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Capitolo 16

Thomas e Minho erano tranquillamente seduti sul divano. Entrambi avevano un aria piuttosto concentrata e seria per ciò che dovevamo fare: recuperare Newt.

Avevo raccontato loro tutto ciò che era accaduto durante a loro assenza. Beh... quasi tutto.

Anche se Minho mi punzecchiava il braccio con dei pizzicotti sussurrandomi all'orecchio un "Non credo che in nostra assenza non abbiate fatto nulla".

Il caro e vecchio Minho, che nonostante volesse far finta di niente, era palese che era cambiato da quando stavamo nella radura, ma era una cosa scontata. Dopo la zona bruciata, eravamo tutti cambiati radicalmente. Non avrei mai smesso di dirlo.

In quel momento però non importava. Fremevamo dalla voglia di trovare Newt, ed eravamo preoccupati per lui.

Jorge mantenne la parola data, e quando atterrò ed aprì il portellone della berga mi fiondai giù da questa senza nemmeno aspettare la rampa, rischiando anche di farmi male.

Non feci nemmeno caso al posto in cui ci trovavamo, volevo solo raggiungere il palazzo degli spaccati.

‹‹ Beth! Aspettaci, caspio! ›› mi richiamò Minho, che in poco tempo mi raggiunse assieme a Thomas.

Mi fermai a fissare la recinzione del palazzo degli spaccati. Ebbi una strana sensazione mentre fissavo quel posto. Era enorme, ed il pensiero che fosse pieno di gente rincaspiata di certo non era fantastico. Thomas mi afferrò la spalla, scrutandomi attentamente

‹‹ Sicura di voler entr- ››

‹‹ Voglio trovare Newt ›› dissi con tono fermo, ed i due ragazzi annuirono per concordare.

Il cancello più vicino cominciò ad aprirsi, e neanche il tempo di immaginare come sarebbe stato varcare la soglia di questo, che comparvero due guardie armate con dei grossi lanciagranate.

‹‹ Qualcosa mi dice che hanno visto la berga ›› sussurrai

‹‹ Non cominciamo bene, Andiamo lì a parlare con loro.›› propose Jorge

‹‹ Chi caspio ti dice che siano immuni? ››

‹‹ Devono essere immuni se hanno quei lanciagranate ›› rispose, cercando di mantenere un tono positivo

‹‹ A meno che gli spaccati non abbiano assunto il comando ›› precisò Minho, poggiando un braccio sulla mia spalla. Se ne approfittava del fatto che fossi più bassa.

‹‹ In quel caso siamo fregati, credo ›› Minho e Thomas mi guardarono, ma non badarono alle mie parole.

Al contrario, Minho mi sorrise, scrollando le spalle e rivolgendo poco dopo lo sguardo a Thomas ‹‹ in ogni caso, noi entreremo e non ce ne andremo senza Newt. ››

‹‹ Questo era ovvio ›› gli feci notare.

‹‹ Allora che aspettiamo? Muoviamo le chiappe! ››

E, subito dopo, cominciamo a camminare verso la recinzione.

Cercammo di sembrare del tutto naturali, senza fare movimento bruschi per rischiare di scatenare un allarme nelle guardie.

Non volevamo essere colpiti dalle loro armi. Thomas in modo particolare, non voleva beccarsi un'altra granata. Ed io, sicuramente, non volevo sapere cosa si provava ad essere attraversata dall'elettricità.

Man mano che camminavamo verso le guardie, osservai il fatto che sembrassero dei barboni di strada. Doveva essere davvero dura lavorare lì.

Scattarono sull'attenti appena raggiungemmo le porte della recinzione, caricarono le armi e le tennero fisse sulle nostre facce, pronte a sparare a qualsiasi movimento sospetto.

‹‹ Chi siete? Non somiglaite molto a quegli scienziati cretini che ogni tanto vengono qui. ›› disse uno di loro.

‹‹ Non potevi sapere che saremmo venuti, muchacho. Siamo della C.A.T.T.I.V.O.. Lei è la figlia del capo, Richard ›› disse Jorge, indicandomi con un cenno della testa ‹‹ uno dei nostri è stato catturato e portato qui per errore. Siamo venuti a prenderlo ›› fantastico, ora ero diventata uno strumento.

Ma in effetti quello che aveva detto Jorge era vero. Noi eravamo della C.A.T.T.I.V.O., ed io ero la figlia di quel mostro.

Cercai di assumere un espressione convincente, portando la mano sul collo.

La guardia ci guardò uno ad uno, con fare poco interessato alle parole di Jorge. Scosse le spalle, poi sbuffò ‹‹ pensi che me ne freghi qualcosa di voi e del vostro bel lavoro alla C.A.T.T.I.V.O.? Non sei il primo spocchioso che si presenta qui e si comporta come se questo posto fosse suo. Volete venire qui a passare un po' di tempo con gli spaccati? Siete i benvenuti. Sopratutto dopo quello che sta accadendo ultimamente. ›› si spostò e ci fece cenno di entrare, in modo forse un po' troppo teatrale ‹‹ Vi auguro un buon soggiorno al Palazzo degli Spaccati. Non è previsto nessun risarcimento o sostituzione in caso di perdita di un braccio o di un occhio. E per quanto riguarda le signorine, non è previsto un risarcimento in caso di stupro ›› a quelle parole, Minho fece scivolare un braccio attorno alle mie spalle, stringendomi a sé.

Lo guardai in modo quasi confuso, e lui corrugò la fronte ‹‹ che c'è? ›› disse con tono colpevole ‹‹ se dovesse succederti qualcosa anche sta volta, Newt mi ucciderebbe ››

‹‹ Ed io che pensavo che ti stessi effettivamente preoccupando per me ›› alzai gli occhi verso il cielo.

‹‹ Cosa intendi per "quello che sta accadendo ultimamente"? Cosa sta succedendo? ›› domandò Thomas.

Per una volta, il ragazzo aveva colto qualcosa a cui io non avevo dato peso. Forse per via della mia preoccupazione per Newt.

In effetti poco m'importava, volevo solo entrare lì dentro, recuperare il ragazzo ed uscire come se non fosse mai successo nulla.

‹‹ Diciamo solo che non è un posto molto allegro, è tutto quello che devi sapere ›› rispose la guardia.

‹‹ Una sorta di manicomio è un posto poco allegro? Ma guarda che novità! ›› dissi sottovoce con un tono sarcastico.

Thomas, Jorge e Brenda mi lanciarono un occhiata fulminea, come per rimproverarmi in modo silenzioso.

Minho fu l'unico a cui la mia ironia non fece né caldo né freddo, forse perché dentro di sé stava pensando la stessa ed identica cosa. Al contrario, mi diede una pacca sulla spalla.

‹‹ Beh... sapere, se sono stati portati qui dei nuovi... delle nuove persone negli ultimi giorni? Avete un registri? ›› provò a dire Thomas.

Le guardie si scambiarono un'occhiata veloce, poi l'altra, quella che era rimasta in silenzio per tutto il tempo, si schiarì la voce e sputò. Un gesto che mi fece accapponare la pelle dal disgusto.

‹‹ Chi state cercando? Uno o una? ››

‹‹ Uno. Si chiama Newt. Un po' più alto di me, capelli biondi, abbastanza lunghi. Zoppica. ››

‹‹ Forse so qualcosa. Ma sapere e parlare sono due cose diverse. Voi ragazzi sembrate piedi di soldi. Me ne volete dare un po'? ››

Ma a che caspio servivano dei soldi in un posto come quello? Guardai Jorge, aspettando che facesse qualcosa, ma Minho parlò prima che potesse farlo lui

‹‹ Di soldi ne abbiamo, faccia di caspio. Adesso dicci dov'è il nostro amico ›› sbraitò il ragazzo, e pochi attimi dopo la guardia puntò il lancia granate contro le nostre facce.

Sussultai a quel gesto, e Minho strinse il braccio attorno alla mia spalla.

‹‹ Sai Minho, a volte ci sono momento in cui stare zitti è una buona soluzione... ›› sussurrai, ma la mia voce fu sovrastata da quella della guardia

‹‹ Fatemi vedere le carte di credito o questa conversazione si chiude qui. Voglio almeno mille. ››

‹‹ Lui ce li ha tutti ›› Minho indicò Jorge col pollice, ‹‹ avida testapuzzona ››

Era un bluff? Perché se quello era un bluff, da lì a breve avremmo avuto problemi ben più grossi del non riuscire ad oltrepassare due guardie brutte e puzzolenti armate di lanciagranate.

Invece, fortunatamente, era vero. Jorge tirò fuori una carta di credito e l'agitò in aria, sfoderando un sorriso sarcastico e soddisfatto ‹‹ dovrai ammazzarmi per prenderla, e sai che non ti servirà a niente senza le mie impronte. Avrai i tuoi soldi, hermano. Adesso portaci da lui ››

tirai un sospiro di sollievo, osservando l'uomo. Era tranquillo, quindi probabilmente in quella carta c'era davvero del denaro.

‹‹ Va bene, allora. Seguitemi. E ricordatevi, se qualche parte del corpo dovesse staccarsi a causa di uno sfortunato incontro con uno Spaccato, vi consiglio caldamente di lasciarvi la suddetta parte alle spalle e correre come schegge. A meno che non si tratti di una gamba, ovviamente ›› disse la guardia, che poco dopo girò i tacchi e varcò il cancello aperto.

Mentre la guardia spiegava a Thomas tutto ciò che c'era da sapere di quel posto, il mio sguardo vagava attraverso quelle mura, studiando attentamente la strada che stavamo percorrendo.

Quel posto era davvero orribile e veramente poco accogliente.

Tante baracche mezze distrutte, mal ridotte e poco rassicuranti. Il casolare, in confronto a quelle sorta di case, era una villa fatta d'oro e argento.

Non stavo ascoltando una sola parola di tutto quel lungo discorso che stava facendo la guardia, e sotto sotto mi sentivo un irresponsabile ingrata.

Ma mi consolai con l'idea che lo stessero ascoltando almeno gli altri membri del gruppo.

‹‹ Questo posto fa schifo ›› commentò sottovoce Minho, distruggendo in poco tempo l'idea che avevo prima. Forse nemmeno lui stava ascoltando la guardia.

Il che, sotto sotto, non mi stupiva per niente.

‹‹ Mi hai tolto le parole di bocca ›› risposi sempre sottovoce ‹‹ ma ascolta la guardia, almeno tu ››

‹‹ Sei tu la cervellona tra i due. Non sono qui per un bel giro turistico del caspio, sono qui per tirare fuori il mio amico da questo buco di posto ››

‹‹ Ed anche io ›› risposi con un tono che forse risultava un po' troppo scontroso.

Tutto di quel posto gridava a squarciagola di fuggire da lì. Dava tutta l'aria di essere senza speranza.

E dire che teoricamente quella doveva essere una sorta di oasi per non pensare alla malattia, vivere gli ultimi momenti di lucidità con una sorta di tranquillità.

Grida, insulti, imprecazioni, volgarità.,puzza, sporcizia.... insomma, era un'atmosfera pietosa e rivoltante, al punti di far accapponare la pelle.

A pochi passi da noi, qualcuno gridò come se gli stessero strappando un arto.

E la cosa non mi avrebbe stupita affatto. Minho si girò nella direzione del grido.

‹‹ Perché non lo chiudono e basta? ›› chiese Thomas ‹‹ insomma.... se è ridotto così male. ››

‹‹ Ridotto male? Ragazzino, male è un termine relativo. Le cose stanno così, punto. Cos'altro vorresti fare con queste persone? Non puoi lasciarle gironzolare in mezzo alla gente sana nelle città fortificate. Non puoi semplicemente mollarle in un posto pieno di spaccati ben oltre l'andata e lasciare che le mangino vive. E nessun governo è ancora così disperato da cominciare a uccidere la gente appena si è presa l'Eruzione. Non ci sono alternative. Ed è un modo per noi immuni di fare bei soldi, visto che nessun altro è disposto a lavorare ››

‹‹ E la cosa non mi stupisce affatto ›› dissi.

Notai la faccia di Thomas, che si dipinse alla svelta in un espressione carica di sensi di colpa.

‹‹ Perché non dici le cose come stanno? Lasciate che gli infetti se ne vadano in giro per questo posto dimenticato da Dio finché non sono ridotti così male da potervi sbarazzare di loro senza che vi rimorda la coscienza ››

‹‹ Questo più o meno è il succo della questione ››

A quel punto, io e Brenda assumemmo la stessa ed identica espressione.

Per la prima volta, sia io che la ragazza eravamo d'accordo su una cosa: quel posto faceva schifo.

Il mondo faceva schifo. Era incredibile come la gente se ne fregasse altamente di certe circostanze, aspettando addirittura che una persona peggiorasse, senza cercare effettivamente di fare qualcosa di concreto.

‹‹ Non avete minimamente pensato di provare a chiedere al governo una piccola dose di nirvana al giorno per ogni persona? ›› domandai, ma la guardia mi guardò con un espressione divertita.

‹‹ Ragazzina, hai idea di cosa significherebbe chiedere al governo del nirvana per ogni spaccato che c'è qui dentro? Dosi e dosi ogni giorno, perché quella roba causa assuefazione. Se gli infetti fanno casino in condizioni normali, immaginiamoci se finissero tutti in astinenza da nirvana. Succederebbe un macello. ››

‹‹ Dove sono tutti? Pensavo che questo posto fosse zeppo i gente. E cosa intendevi prima quando hai detto che sta succedendo qualcosa? ›› ci interruppe Thomas, facendo attenzione a dove metteva i piedi mentre camminava.

‹‹ Per rispondere bene alla signorina che chiedeva del nirvana ›› Questa volta a parlare fu l'altra guardia, che mi indicò con l'indice mentre rispondeva a Thomas ‹‹ alcuni se ne stanno in casa a rilassarsi con il Nirvana. Ma la maggior parte è nella Zona centrale. A mangiare o giocare, o se ne va in giro con brutte intenzioni. Ce ne stanno mandando troppi, e più velocemente di quanto possiamo mandarli via. Aggiungeteci il fatto che stiamo perdendo immuni a destra e a manca senza sapere che fine facciano, restando sempre più in minoranza, e alla fine era inevitabile che la situazione si scaldasse. Diciamo solo che stamattina il termometro si è alzato abbastanza ››

‹‹ State perdendo immuni a destra e a manca? ›› Ripeté Thomas, piuttosto stupito.

Doveva esserci lo zampino della C.A.T.T.I.V.O.. Era una cosa così ovvia che mi fece ricordare quanto quel posto fosse pericoloso.

Stavano seriamente progettando di fare altre prove con altri immuni? Non bastavano i risultati ottenuti con la vecchia cianografia? O forse era tutto un bluff e da noi non hanno mai ottenuto chissà quali risultati. Forse ora non miravano più ai ragazzini, ma agli adulti, poi agli anziani, poi chissà quali altre categorie si sarebbero inventati.

‹‹ Già ›› riprese l'uomo ‹‹ quasi la metà dei dipendenti sono scomparsi nell'ultimo paio di mesi. Sena lasciare traccia, in modo inspiegabile. Il che rende il mio lavoro mille volte più duro. ››

‹‹ Teneteci solo lontani dalla folla e metteteci in un luogo sicuro finché non trovate Newt ›› rispose Thomas, sospirando.

Forse si sentiva in colpa per tutto quello che stava succedendo. O forse si stava chiedendo che caspio avesse in mente la C.A.T.T.I.V.O..

‹‹ Mi sembra un'ottima idea ›› aggiunse Minho.

‹‹ Okay. A me basta intascarmi i miei soldi ››

‹‹ Li avrai se usciremo fuori da questo caspio di posto intatti ›› risposi in tono scocciato da quel comportamento. La guardia borbottò qualcosa che non capii e continuò a camminare in silenzio.

Dopo quale altro passo, le guardie si fermarono e ci dissero di stare fermi.

Ci sedemmo all'ombra di una baracca dall'aria poco sicura – come il resto del posto – e aspettammo il ritorno della guardia.

Il tempo sembrava non voler passare, ed il casino che c'era in quel posto era insopportabile.

Non potevo credere che Newt si trovasse in mezzo a quelle persone. Lui non era così, e quel posto di certo non giovava alla sua salute.

Mi passai le mani tra i capelli scompigliandoli. In quel momento Minho era seduto accanto a me, sì, ma non avevo il suo braccio attorno alle spalle e fu un sollievo, perché non avrei sopportato nessun genere di contatto fisico. Mi sentivo frustrata all'idea di non aver fatto niente per impedire a quegli uomini di portare via Newt.

Ero stata un idiota.

Thomas scattò sull'attenti poco dopo, portandomi ad alzare il volto nella direzione del ragazzo.

Era sbiancato. Così mi girai per guardare in che direzione stesse guardando.

Una coppietta aveva svoltato l'angolo e stavano venendo verso di noi.

Sembravano essere piuttosto normali, a parte un po' di sporco e i vestiti rovinati. Nulla di troppo grave, e nulla che non avessi già visto.

Si fermarono davanti a noi, rivolgendoci un sorriso cordiale.

‹‹ Quando siete arrivati? ›› chiese la donna. Thomas non riuscii nemmeno a parlare, forse sorpreso per quella domanda.

Cosa c'era di complicato? Doveva solo improvvisare e spacciarci spaccati.

‹‹ Siamo nuovi ›› risposi ‹‹ siamo arrivati poco fa, a dire il vero. ›› risposi con naturalezza, guardando Thomas con al coda dell'occhio come per dirgli di stare al gioco. Il ragazzo schiuse le labbra, ma annuì.

‹‹ Siamo arrivati con l'ultimo gruppo ›› aggiunse Brenda ‹‹ In realtà stiamo cercando un nostro amico che era con noi. Si chiama Newt, ha i capelli biondi, zoppica. Lo avete visto? ››

‹‹ Ci sono molte persone con i capelli biondi da queste parti. Come potremmo sapere chi è chi? E comunque, che razza di nome è Newt ››

Minho aprì la bocca pronto a rispondere, e prima ancora che potessi tappargli la bocca con la mano per non far scattare una rissa con lo spaccato, si alzò un rumore fortissimo che arrivava dal centro della città. Ci voltammo tutti in quella direzione.

Cos'era quel suono? La coppia era fuggita e si era chiusa in casa.

Non seguii bene la dinamica della cosa. L'unica cosa che notai, è che in poco tempo rimanemmo soli come cani.

‹‹ Sembrano felici di essere qui più o meno quanto noi ›› disse Thomas

‹‹ Considerando che si sono barricati in casa come se volessimo nutrirci della loro carne... ›› risposi in tono sarcastico. Poggiai una mano sulla spalla di Thomas, sbuffando, poggiando poi la fronte.

Il ragazzo abbassò lo sguardo nella mia direzione, assumendo un aria di compatimento.

Non m'interessava la cordialità. Volevo solo che le guardie tornassero assieme a Newt.

‹‹ Molto socievoli. Credo che tornerò a trovarli ›› disse Jorge, come se volesse sdrammatizzare la situazione.

‹‹ È chiaro che non sono qui da molto. Non riesco a immaginare come debba essere. Scoprire che sei infetto, essere spedito a vivere con gli Spaccati, avere davanti agli occhi quello che stai per diventare ››

‹‹ Brenda, caspio, non sei d'aiuto! ›› digrignai i denti.

Sapevo cosa significava "scoprire di essere malata".

Avevo provato quella sensazione, ed avevo visto cosa stavo diventando. Certo, poi si era rivelato essere tutto uno schema della C.A.T.T.I.V.O.. Che era tutto finto.

Ma avevo provato sulla mia pelle quella sensazione. L'avevo provato quella volta, e l'avevo rivissuto quando Janson pronunciò il nome di Newt mentre leggeva la lista dei non-immuni.

‹‹ Scusa, non ci ho pensato ›› disse infine Brenda, con un tono seriamente dispiaciuto.

‹‹ Dove sono le guardie? Quando ci vuole a trovare qualcuno e dirgli che i suoi amici sono qui? ›› sbottò Minho, piuttosto impaziente.

‹‹ Beh, non c'è solo Newt in questo posto ›› provai a dire, ma lui m'ignorò e continuò a lamentarsi.

Dopo dieci minuti o poco più, le guardie tornarono indietro.

Senza Newt. E quello non era di certo un buon segno.

‹‹ Cos'avete scoperto? ›› chiese Minho, scattando in piedi come una molla.

Le guardie sembravano essere scosse.

La zona centrale era così brutta? Sembravano aver perso tutto il coraggio che avevano fino a poco fa.

Uno di loro prese un grosso respiro prima di cominciare a parlare.

Quasi tremava.

‹‹ Abbiamo dovuto chiedere in giro, ma credo che abbiamo trovato il vostro amico. Era proprio come l'avete descritto, e si è voltato verso di noi quando l'abbiamo chiamato per nome. Ma... ›› le guardie si scambiarono un occhiata quasi intimorita.

‹‹ Ma cosa? ›› spronò Minho con tono sempre più impaziente, anche se un po' preoccupato.

Tutto quel mistero mi stava mettendo ansia addosso.

‹‹ Ha detto di dirvi di andare al diavolo. ›› concluse la guardia.

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