Capitolo 14
Rimasi lievemente scossa da quella frase. Era seriamente possibile che ora si ricordasse le cose?
Sgranai gli occhi, schiusi le labbra. Una ventata di ara gelida mi colpì il viso, ma non fu quello a provocarmi i brividi in tutto il corpo. Sentii il sangue gelarsi nelle vene.
Boccheggiai, ma dalla mia bocca non uscii un solo suono, tranne un "Io..." sussurrato.
Lui scosse la testa e prese un respiro profondo, aspirando l'ultimo tiro da quella sigaretta e gettandola via poco dopo. Un'ultima occhiata verso le luci di Denver, poi si caricò in spalla la sedia e risalì la rampa.
‹‹ Newt, io... ›› provai a parlare, ma mi inchiodò con lo sguardo.
Non disse nulla. Premette il tasto per far risalire la rampa, recuperò la maglietta, la indossò, poi andò in bagno, senza chiudere la porta.
Si poggiò al lavandino, fissando la sua immagine come se volesse colpirsi da solo, ma qualcosa riusciva ancora a fermarlo dal compiere quel gesto.
Sì, decisamente, mi sentivo l'essere più spregevole del mondo. Volevo solo proteggerlo dall'odiare ancora sé stesso. Mi avvicinai lentamente, restando sulla soglia della porta a guardalo.
Aveva la testa china, ma si rese conto che ero dietro di lui. Girò appena il volto, mi guardò per qualche istante, poi prese un grosso respiro.
‹‹ Che c'è? ›› chiese con uno sbuffo quasi rassegnato.
‹‹ Mi... mi dispiace... ››
‹‹ Allora è vero... ›› fece una risata sarcastica, passandosi una mano tra i capelli ‹‹ ho lavorato per quei mostri, non è così? Sono un assassino anch'io? ››
‹‹ Hai lavorato per la C.A.T.T.I.V.O., ma questo non fa di te un assassino, Newt ›› corrugai la fronte, guardandomi le mani. Se giudicava sé stesso un assassino, allora lo pensava anche di me?
E forse avevo più colpe di lui, visto che l'ho guardato soffrire attraverso quegli schermi, assieme a Thomas.
‹‹ Ho creato quelle bestie che correvano nel labirinto, vero? È tutto vero? Ho creato le stesse caspio di bestie che hanno fatto fuori dei fottuti ragazzini chiusi tra quattro fottute mura ›› diede un pugno contro il lavandino. Un pugno così forte che per qualche attimo mi fece pensare che si sarebbe staccato dalla parete.
‹‹ Newt... ››
‹‹ E tu lo sapevi. Tu sapevi tutto. E non mi hai detto un caspio. Perché? ›› si girò con uno scatto verso la mia direzione. La mascella contratta, gli occhi che non lasciavano intravvedere alcun tipo di emozione ‹‹ Perché hai tenuto la bocca chiusa fino ad ora? Cosa caspio stavi aspettando? ››
‹‹ Non volevo che incolpassi te stesso per una cosa che eri obbligato a fare! ››
‹‹ C'è sempre una seconda scelta, caspio! ››
‹‹ Sì, infatti! ›› entrai nel bagno, avvicinandomi rapidamente a lui, che nel frattempo si girò completamente verso di me, incatenando gli occhi nei miei ‹‹ volevi distruggere la base, creando i D2, ma ti scoprirono e decisero di "metterti alla prova" nel gruppo A. Newt, non sei un mostro, o un assassino. Sei umano, ed eri un bambino. Non avevi altra scelta! ›› poggiai le mani sulle sue spalle.
‹‹ Io... ››
‹‹ Non avevi altra scelta ›› replicai, guardandolo negli occhi ‹‹ okay? Questo vale per te, come vale per me, come vale per chiunque altro lavorasse con quelli della C.A.T.T.I.V.O. ››
Chiuse gli occhi, riaprendoli pochi istanti dopo e guardandosi attorno come se fosse spaesato.
Capivo che poteva essere complicato per lui accettare questo. All'inizio era così anche per me.
‹‹ Cos'altro sai? ››
‹‹ Ti dirò tutto con calma, te lo prometto... Ma non ora. Devi ancora metabolizzare questo. Non so molto, ma ti dirò ciò che so ›› mormorai, mettendomi in punta di piedi e poggiando la fronte contro la sua.
Mi dispiaceva per lui, ma non potevo rischiare che desse di matto per il suo passato.
Poggiò le mani sui miei fianchi, spostando il viso e guardandomi attentamente ‹‹ dimmi solo se ti conoscevo prima di andare nella radura, e se c'era qualcosa ››
scossi la testa, accennando un sorriso ‹‹ No, non ci conoscevamo prima. Non che io sappia almeno.
Ma probabilmente conoscevi Thomas ››
‹‹ Quella testa puzzona di Tommy ›› accennò un sorriso, scuotendo la testa come se si fosse ricordato qualcosa di buffo ‹‹ perché all'improvviso ho questi sogni? ››
‹‹ Non lo so. Magari il siero sta sparendo da solo... ››
‹‹ O il virus lo sta eliminando... ›› mormorò, come se avesse paura di quella possibilità ‹‹ non credo di voler ricordare il mio passato. Ho paura di scoprire chi ero, o ciò che ero. Sto bene così, se devo schiattare, caspio, voglio avere la coscienza pulita. ››
‹‹ Ehi, tu non schiatterai, capito? ››
il fatto che non rispose subito mi recò una pessima sensazione allo stomaco.
Schiocco la lingua, infine, e si spostò ‹‹ già, sì, bene così ›› e, così, abbandonò la stanza.
Perché teneva dentro così tanti segreti? Mi ricordai di ciò che disse riguardo a Thomas. E rieccomi a camminare nel vuoto.
Sperai veramente che non gli avesse detto di ucciderlo, qualora le cose avessero preso una brutta piega. Non sopporterei di perderlo un'altra volta. Non ora che le cose potevano davvero andare per il verso giusto.
Andammo a dormire, ma nessuno di noi sembrava essere effettivamente intenzionato ad addormentarsi. Gli occhi puntati al soffitto ed un braccio legato attorno alla sua vita. Ma tra di noi, c'era solo il rumore dei nostri respiri.
Sapevo che stava ancora pensando al suo passato, ed ero abbastanza sicura che stesse cercando di ricordare qualcosa, per convincersi che non era un mostro.
Mi sentii un idiota per avergli confermato tutto. Sapevo che forse dovevo continuare a mentirgli per il suo bene. Ma sarebbe stata davvero la scelta giusta?
Una sua mano scivolò lungo il mio braccio, che prese ad accarezzare lentamente, come se volesse scusarsi. Ma niente. Non parlava.
‹‹ Eri un genio ›› dissi infine, catturando la sua attenzione ‹‹ lo eri e lo sei tutt'ora. Eri una fonte preziosa, ma pericolosa. Chiunque si voglia ribellare a loro non può essere considerato un mostro, un assassino o qualsiasi altro aggettivo stai usando per definirti ››
‹‹ Lo so ›› rispose, ma il suo tono era apatico e non lasciava intendere se ne fosse convinto o meno.
Chiuse gli occhi, inspirando profondamente.
Avrei veramente voluto vedere cosa stava girando per la sua testa. Scoprire quali fossero i suoi pensieri, quale fosse l'immenso casino mentale che gli stava scompigliando il cervello.
Si girò a guardarmi, rivolgendomi un sorriso. in quel momento sembrava essere tranquillo, seppure un po' apatico.
Si addormentò in poco tempo. Nel giro di qualche attimo, dopo aver ascoltato le mie parole. Si accoccolò come un bambino, con la testa poggiata sulla mia spalla.
Mi girai completamente verso di lui.A differenza sua, io non riuscivo a dormire. Mi sentivo agitata, come se dovessi passare il più tempo possibile a guardare quel ragazzo che avevo davanti. E no, quello non era un buon segno.
Passarono forse due ore ed io non davo ancora segno di voler dormire. Ero rimasta imbambolata a fissarlo per tutto il tempo. Mi alzai dal divano, facendo attenzione a non svegliarlo, e gli sistemai le coperte addosso.
Vicino alla cabina del pilota mi ricordai di aver visto un piccolo scompartimento pieno di scartoffie, così mi avviai in quella direzione. C'era un piccolo cassettino incastrato nella parete, con alcuni fogli che sporgevano.
Aprii il cassettino, notando che erano documenti disordinati e disorganizzati. Un misto di segnalini colorati che teoricamente dovevano lasciar intendere qualcosa riguardante il loro contenuto.
Diedi per scontato che il segnalino rosso trattasse di un argomento importante, così acchiappai il primo con quel colore e cominciai a sfogliarlo, sedendomi su quel pavimento freddo e scomodo.
Pesca fortunata. Si trattava della missione, dei vari punti che Jorge e Brenda dovevano rispettare.
Conquistare la fiducia dei ragazzi, condurli per le vie della città e cose del genere.
Sul serio avevano bisogno di una lista da rispettare?
Era una cosa piuttosto semplice.
Decisi di continuare a leggere, magari avrei trovato qualcosa di interessante.
Fino a quel momento vedevo solo una lista di nomi. Quella dei radurai.
Accanto al loro nome c'era il valore di esposizione al virus.
Chiusi gli occhi, prendendo un respiro profondo ‹‹ quindi loro lo sapevano... ›› mormorai.
Ma era anche ovvio che lo sapessero. Come potevo non averci pensato prima? Era una cosa palese.
Loro lavoravano lì. Loro sapevano più di quanto sembrava.
Poggiai un dito foglio, facendolo scorrere fino al nome di Newt. Lo trascinai accanto a questo, fino al valore di esposizione del virus. Schiusi le labbra, ma prima che potessi aprire la bocca per provare a dire una qualsiasi cosa, sentii delle mani poggiarsi sulle mie spalle.
Mi girai di scatto. Newt poggiò l'indice sulle labbra, facendomi segno di fare silenzio.
‹‹ Che c'- ››
‹‹ Sh, Liz ›› sussurrò, rivolgendo lo sguardo verso la porta ‹‹ nasconditi. Avanti! ››
‹‹ Cos- ››
‹‹ Stanno arrivando degli uomini armati. Sono entrato nella cabina del pilota ed ho spento il climatizzatore. Qui dentro tra poco farà un caldo pazzesco, ma è per una buona causa ››
corrugai la fronte, sgranando gli occhi poco dopo.
‹‹ Pensi che siano della C.A.T.T.I.V.O.. Ci hanno trovati? ›› poggiai le mani sulle labbra
‹‹ Non lo so, ma qui tra poco ci squaglieremo dal caldo. Ma così, magari, penseranno che questo posto è... deserto, non so ›› mi diede una piccola pacca sulla spalla ‹‹ trova un nascondiglio ››
‹‹ Questo posto non ha molti nascondigli ›› gli feci notare, ma prima che potesse rispondere, qualcuno cominciò a picchiare i pugni contro il portellone della berga.
‹‹ Caspio ›› sibilò Newt, stringendo le mie spalle nelle mani ed avvicinandomi di più a sé.
Se era la C.A.T.T.I.V.O., non avrei permesso loro di prenderselo.
‹‹ Usciamo di qui ››
‹‹ Ma sei impazzita? ›› corrugò la fronte ‹‹ e da dove vorresti uscire? ››
‹‹ Non lo so. Sfondiamo il vetro della cabina di pilotaggio ed usciamo da lì ›› mi spostai, prendendogli la mano e facendo per tirarlo. Ma lui non si spostò nemmeno di un centimetro. Strinse la mia mano, scuotendo la testa.
‹‹ Non abbiamo scampo. Io, almeno. Liz, ho già scr- ››
Il portellone si aprì. Come se qualcuno gli avesse dato un semplice comando dall'interno.
Eppure, nessuno aveva premuto il tasto per l'apertura.
Mi piazzai davanti a Newt, stringendogli la mano, poi lo trascinai con me dietro la parete.
Mi sporsi lievemente, giusto il tanto di vedere gli intrusi.
Entrarono cinque uomini. Indossavano una mascherina che non lasciava vedere il volto, due di loro impugnava un mitragliatore, mentre gli altri tre aveva un lancia granate che sibilava in modo fastidioso. Assieme a loro c'era un ragazzo, che a differenza degli uomini armati, non teneva nulla tra le mani. Indossava una sorta di tunica lunga fino ai piedi, e si reggeva un cappuccio sulla testa.
‹‹ Esci fuori, spaccato, e ti promettiamo di andarci il più piano possibile! ››
Newt prese un grosso respiro profondo, e si sporse.
Ma che stava facendo? Non era il momento di fare l'eroe.
Cercai di afferrargli la mano per riportarlo dietro la parete, ma era troppo tardi. Gli uomini armati avevano già rivolto le loro armi verso di lui, ed il ragazzo con il cappuccio puntò gli occhi verso di lui. Erano di un azzurro surreale, e sembrarono brillare alla vista di Newt.
‹‹ È lui ›› disse, e mentre gli uomini caricarono le armi.
‹‹ Scusami, è per il tuo bene ›› sussurrò Newt, rivolgendomi un occhiata veloce, poi alzò le mani in segno di resa e si avvicinò lentamente agli uomini ‹‹ abbassate quelle armi, caspio, non ho intenzione di opporre resistenza! ››
Il ragazzo col cappuccio annuì ‹‹ è sincero ›› confermò.
‹‹ È un fatto sicuro? ›› disse uno degli uomini armati, rivolgendosi verso il ragazzo, che schioccò la lingua con fare scocciato.
‹‹ Ho mai mentito o sbagliato, Signor Evans? ››
‹‹ No, hai ragione. Prendetelo, ammanettatelo, sedatelo e portatelo via. Forza! ›› due di loro poggiarono le armi e presero Newt per le braccia. Lo sbatterono contro il pavimento e lo ammanettarono.
Poggiai una mano sulle labbra, guardandomi rapidamente attorno in cerca di una qualsiasi cosa da utilizzare per potergli dare una mano. Non potevo stare con le mani in mano mentre lo portavano chissà dove, o qualunque cosa volessero fargli.
Mi passai una mano tra i capelli. Sentii un colpo di pistola e sobbalzai, girandomi velocemente in direzione dello sparo.
Fortunatamente, non aveva colpito Newt. Era un colpo a vuoto, senza proiettile. Era tutto ciò che riuscii a vedere perché, proprio davanti a me, c'era il ragazzo con la tunica bianca.
Mi guardava, ma stava in silenzio. I suoi occhi brillarono, come se avesse elettricità negli occhi azzurri. Il suo viso era a pochi centimetri dal mio. Ora riuscivo a vederlo bene.
Aveva le sopracciglia blu, e qualche ciocca di capelli che gli ricadeva sul volto, anch'essa blu.
Si portò l'indice alle labbra, facendomi cenno di fare silenzio.
Corrugai la fronte. Avevo voglia di dargli un pugno, ma mi sentivo paralizzata da quel suo sguardo magnetico.
‹‹ Andrà tutto bene ›› disse, ma le sue labbra non si muovevano di un solo centimetro. Era una voce nella mia testa ‹‹ tra poco sarà tutto finito. Non ti verrà torto un solo capello. Promesso. Loro non sapranno nemmeno che sei qui. Dormi sonni tranquilli ›› e mi fece l'occhiolino, mentre sentivo le mie gambe piegarsi. Non avevo più il controllo del mio corpo. Mi sdraiai a terra, rannicchiata contro il muro, mentre quel ragazzo si girò per tornare da quelle persone.
Mi sentii in balia del sonno più pesante che avessi mai sentito su di me.
Non potevo addormentarmi. Ma fu più forte di me.
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