa da tempo, non lasciandogli nemmeno il tempo di reagire.

In poco tempo, il volto del ragazzo era stato reso quasi completamente irriconoscibile, ed aveva smesso di reagire ai colpi.

Sotto di lui si creò una pozza di sangue che si espandeva sempre più velocemente.

Le mani di George erano piene di sangue. Rideva in modo isterico, sollevando lentamente lo sguardo verso di me e facendomi cenno di fare silenzio.

‹‹ Sarà il nostro piccolo segreto ›› disse, avvicinandosi lentamente e pulendosi le mani sulla vecchia maglietta stracciata. Strinsi le mani attorno al tubo arrugginito. Ora era il mio turno? I suoi occhi erano fissi su di me, poi caddero lentamente sul tubo e soffocò una risatina in gola ‹‹ un tubo arrugginito? Sul serio pensi che un caspio di tubo possa fermarmi? ›› sollevò un sopracciglio, passandosi la mano tra i capelli.

Mi morsi il labbro inferiore. In effetti non sarebbe servito a molto, forse. Probabilmente non avrei nemmeno fatto in tempo a colpirlo, ma era l'unica arma a disposizione.

Di certo non sarei rimasta immobile con le mani in mano.

Rimpiangevo veramente troppo il coltellino che avevo nella zona bruciata.

‹‹ Ti aspetti che mi lasci picchiare fino a morire, George? ›› dissi con tono serio, fissando gli occhi del ragazzo, che in quel momento sembravano due zaffiri. Mi squadravano come non aveva mai fatto nella radura, passandosi la lingua sulle labbra. Qualche macchia di sangue era finita sulle guance sporche di terra, dandogli una strana aria mista tra il classico "cattivo ragazzo" e il "psicopatico del caspio".

Di punto in bianco cominciò a ridere in modo sinceramente divertito, scuotendo la testa ‹‹ che fagiolina sciocca ed ingenua che sei. ›› batté le mani, sfregandole poco dopo.

Non appena fu fin troppo vicino per i miei gusti, sollevai velocemente il braccio e provai a colpirlo dritto in faccia, ma lo afferrò me lo sfilò di mano. Decisamente, era più forte di me. ‹‹ Non cambierai mai. ›› disse, con un tono divertito. Scosse il tubo a pochi centimetri dalla mia faccia, accennando un sorrisetto sarcastico ‹‹ pensi davvero che se avessi voluto farti del male, ti avrei salvata dal quel... uhm... com'è che dicevate nella radura, tu e i tuoi amichetti? "psicopive"? ››

‹‹ Considerando chi ho davanti, sì ›› dissi a denti stretti.

Fece le spallucce, lanciando via il tubo arrugginito ‹‹ devo dire che hai un'alta considerazione di me.

Ma, d'altronde, visti i miei precedenti, anche io non mi fiderei di me. Fai bene. Ma credimi, per una volta sono sincero, non sono qui per ridurti la faccia ad un misero cumulo di sploff. Ti ho salvata perché perché volevo farlo, non perché voglio strangolarti con le mie stesse mani ››

‹‹ Beh, allora... Grazie. Ti devo un favore ›› mormorai, osservandolo.

‹‹ Non c'è di che. ›› rispose semplicemente. Ora sembrava il ragazzo più tranquillo del mondo, seppure imbrattato di sangue. Aveva appena ucciso una persona e non se ne curava affatto, anzi, da come parlava sembrava una cosa del tutto naturale ‹‹ Se mi devi un favore, allora... ho bisogno che tu faccia una cosa per me ››

‹‹ Cosa? ››

‹‹ Fidarti di me ›› mi fissò negli occhi ‹‹ ciecamente, intendo ››

‹‹ Ehm... no ›› corrugai la fronte ‹‹ George, ascoltami... so del tuo ultimo messaggio nella radura, okay? Eri dispiaciuto e tutto il resto, Justin era il C.A.T.T.I.V.O. e blah, blah, blah, ma sul serio, dopo tutto ciò che è successo là giù io n– ››

‹‹ Ehi, ehi, ehi, ehi! Sh! ›› poggiò l'indice sulle mie labbra, avvicinando il volto al mio e guardando verso il cielo ‹‹ sta zitta, fagio, qui tutti sanno tutto. È ciò che vogliono loro. Non vogliono che tu ti fidi si qualcuno che sappia troppo. Ed io so troppo. Loro ci hanno provato a cancellare tutto, sai? Ma non ci sono riusciti, io... Io ho avuto un aiuto. Sono stato più forte di loro. ››

Lo fissai negli occhi, corrugando la fronte. Lui si rese chiaramente conto del mio sguardo confuso, così si morse il labbro, chiudendo gli occhi e prendendo un grosso respiro profondo, come se fosse rassegnato ormai nel vedere quello sguardo.

‹‹ Tu... non mi credi, vero? Non lo fa mai nessuno... ›› mormorò, spostando l'indice.

‹‹ "il sole brucia la zona" ››

sgranò gli occhi ‹‹ Cosa? ››

‹‹ "Il sole brucia la zona". Era una delle cose che dicevi in continuazione, durante il tuo delirare nella radura ›› spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Ricordavo chiaramente quei momenti, erano immagini che non avevano mai abbandonato la mia mente. Non del tutto almeno. ‹‹ L'hai sempre saputo, non è così? Delle prove, le eruzioni solari, la C.A.T.T.I.V.O.... ››

‹‹ Sì, l'ho sempre saputo. Nessuno mi ha mai dato ascolto, ma non ve ne faccio una colpa. Questo posto è come un incubo ad occhi aperti. È più facile credere ad una meravigliosa bugia, come quella di bellissimo mondo al di fuori delle mura del labirinto, piuttosto che ad una dura realtà come questa. ›› ridacchiò in modo sarcastico, passandosi la mano sul collo. Il suo tatuaggio era ancora lì in bella mostra. Marchiato a vita come semplice pedina in mano a dei mostri.

A pensarci bene, lui era solo questo: una pedina.

Come Justin, come Eva... come me. Eravamo tutti dei componenti di un unico gioco meschino.

‹‹ Quei bastardi erano nella mia testa ›› strinse i pugni, respirando pesantemente ‹‹ non volevo fare tutto ciò che ho fatto, Liz. Niente di ciò che ho fatto. E solo il pensiero che Justin mi aveva usato per i suoi scopi... Dannazione, che idiota che sono stato a pensare che... ›› interruppe la frase, ma capii cosa intendeva. Poggiai una mano sulla sua spalla, storcendo le labbra.

Prima che potessi pronunciare anche una sola parola, lui si voltò di scatto verso di me, accennando un sorriso come se, di punto in bianco, tutto andasse a meraviglia.

‹‹ Sai, ho visto ciò che è successo durante la fase due. Quando hai fatto tutto quel casino per raggiungere gli altri... Io ero nella base. La C.A.T.T.I.V.O. mi aveva già recuperato dalla zona bruciata, dopo che ero fuggito dal covo di Gervaso e Rose.

E, Liz... non lasciare Newt da solo. Credimi. Anche se ti pregherà in tutte le lingue di lasciarlo da solo, non farlo. Mai. In verità non vuole. Solo il pensiero lo terrorizza a morte. Credimi, lo so.

Ho pregato Justin di lasciarmi solo così tante volte che ho perso il conto ››

‹‹ E l'ha mai fatto? ››

‹‹ All'inizio no. Ma poi, quando le cose sono... cambiate, diciamo... sì, l'ha fatto ›› ridusse gli occhi ad una fessura, e così riuscii ad intravvedere nei suoi occhi tutta la rabbia repressa. Forse quella era stata la causa che ha fatto partire la malattia.

‹‹ Ehi, Justin ci teneva davvero a te, se è questo che ti preoccupa... credimi ››

‹‹ Non importa, ormai è schiattato ›› disse, cambiando improvvisamente tono di voce, come se ormai la cosa non gli importasse nemmeno più. Come se quel ricordo l'avesse reso improvvisamente vuoto, e non volesse nemmeno più toccare l'argomento.

‹‹ Lui n- ›› sollevò una mano, interrompendomi.

‹‹ Comunque, non è questo che voglio. Voglio che tu faccia una cosa ›› poggiò le mani sulle mie spalle, avvicinandosi a me ‹‹ voglio che tu faccia saltare in aria la C.A.T.T.I.V.O. come un caspio di fuoco d'artificio ›› corrugò la fronte, facendo dondolare la testa a destra e a sinistra ‹‹ non so nemmeno come caspio è un fuoco d'artificio, ma solo la parola ha l'aria di essere una figata pazzesca. Comunque, devi promettermi che lo farai. Devi farlo per tutti noi. Io... ormai non posso fare più nulla. Loro, Elizabeth, mi hanno portato via ogni singola cosa a cui tenessi davvero. Hanno portato via anche il vero me stesso. Io ricordo tutto. Ogni cosa del mio passato.

E credimi, quando ricordi tutto, niente è più come prima ›› i suoi occhi... quei due zaffiri brillanti, ora brillavano più di prima. I suoi occhi erano arrossati dallo sforzo per non piangere.

‹‹ Lo farò ›› dissi. Era la mia stessa intenzione. Stavamo dalla stessa parte, e non mi veniva difficile crederlo. Sapevo già che era un bravo attore, questo era vero. Ma ricordai anche le parole di Justin. D'altronde, nella radura, quello che fingeva di stare dalla parte dei "buoni", era Justin, non George.

‹‹ Devi vendicare tutti quelli che hanno sofferto per mano loro. Vendica fa ciò che io non ho avuto il tempo di fare. Vendica mia sorella, Rachel. Promettimelo. ›› le sue mani si strinsero attorno alle mie spalle ‹‹ se non sono ancora uscito fuori di testa completamente, è per questo motivo. ››

‹‹ Per Rachel? ››

‹‹ Per la vendetta ›› serrò i denti, e quelle parole sembrarono quasi un ringhio animalesco ‹‹ ma non posso farlo io... L'eruzione mi divora lentamente ogni secondo che passa ››

‹‹ George, anche io voglio distruggere la C.A.T.T.I.V.O. quanto lo vuoi tu. Hanno portato via tutto anche a me, ma... Non posso farlo ora, sicuramente si aspettano una rivolta da parte dei soggetti fuggiti dalla base, per cui avranno alzato i livelli di sicurezza al massimo. È meglio lasciar passare un po' di tempo ››

‹‹ Sì, e nel frattempo faranno partire un altro progetto di cianografia per tamponare i buchi di quella che hanno ottenuto con noi ›› disse a denti stretti ‹‹ stanno sparendo immuni, Elizabeth, ed alcuni sono venduti alla C.A.T.T.I.V.O. come se fossero semplicemente dei fottuti oggetti. Ti sembra corretto? ››

‹‹ No... per niente. E credimi, ti capisco, ma... ››

‹‹ Ma cosa? Cosa c'è di più importante di salvare l'umanità, eh?! Hai l'occasione di diventare un'eroina! ›› cominciava a dare di matto. Le vene nel suo collo s'ingrossavano a vista d'occhio ed i suoi occhi perdevano lentamente ogni singola traccia di sanità mentale.

‹‹ Newt ›› risposi tranquillamente, nel tentativo di mantenere la calma.

A quel punto, schiuse le labbra, come se di punto in bianco quel nome avesse placato in lui ogni singolo effetto del virus. ‹‹ Io e Newt progettiamo di andare via da questo posto insieme, lontani dalla C.A.T.T.I.V.O. almeno per un po'. Credimi, anche io voglio vendicarmi, ma Newt adesso ha la priorità... Ma possiamo sempre cercare gli altri! Credo che siano rimasti qui. So che Gally si trova a Denver, ha parlato con Thomas, Minho, Brenda e Jorge chiedendo loro di unirsi ad un'associazione che vuole distruggere la C.A.T.T.I.V.O... magari loro sono ancora qui! Se li troviamo e spieghiamo loro la situazione, forse prenderanno in considerazione l'idea di farti andare con loro, sempre che Minho non abbia voglia di ucc- ››

‹‹ Aspetta, Gally? Un'associazione contro la C.A.T.T.I.V.O.? ›› corrugò la fronte, sgranando gli occhi poco dopo ‹‹ Parli del braccio destro? ››

‹‹ Sì, mi pare si chiami così... perché? ››

‹‹ Gally ha proposto a Thomas di entrare a far parte del braccio destro? E Brenda e Jorge sono con loro? ›› il tono della sua voce cominciava a farsi preoccupato.

Quel suo modo di fare stava cominciando a preoccuparmi, facendomi venire improvvisamente voglia di correre in loro aiuto.

‹‹ Sì... perché? ›› ribadii, cercando una risposta che però non arrivò.

Semplicemente, rivolse lo sguardo verso l'alto, schiudendo le labbra.

‹‹ Merda ›› disse, passandosi le mani tra i capelli. Le sue mani ora erano incrostare dal sangue del ragazzo che aveva pestato poco prima, che era ancora inerme a terra.

‹‹ Che c'è? ›› niente, la sua attenzione era rivolta al cielo ‹‹ George! ›› lo richiamai, ma l'unica cosa che ottenni in risposta, fu uno sguardo quasi terrorizzato.

‹‹ Devi andare via di qui. Aspetta... dov'è Newt? ››

‹‹ Prima rispon- ››

‹‹ Elizabeth. Dove caspio è Newt? ››

‹‹ Non lo so! ››

‹‹ Allora affrettati a trovarlo, chiaro? Perché se è vero che Thomas, allora siete dannatamente fottuti ››

‹‹ Perché? ›› corrugai la fronte

‹‹ Per via di quel caspio di cosa che voi radurai avete impiantato nel cervello. Il chip che la C.A.T.T.I.V.O. utilizza per tenervi sotto controllo ›› picchiettò sulla mia fronte ‹‹ dovreste averlo anche tu e Newt, ma alla C.A.T.T.I.V.O. di voi non frega granché ›› scrollò le spalle ‹‹ senza offesa.

Ma loro vogliono il "soggetto ideale", il successo... vogliono Thomas. Loro pensano che la cura sia racchiusa in lui. Loro verranno qui e distruggeranno tutti pur di averlo, sopratutto ora che è un fuggitivo e non ha intenzione di collaborare con loro ››

Cavolo, quel ragazzo era diventato un enciclopedia della C.A.T.T.I.V.O.?

Mi morsi il labbro, soffocando una risatina in gola. Non capii nemmeno io se fosse dovuta al nervoso o a qualcos'altro. Sapevo solo che sentivo una certa ansia crescere in me.

‹‹ Non possono rintracciare Thomas, e nemmeno Minho. Brenda e Jorge conoscevano un tale che lavorava per la C.A.T.T.I.V.O. e lui ha rim- ››

‹‹ Hans? Che viveva a Denver? Un ex scienziato? Balle! Non ha rimosso proprio un caspio, credimi. E, caspio, Elizabeth! Ti credevo una ragazza intelligente! Ti fidi sul serio di quella testa puzzona di Brenda? Dimmi una singola persona capace di fidarsi di quella ragazza! ››

‹‹ Ehm... Thomas? ››

fece ruotare gli occhi verso l'alto ‹‹ Sì, Thomas ultimamente non spicca d'intelligenza. Parliamo del ragazzo che non si fida di colei che gli ha mentito per salvargli il culo, ma si fida di una ragazza che si è finta spaccata e vi ha riconsegnati alla C.A.T.T.I.V.O. ››

‹‹ In effetti... ››

‹‹ Pensa col tuo cervello, non stare dietro a Thomas. È quello che vuole la C.A.T.T.I.V.O.. Ricordati che è tutto studiato a tavolino. Tutto. Fa ciò che la C.A.T.T.I.V.O. non penserebbe mai. E no, non fidarti nemmeno del braccio destro. Non fidarti della cancelliera Paige. Sono tutti dalla stessa parte. Sono tutti dei bastardi che pensano solo a sé stessi, non al bene altrui. ››

‹‹ E cosa dovrei fare, secondo te? ››

‹‹ Per prima cosa. trova Newt. E in fretta. Poi... andate via. Non tornate a Denver. Andate altrove, se ne avete la possibilità, andate in un altro continente. C'è un aeroporto internazionale qui a Denver, ogni giorno parte un aereo all'ora, e questi aerei portano nelle varie città protette in tutto il mondo.

Inghilterra, Italia, Giappone, Corea... Dove vuoi. Ma andate via da qui. ››

‹‹ Credevo che fossero poche le città protette... ››

‹‹ Sono più numerose di quello che credi. Ora va, corri! ››

‹‹ Non lo troverò mai da sola! ›› neanche il tempo di finire la frase, che la mia voce venne letteralmente sovrastata dal rumore di una macchina in corsa.

Una macchina! Finalmente un mezzo di trasporto intatto.

George deglutii.

‹‹ Hai visto chi c'era in macchina? ››

‹‹ Aveva i finestrini scuri... ed in ogni caso, era velocissima ››

‹‹ Beh, io l'ho visto ›› disse con aria assorta, poi prese un respiro profondo ‹‹ c'era Thomas sul sedile anteriore ››

‹‹ Questo vuol dire che...? ››

‹‹ Che il tempo delle belle chiacchierate di riunione sono finite e che devi muovere il culo per trovare Newt ›› rispose secco, fissandomi come per dirmi "e se non ti sbrighi, giuro che ti prendo a calci così forte che spiccherai il volo e arriverai dritta dritta in braccio a lui".

Così annuii, rivolgendogli un sorriso ‹‹ afferrato. ››

‹‹ Vai ›› disse con tono freddo

‹‹ Subito... grazie, George ›› gli rivolsi un sorriso, che ricambiò per qualcosa come mezzo secondo, per poi tornare alla sua espressione gelida di sempre. Feci per andarmene, ma appena feci un passo mi fermai, girandomi in direzione del ragazzo ‹‹ George, aspetta, devo dirti un ultima cosa! ››

‹‹ Caspio, vuoi muoverti?! ››

‹‹ Justin non è morto, è vivo... Almeno, lo era quando ero alla C.A.T.T.I.V.O.... Era stato manipolato dalla C.A.T.T.I.V.O.. ››

Schiuse le labbra a quelle parole, ed il suo sguardo divenne un misto tra sollievo e preoccupazione.

Scosse la testa poco dopo ‹‹ Grazie per l'informazione... ora va! ››

Annuii, salutandolo con la mano, poi mi girai e ripresi a correre.

Sentivo che era questione di secondi, e mi sentivo allarmata. Ora dovevo assolutamente trovare Newt e fuggire da lì. Sapevo dove andare, in un certo senso. Non avevo un piano preciso, per ora si limitava solo al raggiungere Newt, rubare la macchina ed andare all'aeroporto. E no, non sapevo nemmeno come avremmo fatto a rubare la macchina. Ma ero piacevolmente sollevata nel vedere che quella macchina seguiva esattamente la mia direzione, che per la cronaca, era la stessa strada dalla quale ero arrivata. Dovevo tornare lì, per poi seguire la direzione che aveva preso Newt.

Quella strada mi aveva condotto fin troppo lontano dalla città, praticamente verso la strada statale. Vedevo il cartellone che conduceva in quella direzione.

E di Newt ancora nessuna traccia. Avevi perso anche di vista la macchina.

L'unica cosa che vedevo davanti a me, ed attorno a me, erano spaccati ovunque, cumuli di auto, puzza allucinante e così via.

Nient'altro.

Nella mia testa, di punto in bianco, sentii una sorta di rumore di interferenza.

Un mal di testa lancinante si fece strada nel mio cervello, dandomi una bruttissima sensazione lungo tutta la schiena. Era assordante e doloroso.

‹‹ Segui la macchina ›› quella voce nella mia testa. La stessa che sentii, tempo fa, nella zona bruciata. La stessa voce di cui sapevo di potermi fidare.

Mi sorpresi parecchio... Era Jillian.

‹‹ L'ho persa ›› dissi a voce alta. Mi sentivo un idiota a parlare praticamente da sola, ma ero certa che lei riuscisse a sentirmi. Ero felice di sentirla, in un certo senso, la cosa mi tranquillizzò parecchio.

‹‹ Allora va sempre dritta. Non vedo bene da qui, il tuo segnale ha forti interferenze a causa del calore e dell'antenna che hanno piazzato Denver, che è andata a puttane per colpa degli spaccati ›› spiegò.

‹‹ Intendi... nella strada statale? ››

‹‹ Sì. È lì che troverai Newt ››

‹‹ Come lo trovo? La strada è lung- ››

‹‹ Non preoccuparti, sono certa che lo troverai subito ›› si affrettò a dire ‹‹ Devo andare, prima che rintraccino questo segnale ››

‹‹ Cosa? ›› corrugai la fronte ‹‹ Jill? ›› niente.

Nessuna risposta. Era sparita. Chiusi gli occhi ‹‹ grazie... ›› sussurrai tra me e me, correndo verso la strada statale. Mi sentivo come se stessi affrontando una lunga corsa contro il tempo.

Un senso di ansia stava crescendo rapidamente dentro di me. Sapevo che Newt non poteva essere lontano da lì, ma in quel momento vedevo solo altri cumuli di macchine.

Se Jillian non mi avesse detto che Newt si trovava lì, avrei pensato che fosse andato via senza di me.... no, lui non l'avrebbe mai fatto. Da lì a pochi metri, si udii un forte rumore di un incidente.

Pochi attimi dopo sentii il rumore di auto che venivano verso di me. Balzai rapidamente sull'auto capottata che avevo davanti, giusto in tempo per vedere tre auto sfrecciare a tutta velocità accanto a me, che entrarono dentro la città.

Sgranai gli occhi. Chi mai poteva essere così idiota da entrare a Denver in circostanze come quelle?

Una bruttissima sensazione di ansia di fece strada dentro il mio corpo. Scesi velocemente dalla macchina e cominciai a correre tra le macerie, ignorando le orde di spaccati che c'erano lì in mezzo.

Quella sensazione continuava a crescere ad ogni passo che facevo.

Mi veniva da piangere. Perché avevo tutta quell'ansia addosso? Perché sentivo che il tempo era agli sgoccioli?

Mi portai le mani tra i capelli, stringendoli lievemente. Contrassi la mascella.

La mia testa pulsava, il cuore batteva a mille. Mi girava la testa, e volevo piangere.

‹‹ Dannazione Newt, dove sei? ›› sussurrai tra me e me.

Ma quello non era il momento di piangersi addosso. La mia testa si focalizzava solo su pensieri negativi, e restare lì immobile come un cane bastonato di certo non avrebbe giovato alla situazione.

Cominciai a correre nella direzione in cui avevo sentito il rumore dello schianto, sperando vivamente che non fosse proprio la macchina che dovevo seguire.

Il cuore che continuava a battere forte per colpa dell'agitazione.

‹‹ Newt! ›› provai a gridare, sperando di ricevere una risposta. Una qualsiasi caspio di risposta.

Ma sentivo tutto, meno che la sua voce. Il silenzio totale in quel casino infernale.

Dovetti fermarmi un attimo per riprendere fiato.

Alcuni spaccati, a pochi centimetri di distanza da me, stavano mangiando da un bidone della spazzatura, altri raccoglievano carne marcia e altre cose schifose.

Si rubavano tutto a vicenda come se fossero cani rabbiosi, con tanto di versi animaleschi e ringhi.

Fui sorpresa di scoprire che per me tutto quello era quasi normale, ormai.

Forse perché nel nascondiglio di Gervaso avevo "ammirato" una discreta collezione di nasi umani...

Mi guardai rapidamente attorno, in cerca di qualche indizio. Dopo, il suono dello scontro delle auto non era avvenuto troppo distante da me.

Mi avvicinai ad uno dei bidoni e mi arrampicai, rischiando di perdere l'equilibrio e cadere come un salame, ma almeno da lì avrei avuto una visione migliore.

Scoprii di avere ragione: era quella la macchina che cercavo, era quella che aveva fatto incidente, ed era lì che si trovava Newt. Proprio a pochi metri dall'auto. E sopra Thomas, e teneva la mano del ragazzo.

In macchina c'erano due uomini che tenevano le armi puntate contro Newt.

Tante immagini tutte insieme che l'unica cosa che fecero fu allarmarmi come non mai.

‹‹ Oh no... No! ›› balzai giù dal bidone, perdendo l'equilibrio e cadendo di faccia sull'asfalto sotto di me.

Provai un forte dolore, ma in quel momento non importava. Mi sollevai, correndo tra le macchine nonostante la botta mi avesse un po' intontita. Non importava: dovevo riprendermi subito.

Non avevo tempo da perdere.

Corsi il più velocemente possibile. Così velocemente che neanche sapevo come caspio ci stavo riuscendo.

Intravvidi la macchina, poi i due ragazzi.

Newt tremava, sussurrava qualcosa con un espressione severa. La sua mano era stretta e salda attorno a quella di Thomas, mentre teneva ferma quella pistola, puntata alla sua fronte.

‹‹ Fallo prima che diventi uno di loro! ›› sentii la voce di Newt, e solo quelle parole mi mandarono nel panico.

‹‹ Io... ›› rispose Thomas, fissando il ragazzo davanti a sé.

‹‹ No, no, no, no! ›› cominciai a scavalcare il cofano della macchina che stava davanti a me, l'unica che mi divideva da loro. Se avessi fatto il giro avrei sprecato più tempo, e non m'importava se con quel gesto rischiavo di cadere di nuovo come un'idiota.

‹‹ Uccidimi! ›› ordinò Newt, col suo tipico tono di chi non ammetteva repliche. Così feci più forza, e riuscii finalmente a salire sul cofano. Mi misi in piedi, pronta a saltare, ma il panico crebbe nel mio petto quando vidi lo sguardo di Newt, sentii un forte nodo alla gola ‹‹ Per favore, Tommy, per favore ›› il suo tono di voce di addolcì.

Quando vidi Thomas chiudere gli occhi, il panico si sprigionò ne mio petto ‹‹ Thomas no! ›› gridai, ma subito dopo il rumore dello sparo sovrastò quel grido.

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